Otto marzo
Otto marzo.
Ti dicono auguri.
Ti dicono viva la donna.
Ti dicono che la donna è speciale.
Ti dicono che la donna non si tocca.
Ti dicono che la donna va rispettata.
Ti dicono che la donna è preziosa.
Ti dicono che senza la donna il mondo non sarebbe lo stesso.
Ti dicono che le donne si accarezzano con amore, solo amore.
Ti dicono.
Dicono.
Eppure io mi guardo intorno ogni giorno.
E gli auguri detti oggi suonano come quelle convezioni che per abitudine ripeti ogni giorno.
Il "viva le donne" è come quel "ciao come stai?" di cui a nessuno importa la risposta.
La donna è speciale. Eppure troppe volte viene trattata come fosse niente.
La donna non si tocca. Mai. Eppure troppe mani lo fanno ogni giorno.
La donna va rispettata. Eppure ci sono insulti che la colpiscono ogni giorno.
La donna è preziosa. Eppure troppe volte ci si comporta come se valore non ne avesse.
Il mondo senza la donna non sarebbe lo stesso, eppure ogni giorno qualcuno si sente in diritto di dimostrarci il contrario.
Le donne si amano, eppure troppe volte il dolore è il protagonista, non l'amore.
E allora non servono gli auguri.
Non servono gli slogan.
Non serve dirci che siamo speciali, che non andiamo toccate se non con i fiori, che andiamo rispettate, che siamo preziose, che dobbiamo essere amate.
Non serve l'ipocrisia di un giorno a ricordarlo.
Non serve.
L' amore serve.
Allora non farci gli auguri.
Non dire parole vuote.
Ma amaci.
Di un amore vero.
Quello che amata ti ci fa sentire davvero.
E non dirmi che esiste un solo giorno per farlo.
I giorni sono trecentosessantacinque.
Usali tutti.
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