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Zabini's Atelier





Pansy Parkinson prese un profondo respiro e aprì la porta del negozio.

Le sue narici vennero subito invase dal forte profumo da uomo di cui Blaise faceva un uso spropositato, poi gli occhi scuri della ragazza studiarono le pareti di un azzurro pastello, chiedendosi quando Blaise avesse avuto tempo di ritinteggiare tutto.

Il suo sguardo venne catturato da un paio di manichini della nuova stagione, i cui abiti erano stravagantemente adorabili, o almeno era così che Pansy definiva la maggior parte dei modelli disegnati dal suo amante.

Pansy Parkinson era più nervosa del giorno prima, quando si era presentata nell'ufficio di Malfoy per ottenere le sue riviste babbane. Considerando il bagno rilassante della sera prima e la tranquilla lettura di alcuni articoli di gossip quella mattina, Pansy avrebbe dovuto essere serena e accomodante. Sfortunatamente così non era.

Draco Malfoy avrebbe commentato, con il suo tipico tatto inesistente, che la sua amica aveva il ciclo, ed era per questo che risultava insopportabile. Peccato che così non fosse; Pansy non aveva le mestruazioni quel giorno.

Il motivo, per cui si trovava nell'Atelier del suo amante, a Pansy era in parte sconosciuto.

Sapeva di aver bisogno di vederlo e di parlargli, ma non aveva messo in conto di farlo quel giorno. Eppure era lì, circondata da manichini danzanti e dal profumo preferito di Blaise Zabini, profumo che lei conosceva fin troppo bene, dato che più volte ne erano rimasti impregnati i suoi vestiti, le sue lenzuola e la sua pelle.

Pansy Parkinson aveva messo in conto di parlare con Blaise durante il weekend, così da prendersi il venerdì pomeriggio per abbozzare il suo prossimo articolo per Strega Moderna e poi andare alla sua lezione di pilates.

Invece era venerdì pomeriggio e lei si trovava nell'Atelier di Zabini.

Osservò il suo riflesso nello specchio più vicino e constatò di aveva un aspetto orribile, tutta colpa del poco sonno di quella notte e del pessimo prodotto per nascondere le occhiaie che aveva deciso di utilizzare quella mattina; doveva assolutamente comprarne uno migliore.

Un rumore alla sua sinistra la distrasse e, voltandosi, si trovò a pochi metri il proprietario del negozio.

Blaise Zabini quel giorno indossava una camicia color salmone con il collo alla coreana, sulla quale erano disegnati in nero dei fiori stilizzati, dei pantaloni eleganti bianchi e ai piedi aveva dei calzini azzurri con nuvolette bianche.

«Pan, che bella sorpresa!», disse il ragazzo, percorrendo la breve distanza tra di loro in pochi silenziosi passi: «Stavo giusto pensando a te».

Blaise strinse la ragazza in un abbraccio, mentre lei lo salutava con un: «Hey», poco convinto.

Pansy, che si era trattenuta fino a quel momento dal fare domande, non riuscì a resistere oltre e, sciogliendo l'abbraccio, chiese: «Dove sono finite le tue scarpe?»

Il ragazzo abbassò lo sguardo, osservando le sue calze azzurre con le nuvole bianche e scrollò le spalle: «Le ho tolte prima mentre lavoravo a dei nuovi disegni», disse, poi sorrise: «Devo essermi dimenticato di rimetterle».

Pansy non sembrò stupita da quel racconto e annuì, persa nei suoi pensieri: «Stai ancora lavorando ai gioielli?», gli chiese, dirigendosi verso il suo studio.

«Sì, continuo ad essere molto ispirato», disse, mostrandole gli anelli che portava alle dita, mentre la seguiva.

Lo studio di Blaise era molto spazioso e ordinato, una parte era piena di manichini non incantati, sui quali pendevano abiti incompleti o che erano stati scartati in fase di produzione, un ampio tavolo in legno era invaso da fogli e progetti di abiti e gioielli, mentre in un angolo si trovava il calderone, uno degli ultimi oggetti acquistati da Zabini, che il ragazzo utilizzava per fondere l'oro o l'argento, che gli serviva per i suoi capolavori d'oreficeria.

Pansy si fermò accanto alla scrivania ad osservare con sguardo serio alcune bozze, ma la sua mente era da tutt'altra parte.

Quello di cui doveva parlare con Blaise era molto importante e necessitava di essere detto al più presto, peccato che le mancassero le parole. Erano già due giorni che voleva parlare con il suo amante, ma ogni volta non trovava il coraggio, oppure veniva interrotta da qualcuno o qualcosa.

Le mani di Zabini si appoggiarono sulle sue spalle e iniziarono a massaggiarla con movimenti precisi, che ben presto la fecero sospirare dal piacere.

«Sei molto tesa, Pan», disse lui, facendo scorrere le mani lungo la schiena della ragazza, fermandosi all'altezza dei fianchi: «Penso di sapere di cosa hai bisogno», aggiunse, premendo le labbra sotto l'orecchio della ragazza.

«E di cosa avrei bisogno?», chiese lei, appoggiando la nuca contro la spalla di Blaise.

«Di un orgasmo», sussurrò lui contro l'orecchio della ragazza, portando entrambe le mani sull'orlo della gonna a sigaretta che indossava Pansy.

Blaise le sollevò la gonna fino a quando fu completamente raccolta sui fianchi della ragazza e le sue mutande in mostra.

«Vuoi farlo sulla scrivania?», le chiese, voltandola in modo da poterla guardare in volto.

Pansy, con i capelli leggermente scarmigliati e le guance arrossate dal desiderio, annuì: «La scrivania va benissimo».

Nell'arco di pochi minuti i pantaloni di Blaise erano a terra in un mucchio indistinto di stoffa bianca, così come le sue mutande e quelle di Pansy.

Non era la prima volta che Zabini utilizzava impropriamente il proprio studio e probabilmente non sarebbe stata nemmeno l'ultima.

Alcuni fogli volarono a terra quando il ragazzo aiutò Pansy a sedersi sulla scrivania e le allargava le gambe, così da potercisi posizionare in mezzo.

«Non hai chiuso il negozio», gli fece notare lei, tra un bacio e l'altro, mentre lui le stuzzicava con gesti esperti il clitoride.

«Non ti eccita la possibilità di essere scoperti da qualche ignaro cliente?», le chiese lui, mordendole il capezzolo turgido attraverso la camicetta semi aperta.

«Basta preliminari», disse lei, allacciando le gambe intorno ai fianchi del ragazzo spingendo la propria intimità contro quella di lui: «Dobbiamo fare in fretta, prima che entri qualcuno».

Blaise non se lo fece ripetere e si prodigò subito ad accontentare la richiesta di Pansy.

Ancora una volta, Pansy si trovò a pensare di essere una codarda e di avere probabilmente un problema di libido.

Era mai possibile che ogni volta che Blaise le si avvicinava lei provasse l'insostenibile desiderio di saltargli addosso?

Era mai possibile che ogni volta che andava da lui per parlargli seriamente non ci riusciva?

Ben presto i pensieri coerenti vennero messi da parte e Pansy e Blaise si dedicarono l'uno al piacere dell'altra.

Per loro fortuna, la sveltina fu abbastanza veloce da permettere a entrambi di venire poco prima che Hermione Granger e Ginevra Weasley s'incontrassero di fronte all'Atelier di Zabini.

I due amanti si stavano giusto rivestendo e Pansy aveva sulla punta della lingua le parole importanti che aveva bisogno di dire a Blaise, quando la porta del negozio si aprì e un leggero campanello trillò nello studio di Zabini, per avvisare della presenza di clienti nell'atelier.

«Vieni a cena da me questa sera?», chiese Zabini, aiutando la ragazza ad abbassare la gonna a sigaretta sulle gambe nude.

Pansy annuì in un primo momento, poi scosse la testa, ricordandosi di avere un lavoro e dei termini da rispettare: «Devo scrivere un articolo questa sera, la scadenza è domani mattina».

«Vieni domani sera allora», disse lui, baciandola brevemente sulle labbra.

«Va bene», acconsentì Pansy alla fine, dirigendosi verso la porta che dava sul negozio, prima di aprirla si voltò Blaise alle sue spalle e aggiunse: «Magari dovresti accogliere i clienti con le scarpe», aggiunse, osservando i calzini azzurri con le nuvole ai piedi del ragazzo.

Zabini sorrise, pizzicandole il fianco: «Non ti preoccupare, gli affari andrebbero alla grande anche se servissi i clienti in mutande».

Pansy sollevò gli occhi al cielo: «Questo perché sei un bel ragazzo e la maggior parte della clientela è composta da donne», gli fece notare, con la mano ancora sulla maniglia della porta.

Blaise le diede un bacio a stampo e le fece l'occhiolino: «Non fare la gelosa, Pan, lo sai che il mio cuore ti appartiene».

Pansy aprì la porta indispettita; lei non aveva mai detto di essere gelosa e la supposizione di Blaise l'aveva innervosita più di quanto le sarebbe piaciuto. Appena mise piede nel negozio i suoi occhi si posarono sulle figure leggermente spaesate di Ginevra Weasley e Hermione Granger, la smorfia sulle sue labbra si accentuò.

«Ma che bella sorpresa», disse Blaise alle spalle di Pansy, osservando con un sorriso genuino le due ex Grifondoro: «Non pensavo saresti tornata così presto, Granger... e hai portato un'amica. Come stai Weasley?»

«Ci vediamo domani sera», disse Pansy, salutando co un veloce gesto della mano Blaise, prima di mostrare un sorriso di circostanza alle due ragazze di fronte a lei: «Granger, Weasley».

«Parkinson», la salutarono all'unisono le due ex Grifondoro, osservandola uscire dal negozio con passo deciso.

«Zabini, siamo qua per chiederti se saresti interessato a disegnare un vestito da sposa per il matrimonio di Ginny», disse Hermione, distogliendo per prima lo sguardo dalla schiena di Pansy, per portare gli occhi sul proprietario del locale.

Fu in quel momento che Hermione si rese conto dei piedi scalzi di Zabini e delle calze azzurre con nuvole bianche che indossava, un sorriso confuso le si formò sulle labbra, ma decise di non dire niente.

«Sono più che interessato, penso di essere l'uomo giusto per voi», rispose l'ex Serpeverde, sorridendo: «Hai già un'idea di come vorresti l'abito?»

Ginevra annuì: «È tutto qua dentro», disse indicandosi con l'indice la tempia.

«Ottimo, allora perché non vieni nel mio studio e ci occupiamo di buttare giù una prima bozza del modello?», disse, mostrando con un ampio gesto del braccio la strada.

Hermione seguì Blaise e Ginevra verso lo studio, ma venne bloccata sulla porta da Zabini: «Cosa credi di fare, Granger?»

Hermione, con la fronte aggrottata, incrociò le braccia al petto: «Entrare a dare una mano», disse, constatando l'ovvio.

Zabini scosse lentamente la testa, continuando a sorridere, accondiscendente, come se si fosse trovato di fronte ad una bambina capricciosa: «Non c'è bisogno, mi basta la presenza di Weasley».

Hermione schiuse la bocca, pronta a protestare, ma Zabini le posò l'indice sulle labbra: «Sshh. Perché non provi il completo che ti ho suggerito l'altro giorno e qualsiasi altra cosa sia di tuo gradimento? Sarò da te a consigliarti in men che non si dica», disse, indicando con un gesto vago della mano i manichini danzanti

Ginny le fece un cenno di saluto, poi la porta dello studio si chiuse ed Hermione si ritrovò da sola.

Aveva sperato che l'uscita con Ginevra potesse essere abbastanza stimolante da farle pensare a qualsiasi cosa, tranne la recente rottura con Ronald o i sentimenti confusi che provava ogni volta che Draco Malfoy le era accanto.

E invece si trovava da sola con i suoi pensieri, circondata da manichini vestiti meglio di lei.

Rassegnata, si diresse verso il completo che Zabini le aveva proposto di provare la prima volta che aveva messo piede in quell'Atelier.

Osservò rapita la camicia bianca con le maniche a sbuffo e, senza pensare a quanti stipendi avrebbe dovuto sganciare per poterla portare a casa, decise di provarla.

Con un veloce incantesimo denudò il manichino, che continuò a passeggiare per la stanza come se niente fosse e seguì il cartello dorato che indicava i camerini.

Incapace di pensare a qualcosa di diverso, Hermione finì col pensare alla giornata che era appena trascorsa, da quando aveva rischiato di farsi beccare da Malfoy, mentre si stava masturbando, alla pausa pranzo che era sfociata in conversazioni che avevano finito col metterla a disagio.

Hermione non riusciva a capire il comportamento di Malfoy, o meglio, lo capiva fino a un certo punto.

Era palese che ci stesse provando con lei, ormai Hermione non aveva più motivo di credere diversamente. Quando Draco le aveva ricordato del loro primo bacio poche ore prima, l'aveva fatto con il chiaro intento di riportarle alla mente i momenti che avevano condiviso durante il sesto anno: i baci, il sesso...

Hermione sospirò pesantemente, mentre si spogliava nei camerini puliti dalle pareti color panna, nascosta da occhi indiscreti grazie ad una pesante tenda color Borgogna.

Eppure Hermione non capiva: perché provarci con lei quando Malfoy era fidanzato con un'altra?

La camicia con le maniche a sbuffo era di un tessuto che pareva impalpabile, incredibilmente sottile e morbido. Indossandola Hermione si sentì avvolgere da un leggero profumo di lavanda e si sentì immediatamente fresca e rilassata.

Non ci voleva un genio per capire che Zabini aveva impregnato gli abiti di qualche pozione o incantesimo, che permettesse al cliente di sentirsi incredibilmente a proprio agio.

Eppure, Hermione era certa che avrebbe amato quella camicia e quei pantaloni a palazzo anche se non fossero stati incantati.

Scostò la tenda, per osservare il proprio riflesso nell'enorme specchio, che riempiva la parete parallela ai camerini e un sorriso soddisfatto le illuminò le labbra.

Non era una grande appassionata di shopping e di solito preferiva la comodità all'eleganza, ma quei pantaloni e quella camicia, per quando semplici, le fecero desiderare di spendere anche tutti i propri risparmi, pur di poterli comprare.

Un rumore di passi alla sua sinistra la fece voltare.

Draco Malfoy, a pochi metri da lei, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni scuri la osservava stupito.

Draco aveva da poco ricevuto un biglietto di Blaise che gli chiedeva di passare da lui in negozio per una questione importante, quando era arrivato però aveva trovato la porta dello studio chiusa e un cartello incantato che gli intimava di non disturbare l'estro creativo.

Non era la prima volta che Zabini gli chiedeva di passare e poi lo faceva aspettare qualche minuto, quindi aveva iniziato a passeggiare per il negozio senza meta.

Era così che aveva trovato Hermione Granger, più bella che mai, con addosso uno degli outfit creati da Blaise.

«Ciao», spezzò il silenzio lui, rimanendo però a distanza; non si fidava di se stesso in quel momento, non quando tutto quello che avrebbe voluto fare era raggiungere Hermione e baciarla.

«Ciao», disse lei, lisciandosi nervosamente la camicetta: «Sono qua con Ginevra, lei e Zabini sono nello studio a parlare di abiti da sposa... io a quanto pare non posso partecipare».

Fu in quel momento che Draco si chiese se Zabini avesse davvero bisogno di lui, o l'avesse attirato nell'Atelier con quella scusa, proprio per fargli incontrare Hermione.

«Ora si spiega il cartello sulla porta dello studio», disse Draco, scuotendo leggermente la testa: «Quando Zabini crea, nessuno lo può disturbare».

«Già», confermò Hermione, spostando lo sguardo sullo specchio di fronte a lei, solo in quel momento si ricordò che indossava ancora la camicia e i pantaloni più comodi ed eleganti che avesse mai provato.

«Ti sta molto bene», disse Draco, facendo arrossire vistosamente la ragazza.

Hermione sorrise: «Grazie, ma non credo di avere abbastanza soldi nel mio conto alla Grincott per potermelo permettere».

«È un vero peccato», disse Draco, abbassando lo sguardo.

Quello che Malfoy avrebbe voluto dire in realtà era: «Te lo compro io, Granger», ma era certo che lei non avrebbe mai accettato e che, anzi, si sarebbe potuta offendere di fronte alla sua ostentata ricchezza, ecco perché si era morso la lingua e non aveva detto nulla.

«Sarà meglio che vada a cambiarmi», disse Hermione, tornando nel camerino.

Mentre Draco Malfoy pensava a un modo per invitare a cena la Granger senza sembrare troppo disperato o assillante, Hermione si spogliava e tutto quello a cui riusciva a pensare era a quanto desiderasse che Draco Malfoy irrompesse nel suo camerino e la baciasse.

Il sogno ad occhi aperti di Hermione non si avverò e, una volta uscita, usò un veloce incantesimo per riportare l'outfit che aveva appena indossato al suo posto, ossia sul corpo dell'unico manichino nudo del negozio.

Non sapendo quanto ancora avrebbe dovuto aspettare la sua migliore amica, Hermione decise di sedersi su una delle due poltroncine che si trovavano appena fuori dai camerini.

Malfoy la raggiunse, sedendosi accanto a lei.

«Hai impegni questa sera?», le chiese Draco, senza pensarci, osservando il profilo della ragazza.

Le spalle di Hermione si irrigidirono appena, ma cercò di non lasciar trapelare il nervosismo mentre scuoteva la testa, portando i suoi occhi sul volto di Malfoy: «Non credo, non so cosa vuole fare Ginny dopo».

Malfoy annuì distrattamente, poi affondò nuovamente le mani nelle tasche dei pantaloni scuri: «E domani sera?», chiese, dicendo addio alla sua speranza di non sembrare disperato.

«Ho come l'impressione che tu voglia invitarmi a uscire, Malfoy», disse lei, sorridendo appena, allentando con quelle parole un po' della tensione tra di loro.

«Davvero? Non capisco come tu abbia fatto a giungere a una tale conclusione».

Hermione sorrise apertamente e Draco si ricordò perché amasse tanto quel sorriso.

«Domani sera non ho impegni», disse, Hermione, mordendosi il labbro inferiore: «Vuoi andare a bere un tè?»

Malfoy scosse il capo, divertito: «No, pensavo a qualcosa di diverso».

«A cosa?», chiese curiosa Hermione, spostando leggermente il capo verso di lui.

«È una sorpresa», disse lui, sorridendo: «Ti piacerà».

Hermione sollevò un sopracciglio: «Come fai ad esserne tanto sicuro?»

Fu in quel momento, quando Hermione accavallò le gambe e provò il forte impulso di sporgersi ulteriormente verso di lui, che si rese conto di quello che stavano facendo: stavano flirtando.

«Tu fidati e basta», disse lui, passandosi una mano tra i capelli fini: «Vestiti casual e non cenare, verrò a prenderti per le sette e mezza».

«Come fai a venirmi a prendere se non conosci il mio indirizzo?», chiese lei, mettendo da parte i sensi di colpa che provava in quel momento. Si era lasciata il giorno prima con Ronald e già aveva un appuntamento con un uomo. E non un uomo qualsiasi, ma Draco Malfoy, il suo ex amante.

«Questo potrebbe effettivamente essere un problema, ti toccherà darmi il tuo indirizzo», disse Draco, le guance gli facevano male da quanto sorrideva in quel momento.

«Vivo in un quartiere babbano, Malfoy, non vorrei mai che qualcuno ti o ci vedesse smaterializzare, anche perché poi dovresti occupartene tu, in quanto esperto Obliviatore», gli fece notare Hermione, scrollando le spalle.

«C'è un'unica soluzione allora», disse Draco, sospirando: «Dovrò darti il mio indirizzo».

Hermione fece una piccola smorfia: «Se intendi Villa Malfoy, penso di ricordarmi dove si trova».

«Non vivo più con mia madre, Granger», disse lui, seriamente, abbassando lo sguardo: «Troppi brutti ricordi».

Hermione non disse niente e si limitò ad aprire la propria borsa del lavoro e ad estrarre un foglio bianco e una matita, porgendoli al ragazzo: «In tal caso, ecco qua».

Malfoy segnò in pochi secondi l'indirizzo del proprio appartamento, poi restituì foglio e matita alla ragazza.

In quel momento la porta dello studio di Zabini si aprì e ne uscì una raggiante Ginevra Weasley: «Hermione, avrò il vestito più stupendo di sempre!», disse emozionata, correndo incontro all'amica.

Ginny iniziò subito a descrivere a grandi linee quello che sarebbe stato il suo futuro abito da sposa, mentre Hermione raccoglieva le sue cose e cercava di stare dietro al fiume di parole dell'amica.

Zabini intanto, appoggiato allo stipite della porta del suo studio, aveva un'espressione soddisfatta in volto.

«Grazie ancora di tutto, appena avrai qualcosa di pronto mandami un gufo, Zabini!», disse Ginevra, prendendo a braccetto l'amica.

«Oh, Malfoy», disse la giovane Weasley, quando si rese conto della presenza del biondo.

Per qualche secondo ci fu della tensione nell'aria, ma Hermione si premurò subito di allentarla: «Io e Malfoy condividiamo l'ufficio da qualche giorno, non te l'ho detto?»

Ginevra aggrottò la fronte: «Non mi sembra», disse, rilassando leggermente le spalle tese; vedere Malfoy in giro le riportava sempre alla mente brutti ricordi e vecchi pregiudizi tornavano a oscurarle la mente.

«Beh, Malfoy, mi ha fatto piacere vederti, ci vediamo poi lunedì al lavoro», disse Hermione, trascinando verso l'uscita la sua amica: «Arrivederci, Zabini!»

Una volta che le due ragazze furono scomparse tra la gente che affollava Diagon Alley, Zabini si sedette sulla poltrona accanto a Draco, osservando la sua espressione pensierosa.

«Vedo che hai ricevuto il mio messaggio», gli disse, giocherellando con uno degli anelli che aveva al dito: «Ho creato questi oggi», aggiunse, aprendo la mano di fronte al viso dell'amico: «Ti piacciono?»

Malfoy mise da parte i suoi pensieri e dubbi, soprattutto la vocina nella sua testa che si chiedeva perché Hermione, poco prima, sembrava essersi vergognata di avere un qualche tipo di rapporto con lui, anche se solo lavorativo, e mise a fuoco gli anelli che Zabini indossava.

«Non male», disse, poi notò cosa aveva Blaise ai piedi e scoppiò a ridere: «Hai ancora quelle calze? Te le ho regalate per scherzo... quando? Due Natali fa?»

«Sì, e ti ricordi cosa mi hai scritto nel biglietto?»

«Certo, ti ho scritto che eri un elfo libero e che non avevi più bisogno di starmi appiccicato», disse Malfoy, sorridendo orgoglioso al ricordo dell'espressione confusa di Zabini quando aveva aperto quel regalo.

«Beh, amico, oggi mi sentivo un elfo libero, quindi sono venuto al lavoro senza scarpe».

Draco, ancora sorridente, scosse fintamente sconsolato il capo: «Sei unico, Blaise».

«Lo so».





***

Buon pomeriggio popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine del decimo capitolo di questa storia! Sì, siamo già al decimo, anche io non riesco a crederci.

Or dunque, in questo capitolo succedono un bel po' di cose e penso di avere qualche domanda per voi:

Cosa dovrà dire di così importante Pansy a Blaise?

Come andrà l'uscita di Draco ed Hermione?

Ma soprattutto: quanto sono belli i calzini di Blaise da 1 a 394?

Spero che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale e in caso doveste avere domande, chiedetemi pure!

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi su Instragram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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