Chapter 13
"George Walter?" Potevo sentire il mio cuore battere selvaggiamente nelle mie orecchie, in seguito, avevamo scoperto che quell'uomo non aveva nulla. A quanto pareva, la sua famiglia era una dei tanti gruppi della nostra società che odiava essere rinchiusa in un determinato regno con regole severe, cosi se ne andarono per guadagnarsi da vivere in periferia. Prima di unirsi a noi, aveva fatto parte di un'organizzazione chiamata Tranquility insieme ai membri della sua famiglia.
Oltretutto molto diversamente dal loro bel titolo, quella stessa organizzazione usava il terrorismo nel perseguimento di obiettivi politici; bruciavano edifici, iniziavano frenetiche manifestazioni e marce di protesta, facevano irruzione nelle istituzioni e usavano armi contro altri. Soprattutto, Tranquility andava dopo Serentile ed era contro il loro modo di regnare. Serentile aveva avuto un ricco monarca spietato, che ben presto si era stancato delle loro continue proteste e li eliminò, spazzando via ogni singolo membro all'infuori di George, che in qualche modo era riuscito a fuggire.
Ovviamente, padre sapeva che era un ex membro della Tranquility, perciò non l'avrebbe mai assunto per quel lavoro.
Uscii dalla mia trance a causa di una profonda, voce roca. "Vedo che sei a conoscenza del passato di questo burlone."
Presi un respiro - ricordando a me stessa di respirare - e rapidamente risposi. "Lo conosco."
"E volevate ancora mandarlo in questa missione?" Si chiese ad alta voce, inalando un respiro e facendolo uscire dalle labbra. Questo lo faceva divertire?
"L'abbiamo scoperto dopo che ci avrebbe lasciato, non ci vuole un genio." Alzai gli occhi al cielo, sentendomi improvvisamente irritata da tutto questo calvario. Forse fu la presenza di George Walter - del quale non ero mai stata affezionata - o il giovane re che continuava a fare domande, qualunque cosa fosse mi diede un senso di coraggio per cercare di farmi uscire da questa situazione.
"Non alzare gli occhi con me. Mai." Tutto il mio spirito combattivo svanì quando il suo respiro mi colpì l'orecchio.
Mi ritrassi al suono della sua voce, facendo un passo alla mia destra. Il mio cuore era come se stesse per scoppiare sul mio petto, ero senza fiato dalla sua improvvisa vicinanza. Odiavo ciò, l'odiavo assolutamente. Ero indifesa, totalmente fuori controllo contro quest'uomo.
"Non so cosa tuo padre gli ha chiesto di fare, ma chiaramente, il tuo collega qui sembra avere un'idea diversa." Percepii gli occhi affaticati di Walter aprirsi di poco fino a incontrare brevemente il mio sguardo prima di fissare il re, dell'odio immediatamente colorò la sua anima. Si diffuse in tutto il suo intero sistema, arrestando tutti gli altri sentimenti. Era chiaro che lo disprezzava così tanto che era diventato il centro della sua vita e dedito a lui come persona, dominando ogni sua azione.
Guardando questo uomo, non potetti fare a meno di credere che padre aveva commesso un madornale errore. George Walter era un uomo distrutto - dopo aver perso tutta la sua famiglia ad una battaglia - aveva delle motivazioni vendicative che avrebbe sorvolato la morte per realizzarle. E come la famiglia reale, era un nostro unico dovere trattenerlo, mostrandogli un altro modo e condurlo alla salvezza.
"Solo un piccolo consiglio; si suppone che le spie debbano tenere un profilo basso, fottuto pezzo di merda." Harry Styles continuò, la sua voce era priva di emozioni.
Quest'uomo non era una spia, pensai tra me e me. Non fraintendetemi, appoggiavo padre con tutte le mie forze. Era uno di quei genitori che ti teneva tra le braccia finché non avresti sentito le vertigini. Ricopriva di attenzioni me e mia sorella e ciò gonfiava il nostro ego, ma, era anche una persona fiera, rigorosa, disciplinata ogni volta fosse necessario. Provavo ancora della stima verso di lui, ognuno faceva scelte sbagliate nella vita. Ero d'accordo con il detto "nessuno è perfetto."
Soltanto che dopo aver fatto un errore, si doveva pagare per esso. Era facile riprendersi da alcuni errori, ma se avevi imbrogliato in grande stile, il prezzo sarebbe stato più grande. E perciò mi chiesi, era per questo che mi trovavo qui, per prima cosa?
"È per questo che sono qui? Mi stai tenendo in ostaggio per persuadere mio padre e accidentalmente far entrare un ribelle nel tuo regno?" Piegai la testa di lato per guardarlo, l'aura oscura del luogo quasi mi fece cedere, ma no, dovevo andare in fondo. Per quanto spaventoso era.
Il suo sguardo scattò sul mio, della furia iniziò a bruciare nei suoi occhi socchiusi alla mia domanda. Perché tutto ad un tratto era arrabbiato? I suoi sbalzi d'umore mi facevano davvero spaventare, non sapevo mai cosa aspettarmi.
"Non te l'ho già detto il motivo per cui sei qui? Tuo padre attacca, io prendo qualcosa di suo. Semplice."
Sbattei i piedi per la frustrazione. "Perché avrebbe dovuto farlo? Lui voleva la pace!"
Si strinse nelle spalle, le labbra si inclinarono in giù. "Me ne sbatto. Forse la pace non era così vicina al suo cuore, dopo tutto."
Una smorfia profonda mi coprì la faccia. Non poteva essere vero. Sin da quando mi ricordavo, i miei genitori mi avevano insegnato che la violenza non era mai la risposta. Tutto quello che padre aveva fatto, l'aveva fatto per una ragione. In nessun modo avrebbe attacco senza averne una, soprattutto quando la mia vita era attaccata ad un filo.
"Mio padre non è un uomo di guerra, lui la odia."
"Non potresti saperlo." Si leccò le labbra prima di fare un passo più vicino a me, e dovetti combattere la voglia di farne uno indietro. Sapeva già che oramai ero fuori dalla mia zona comfort, non dovevo dargli il piacere di vedermi in uno stato più debole.
"Conosco mio padre." Nonostante la mia rabbia crescente, la mia voce venne fuori piuttosto calma e fiduciosa, è ne fui grata.
"Allora perché sei qui?"
"Perché mi ci hai portato tu, duh." Gli sparai uno sguardo aguzzo, sentendo il bisogno di alzare nuovamente gli occhi.
"E perché dovrei tenerti senza una ragione? Per avere un'altra bocca da sfamare?" Le sue narici si gonfiarono, facendomi capire che stavo camminando sul ghiaccio sottile. "Non fare la furbetta con me."
Stavo per rispondere quando sgarbatamente mi interruppe. "Sai cosa, non sei stata gettata qui a causa del minimo rispetto che ho per tuo padre. Non spingermi però a farlo, perché potresti finire peggio di questo tizio con il tuo atteggiamento." Le sue mani si chiusero a pugno e si accovacciò in avanti, sfidandomi a fare un'altra osservazione, cosa che non feci.
Non sapevi come avresti reagito in tali situazioni finché non ti saresti imbattuta in una. E oggi, ero orgogliosa di dire che avevo imparato qualcosa su me stessa. La paura mi poteva sopraffare, ma si dissipava più velocemente e si trasformava in rabbia valente. Credo fermamente che il disprezzo possa essere dominato, e il re di Serentile era un'enorme maniaco del controllo. Solo Dio sapeva come tutto questo sarebbe finito.
"Ora sparisci dalla mia vista. La cena sarà portata nella tua camera tra un'ora." Si fece spazio verso di me per passare, e improvvisamente ritornai a respirare.
Diedi a George Walter un ultimo sguardo comprensivo prima di andare via. Sentivo come se il mio ultimo briciolo di dignità fosse andato giù per lo scarico. Normalmente non ascoltavo nessuno, soprattutto quando usavano un tale linguaggio grezzo con me.
I vantaggi di essere una prigioniera.
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Non ho voglia di ripassare 9 capitoli per domani ):
Comunque emhemh, se volete (e se vi piace la storia) vi va di suggerire a una vostra amica questa storia? Mi farebbe davvero piacere farla conoscere ad altre persone, perché secondo me merita molto e potrebbe piacere a molte altre persone, chissà
Parlando del capitolo,
Secondo voi Harry dice la verità riguardo al padre di Melody oppure è tanto per dire?
Melody avrà capito finalmente di dover fare la good girl o ne combinerà un'altra? rido
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