2) Rosee lacrime di speranza
"Nany, Nany svegliati" sussurrò
"No Lyli..." farfugliò girandosi nel letto
"Per favore alzati" continuò supplichevole a bassa voce
"Dopo..."
"Nany...la scatola-"
"Che hai fatto alla mia scatola di biscotti?"
Scioccata e sollevandosi con occhi sgranati, Natalie osservò basita la sorella che, inginocchiata accanto al letto, le intimava di fare silenzio. Sedendosi con estrema fatica si spostò i capelli viola dalla fronte e, prendendone una ciocca, notò che la tinta si stava schiarendo. Sbadigliando dedicò qualche secondo al domandarsi in che razza di posizione avesse dormito, sentendo strani dolori percorrerla interamente per poi notare, grazie all'allarmata sorella, che aveva indosso la sua armatura di Rathian rosa.
Seppur di basso rango, quelle corazze che la proteggevano costantemente erano il suo orgoglio segreto, simbolo delle sue capacità come cacciatrice e di un futuro ancora da scriversi nonostante le imposizioni morali ed economiche della sua famiglia.
Ricordandosi di essere in camera sua, andando in panico e alzandosi senza far rumore, cominciò lentamente a svestirsi quando, prendendo entrambe di sorpresa, la maniglia si abbassò di scatto con un meccanico rumore.
"Papà!" Lylian si lanciò contro la porta tenendola chiusa "ci stiamo cambiando!"
"Avete dormito insieme?" domandò l'uomo confuso "una peste in meno che devo svegliare" sospirò "La colazione sarà pronta tra poco, vedete di non far aspettare vostra madre che altrimenti si arrabbia"
"Nostra madre? Non era la tua amatissima mogliettina?" domandò ironica
"No, mettiamo in chiaro, se si arrabbia è vostra madre. Se resta la dolce donna che ho sposato, allora, è la mia amatissima mogliettina" replicò
"Va bene, grazie, aiuto Nany a farsi una treccia decente e arriviamo" spiegò mentre esortava l'altra a spalleggiarla
"Le mie trecce non sono così brutte!" rispose assecondandola
"Natalie..." loro padre la chiamò con tono serio e realista "ognuno deve riconoscere i propri limiti..."
"Papà!" urlò prima che gli altri due ridessero "non fa ridere! Smettetela!" piagnucolò "lo dico a mamma!" minacciò facendo ricadere il silenzio
Passati pochi minuti, la giovane aveva nascosto l'armatura e l'arma, vestendosi di fretta mentre la sorella l'aiutava a pettinarsi e a controllare che non ci fossero chiazze di sangue tra i capelli.
"Non so per quanto riuscirò a coprire queste tue avventure..." ammise abbassando lo sguardo
"Lily...fammi solo...dammi il tempo di abbattere un Vahal Hazak o un Teostra. Allora non potranno più impedirmi di essere una cacciatrice, dovranno riconoscere che è la mia strada"
"No..." sussurrò a bassa voce
"Come no?"
"No Nany, basta! Sai che ti voglio bene ma sono stanca. Stanca di fare la tua parte di lavoro, stanca di svegliarmi prima di tutti per controllarti, stanca di andare a dormire tardi per aprirti la finestra di notte, stanca di inventarmi scuse mentendo a mamma, papà e chiunque altro non debba saperlo..."
"Per favore Lily! Poco ancora! Te lo prometto!"
"Nany...sono stanca di vivere con l'ansia di non vederti tornare..." l'accusò abbracciandola dalle spalle ed appoggiandosi alla sua schiena"per un po' basta...per favore..."
Nonostante quelle parole, Lylian fece uscire dalla stanza la sorella per prima, lanciandole uno sguardo per controllare che graffi, tagli o macchie non fossero visibili sulla sua pelle. Facendola scendere per prima, la ricontrollò un'ulteriore volta, cosciente che, se i loro genitori l'avessero scoperta, le conseguenze sarebbero state inimmaginabili per entrambe. Con sguardo basso, scendendo le scale e forzando un semplice sorrisetto, fece segno alla sorella di fare lo stesso semplice gesto prima di sedersi a tavola.
"Che sguardo. Avete dormito male?"
"No mamma"
"Avete avuto caldo?"
"Un poco"
"Allora vedremo di alleggerire le coperte. Per caso vi va una fetta di torta?" chiese mostrando una teglia
"Torta di mele, vero?" domandò Lylian
"Oppure crostata ai frutti di bosco?" ribatté speranzosa Natalie
"Visto che non ho una figlia preferita..." cominciò la donna con sguardo furbo
"Ne hai fatte due?" esclamarono le ragazze in coro
"No, ho fatto la torta preferita di vostro padre"
"No..." sospirò la prima cadendo contro lo schienale della sedia "sono troppo giovane per morire..."
"Quella col cioccolato amaro..." si aggiunse la seconda lasciando cadere le braccia e alzando gli occhi al cielo "che si impasta in bocca e non riesci a deglutire per un mese..."
Lamentandosi sotto lo sguardo divertito dei genitori, le giovani fecero colazione prima di andare a cambiarsi e prepararsi per la giornata di lavoro. Indossando vestiti più leggeri per resistere al caldo della forgia e senza fronzoli che avrebbero potuto prender fuoco, Natalie prese con sé la bisaccia che usava per cacciare, riempendola dei fogli e dei progetti in cui avrebbe dovuto aiutare. Lylian al contrario scelse vestiti più coprenti e colorati, ottimi per resistere alla fredda brezza mattutina e per accogliere i mercantili che sarebbero giunti in giornata.
Prima di uscire di casa, però, facendosi coraggio e sentendo il cuore in gola, Natalie si bloccò alla porta e prendendo un lungo respiro tornò a tavola mentre la sorella l'osservava confusa, ben sapendo che quel silenzio fosse solo il preludio di una tempesta dalle indicibili conseguenze.
"P-Posso farvi una domanda?" balbettò timorosa
"Dicci tesoro" rispose il padre
"Posso...posso passare qualche giorno fuori casa?"
"Come mai?"
"I miei amici mi hanno invitata a-a visitare Seliana e-e partiremmo con dei cacciatori, quindi saremo protetti e sapete quanto abbia sempre voluto andarci e-" balbettò indecisa prima di essere interrotta
"Natalie, basta" l'uomo la fermò "semplicemente no. Non se ne parla, mi dispiace"
"Ma è solo per poco tempo!"
"Fammi indovinare, otto giorni partendo dopodomani a pranzo?" sospirò
"Come lo sai?" domandò scioccata
"Quanto pensi che siamo stupidi?" domandò prima di prendere un foglio dalla tasca "grossa battuta di caccia negli Altipiani Corallini" lesse "l'evento durerà sei giorni con due di viaggio suddivisi tra andata e ritorno. Alta possibilità di imbattersi in Paolumu, Legiane e Odogaron al fine di controllarne la popolazione"
"Non ha niente a che vedere con-"
"C'è la tua firma. Credi che non sapessimo del tuo passatempo? La Commissione c'ha avvisati e, sinceramente, avrai tanti pregi ma nascondere un'intera armatura in camera non è proprio uno dei tuoi talenti" spiegò con una nota di delicatezza
"Ma-"
"Ti abbiamo proibito di cacciare ma abbiamo fatto finta di non sapere nulla, ti abbiamo dato il tuo tempo per pensarci ma non ti abbiamo reclusa in casa. Nonostante questo hai comunque deciso di mentirci e continuare a mentirci fino ad ora" continuò imperterrito "Sappi che, come padre, mi vergogno di questo tuo atteggiamento; non è così che ti abbiamo cresciuta. Va' al lavoro e sta sera ne riparleremo con calma"
"Ma io non voglio!" rispose nervosamente alzandosi "Non voglio passare la vita a far lavori stupidi come forgiare Decorazioni, affilare lame, compilare missioni per conto di altri o catalogare le risorse di Astera! Io voglio esplorare e cacciare!"
"Natalie, sono lavori seri ed essenziali per il funzionamento di Astera" intervenne la madre sperando di calmarla "Non ti è capitato, invece, di pensare a come ci sentissimo noi, che ti vogliamo bene, sapendoti là fuori a rischiare la vita?"
"Allora non mi volete veramente bene perché se me ne voleste mi appoggereste!" urlò battendo le mani sul tavolo in uno scatto di rabbia
Prima che anche solo uno di loro potesse continuare, Lylian li raggiunse con passi pesanti e, fermandosi accanto alla sorella, le tirò un ceffone lasciandola immobile e scioccata. Portandosi una mano alla guancia e voltandosi lentamente, vide la ragazza che a fatica tratteneva le lacrime, coi denti stretti e i pugni ancor più serrati mentre in una sola espressione riusciva a trasmettere rabbia, pietà, preoccupazione e rassegnazione.
"Perché devi pensare solamente a te?" urlò "In cambio di tutte le volte che ti ho aiutata, in cambio delle volte in cui ho mentito e fatto qualsiasi cosa per coprirti...avresti potuto rinunciare ad almeno una missione, no? Avresti potuto considerare le mie parole, no? No?" l'accusò con voce rotta dalle prime lacrime "Perché non mi ascolti mai? Perché i tuoi capricci devono venire anche prima dei miei obiettivi? Perché non potevi fermarti per un po' e aiutare me col mio sogno? Non sei una cacciatrice Nany, sei un'egoista!" urlò
Accusandola e liberandosi di un peso che sentiva schiacciarle il cuore, Lylian spinse la sorella che, distrutta laddove poteva far più male, indietreggiò di qualche passo senza reagire.
"Lylian, non permetterti mai più di colpire tua sorella" con sguardo severo di chi aveva raggiunto il proprio limite, l'uomo parlò con fare tanto pacato, tranquillo e minaccioso da far ricadere il silenzio "Natalie, va' in camera tua e non permetterti di uscire fino a questa sera, parlerò io col Mastro della forgia per spiegare la tua assenza. Lylian, tu vai..."
Salendo con pesanti passi le scale dopo aver visto la sorella scappare con occhi lucidi, la giovane si chiuse in camera sua sbattendo la porta con forza, sdraiandosi sul letto e affondando il volto nel cuscino. Permettendosi un urlo liberatorio che venne ovattato dall'oggetto, si mise in ginocchio sul materasso cominciando a colpirlo ripetutamente, piangendo e maledicendo quel momento.
Sentendosi definitivamente bloccata dai suoi genitori e, per la prima volta, tradita dalla sorella a cui avrebbe affidato la sua stessa esistenza, scoppiò nel primissimo pianto disperato della sua vita, distrutta e sconfitta su tutti i fronti.
Sentendosi sia profondamente incompresa che vittima degli eventi, si arrese alle lacrime che scorsero copiose dai suoi occhi macchiando il cuscino sul quale, dopo intensi minuti di rabbia scanditi dal singhiozzante respiro, si addormentò.
Poco dopo pranzo, sdraiata con lo sguardo rivolto a contemplare il vuoto, si alzò recuperando le parti della sua armatura che aveva inutilmente disseminato per la stanza nel tentativo di nasconderle. Ricomponendola attorno ad un manichino che sporadicamente usava per sistemare qualche vestito, lucidò con cura le parti metalliche facendo risaltare graffi e tagli come piccoli trofei, passando copiosi strati di olio sulle scaglie e sulle membrane della Rathian rosa che aveva messo a riposo nei tempi passati.
Recuperando la Spada lunga e stringendo una cote con fare melanconico, l'affilò lentamente con lunghi e precisi movimenti, ammirando le verdi scaglie della regina delle terre e facendo scorrere le ore fin quando, sentendo bussare alla porta, non si fermò.
"N-Nany?"
"Lily..." rispose con serietà mentre la ragazza faceva capolino
"Non so se hai pranzato quindi-" si bloccò dopo pochi passi "perché..."
"Perché è sul manichino? Perché sì" commentò aggressiva "tanto non serve più nasconderla. Grazie"
Osservando lo sguardo spento negli occhi verdi della sorella, inginocchiata a terra con una spada ed una pietra tra le mani, Lylian si avvicinò appoggiando un vassoio al suo fianco, sedendosi alle sue spalle e, con esitazione, abbracciandola dolcemente.
"Ti ho comprato una fetta di crostata" sussurrò "so che ora non mi capirai...ma sono felice di saperti al sicuro"
"Sei felice?" domandò scioccata "Io mi starei sentendo morire e tu sei felice?"
"No Nany, non hai capito-"
"Non ho capito? Come non capisco te? Non fai prima a cercarti un'altra sorella allora?" rispose delusa prendendole le mani e liberandosi dall'abbraccio "Vattene Lily, va' via. Lasciami sola"
"Egoista..." rimarcò sottovoce la ragazza, uscendo dalla porta
Riaffermato quel che poteva solo vedere come un tradimento improvviso, la giovane si sedette sul letto, sdraiandosi dopo aver preso delle riviste di caccia che i suoi genitori le avevano dato il permesso di acquistare; pensando, riflettendo e valutando le sue opzioni mentre leggeva distrattamente, venendo infine chiamata a scendere per cenare.
Percorrendo gli scalini con sguardo perso e ascoltando i cigolii del legno ad ogni suo passo, Natalie si sedette a tavola osservando con malavoglia il piatto, addentando un boccone senza neanche far caso a cosa le fosse stato servito.
"Sappi che abbiamo cancellato la tua iscrizione" suo padre riaprì il discorso "Una Dama della Commissione si presenterà domani a ritirare la tua tessera. Spero davvero che ti sia divertita ma ora dobbiamo parlarne seriamente"
"Non ne avete il diritto..." rispose sottovoce con sguardo basso
"Non sei stupida quindi, nonostante tu abbia diciannove anni, sono sicuro tu possa intrattenere un discorso tra adulti. Possiamo scendere a compromessi ma, nella tua attuale situazione, finché vivrai in questa casa e sarai parte di questa famiglia, scordati di intraprende quella carriera come tua unica scelta di vita"
"Sta zitto! Vi odio!"
Urlando in uno scatto di ira e alzandosi, proprio come era arrivata, si voltò lasciando il tavolo, correndo per le scale e chiudendosi in camera sua, sbattendo la porta e buttandosi sul letto. Affondando il volto nel cuscino e lanciando un urlo che subito venne ovattato, tirò un pugno al materasso e lanciò un paio di riviste contro al muro, concendendosi l'ennesimo pianto della giornata per scaricare la rabbia e la tensione che la stavano logorando.
Passarono i minuti, lunghi minuti in cui sentiva il proprio cuore battere all'impazzata e la gola chiusa, soffocata dalle lacrime. Asciugandosi le guance, si alzò per raccogliere i giornali quando intravide delle pagine che sapeva di aver letto decine di volte.
"Cosa significa esser cacciatori?" lesse a bassa voce
Osservando quei pochi fogli che, da un punto di vista più morale che pratico, analizzavano il mestiere, rilesse con attenzione di alcuni ordini che erano sorti nel Vecchio Mondo, dei loro valori e delle loro missioni. Quelle pagine raccontavano di esperienze, ipotesi, sentimenti e storie folcloristiche, proponendo paragoni per spiegarsi con maggior chiarezza. Prestando attenzione ai motivi che avevano spinto prominenti cacciatrici ad intraprendere il loro viaggio, per un momento, Natalie si domandò se anche lei, un giorno, avrebbe potuto essere tra di loro.
Stringendo i pugni ed alzandosi, col respiro ancora rotto, gli occhi arrossati e le guance bagnate di lacrime, prese la sua ultima decisione dopo secondi di paura: non avrebbe aspettato una vaga risposta motivazionale e interpretabile a piacere, lei stessa avrebbe trovato quella risposta.
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