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Cena alla Tana





Hermione Granger, con indosso un vestito blu, che le era stato regalato da Ginny l'anno prima, bussò alla porta d'ingresso della Tana, sistemandosi un'ultima volta, con un gesto nervoso, una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Fu la signora Weasley ad accoglierla in casa, inglobandola in un abbraccio materno che quasi la commosse.

«Oh, cara, sono così felice di vederti!»

Hermione sbirciò oltre la spalla di Molly e s'irrigidì, notando numerosi occhi puntati su di sé.

C'era ovviamente il signor Weasley, che le sorrideva con affetto e si stava avvicinando per liberarla dalla stretta mortale della moglie, poi c'erano George con al fianco Angelina, Ginny con Harry, Percy con Audrey, la quale sfoggiava un pancione che Hermione era certa non ci fosse l'ultima volta che si erano viste, a Natale, Bill con la bellissima Fleur, tra le braccia della quale c'era la piccola Victoire.

Gli occhi di Hermione si fissarono in quelli chiari di Ronald e, prima che lui potesse distogliere lo sguardo, la ragazza poté leggervi chiaramente il senso di colpa e l'imbarazzo.

Era stato il suo ex ragazzo a farle credere che alla cena fossero stati invitati solo loro due, invece alla Tana era presente l'intera famiglia Weasley quella sera.

Hermione rifletté che quell'imprevisto poteva essere sfruttata a suo vantaggio: con così tante persone presenti, Molly avrebbe avuto meno tempo da dedicare a lei e Ron, il che avrebbe portato a meno domande scomode a cui dover rispondere.

Il lato negativo era che avrebbe dovuto recitare la parte della fidanzatina innamorata di fronte a più spettatori di quanti avesse pensato inizialmente, ma era convinta di potercela fare senza troppi problemi.

«Hermione, cara, sei incantevole!», disse Molly, una volta che la liberò dall'abbraccio ed ebbe effettivamente la possibilità di osservare l'aspetto della ragazza: «Il blu ti dona».

Dopo l'estenuante giro di baci e abbracci e saluti e cenni del capo, Hermione si trovò accanto a Ronald, appoggiata alla patere della sala da pranzo. Il ragazzo le diede un bacio sulla guancia, e le sussurrò appena un grazie all'orecchio, prima di raggiungere Harry e iniziare a discutere di lavoro.

Hermione si sentì leggermente più tranquilla, rispetto a come si era sentita quando aveva — poco prima, una volta entrata nella Tana — lasciato vagare lo sguardo e si offrì di dare una mano alla signora Weasley in cucina.

Nell'arco di pochi secondi Hermione si trovò con Victoire tra le braccia, mentre Fleur si affrettava verso il bagno, e Audrey e il suo enorme pancione accanto a sé.

«Congratulazioni, a che mese sei?», chiese Hermione, nel tentativo di fare conversazione con la moglie di Percy.

«Settimo».

Hermione sorrise e posò gli occhi su Victoire, che stava giocando con una ciocca dei suoi ricci.

Prima che potesse lamentarsi e dirle di smetterla, la bambina venne presa tra le braccia di George, che se la mise in spalle e iniziò a portarla in giro per la cucina e la sala da pranzo, facendola ridere di gusto.

Hermione sospirò, si guardò intorno e le sembrò quasi di sentirsi soffocare in quel piccolo ambiente, circondata dalla famiglia a cui aveva voltato le spalle, quando aveva lasciato Ronald.

Le sembrava ingiusto trovarsi lì, si sentiva un'intrusa che godeva del calore di un affetto che non meritava più.

«Ho scelto proprio bene! Questo vestito ti sta d'incanto», disse Ginny, affiancandola e porgendole un bicchiere di quello che Hermione scoprì essere idromele.

«Grazie», la riccia abbassò lo sguardo sul proprio corpo, fasciato in quel tubino blu e pensò a Draco; era certa che quell'abito sarebbe piaciuto molto anche a lui.

«Come vanno i preparativi per le nozze?»

Fu certa di aver scelto il giusto argomento di conversazione, quando il viso di Ginny s'illuminò e le parole iniziarono a sgorgare, implacabili e infinite, dalle sue labbra.

«Sono stata da Zabini per vedere come procede l'abito e devo dire di essere a dir poco innamorata, non vedo l'ora che sia terminato per fartelo vedere! Comunque sono sempre più convinta che Zabini sia pazzo, sono abbastanza certa di aver visto un cocomero in una culla, l'ultima volta che sono stata nel suo studio...»

Hermione sorrise divertita; Draco le aveva parlato di Cocomero e di quanto l'amico fosse ossessionato da quel finto bambino.

«Sono certa che tu abbia visto bene, Zabini è a dir poco stravagante», disse Hermione, certa che Blaise Zabini avrebbe considerato un grande complimento, un commento simile.

«Stravagante, ma geniale», aggiunse Ginny, prima di lanciarsi nel racconto di come fosse dovuta andare di persona, tre volte, dal fioraio che aveva scelto per le nozze, per ricordare al proprietario tutti i dettagli, dato che l'uomo, un signore molto anziano, aveva problemi d'udito e ogni volta sembrava capire male e portarle campioni di bouquet sbagliati.

«A tavola!»

Il richiamo della signora Weasley, distolse Ginny dal suo racconto, portandola a dirigersi con passo spedito verso il tavolo imbandito.

Ci fu un momento di confusione, poi, quando tutti gli invitati riuscirono a trovare il loro posto a tavola, Molly arrivò con il pasticcio di carne, le patate arrosto, il fish pie e il pudding dello Yorkshire.

Iniziarono a mangiare nel più completo silenzio, poi Harry e Ron, ai lati di Hermione, tornarono a discutere di lavoro, tra un boccone e l'altro, Molly chiese a Ginny del matrimonio e a Audrey della gravidanza, Arthur domandò a George come andasse il lavoro e Angelina iniziò a chiacchierare con Fleur.

Mentre soffiava sulla porzione di fish pie che si era servita, Hermione si sentì in pace e si alienò, per qualche minuto, dalle conversazioni che la circondavano.

Si chiese come si sarebbe sentito Draco, se l'avesse invitato ad una cena simile, probabilmente non sarebbe stato a suo agio in un primo momento, ma più ci pensava, più riusciva figurarsi Draco parlare dei suoi recenti acquisti nel mondo babbano con il signor Weasley e congratularsi con Molly per il pasticcio di carne, mentre dondolava Victoire sulle gambe, facendola ridere.

Era talmente affascinata da quell'immagine, che ci mise qualche secondo di troppo a voltarsi verso Harry, che le stava sussurrato all'orecchio: «Visto che le cose con Ron si sono sistemate? Sapevo che la vostra rottura non sarebbe durata».

Hermione sorrise appena e borbottò un poco convinto: «Già», prima di tornare al proprio pasto.

Ascoltò distrattamente le conversazioni intorno a lei, rise quando George raccontò una barzelletta e si fece seria quando Harry raccontò della recente missione in Cina.

Per tutto il tempo, non riuscì a togliersi di dosso la sensazione di essere un'intrusa, sentimento che si amplificò, quando Molly decise di concentrare tutta la sua attenzione su lei e Ronald.

«Sono molto arrabbiata con te, Ronald Bilius Weasley! Quando hai intenzione di rendere la tua mamma molto felice e fare di Hermione una donna onesta, eh? Non capisco voi giovani, che andate a convivere prima del matrimonio!»

Hermione aveva sentito più volte quel discorso, circa tre o quattro volte l'anno, da quando lei e Ron avevano iniziato a vivere insieme. Aveva sempre trovato un modo per tergiversare, inventando scuse; una volta aveva ricordato a Molly che i suoi genitori erano ancora da qualche parte in Australia e che lei ci teneva ad averli con sé il giorno delle sue nozze, un'altra volta aveva parlato del lavoro, di quanto tenesse sia lei che Ronald molto impegnati, un'altra ancora aveva detto di voler mettere prima da parte qualche soldo, così da poter organizzare la cerimonia dei suoi sogni.

Quella sera, Hermione aveva la scusa perfetta, ma aveva fatto una promessa e non poteva usarla, quindi si morse la lingua e scrollò le spalle, lanciando un'occhiata al su ex ragazzo, che sembrava incapace di formulare una frase di senso compiuto.

«Oh, Molly, siamo ancora giovani, abbiamo tempo», disse alla fine Hermione, prima di prendere un boccone di fish pie e sorridere: «Devo farti i complimenti: questa sera è tutto delizioso!»

«Tempo? Oh, cara, il tempo vola e prima che tu te ne renda conto il momento è passato e non tornerà più. Perché non sposarvi con Ginny e Harry? Non sarebbe meraviglioso?», propose mamma Weasley, un sorriso radioso in volto, mentre osservava la reazione di sua figlia.

«Non so se è fattibile...», disse Ginny, spostando lo sguardo pensieroso su Hermione: «Però potremmo provarci».

Hermione scosse il capo; non avrebbe mai privato la sua migliore amica del magico giorno, che stava organizzando da tanto tempo ormai: «No, quello è il tuo giorno, Ginny, non mi sognerei mai di rubartelo».

Ginevra sembrò sollevata nell'udire la risposta dell'amica, ma Molly non sembrava voler desistere: «Hermione, cara, ma cosa vai dicendo? Non ruberesti nulla! Non sarebbe grandioso condividere il giorno più importante con Harry e Ginny?»

Hermione Granger con gli occhi sbarrati dal terrore iniziò a scuotere il capo, incerta su come rispondere per non dare un dispiacere a Molly. Ronald al suo fianco, rosso in viso, sembrava aver perso la parola e Harry, bianco come un cencio, sembrava a sua volta incerto su come reagire all'insistenza di Molly.

«Certo, mamma, ma se non vuole non puoi costringerla. Stiamo parlando del suo e del mio matrimonio, non del tuo», disse Ginevra piccata, osservando con sguardo torvo sua madre.

Molly fece una smorfia delusa e scrollò le spalle: «Lo so, però... Una madre non può che sognare la felicità per i suoi figli ed è evidente che Hermione rende felice il mio Ron. Tutto quello che vorrei è che ufficializzassero la loro relazione...»

Hermione, scombussolata, si rese conto di non poter rimanere in quella stanza, dove troppe paia di occhi erano fissi su di lei, un minuto di più.

Farfugliando delle scuse, si alzò e si diresse verso la porta d'ingresso, ignorando gli sguardi apprensivi degli altri ospiti.

Una volta in cortile prese un profondo respiro e cercò di calmare il battito impazzito del suo cuore e l'ansia che le opprimeva il petto.

Hermione sapeva fin dall'inizio che partecipare a quella cena non sarebbe stata una buona idea, e si malediceva per aver dato retta a Ronald e aver acconsentito a recitare quell'assurda parte.

Per quanto amasse ogni membro della famiglia Weasley, non era più una di loro, e in fondo, forse, non lo era mai veramente stata.

Aveva amato Ronald, o meglio: aveva creduto di amarlo e si era aggrappata a quell'illusione, tanto che aveva finito col convincersene.

Ma lei e Ronald non erano compatibili e avrebbe dovuto ringraziare Draco, per averle permesso di aprire gli occhi e vedere la realtà dei fatti.

«Hermione, stai bene?»

Ron si trovava sulla porta e tirava nervosamente le maniche del proprio maglione, mentre osservava la sua ex ragazza camminare confusamente in giardino.

«Ti sembra che io stia bene, Ronald?»

Hermione sbottò e si sentì per qualche secondo in colpa per il tono di voce brusco che le era sfuggito, poi si ricordò che era colpa del ragazzo — che, a pochi passi da lei, sembrava volersi sotterrare piuttosto che parlarle — se si trovava in quell'assurda situazione e il senso si colpa svanì.

«Mi dispiace per mamma, lo sai com'è fatta».

Hermione non rispose e continuò ad andare avanti indietro, irrequieta.

«Però forse ha ragione, forse se ci spossassimo smetteremmo di litigare tanto».

Hermione si bloccò e guardò Ronald, studiando i suoi lineamenti per cercare di capire se credesse davvero in ciò che aveva appena detto, poi scoppiò a ridere.

«Non puoi essere serio», disse tra uno scoppio di risa e l'altro, portandosi una mano al fianco, che aveva cominciato a farle male.

«Perché no? Io ti amo, tu mi ami. Potremmo tornare insieme e sistemare le cose e magari sposarci in autunno».

L'ilarità scomparve con la stessa velocità con cui era apparsa ed Hermione si sentì all'improvviso molto stanca.

«No», disse semplicemente, portandosi le mani sulle braccia, per scaldarsi dal vento freddo che si era alzato col calare del sole.

«No cosa?», chiese lui, spazientito, incapace di decifrare l'espressione sul volto della ragazza.

Hermione sollevò lo sguardo al cielo e ammirò per qualche instante la bellezza delle stelle in quello sfondo nero, poi prese un profondo respiro e rispose: «No, non torneremo insieme e no, non ci sposeremo in autunno».

«Perché no? Di cosa hai paura?»

«Paura? Io non ho paura, Ron. Vorrei ricordarti che sei tu quello che ha paura. Sei tu che sei venuto a chiedermi di recitare questa sera e fingermi ancora la tua ragazza di fronte alla tua famiglia, quindi non dare a me della codarda, quando non sei stato nemmeno in grado di dire ai tuoi genitori che io e te non stiamo più insieme».

«Miseriaccia, non l'ho fatto per paura, pensavo che questa serata potesse farti cambiare idea, ok?»

Hermione rimase senza parole a fissare il volto arrossato di Ronald, dove le lentiggini sembravano tante piccole ferite aperte.

«Pensavo che passare la serata con me e la mia famiglia potesse farti ricordare gli anni passati insieme... Speravo che potesse tornare tutto come prima».

Hermione aprì la bocca, pronta a parlare, poi la richiuse, rendendosi conto di non sapere bene cosa dire di fronte alla confessione di Ronald.

«Io non capisco, ok? Io ti amo, tu mi ami, perché non siamo felici?»

«Perché non ci amiamo abbastanza», disse Hermione, abbassando per qualche secondo lo sguardo, triste, prima di tornare ad osservare gli occhi limpidi di Ronald: «Ti voglio bene, tu e Harry sarete per sempre i miei migliori amici e questa casa sarà sempre un luogo a cui penso con affetto, ma io e te non siamo fatti per stare insieme, Ronald».

«Stronzate! Sei la donna della mia vita e io...»

Hermione scosse il capo: «No, Ron, non siamo fatti l'uno per l'altra. Ci siamo aggrappati l'uno all'altra in un momento di difficoltà, perché ci sentivamo soli e avevamo bisogno di un appoggio, di un luogo sicuro dove rifugiarci, ma non siamo destinati a stare insieme per sempre».

«Come fai ad esserne tanto certa?»

Hermione si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo, incerta se confessare a Ronald ogni cosa, compresa la sua relazione con Draco Malfoy.

«Non mi ami più quindi?»

«No, l'amore che provo per te non è tipo di amore che intendi tu, Ron».

Il rosso scosse il capo e la tristezza venne sostituita dal dolore, poi dalla rabbia: «C'è un altro? Sei innamorata di un altro?»

Hermione sospirò e si passò le mani sul viso, prima di tornare a sfregarsi le braccia per non patire troppo il freddo della notte: «Se anche fosse? Cosa cambierebbe?»

Ron sbarrò gli occhi e osservò Hermione come se fosse stata la prima volta che la vedeva: «Stai con un altro!? Chi è? Da quanto va avanti? Lo conosco? Non sarà quel Robert o Micheal che lavora con te?!»

Hermione, che non conosceva nessun Robert o Micheal, aggrottò la fronte, confusa, ma decise di limitarsi a scuotere la testa, prima di rispondere: «Non penso che la mia vita privata sia più affar tuo, Ronald».

«Miseriaccia, Hermione, dimmi chi è!»

Fu in quel momento che un movimento alle spalle di Ronald, fece notare ad Hermione i volti pallidi dei parenti del suo ex ragazzo, che osservavano la scena dalla finestra, con gli occhi sbarrati e le bocche socchiuse, dalle quali uscivano sussurri, che Hermione non riusciva a sentire.

«Non ti devo nessuna spiegazione, Ron. Comunque, se è questo che ti preoccupa: no, non ti ho mai tradito. Ora, se non ti dispiace, sono stanca di dare spettacolo, penso che tornerò a casa. Ringrazia i tuoi genitori per la cena e salutami gli altri. Stammi bene, Ronald».

Con quella parole, Hermione estrasse la bacchetta dalla tasca nascosta, che si trovava nella manica del vestito, e si smaterializzò a Diagon Alley.

Senza rendersene quasi conto raggiunse il palazzo dove si trovava l'appartamento di Malfoy e suonò il campanello. Quando non le rispose nessuno si ricordò che Draco doveva essere ancora a cena da Zabini e si lasciò cogliere dallo sconforto.

Incerta su come agire, estrasse dalla piccola borsa a tracolla il suo cellulare e chiamò il suo ragazzo.

Draco Malfoy, con in braccio Cocomero, stava ascoltando con scetticismo il racconto di Blaise, che si vantava di essere il migliore al corso che lui e Pansy avevano iniziato a frequentare, per prepararsi a diventare genitori.

«Sono il più veloce a cambiare pannolini, il migliore nel far fare il ruttino ai bambolotti e, ovviamente, sono quello che si veste meglio».

Pansy sollevò gli occhi al cielo: «Ed è anche il più modesto del corso», disse, facendo scoppiare a ridere il biondo.

Quando iniziò a squillare il cellulare di Draco, Cocomero si svegliò e Blaise accorse per riprendere il bambino, mentre Pansy si guardava confusa intorno, non capendo da dove provenisse quel suono.

Appena Draco rispose al telefono, tutto quello che Parkinson riuscì a dire fu: «Che diavoleria babbana è mai quella?», prima che Blaise le affidasse Cocomero e si sporgesse per origliare la conversazione di Draco.

«Ciao, Hermione, stai bene?»

Blaise lanciò un'occhiata allusiva a Pansy, alla quale la ragazza rispose con un sorrisetto divertito: Blaise e i pettegolezzi sarebbero sempre stati una coppia inseparabile.

«Ti raggiungo, dove sei?»

Zabini aggrottò le sopracciglia, pronto a far notare all'amico, che la cena non era ancora finita, quando Draco si voltò verso di lui e gli chiese: «Hermione potrebbe venire qua?»

Blaise ci rifletté per qualche secondo, poi scrollò le spalle e acconsentì, impaziente di poter studiare con attenzione il modo in cui il suo migliore amico e la sua nuova ragazza si sarebbero comportati.

Cinque minuti dopo, quando squillò il campanello, fu il padrone di casa, seguito da Draco Malfoy, ad aprire la porta d'ingresso.

Blaise accolse un'agitata Hermione Granger con educazione e ammirazione, affascinato dal modo impeccabile in cui le stava l'abito blu che indossava.

«Buonasera, Zabini, mi dispiace imporre la mia presenza, ma avevo bisogno di...»

Blaise la abbracciò, cogliendo alla sprovvista la ragazza, che impiegò qualche secondo prima di rispondere all'inaspettato gesto d'affetto.

«Non oso immaginare come possa essere passare la serata in una casa piena di Weasley, sei al sicuro ora», disse il moro, sorridendole affabilmente, prima di chiudere la porta di casa e di urlare ad Otto, il suo elfo domestico, di aggiungere un altro posto a tavola.

Hermione, confusa da quelle parole, si avvicinò a Draco, che le posò un braccio sulle spalle e le diede un bacio sulla guancia, sussurrandole all'orecchio: «Lascialo perdere, è convinto che i Weasley non abbiano buon gusto e che quindi casa loro deve essere poco piacevole alla vista e all'olfatto».

Hermione sorrise, divertita da quell'assurda idea, e si lasciò condurre da Draco verso la sala da pranzo, felice di trovarsi con lui, tra le sue braccia, avvolta dal suo profumo.

Diversamente da quanto Hermione Granger aveva temuto, prima di entrare in quella dimora sconosciuta, non si sentiva a disagio e Pansy e Blaise non fecero nulla per turbarla.

Fu interessante trascorrere del tempo con i migliori amici di Draco; Hermione si trovò ben presto a ridere di gusto, nell'assistere ai battibecchi dei due, e a godersi il dessert, una torta a base di datteri e caramello, servita con crema alla vaniglia.

Draco non si allontanò mai dal suo fianco, accertandosi che stesse bene e che la situazione non fosse troppo da sopportare per lei, dopo la disastrosa cena a casa Weasley.

Quando Cocomero si svegliò, pretendendo l'attenzione di Blaise, Hermione non commentò l'assurdità della scena, limitandosi a congratularsi con Otto, che in quel momento stava sparecchiando, per il dessert.

Pansy Parkinson non parlò della sua gravidanza ed Hermione non fece domande scomode, limitandosi a parlare di lavoro e altri argomenti leggeri, come il tempo e il prezzo sempre in aumento della metropolvere.

A fine serata, quando Hermione si scusò un attimo per andare in bagno, Blaise ne approfittò per dire all'amico, che la Granger, malgrado tutto, era una ragazza piacevole con cui passare il tempo e per questo approvava la loro unione. Pansy si limitò ad annuire, ma Draco era abbastanza certo di aver visto un sorriso sulle sue labbra, segno che la fredda Parkinson era davvero felice per lui.

Draco ed Hermione si smaterializzarono nell'appartamento di Malfoy, appena Blaise disse loro di aver bisogno di andare a letto presto per il proprio sonno di bellezza.

L'ex Serpeverde si fece raccontare tutto quello che era successo a casa Weasley, di fronte a una fumante tisana calda, mentre erano entrambi accoccolati sul divano.

Hermione si sfogò, condividendo con Draco il nervosismo, la rabbia e l'imbarazzo che aveva provato e Malfoy si trattenne dal commentare, limitandosi ad ascoltare ogni parola, poi mise da parte la tisana e la abbracciò.

E per Hermione fu strano sentirsi a casa circondata da quelle braccia, strano e dolce allo stesso tempo. Tanto strano e tanto dolce, che avrebbe voluto scoppiare a piangere.





***

Buonsalve popolo di Wattpad!

Eccoci alla fine del venticinquesimo capitolo, che spero vivamente vi sia piaciuto!

Hermione affronta la temuta cena alla Tana, che si rivela essere particolarmente disastrosa, per poi concludere la serata con Draco, il quale la ascolta e le sta vicino.

Cosa ve ne pare? La storia sta continuando a piacervi? Cosa pensate che succederà nei prossimi capitoli?

Spero che abbiate tempo e voglia di farmelo sapere!

Secondo un mio recente calcolo, non manca molto alla fine della storia, penso che arriverò ad un totale di trenta capitoli circa, non ne sono certa al 100%, ma ve lo inizio a dire per prepararvi psicologicamente.

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp, e nel caso voleste offrirmi un simbolico caffè, per supportare il mio lavoro, trovate il link alla mia pagina Ko-fi nella bio.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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