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Chapter 32


Stavamo per mettere su quella messa in scena. Ero vestita con abiti sgualciti, sporchi e logori che irradiavano evidenti negligenze. Ad un truccatore era stato ordinato di fingere dei lividi apparentemente reali sul mio viso e sulle parti esposte del mio corpo. Mi aveva anche applicato una sfumatura di trucco pallido sulla pelle, così da farla sembrare priva di colore e malnutrita. Un giubbotto antiproiettile venne nascosto sotto i miei vestiti come procedura di sicurezza e optammo al fatto di non farmi indossare scarpe, per mantenere l'aspetto di una ragazza disperata.

I pensieri su tutto quello che poteva andare storto continuavano a scorrere nella mia mente, il mio lato negativo e realistico non permettevano che l'euforia di salvare il mio regno prendesse completamente il controllo della mia mente. Sarebbe potuta essere una trappola, per quanto ne potessi sapere. Non volevo che delle persone morissero a causa mia. Non riuscivo neanche a pensare a tutte le famiglie rovinate che avrebbe pianto per il figlio morto. Non avevano fatto nulla per meritare una cosa simile e non sarei mai stata in grado di convivere con me stessa sapendo che questo sarebbe costata la vita di un'anima innocente.

Ne avrei parlato con Harry quando l'avrei rivisto.

Il mio corpo sobbalzò al suono di qualcuno che irrompeva dalla porta e mi misi quasi in posizione di combattimento mentre mi voltavo per affrontare... Gemma.

"Oh mio Dio Mel!" Strillò. La mia bocca si incurvò istintivamente in un sorriso mentre la mia postura si rilassava.

"Sono così contenta che le carte si siano finalmente messe al posto giusto, la tua mancanza si è sentita un sacco!" Ammise Gemma, facendo il broncio.

I miei occhi giuzzarono verso di lei, una espressione seria sul mio volto: "Questo non è un addio, Gemma. Ci rivedremo."

"Ma-"

"No. Non dirlo."

"Accidenti" Alzò le mani in segno di resa.
"C'era un'altra cosa che volevo dirti."

Annuii affinché lei continuasse, a malincuore. Il senso di colpa mi aveva investito perché non ero in grado di dare tutta la mia attenzione alla ragazza piena di adrenalina, ma non potevo fare diversamente. I pensieri di corpi mutilati in mezzo all'erba nella foresta macchiata di sangue infestavano la mia mente e mi facevano bruciare la gola.

"Ho visto un ragazzo."

La guardai, i miei occhi si spalancarono mentre tutti quei pensieri mortificanti sparivano. Nell'arco di due secondi e quattro parole, era già riuscita ad attirare tutta la mia attenzione.
"Un ragazzo?"

"Puoi dirlo forte."

"Santo Dio, la mia ragazza sta crescendo!"

Urlai, tentando di cancellare una lacrima immaginaria mentre le gettavo le braccia attorno per abbracciarla. Ero così felice per lei.

"Dove vi siete conosciuti? Ti tratta bene?"
La bombardai di domande, desiderosa di dettagli.

"Mi ha chiesto un ballo all'inizio della strada."

Il viso le si illuminò con un sorriso sognante grande quasi come tutta la faccia.

"All'inizio pensavo che sarebbe stato un altro idiota di cui mi sarei dovuta liberare, ma invece... Questo ragazzo aveva qualcosa di diverso!"

Ammise e mi tirai via dall'abbraccio per guardarla negli occhi. Erano entusiasmati, così vivi.

"In quella stessa strada mi hai detto che forse era un ragazzo quello di cui avevo bisogno... Il che era vero, ora sono una ragazza diversa, più felice."

Ed era giusto. Tutte quelle banali preoccupazioni della sua vita e della solitudine sembravano essere fuori dei suoi pensieri mentre ogni fibra del suo essere vibrava di anticipazione. Mi chiedevo quando o se mai mi sarei sentita in quel modo per qualcuno.

"Ricordo che me lo dicesti tu, avevi ragioni nel dire che dovevo essere paziente." Gemma cinguettò. "E sì, è un tale gentiluomo! Si presenta alla mia porta con i fiori e mi apre le porte per farmi passare. Potrebbe avere la faccia da cattivo ragazzo ma dentro è solo un ragazzo desideroso di essere amato."

I suoi occhi brillavano mentre parlava e potei dire che stava ricordando tutti i loro appuntamenti.

"È così adorabile! Vi adoro già anche senza averlo conosciuto! Posso solo immaginare quanta dolcezza ci sia tra di voi!" La colpii leggermente sulla spalla. Le sue guance diventarono cremisi mentre mi ridava il colpo ridendo.

"Aspetta di trovarne uno tuo. Sarò giusto qui a stuzzicarti come la brava amica che sono." Sorrise prima che quel sorriso diventasse un tantino sforzato.

"Non pensarci. Un buon amico non ti lascerebbe da solo per così tanto tempo." Scossi la testa guardando verso di lei, mostrando il mio disappunto.

"Non è vero. Anche io sono colpevole... Non ti ho nemmeno contattata! Sorprendentemente, sono stata abbastanza occupata."

"In realtà, volevo che venisse fuori questo discorso..."

Si interruppe, mordendosi il labbro.

"Spero davvero che non sia una bravata fatta da un idiota e che tuo padre alla fine se ne sia tirato fuori e abbia deciso di riavere la sua meravigliosa figlia indietro."

Alle sue parole, la mia faccia felice si sciolse. Avrei desiderato essere eccitata, ma ero davvero consapevole della situazione e le possibilità che dietro ciò ci fosse mio padre erano zero.

"Tu sei sicura che non sia tuo padre, giusto?"

Gemma capì perfettamente la mia espressione.

"Mi padre mi adorava, ha quasi dato di matto quando gli confessai il mio piano per prendere in mano la situazione, non avrebbe aspettato neanche un secondo a scatenare un putiferio, se questo avesse voluto dire riportarmi a casa sana e salva." Sospirai e raggiunsi le tende che nascondevano il sole e le spalancai.

"E quella lettera... Non era certamente lui, Gemma."

Si fermò di fronte a me, oscurando il sole mentre incrociava le mani sul suo petto.

"Bene, allora voglio che tu smetta di preoccuparti e che ti comporti nel modo più felice nei confronti dell'uomo che ti è venuto in soccorso. Hai l'uomo più potente di questo mondo dalla tua parte e rimetterai quei mocciosi là al loro posto se giochi bene le tue carte. Non ho mai visto un momento in cui Harry non avesse in mano la situazione e, proprio perché sono sua sorella, ti assicuro che rimetterà tutto a posto abbastanza velocemente."

"Ne sei sicura, Gem?" La mia voce era appena un sussurro.

"Sicura al cento per cento. Ti voglio sana e salva fino a che non sarai in grado di tornare indietro e rimettere assieme la tua monarchia. Sei importante per questo mondo, Mel."

Le sue parole echeggiarono in tutto il mio corpo mentre un sorriso di gratitudine mi ricopriva la faccia. Ringraziavo il fatto che Gemma sapesse tutto quello che stava accadendo, perché le sue parole fecero miracoli nel farmi calmare.

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Fui scortata al piano di sotto, dove molti membri dell'esercito mi stavano aspettando in tutta la loro potenza. Il mio cuore si fermò mentre mi rendevo conto che questo momento non era solo estatico, ma anche terribile. Odiavo non sapere cosa mi sarebbe aspettato e che avrebbe potuto cogliermi di sorpresa, cosa che stava accadendo molto spesso ultimamente.

Scannerizzai la stanza cercando il giovane re che aveva la mia vita nel palmo della sua mano. Anche dopo la mia conversazione con Gemma, sentivo il bisogno di esporgli le mie preoccupazioni. Questa missione non sarebbe stata considerata riuscita a meno che tutti i soldati tornassero a casa sani e salvi. Speravo di sentire che ci fosse il 100% di possibilità di raggiungere il nostro obiettivo senza avere delle perdite, ma nella parte più remota della mia mente sapevo che sarebbe stata una cosa da pazzi prometterlo.

Proprio quando ero giunta alla conclusione che non fosse nella stanza, una mano si posò sulla mia spalla, facendomi sobbalzare. Mi girai di scatto per incontrare gli occhi della persona che stavo cercando.

Uscendo dalla trance dove i suoi occhi mi avevano trascinato, il mio sguardo si posò sul suo vestito: la vista mi fece irrigidire. Mi sentivo un po' a disagio vicino a lui quando era in uniforme in quanto brutti ricordi mi trasmettevano arroganza ed elitarismo.

Non mi ero mai sentita così quando mio padre indossava l'uniforme. La mia gola si seccò mentre cercavo di fare uscire delle parole dalla bocca.

"Volevo...parlarti." Soffocai fuori, tossendo per mascherare il mio disagio.

"Bene. Cosa c'è?"

Mi guardò e non potei fare a meno di notare quanto fosse grande la nostra differenza di altezza.

Ero un po' spaventata di dire la cosa sbagliata, perciò iniziai con una domanda per rompere il ghiaccio e poter arrivare a ciò che volevo dirgli.

"Mi stavo chiedendo...-" iniziai a dire lentamente, "-Quanto saranno esposti i soldati?"

All'improvviso desiderai di aver formulato meglio la domanda, in modo da non farmi sembrare giovane e inesperta.

"Non dovrebbero esserlo troppo, ma dobbiamo ancora scoprirlo-" parlò "- Perchè questa domanda?"

"Perché potrebbe essere una missione suicida, a quanto ne so. Non voglio che tu o che i tuoi soldati rischiate la vita a causa mia."

Tracciai il tessuto strappato del mio vestito con la punta delle dita - un movimento per tenere occupate le mani, nonostante dovessi guardare altro con gli occhi.

Fece un suono simile ad una risata derisoria, senza senso.

"Mi dispiace dirtelo, ma la mia vita è a rischio per la maggior parte del tempo. E, per quanto riguarda te, sarai presto regina. La gente combatterà per te. Semmai, sarebbe la tua di vita a non dover essere messa in prima linea."

Sbuffai, mostrando la mia testardaggine. Le donne non erano destinate a combattere guerre secondo le leggi del mio regno e, a causa di queste parole, potevo dire che Serentile condivideva questa idea. Certo, le donne potrebbero anche essere fisicamente inferiori, ma c'erano altri fattori che ci equiparavano, come le abilità intellettuali, la forza di volontà e il coraggio.

Non mi piaceva la svolta che stava prendendo questa conversazione, come un altro tentativo per incoraggiarmi.

"La mia vita non è più importante di quella di chiunque altro, inoltre, io non sono la loro di regina, non dovrebbero essere costretti a proteggermi."

Raccolsi il coraggio per stabilire un contatto visivo con lui, i miei occhi si coprirono di frustrazione.

"Devono seguire i miei ordini. Se voglio che ti proteggano, allora lo faranno." le sue parole furono schiette e dritte al punto, " E poi, penso che tutta questa faccenda ci stia sfuggendo di mano e, come ti ho già detto, è diventato un mio problema tanto quanto lo è per te. Ora smetti di preoccupartene."

La forza dietro il suo tono era paralizzante, abbastanza da fare cadere l'argomento.

Un lampo di divertimento brillò improvvisamente nei suoi occhi profondi.

"Immagino che voi di Ellenia pensiate cose belle su di me." Parlò con sarcasmo, indicando con la mano il mio aspetto malconcio e notai che aveva rimesso gli anelli.

Stavo pensando di mentirgli. Non dicendo ciò che la gente di Ellenia pensava di lui, lo avrebbe notato e l'ultima cosa di cui avevo bisogno era che agisse di impulso. Volevo che il nostro piano funzionasse come calcolato. Eppure non mi venne in mente ciò che avrei potuto dire. Con cosa avrei potuto mentirgli? "Oh, sciocchezze, è per fare sembrare tutto più realistico e triste"? "pensano che tu sia una creatura amorosa che nel tempo libero aiuta le nonne ad attraversare la strada"?

No. Gli dissi la verità senza cercare di cambiarla un minimo ed evitando il contatto visivo.

"Pensano che tu sia un mostro."

Rise, battendo le mani come se si aspettasse questa risposta.

"Certo, ovvio che lo pensano."

Poi fece un passo avanti e mi afferrò il mento, constringendomi a guardarlo negli occhi.

"E tu, cosa pensi di me?"

Rimasi immobile al mio posto. L'incertezza mi avvolgeva come una coperta che prude e borbottai un incoerente: "Cosanepensoio?"

"Pensi che io sia un mostro?"

La sua voce era severa, ma potevo ancora percepire la curiosità che vi nuotava dentro.
Potei dire che si stava spazientendo dal leggero picchiettio del suo piede: quest'uomo odiava le attese.

"No, non penso che tu sia un mostro."

Mi morsi la guancia, guardando pensierosa il soffitto.

"Non sei così cattivo come la tua fama dice."

E non lo dissi solo a causa delle complicazioni che si sarebbero scatenate se avessi detto di sì, ma erano parole vere al 100%. Harry Styles aveva un cuore. Sepolto in profondità, sotto molteplici emozioni che lo nascondevano. Era ancora lì.

E no, non avevo dimenticato l'uomo che era stato durante il primo periodo di soggiorno a Serentile. Eppure non potevo e non volevo che quello lasciasse una opinione dominante su di lui. Non dubitavo che fosse lo stesso uomo che mi aveva quasi strappato tutti i capelli e che mi aveva lasciato lividi sulla pelle. Ma, d'altra parte, mi aveva dato tutto il suo tempo. Si era offerto di aiutare il mio regno quando non ne era costretto. Aveva mostrato compassione.

I mostri senza cuore non mostrano compassione.

❤️

Eccovi il capitolo! Ditemi cosa ne pensate e soprattutto se avete domande potete liberamente chiedere 😚
Capitolo tradotto da: Beatrice_beba un grazie immenso ❤️

Mi dispiace per la mia lunga assenza qua su wattpad. Non avevo scritto niente a riguardo e penso di dovervi dare delle giustificazioni visto che avevo lasciato delle storie in sospeso, cosa di cui mi dispiace un sacco. Sono stata assente per quasi due anni, vi giuro non mi sembra passato neanche così tanto haha ma vabbè. Purtroppo tra le tante cose da fare, impegni, studi, corsi e lavoro non ho avuto proprio il tempo di tradurre e il tempo libero preferivo passarlo a fare altro anche se tradurre è sempre rimasta una cosa che preferivo fare ed è per questo che avevo preso la decisione di eliminare l'app. Ma come avete notato, sono ritornata e vorrei rimettermi in sesto con tutte le altre storie! Purtroppo però non posso promettervi che avrete aggiornamenti frequenti perché sarebbe una bugia, ma mi impegnerò per aggiornare spesso. In più mi stanno aiutando delle ragazze come avrete notato alcune di voi perciò qualcosa da leggere l'avrete sicuro e un grazie gigante anche a loro per il duro lavoro! Perché si, tradurre un capitolo non è una cosa facile da due minuti ma ci vogliono parecchie ore.

Un abbraccio gigante a chi non ha abbandonato la lettura e a chi mi segue da tanti anni. ❤️

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