Ogni tanto ci ripenso.
A quando ero piccola.
Alla bimba biondo cenere con gli occhi marroni che ero.
A quella che guardava il mondo sentendosi troppo piccola rispetto alla sua finita grandezza.
A quella che pedalava fino a perdere il fiato.
A quella a cui piaceva sentire il vento accarezzarle le guance.
A quella che la pioggia è bella da sentire sulla pelle.
A quella che non si spiegava perché il sole anneggasse nel mare ma stava zitta a guardarla la meraviglia di un incontro che non si sapeva spiegare.
A quella che i pomeriggi con gli amici erano sempre troppo corti.
A quella bimba che credeva un giorno, da grande, l'avrebbe incontrato un amore indimenticabile.
A quella bimba che un po' timida ed impacciata a volte si sentiva sola.
A quella bimba paffutella che presa in giro vedeva solo il brutto e non il bello di non essere come gli altri.
A quella bimba che pensava che essere diversa l'avrebbe aiutata.
A quella bimba che con le cuffiette alle orecchie, a volte, sognava di esserlo già grande.
Ogni tanto ci ripenso.
A quando ero piccola.
A quella bimba.
E adesso che grande lo sono davvero.
Glielo vorrei dire che sentirsi soli, a volte, è il prezzo da pagare per essere certi di avere accanto chi a te ci tiene davvero e che se qualcuno va via è giusto lasciarlo andare. Per te. Non per gli altri.
Glielo vorrei dire che nelle prese in giro ci deve vedere il bello di non essere come gli altri, mai il brutto.
Glielo vorrei dire che essere diversi da sé stessi non aiuta, nessuno cambia per te, non cambiare mai per nessuno. Solo per te, mai per gli altri. Essere sé stessi è il più bel regalo che possiamo farci.
Glielo vorrei dire di mettersi le cuffie alle orecchie e di sognare, ma non di essere già grande, ma solo di essere felice.
Glielo vorrei dire che il brutto poi scivola via.
Perché è polvere.
Solo polvere.
Purtroppo presente.
Ma sottile.
Fastidiosa.
Invisibile.
Polvere.