Chapter 27
Non importava quante volte avessi strofinato le mani sui pantaloni, rimanevano comunque umide e disagevoli. Il mio battito cardiaco era frenetico. Mi sembrava quasi di poter sentire il battito bussare nel mio petto, invece di poterlo semplicemente percepire.
Harry Styles aprì lo sportello della jeep nera aspettando che salissi in auto con degli estranei, o persone che potevano considerarsi inaffidabili. Ridacchiai quasi al pensiero di respingere la sua "offerta" se solo avessi avuto voce in capitolo.
"Devo ricordati come si entra in una macchina? Dal momento che non ci entri da un bel po'." Il giovane Re mi derise, facendosi sempre più impaziente per le mie azioni.
"Come sei divertente." Gli tirai un'occhiataccia prima di salire a bordo del grande veicolo. Lo sentii sbuffare al mio sarcasmo e immediatamente premetti il mio corpo più vicino possibile alla portiera - poiché in quell'auto mi sentivo in trappola. Non c'era via di uscita. Anche se in effetti avevo promesso di andare con loro al palazzo, ma non avevo detto che non avrei provato a scappare. Potevo suonare una malata di mente, ma non avrei mollato. Lo avevo fatto incazzare, l'avevo lasciato avere i suoi attacchi d'ira e tutto il resto ma mai avrei lasciato che mi sottomettesse. Dovevo cambiare la mia tecnica, forse arrivare a fargli maledire il giorno in cui aveva deciso di tenermi. E speravo che in quel momento avrebbe deciso di rimandarmi dalla mia famiglia. Ero stufa di sopportarlo giocare con la mia vita.
L'auto si mise in moto e guardai distrattamente la bellezza della natura che mi circondava. Non essendo in grado di concentrarmi completamente a causa della presenza prepotente del re accanto a me.
Gli eventi di oggi accadute nel villaggio si appesantiranno nella mia testa. I miei occhi viaggiarono da un'albero all'altro mentre continuai a riflettere sui miei pensieri. Avevo così tante parole da buttargli addosso, ma la mia mente era stanca. Il nervoso cominciò anticipatamente a insinuarsi nel mio petto. Morivo dalla voglia di scoprire cosa sarebbe successo successivamente, disprezzando di essere lasciata nel buio. Se la sua "punizione" sarebbe stata orribile, preferirei che la facesse finita una volta per tutte.
Il profumo della sua colonia continuava a cercare di tirarmi indietro dalla mia trance mentre le avventure e la forza mi accompagnarono per tutto il viaggio. Non riuscivo a non dimenticarmi che l'uomo accanto a me era di una grande importanza, aveva un enorme impatto e potere sulla vita di molte persone. Compresa la mia. Il che mi fece uscire dalla mia tranquillità.
"Con tutte le volte che ti ho mostrato di cosa sono capace, pensavo che ne cogliessi un suggerimento." Ad un tratto interruppe il silenzio.
Mi costrinsi a recare la mia attenzione sul paesaggio e ignorare la sua osservazione. Dal suo sguardo che si posò su di me mi fece intendere che fossi nei guai.
"Guardami quando ti parlo." Le sue parole erano lente; il suo tono era profondo e infuriato. E anche se potevo rilevare una rabbia crescente sulla sua voce, il mio sguardo rimase concentrato da ciò che c'era fuori dal finestrino. Rabbrividii quando un respiro caldo si scontrò con la mia pelle assieme a due dita ruvide che afferrarono il mio mento, per affrontare la sua espressione severa. "Ti consiglio di cambiare atteggiamento, principessa."
La sua voce era stranamente calma e potevo percepire dell'avvertimento dietro le sue parole. La mia frustrazione aumentò alla sua parola meschina. Le parole del soldato tutto ad un tratto di riprodussero nella mia testa, riportandomi allo strano scenario che temporaneamente la mia mente aveva abbandonato. Molto probabilmente non avevo avversari come quelli che aveva il re di Serentile, ma ciò mi riportò alla teoria del complotto che magari era stato lui a mandare quell'uomo dubbioso.
"Perché sprecare il tempo di un soldato, se eri intenzionato a venire tu a cercarmi?" Sbottai, incapace di tenere la mia lingua a freno. La visita inaspettata del soldato era qualcosa che non potevo dimenticare.
Il Re mi guardò divertito. "Mandare qualcuno? Ho di meglio da fare che sprecare il mio tempo con queste stronzate senza senso."
La sua affermazione mi lasciò senza fiato. Chi altro avrebbe mandato qualcuno per cercarmi? Gli angoli dei miei occhi iniziarono a pungermi e la mia schiena scattò in avanti, ma lasciai che la mia postura si ammorbidisse.
"È...non importa." I miei occhi si abbassarono mentre lasciavo cadere l'argomento, inghiottendo il groppo che avevo in gola. Harry mi sollevò il viso verso di lui. Non accettava che non lo guardassi mentre parlava.
"Melody, ormai dovresti sapere che odio non essere informato. Se c'è qualcosa che dovrei sapere, mi aspetto che tu me lo dica." Una sensazione senza speranza si insinuò nel mio petto mentre cercavo aiuto dal mio rapitore, colui che era ancora noto per essere un assassino a sangue freddo. "Poco prima che mi trovassi, un soldato straniero aveva marciato da noi dicendo che la mia libertà non durerà a lungo."
I suoi occhi erano opachi mentre aspettavo che dicesse qualcosa. Avevo paura di quello che avrebbe detto. La mia mente ricordò la prima volta che avevamo parlato quando ormai sapeva che ero una donna, a come frustata mi sentissi non conoscendo le motivazioni di cosa il mio regno gli avesse fatto.
"Tuo padre ha fatto incazzare qualcuno?" Il mio cuore pulsò alla sua domanda. Avevo superato il modo di pensare al fatto che il mondo fosse innocuo, sapevo che non fosse nulla di straordinario. Sentii la mia gola seccarsi mentre pensai alla risposta.
"Non che io sappia..eccetto te." Si strofinò le dita contro il mento e sembrava aver dato una conclusione al suo ragionamento.
"È molto strano. Hai detto soldato. Che uniforme indossava?" Nessuno di noi sapeva cosa stesse succedendo. Probabilmente si sentiva estremamente abbindolato dal mio sconosciuto problema che si sentiva preso in causa.
"Era vuota. Nessun logo."
"Vediamo se sto capendo perfettamente." Harry respirava in modo lento e profondo mentre il suo mento era poggiato sul suo pugno. "Invece di stare all'interno della protezione del villaggio, sei andata a fare una passeggiata con una ragazza della tua età e avete incontrato un uomo che ha dichiarato che eri in pericolo," Continuò, "Così hai pensato che fosse del mio esercito." Annuii in risposta.
"Sì hai capito la sequenza degli eventi perfettamente."
Scosse la testa e agitò la mano nell'aria. "Ci investigherò sù."
Cosa? I miei occhi si spalancarono alle sue parole, non riuscivo a smettere di fissarlo in stato di shock. Non mi aspettavo che mi dicesse che mi avrebbe aiutato. Pensavo che fosse insensibile - un uomo brutale che non mostrava nessuna pietà. Riuscivo a vedere della curiosità che si impadroniva dei suoi occhi. Non era abituato a non avere il controllo di qualcosa che lo coinvolgesse.
Respirai una boccata d'aria ed espirai. La mia espressione rifletteva impotenza. Entrambi sapevamo che eravamo coinvolti nella mia situazione in una diversa misura; visto che tutti erano a conoscenza che mi aveva preso in ostaggio. Nessuno era confuso riguardo questo fatto, e lui non l'avrebbe negato. Ma apprezzavo il suo aiuto.
"Grazie, grazie mille." Feci un piccolo sorriso, sorriso quasi invisibile. E dal suo sguardo, sapevo che l'aveva intercettato. E sapevo anche che non avrebbe rivalutato il suo consenso ad intervenire. Per il resto del tempo, il silenzio indugiò nell'aria. Silenzio che teneva troppe domande senza risposta. Odiavo ammetterlo, ma la nostra conversazione mi aveva fatto calmare un po' i nervi.
***
L'acqua fredda rinfrescava le mie guance calde. Alzai lo sguardo fino allo specchio, scrutando il riflesso di una donna che a malapena riconoscevo. Diversi lividi erano sparsi sulla mia pelle, tonalità di verde e blu che mi facevano pensare al tempo che avevo passato nel villaggio e nei lavori. La mia mente era sopraffatta. Mi avevano spinto in un mondo di cui non sapevo nulla, eppure dovevo abituarmi velocemente per sopravvivere.
Passeggiando per la stanza, mi sedetti e aspettai. Non avevo il telefono per poter giocare a qualcosa e mi interessava poco la televisione. Per quanto bella fosse la camera, non potevo che restare in piedi sentendomi rinchiusa per troppo tempo.
I boschi mi avevano lasciato delle emozioni, facendomi tollerare il fatto di restare da sola. D'altra parte, al palazzo Serentile il silenzio era solitario e monotono. Nulla mi esaltava tanto da ricavarne una mia attenzione finché qualcuno non busso alla porta e dopodiché fece la sua comparsa una donna con indosso un grembiule.
Non potevo nascondere la mia delusione testimoniando che non fosse la donna loquace con cui ero cresciuta che mi portava la colazione e che alla fine ringraziavo. Sollevai il coperchio che era posto proprio sopra il cibo. Ma non riuscivo a mangiare. Il mio petto sembrava stringersi per il panico. Strinsi gli occhi e fissai la porta.
Qualcuno poteva cercarmi di nuovo e prendermi in qualsiasi momento. Almeno qui avevo alcune persone con la quale potevo confidarmi e trascorrere il mio tempo. L'ignoto era insopportabile. Per quanto ne sapevo non volevano far altro che legarmi in un seminterrato isolato con il minimo cibo e acqua, come facevano negli antichi manicomi.
Non avevo mai pensato che Serentile potesse essere la mia zona di sicurezza.
Le ore passarono. Le due passarono e poi anche le sette. Il fatto che non sapessi cosa mi aspettasse mi mandava fuori di testa. Mi sentivo come una preda che rimaneva seduta ad aspettare che il suo predatore la venisse a prendere.
"Mia cara Melody!" Una donna attraversò la porta chiamandomi. Aveva i capelli tirati in una crocchia sulla nuca, alcune ciocche argento le cadevano sul viso. Alzai una mano sul cuore, sobbalzando alla sua improvvisa apparizione.
"Melody mia." Il suo sorriso si allargò mentre si dirigeva dritto verso di me tirandomi nel suo confortante abbraccio.
Mi lasciò andare afferrandomi le guance, ponendo un bacio su entrambi i lati. "Mi hai fatto spaventare!"
"Mi dispiace." Ribattei, odiando l'idea di trasformare la sua personalità allegria in frenesia. Ero sinceramente grata di avere una figura materna nella mia vita, anche quando ero lontana da casa.
Rhoda mi disse che sarebbe ritornata in un minuto e, naturalmente, rimase fedele della sua parola quando entrò con due tazze di tè, posandole giù con latte e zucchero. Avendo già note le mie preferenze, Rhoda preparò il mio tè.
"Suvvia tesoro." Non aveva nemmeno bisogno di chiedere, incitandomi a raccontare la storia della mia fuga al soldato solitario e alla conversazione fatta con il Re. Non sorvolai niente. Ero arrabbiata con me stessa, furiosa con chi stesse giocando con la mia vita e stufa della vita in generale. Non mi ero mai sentita così. Mi asciugai gli occhi e mossi le mani sulla federa del cuscino. Ero così felice di avere finalmente qualcuno che capiva la mia situazione e parlare di tutto quello che mi era successo.
Si spostò dalla sedia al divano e avvolse le braccia intorno alle mie spalle. "Shh andrà tutto bene." Disse facendomi appoggiare al suo petto. "Dimmi perché sei scappata. C'è stato qualcosa di specifico che ti ha fatta entrare in azione?"
Non pensando a questo proposito, risposi immediatamente. "Ho visto la rissa."
Rhoda mise il broncio. "Oh cara, ho pregato ogni giorno- pregato Dio che non fosse questo il motivo." Lei mi abbracciò strettamente, dondolando leggermente.
"C-ci sono altri motivi per cui fuggire?" Soffocai fuori, ritornando con i miei pensieri ossessivi. Immagini di impronte e lividi sulla mia pelle mi invasero il cervello e non riuscii più a trattenere le lacrime.
"No, certo che no. Harry non è così duro con altre persone che non siano i suoi soldati. Non tratterà mai una signora in questo modo." Mi rassicurò immediatamente, presa alla sprovvista delle mie supposizioni. Perché rimaneva sorpresa? Non aveva visto il suo sfogo violento?
"Cosa ne farà di me allora? Non ne parla molto." Mi chiesi ad alta voce. "Odio essere lasciata al buio." La guardai nervosamente mentre si prendeva un po' di tempo per rispondere, giocherellando con l'orlo della camicia.
"Non posso dirlo per certo cara. Forse cerca di mantenere un basso profilo per un paio di giorni. Chi lo sa, ha così tanti pensieri per la testa che potrebbe dimenticarsene."
Le mie labbra si incurvarono in un piccolo, sorriso speranzoso. "Sarebbe un sogno che si avvera."
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