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Chapter 12

  

Tutti noi costruivamo muri per proteggere noi stessi dal pericolo che altre persone ci causavano. Tutti noi avevamo bisogno di protezione, anche se eri un cantante famoso che non aveva paura di esprimere le proprie opinioni, o un adolescente che aveva appena iniziato a scoprire ciò che la vita aveva in serbo; il mio punto era, a tutti noi capitava di imbatterci in situazioni dove bisognava stare in piedi da soli.

Nel mio caso, ero in una situazione in cui avevo bisogno di mantenere il mio alto muro di mattoni e anche per molto. Un compito che suonava così semplice, ma in realtà era una seccatura estremamente grande. Venni scortata in un piccolo veicolo, il mio sguardo immediatamente vagò per la finestra. Mr. Styles era accanto a me, il suono urlante della porta si urtò dietro di lui, informandomi della sua rabbia crescente. Mi guardai le ginocchia tremanti mentre Gemma seguiva Niall a malincuore nelle stalle, prendendo entrambi i cavalli con lei. Le assicurai che sarei stata bene e sapeva meglio di me che era meglio non interferire così da portare suo fratello alla conclusione.

Mi avrebbe comunque punita in un modo o nell'altro, ne ero sicura. Non avevo bisogno anche di drammi familiari sulla mia coscienza.

Il giovane re non disse una parola mentre ci muovemmo nel veicolo, e nemmeno io quando osservai le chiazze di verde, circondati dai più bei fiori viola, le quali erano a loro volta circondate da piccole piante gialle. Gli alberi bonsai erano in una fila perfetta, l'edera cascava sui loro tronchi, e i viticci crescevano in ogni direzione.

Questo posto era stupendamente ipnotizzante. Nella mia bolla di euforia, non avevo dato nessuno sguardo adeguato alle piante e al sottobosco che circondava il palazzo di Serentile. Ma in quel momento, quando il silenzio ci avvolse, potevo accomodarmi e ammirare la bellezza che fioriva proprio davanti ai miei occhi.

Come si poteva essere così crudeli quando si era circondati da tanta bellezza? Gli lanciai uno sguardo irritato, e lo vidi appoggiato alla portiera dell'auto, il viso voltato per osservare il tutto con un'espressione solenne. La vena gonfia del suo collo mi trasmise un brivido tagliente giù per il mio corpo e distolsi lo sguardo prima che mi cogliesse a fissarlo. Il silenzio nell'aria sembrava così forte, quasi assordante.

I miei pensieri vennero spinti da parte da una porta che si spalancò, rivelando un'altra guarda dalla faccia da poker.

Avrei seriamente voluto prenderli a schiaffi per cacciare via quella espressione dai loro volti, era come se non ci fosse un'anima dietro le loro caratteristiche, una nuvola di fumo nero prendeva il loro posto.

Improvvisante venni colta da dietro, delle braccia forti avvolsero aggressivamente la mia vita. Il mio respiro mi tremò in gola quando cercai di fuggire dalla sua presa, in fretta tirai delle gomitate per fargli rilasciare la presa.

"Smettila fottutamente di muoverti."

Piagnucolai quando il mio corpo venne nuovamente tirato indietro contro il suo, impedendomi di scappare.

"Va via, sporca anima crudele. Lasciami andare!" Respirai in modo irregolare, cercando di non far fuoriuscire il panico dalla mia voce. Sicuramente, se avesse saputo che ero spaventata, ne avrebbe approfittato.

Tutto sembrava andare a rallentatore, il mio braccio sferzò fino all'inguine di Harry Styles, facendogli perdere istintivamente la presa su di me. Tuttavia, la mia libertà fu di breve durata, mentre si lanciò in avanti, afferrandomi delle ciocche di capelli e cominciando a tirarmi nel palazzo.

Lasciai andare fuori un grido, le mie gambe calciarono, le mie mani cercarono di fargli rilasciare la presa dai miei capelli. Il mio cuoio capelluto stava bruciando al suo tocco, ma le sue mani erano spietate - le teneva strette e inflessibili. 

Tra la mia massa filamentosa di capelli e il respiro pesante, fui in grado di vedere una rampa di scale, avvolta nell'oscurità davanti a noi. Era chiaro per me che quelle scale non erano per l'occhio del pubblico - probabilmente vi sareste persi se non avreste guardato più da vicino. Mi costrinse a scendere le scale, mi stava praticamente strappando i capelli mentre mi concentravo a rimanere in piedi. Il panico mi travolse, così come l'odio per quella persona. Chi gli aveva dato il diritto di...sminuirmi così.

Le lacrime che avevo provato disperatamente a trattenere mi offuscarono la vista - ma come potevate incolparmi! Ero stata brutalmente estratta da un uomo tre volte le vostre dimensioni il quale era difficile smuovere.

Un forte urlo di dolore sfuggì dalle mie labbra quando mi trascinò attraverso il pavimento e verso una grande porta di legno. Trasalii quando il suo stivale da combattimento venne in contatto con la porta, si aprì con un calcio e trascinò il mio corpo palpitante dentro, strappandomi i capelli quando lo fece.

Mi spinse da qualche parte nella stanza, e sbriciolai a terra, stringendomi il mio scalpo bruciante.

Le lacrime di agonia mi macchiarono le guance, il dolore era accecante e brusco. Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia.

Volevo solo andare a casa, non ero al sicuro qui. Alcune persone bruciavano di adrenalina, più era estrema, meglio era. Io invece, mi distinsi da quel detto. Il pericolo non mi attirava, mi allontanava. Avrei fatto del mio meglio per evitare il pericolo, un compito che sembrava tristemente impossibile al momento.

Qualcuno si accovacciò davanti a me, e non riuscii ad alzare la testa. Delle ciocche disordinate cascavano flosce davanti al mio viso, mentre ansimavo. Faceva davvero male essere trascinata per i capelli.

Come osava!

"Non sei così coraggiosa adesso, vero?" La persona disse stridendo.

Non avevo mai odiato qualcuno prima, ma dedussi che c'era una prima volta per tutto.

"Sei assolutamente disgustoso." Gli sputai in faccia, asciugandomi le lacrime traditrici che erano riuscite a scivolare dalla mia protezione, con il dorso della mano.

"Melody." Ignorò la mia osservazione, senza nessun briciolo di dolore nella sua voce. Era semplicemente privo di emozioni. Senza cuore. "Guardami."

I miei occhi contenevano una freddezza  che mai avevano tenuto prima mente lentamente alzai lo sguardo per essere soddisfatta da un paio di occhi scuri color smeraldo, guardandolo attraverso le mie ciglia spesse.

Tenemmo soltanto un contatto visivo per un momento. I suoi occhi erano socchiusi, rigidi, freddi. Il suo sguardo letale era doloroso e penetrante, come se stesse cercando di farmi a pezzi con una sorta di laser.

"Dal momento che ti sembra di fare quel cazzo che vuoi...è ora di dare spettacolo." La sua voce era bassa, inviandomi brividi mortali su tutto il mio corpo. Sentivo il suo respiro morbido di fronte a me; rimanendo calmo e costante.

"Ora alzati, voglio farti vedere qualcosa." Disse severamente, alzandosi rapidamente, i suoi stivali neri erano di fronte a me. Sapevo che dovevo obbedire, così cercai di tornare sui miei piedi traballanti. Deglutii la sgradevole sensazione in gola, cercando di tenere in piedi qualunque forza interiore che mi era rimasta.

I miei occhi esaminarono ciò che mi circondava con una rapida occhiata; alla ricerca di qualsiasi motivo per cui mi avrebbe portata qui. Si udì un urlo soffocato e il mio cuore immediatamente si schiantò contro il mio petto. Il mio respiro era forte e pesante mentre notai una figura legata a una sedia, il terrore e l'orrore era in eruzione dentro di me.

C'era un uomo intorno all'età di trent'anni, delimitato alla fuga. La sua bocca era sigillata da un bavaglio, i capelli imbrattati di sangue scuro. La sua pelle era terribilmente pallida e cosparsa da lividi viola. I suoi occhi erano gonfi e a malapena riuscivano a rimanere aperti, del sangue scivolava lungo la sua mascella. Il suo naso era dirottato e allineato in un angolo strano, i vestiti strappati e puzzolenti.

Voltai le spalle al diavolo in persona alla vista di un uomo picchiato, della simpatia riempii i miei sensi. Quello che era iniziato come una contorsione del mio stomaco si trasformò in un sentimento di essere soffocata da una mano invisibile. Quest'uomo era terribilmente familiare.

"Riesci a riconoscere l'anima gentile che abbiamo qui, Melody?" Sentii il re spietato chinarsi per sussurrarmi in un orecchio, il sarcasmo gocciolava da ogni sua parola.

Sì, era spietato, terribilmente crudele.
Strizzai gli occhi verso di lui perdendomi in pensieri profondi, cercando di ricordare l'ultima volta che avevo incontrato questo uomo e in quali circostanze. La sua espressione era vuota, come una tela bianca, facendomi capire che si era già arreso.

Quell'uomo era sfinito. Stanco di provare.

"Ti darò una mano." Continuò, girandosi verso di me lentamente - come se lui fosse lo squalo e io la barca. "Quest'uomo è stato catturato a spiare il mio regno." Sputò le parole come se fossero veleno.

I miei occhi si illuminarono di riconoscimento, la mente tornò alla deriva di una notte di tempesta di più o meno tre mesi fa.

*flashback*

Ero seduta su una sedia scolpita dalla quercia, gioielli e metalli decorativi formavano un paio di braccia. Le mie gambe erano incrociate e lo sguardo in avanti, impostato sulla folla davanti a me, sorrisi ampiamente alla simpatia degli sguardi rivolti verso di me con entusiasmo.

Non mi piacevano particolarmente le sale del trono, a volte mi sarebbe piaciuto chiedere a mio padre come riusciva ad affrontare con tutta questa noia delle persone che sembravano cruciali. A partire da ora, non ero obbligata partecipare a tali riunioni su base regolare, circa due riunioni al mese minimo potevano bastare.

Usavamo principalmente questa sala per tenere concili e ascoltare la nostra gente, regalando omaggi e premi onorevoli solitamente al personale militare o altri che avevano fatto qualcosa di importante per il futuro di Ellenia.

Un silenzioso uomo di mezza età si avvicinò, i suoi grandi stivali facevano un rumore ritmico contro il pavimento in legno. In un primo momento i suoi occhi erano espressi verso il basso. Sembrava rendersi conto improvvisamente che stava per essergli concesso il permesso di parlare, così alzò la testa. L'uomo aveva dei luminosi occhi marroni, una leggera barba intonacava il suo mento mentre si fermò di fronte a noi. Dai suoi vestiti marrone chiaro, potevo dedurre che fosse un contadino.

"Vostra Maestà, Vostra Altezza." Notò, inchinandosi. Quando gli venne chiesto come potevamo essergli di aiuto, rispose con fermezza. "Mi piacerebbe entrare nel rango."

"Siamo spiacenti, ma non stiamo cercando più personale al momento." Guardai mio padre mentre egli lo congedò, le mani appoggiate tranquillamente accanto a lui.

L'uomo scosse la testa con forza, come se far parte dell'equipaggio personale non gli era nemmeno passata per la mente. Dallo sguardo nei suoi occhi, l'idea sembrava completamente spiritosa per lui.

"Oh no, mi permetta di correggere me stesso. Mi piacerebbe servire nella forza di difesa." L'uomo dichiarò con sicurezza. C'era una serietà in lui che mi innervosiva.

Potevo quasi sentire l'interesse svegliarsi in mio padre, il suo corpo si raddrizzò sulla sedia.

"Il dipartimento di riservatezza ha bisogno di una nuova persona." Padre sollevò un sopracciglio.

"Sembra perfetto, Vostra Maestà." L'uomo chinò la testa con entusiasmo, riprendendo l'offerta.

"Devo chiarire che le cose con cui avrai a che fare sono molto riservate, un malinteso verbale e potresti essere gettato in prigione. Così saresti disposto di rischiare la vita per questo paese, rispettando tutte le regole?" Padre chiese solennemente, le labbra increspate e le sopracciglia abbassate mentre batteva le dita contro la poltrona. Ero stupita dal fatto che cercasse di immaginare questo tizio come un soldato top secret. 

"Positivo."

Ciò mi sorprese un po'. Anche i nostri migliori agenti e spie avrebbero dovuto pensare ad una simile offerta - una decisione del genere probabilmente avrebbe cambiato la sua vita, ero certa che padre gli avrebbe dato volentieri una settimana per dormici sopra.

Non si rendeva conto delle conseguenza della sua risposta affrettata?

L'umore delle persone nella stanza si fece allegro, un tumulto di applausi schioccarono alla sua risposta sicura. I miei occhi guizzarono prontamente verso di lui, vedendo un ampio sorriso giocare sul suo volto al tifo della folla.

Stavo per aprire la bocca quando padre mi prese la mano, silenziosamente mi disse di passarci sopra per adesso. Non riuscii a sopprimere lo sbuffo di fastidio che scappò dalle mie labbra quando mi accasciai sulla sedia, assicurandomi che mio padre si fosse reso conto che non ero contenta di com'era finito.

"Al vostro servizio." Chinò il collo prima di girare i tacchi e correre via mentre cercai di mascherare il cipiglio sul mio volto.

*end of flashback*

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SORPRESA SORPRESA! Non vi aspettavate un aggiornamento così veloce eh? 😈

Comunque per i prossimi dovrete avere pazienza, perché la roba da studiare aumenta sempre di più.

Qualcuno di voi sa come inserire le gif dal telefono? O almeno se si può fare ecco.

Un bacio, miei tesori x

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