Chapter 6
Percepii una luce fioca oltre il buio, diventando più luminosa di volta in volta. Le mie palpebre si aprirono svegliandomi da un sonno senza sogni. La mia testa martellava, le mie gambe erano intorpidite e il collo dolorante con una bruciatura profonda.
Ero completamente sdraiata su un letto, fissando un grande soffitto bianco che non riconoscevo come mio.
Sapete quella sensazione di disagio, dove vi sentite lacerati e non fate altro che torturavi la mente sul perché dovreste sentirvi in questo modo? Questa fu la prima sensazione che si impossessò della mia mente una volta tornata cosciente. La confusione mi stava consumando i pensieri mentre strofinai la sonnolenza dai miei occhi, schiarendomi la voce.
La mia sensazione di nervosa-calma si mise in conflitto mentre ero posata su un morbido materasso sotto di me, una pila di coperte erano avvolte sopra il mio corpo.
Quando ero andata a letto? Dove mi trovavo? Questo certamente non era il mio letto. Il mio era più solido, mentre invece questo era più morbido, soffice sotto il mio corpo.
Lasciai andare uno sbadiglio, sgranchii il mio corpo prima che la realizzazione mi colpii, il panico scorse su tutto il mio corpo come una scossa elettrica.
L'incontro con il re di Serentile
Mr. Armstrong e Mr. Black uccisi dal nemico.
I suoi sbuffi e un annuncio sconosciuto
I suoi pestilenziali rifiuti
Tutto mi colpii come un mucchio di piccoli sassolini, che spietatamente assalivano il mio volto. Un mal di testa cominciò a riverberarsi su tutto il cranio mentre mi girai nel letto sconosciuto, gettando le coperte via dal mio corpo.
Buttai fuori un sussulto quando un paio di occhi azzurri incontrarono i miei, completamente ignara della presenza della signora.
Un cipiglio scarso si impossessò delle mie caratteriste mentre osservai la donna sconosciuta dall'alto verso il basso. Un abito da cameriera adornava il suo corpo leggermente paffutello. Dei bottoni arrivavano giù fino alle due tasche e un colletto. Era leggermente diverso dalla divisa di Paige, che di bottoni ne aveva soltanto la metà.
"Scusatemi per avervi spaventata, cara. Ti fa male la testa?" Disse a bassa voce e, con cautela si avvicinò al letto come se da un momento all'altro potessi scattare e cominciare ad urlare.
"Dove mi trovo?" Dissi con voce impastata, ignorando la sua domanda.
Sì, mi sentivo cattiva per averla respinta, sembrava carina e disponibile ad aiutarmi. Tuttavia, il dolore alla testa era inesistente se consideravo che mi trovavo fuori dalla mia zona comfort - in un luogo straniero, senza nessun volto familiare in vista. Una parte di me era allegra del fatto che si trattasse di una donna apparentemente accogliente, piuttosto del suo re a sangue freddo in attesa che mi svegliassi.
"Al palazzo." Rispose, guardandomi, curiosa di vedere la mia reazione.
Mi spinsi in dietro per premere la schiena contro la testiera del letto, portando le ginocchia al petto per confortarmi. Il forte, travolgente profumo di pensare a pensieri negativi cominciò a scorrermi nelle vene mentre balbettai una domanda, l'unica domanda di cui temevo la risposta.
"C-che palazzo?"
La signora di cui ancora non conoscevo il nome si sedette sul letto, raddrizzandosi il vestito, il letto sprofondò leggermente. I suoi occhi si addolorarono così come il viso si contorse in una smorfia, le mani appoggiate al grembo.
"Sei al castello di Serentile, amore."
Quella era la conferma che mi serviva. Mr. Armstrong e Mr. Black erano davvero morti.
Ero sola.
Una voce triste fece eco nella mia testa, seguii le sue parole pesanti come se potessero schernire la mia esistenza. Rabbrividii ai flashback pietrificanti che iniziarono ad alloggiare nella mia testa, girando intorno al mio cervello come un gruppo di piccioni torturatori.
La mia testa affondò nelle mie ginocchia e solo allora realizzai che i miei lunghi, capelli mossi non erano più sotto la protezione della parrucca, ma scorrevano liberamente sulle mie spalle. Guardai in basso per osservare i miei seni che erano tornati alla loro forma normale, il legante non si vedeva da nessuna parte.
"Chi mi ha spogliata?" Chiesi con cautela, la voce uscì un po' ovattata a causa del mio rifugio.
Sentivo il mio cuore pulsare ad un ritmo allarmante, la mia pressione sanguigna attraversava il tetto mentre la mie mente pensava ad una via d'uscita da questo casino.
"È stato assegnando di farlo ad una guardia, ma una volta che ha capito che i capelli erano stati legati ad una parrucca ti ha immediatamente cambiato in fretta." Disse, facendomi annuire.
Così non sapevano che ero una donna prima ancora che mi cambiassero i vestiti. A cosa pensava il giovane re così in fretta da infilzare un proiettile nella testa di due persone senza neanche pensarci due volte?
Il mio naso stava bruciando come la sensazione di pianto aumentò, ma inghiottì giù. Piangere non mi avrebbe tirata fuori da tutto ciò, ma mi avrebbe fatta sembrare più debole. Se volevo sopravvivere dovevo resistere ad un uomo potente come Mr. Styles, non dovevo mostrare alcuna debolezza.
Sentii una mano calda posarsi sulla mia spalla, la presenza della signora divenne più vicina.
"Spero davvero che Harry la mandi a casa una volta parlato con voi. Sembra una bella donna di talento. Andrà lontano nella vita, ci potrei giurare. Non vorrei vederla marcire qui dentro." La signora disse, tracciando con le dita segni casuali su tutta la mia schiena.
Il movimento sembrava aver avuto un impatto su di me, perché stavo iniziando a calmarmi.
"Lo chiami Harry?" Chiesi, sorpresa che avesse passato le formalità.
I suoi occhi incontrarono i miei, i quali stavano sbirciando la strana, donna anziana attraverso la fessura delle mie ginocchia.
"Cuore mio, sono stata qui dal giorno in cui la sua testa riccia sbucò dal grembo di sua madre. Confido che siamo oltre le formalità." Lei sorrise e non potetti fare a meno di ricambiare, ancora sotto il riparo delle mie ginocchia.
Ma il mio sorriso svanì immediatamente quando un pensiero mi passò per la testa.
"Come mai non mi ha ucciso? Voglio dire, ha sparato alle mie guardie tranne me." Chiesi esitante, l'argomento rilasciò una tinta di disagio nell'aria.
La sua testa si piegò di lato per guardarmi, la sua mano salì al suo mento mentre pensava.
"Non ne sono sicura. Potresti chiederlo a lui, naturalmente con cura."
Annuii, alzando finalmente il mio corpo per potermi appoggiare contro la testiera. I miei occhi scesero verso le mie unghie, atterrando poi sul mio polso. Un brivido scattò lungo la mia schiena per l'assenza del mio braccialetto.
"Dov'è la mia uniforme?" Respirai rapidamente, il mio corpo si mosse nervoso verso di lei quando capii di essere vestita con un abito di notte rosa piuttosto che con l'uniforme di Ellenia.
Le sue dita si sollevarono per puntare verso una piccola scrivania, i miei occhi li seguirono. Le mie sopracciglia si aggrottarono quando notai un mucchio di fogli multipli, ma il mio spirito si calmò una volta notata la mia uniforme in cima.
"Grazie-."
Drammaticamente agitò le mani in aria quando percepì che non conoscevo il suo nome.
"Non mi sono presentata? Che maleducazione! Sono Rhoda Remington, ma chiamami soltanto Rhoda."
Le feci un mezzo sorriso. "Bene, grazie Rhoda."
"Nessun problema, tesoro."
E con questo, strisciai fuori dal comodo letto che sentivo fosse troppo soffocante per me. Urgentemente camminai per il mucchio di vestiti e scavai nella tasca dell'uniforme fino a quando sentì il materiale freddo contro la mia pelle. Rilasciai un piccolo sospiro di soddisfazione quando lo sentii tra le dita, girovagandoci.
Lo tirai fuori solo per stringerlo intorno al mio polso successivamente. Quello fu il tempo più lungo dove rimasi senza il braccialetto, poiché mia madre (che riposi in pace) morì.
Mi girai verso Rhoda, che era ancora seduta sul letto, mi osservava con attenzione. Dei ciuffi di capelli grigi cadevano dalla sua crocchia, incorniciandole disordinatamente il viso. I suoi occhi grigi mi studiarono con attenzione, la piccola bocca tremante si strinse pensierosa. Mi ricordava Paige - entrambe erano delle classiche cameriere, ma, erano entrambe estremamente piacevoli e accoglienti, a differenza delle tipiche cameriere altezzose.
I miei occhi guizzarono per la stanza enorme, ne visualizzai ogni tratto. Oltre la scrivania, la sedia, l'armadio, c'era una toilette collegata. Delle mattonelle di marmo scintillavano sotto i miei piedi, e un piccolo lampadario era appeso al soffitto.
Non c'erano quadri appesi alle pareti, dando la stanza una sensazione superficiale.
"Questo braccialetto occupa un posto speciale nel tuo cuore." Concluse, tirandomi fuori dal mio stato di trance.
"Sì, era di mia madre." Guardai il bracciale, e compii un movimento rotatorio intorno al mio polso mentre le mie guance si arrossarono.
Del perché avessi detto una cosa così personale, non ne avevo propria idea. Forse a causa del caloroso fascino che la circondava come un velo bianco, era affidabile.
Rhoda fu interrotta a metà discorso quando un bussare alla porta si sentì, era quello che aveva causato la perdita delle mie coraggiose guardie, aveva uno sguardo compiaciuto sul volto mentre si sistemava la sua uniforme nera.
Oh, come vorrei che fosse rossa.
"Sua Altezza vorrebbe parlare con la ragazza." Annunciò.
Strinsi gli occhi, dirigendoli verso di lui come se fossero travi o laser che speravo oltrepassassero la sua testa.
"E se non volessi?" Incrociai le braccia sul petto, il veleno gocciolava in ogni mia parola.
Il suo sorriso si allargò come i suoi occhi, guardandomi con degradante divertimento.
"Temo che non abbia scelta, signorina. Metta del nastro sulla vostra bocca e obbedisca. Le cose potrebbero essere suscettibili se non vengono controllate." Il suo tono era sinistro, segnalando che non parlava necessariamente in senso figurativo.
Che nervoso. Ma le buone maniere?
"Non sono un cane sottomesso che si può spadroneggiare." Sparai indietro, le mani cedettero dal mio petto per arricciarsi in due pugni lungo i miei fianchi.
"Ora, Richard. Questo non è il modo di trattare una signora! Per favore lasciaci, sarà pronta in cinque minuti."
Rhoda lo interruppe prima che potesse dire altro, il suo tono faceva intendere che non nutriva davvero simpatia per lui.
La guardia che come avevo capito il suo nome fosse Richard, arricciò il naso con disgusto, abbassando le sopracciglia. Sembrava che disperatamente volesse dire qualcosa, ma si trattenne.
"Bene. Abbiate un aspetto presentabile quando Sua Altezza arriva."
Dio, non mi aveva mai irritato qualcuno così tanto come quest'uomo.
I suoi occhi rastrellarono su e giù per il mio corpo notevolmente, notando il mio nido di capelli e la faccia assonnata prima che i suoi passi uscirono dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé un po' troppo duramente.
Alzai gli occhi al cielo. Si capiva benissimo che era un fan dichiarato del re di Serentile, non mi sarei sbalordita se avesse baciasse il terreno che quest'ultimo avrebbe calpestato.
I miei occhi erano fissi su Rhoda mentre si diresse al bagno collegato, prendendo una spazzola blu e una crema per capelli tra le mani.
Sarebbe stata una lunga giornata.
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finalmente il capitolo! Nel prossimo rispunterà il nostro sexy Harry, uhuh.
Domanda; gusto di gelato preferito?
Il mio nocciola e nutella, na meravigliaa
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