Promessa
Dire che i due eroi avevano passato la notte insonni era un eufemismo: Marinette infatti non aveva fatto altro che preoccuparsi della perdita dei Miraculous e dello sconto imminente, Adrien invece non riusciva ancora ad accettare la doppia identità del padre e il segreto del cugino: come era possibile che fosse un senti-essere e chi l'aveva creato? Amelie, il suo marito o addirittura uno dei suoi genitori? E poi, come avevano fatto a impossessarsi dei gioielli? Il libro fu rinvenuto durante un viaggio in Tibet, o almeno così aveva detto suo padre, forse anche i due monili magici. Ma si poteva veramente fidare delle sue parole o era anche quella una sua menzogna?
Ormai non sapeva più in cosa credere e incominciava a dubitare di molte cose.
Plagg lo guardava, cercando a volte di rincuorarlo, altre rimanendo a osservarlo in silenzio, non aveva la più pallida idea di cosa fare per aiutarlo.
Il giorno seguente i due eroi si erano incontrati per discutere del piano.
Alla fine avevano concordato di fare un'imboscata la sera stessa: sarebbero entrati di nascosto nella villa e introdotti nel covo. Poi, quando lo stilista sarebbe entrato nel covo, lo avrebbero attaccato all'improvviso e disarmato. Era abbastanza semplice, ma a parer loro efficace.
Il sole era calato e le tenebre avevano già avvolto la città. Stranamente, Papillombre non aveva ancora fatto nulla, esclusa la scenata del giorno precedente, ma forse stava solo testando i suoi poteri prima di mettersi all'opera.
Adrien aveva controllato che suo padre fosse già andato nella sua stanza, poi si era trasformato e incontrato con Ladybug sul tetto della villa. Lei, ignara del suo precedente controllo, aveva mandato un piccolo sentimostro che controllasse il loro avversario. Poi, si erano introdotti nella villa.
Il quadro di Emilie Agreste brillava sotto la fioca luce della torcia usata dalla corvina per vedere davanti a sé e non inciampare, infatti, sebbene il compagno potesse tranquillamente vantare una visione perfetta al buio, lei non era in grado di muovere neanche un passo senza rischiare di sbattere contro qualcosa.
Silenziosamente e con un gesto rapido, Adrien individuò i pulsanti di cui aveva parlato Felix e li premette: come predetto dall'inglese, parte del pavimento si mosse, scoprendo una piccola cavità rotonda che portava a passaggio altrettanto stretto.
L'ascensore aveva delle pareti trasparenti che permettevano di vedere all'esterno e i due eroi furono meravigliati da ciò che videro: un'enorme spazio si apriva sotto i loro occhi, in parte adibita come giardino e in parte occupata da una distesa d'acqua.
Le porte di vetro si aprirono una volta che l'elevatore toccò terra e i due uscirono dalla cabina: vicino a loro, si trovava un tavolino con sopra appoggiati alcuni gioielli.
«M'lady, guarda lì!» Sussurrò il modello entusiasta «Li abbiamo trovati!»
«Prendiamoli prima che lui arrivi.» Decretò lei avvicinandosi al mobile.
Era stato stranamente semplice, constatò il giovane: temeva che la sicurezza del posto fosse più elevata. Anche se avevano utilizzato un sentimostro per disattivare eventuali allarmi, lo stesso che aveva anche controllato lo stilista, era stato troppo facile, non avevano neanche dovuto scassinare la porta dello studio di suo padre. Accidenti, era stato decisamente troppo semplice.
«Cosa significa tutto questo?» Domandò la ragazza stringendo dubbiosa il Miraculous della volpe: più che di metallo, al tatto sembrava plastificato.
Un affermazione alquanto colorita, o almeno fu questo ciò che lei intese dal borbottio del compagno, la interruppe «Il sistema di allarme!» Ansimò il biondo «È una trappola!»
Le pareti della stanza erano colorate di rosso da alcune luci, una sirena suonava continuamente mentre una voce registrata ripeteva in continuazione "Rilevato intruso, sistema di difesa attivato". Alcune armi stavano uscendo da dei vani nei muri ed erano puntate sui due. Erano spacciati. Non lo disse, ma l'altra lo intese dal suo sguardo.
«È tutta colpa mia, non avrei mai dovuto pensare a un piano così stupido.» Davvero aveva creduto che Papillombre avrebbe servito loro la vittoria su un piatto d'argento?
«Non è vero, ti stai di nuovo facendo prendere dal panico. Passeremo anche questa.»
«Vorrei anche io esserne così sicura.» Sciolse la trasformazione di Duusuu per ricaricare il kwami, salvo poi accorgersi dopo che non aveva cibo con sé. Mise quindi al riparo la spilla dentro al suo yo-yo.
«Ladybug, Chat Noir, che piacere vedervi qui.» Li sbeffeggiò una voce maschile «Vedervi cadere così tanto inconsciamente nella mia trappola è per me una grande soddisfazione. Tuttavia sono magnanimo e vi do una possibilità di scelta: consegnatemi i vostri Miraculous subito e sarete salvi, altrimenti me li dovrò procurare io.»
«Mai!» Sibilò il portatore del Gatto nero «Combatterò fino alla fine.»
«Fermo Chat!» mormorò la corvina a un volume talmente basso che quasi lui non la udì «Abbiamo perso...t-anto tanto vale salvarci.» Deglutì, la voce le tremava «Se tanto siamo sconfitti, perché sprecare le nostre vite a combattere?»
«M'lady...» Era terrorizzata e aveva gli occhi pieni di lacrime «Seguirò qualsiasi tua decisione, tranne questa. Sono pronto a tutto.»
«Vuoi farti ammazzare? Moriremo entrambi.»
«Fossi in te, le darei ragione.» Si intromise l'uomo.
«Chat, per favore...» Il suo corpo era scosso da forti brividi e singhiozzi. Per Adrien vederla in quel modo era straziante e cercò di abbracciarla per tirarle su il morale. Era la seconda volta in due giorni che si trovava in una situazione simile, se non si stesse rendendo effettivamente conto dei rischi che stavano correndo? Il suo giudizio era offuscato dall'affetto verso il padre?
«Andrà tutto bene Insettina, te lo giuro, fidati di me. Elaboreremo un piano e usciremo di qui vincitori.» Provò a tranquillizzarla, accarezzandole delicatamente la schiena.
La giovane affondò il viso nel suo collo «Ci serve tempo.» Bisbigliò poi e, sebbene non potesse vedere gli occhi della corvina, il biondo se li immaginò carichi di determinazione. Non sapeva se lei avesse già un piano o me dovesse inventare uno, fatto sta che non poteva darle torto: cercare di convincere il loro nemico di una possibile resa poteva essere una mossa geniale e dovevano sfruttare la cosa il più a lungo possibile.
Dopo qualche secondo gli spasmi della Guardiana diminuirono fino a fermarsi completamente e lei sciolse l'abbraccio, continuando però a tenerlo per le mani e a guardarlo negli occhi.
«Chat, mi avevi promesso che non avresti più fatto cose sconsiderate neanche per salvarmi la vita, non te lo ricordi?»
«M'lady, qui non si tratta della mia vita, ma della nostra sopravvivenza o di quella dell'universo, del suo equilibrio. E se lui distrugge il mondo, noi periremo lo stesso.»
«Non è certo, nessuno ci ha mai provato.»
«E tu vuoi davvero correre il rischio?» Adrien non poteva sapere se le lacrime di prima fossero vere o finte, così come i suoi discorsi, ma poteva essere certo del fatto che lei non avrebbe mai permesso che i due gioielli cadessero nelle mani del super cattivo.
«C'è un limite a quello che possiamo sacrificare, Chat. Un conto è impiegare tutta la nostra vita per qualcosa, un conto è perderla per quello. È una cosa che non permetterò ti accada.» Quello era vero, e il suo cuore non sapeva se gioire per quella manifestazione d'affetto o temere per come lei gli avrebbe evitato il peggio. Perché lei aveva detto "ti accada", e non "ci accada" e lui sapeva benissimo che quando parlava la giovane non diceva cose a caso.
Ladybug sembrava molto indecisa sul da farsi, notò lo stilista «Vi concederò altri cinque minuti per prendere una decisione. Provate ad approfittare della mia clemenza e non avrò alcuna pietà..» Dichiarò Papillombre.
Le luci rosse si spensero. Cinque minuti. Erano salvi per altri cinque minuti. «Cosa facciamo ora? Qual è il tuo piano?»
«Aspettare. Non abbiamo altra soluzione.»
«I tuoi poteri! Forse se tu li usassi otterremmo qualcosa!» La loro strategia non poteva ridursi solo al fargli guadagnare tempo, no?
«Vede ogni nostro singolo movimento. Se ne accorgerebbe e attiverebbe tutta l'armeria.»
«Potrei provare il mio...»
«Siamo troppo in basso, non è detto che troveremmo qualcosa. E tu ti ritrasformesti a breve.» Lo interruppe la corvina.
«Non possiamo stare qui a fare niente!» Forse era tutto un bluff, un giochetto per pianificare qualcosa di grande. Qualcosa che lui non poteva sapere per evitare che anche il padre ne venisse a conoscenza.
«Invece è quello che farai.» Ribatté lei «Non posso lasciarti compiere una pazzia simile.»
«Come credi di ottenere un risultato allora? Il nostro compito è impedirgli di prendere i nostri gioielli a qualsiasi costo. Tu arrenditi pure, ma io resisterò.»
«Io non mi posso arrendere.» dichiarò l'altra «Sono una Guardiana e sono legata a tutti quei gioielli, è mio dovere combattere, non ho altra scelta.»
«E io sono il tuo partner, non ti posso lasciare.»
«Invece dovresti. Si arriva a volte a punti in cui è necessario farlo.» Lo sapeva a cosa si riferiva, non voleva che poi lui si ribellasse agli ordini e alle decisioni di Su Han.
«E perché?» Chiese lo stesso.
«Qualsiasi cosa accadrà, indipendentemente dal fatto che si vinca o meno, il mio destino è segnato. Tu invece sei libero di lasciarti tutto questo alle spalle e avere una vita normale.»
«C-cosa intendi?»
«Dovrò rinunciare al mio ruolo, è certo ormai. Perderò tutti miei ricordi su qualsiasi cosa o persona, compreso te. Sarà come se non avessi mai vissuto fino ad ora, non sarò più io. Ma tu invece... avrai ancora i tuoi cari, la tua memoria, le tue speranze e i tuoi sogni per il futuro. Non posso permetterti di gettarli all'aria.»
Ti sbagli, Insettina, mia madre non c'è più, mio padre è il folle che ci ha rinchiuso qui dentro, gran parte della mia esistenza da un anno a questa parte è stata vivere in una casa più simile a una prigione e l'unico mio desiderio è scappare da qui. Non ho assolutamente niente da perdere, non come te. Anzi, sei tu l'unica che ho paura di perdere. «Ma senza di te la mia vita sarebbe vuota.» Replicò Adrien. Era terrorizzato dall'ipotesi che lei non stesse veramente scherzando e pensasse seriamente di affrontare da sola suo padre. Doveva impedirglielo, a costo di ritrasformarsi davanti al genitore e perdere il Miraculous, anche se questo probabilmente avrebbe significato la perdita di fiducia nei suoi confronti da parte dell'amata e una reclusione infinita in quella villa. Sembrava sincera però nelle sue parole e nei suoi discorsi e il modello realizzò che aveva anche ragione: i Guardiani non le avrebbero consentito di continuare a tenere la Miracle Box. E se quelli fossero davvero stati gli ultimi momenti in cui lei si sarebbe ricordata di lui? L'avrebbe mai rivista o lei gli avrebbe taciuto il suo nome anche allora? E come l'avrebbe ritrovata? Rispetto alla prospettiva che lei perdesse tutti i ricordi di una vita, comprese le avventure con lui, il biondo avrebbe preferito mille volte subire lui stesso il suo destino. Avrebbe accettato persino di non rivederla più, a patto che lei stesse bene.
«Non è vero, di sicuro hai quacun altro, proprio come l'ho io. Anche tu mi mancherai, credo che inconsciamente continuerò a pensarti anche dopo.»
«È un addio questo?» Era certo, quindi? Una parte di lui non voleva saperlo.
«Volevo dirtelo prima che fosse tardi, non so quanto mi rimarrà. Magari Su Han potrebbe permetterti di rimanere portatore.» Sospirò «Non ne sono certa. Ma io...»
«Non lo accetterei lo stesso, non potrei combattere con una diversa da te.»
«Ti converrebbe smettere di pensare a me, non faresti altro che soffrire.»
«Se questo accadesse a me, tu riusciresti a dimenticarmi?»
«No, non ci riuscirei.» Ammise lei «Ma non nego che sarei felice se tu ce la facessi.»
«Allora scappiamo m'lady.» Disse d'impulso.
«E dove? Ci troveranno, la Miracle Box è geolocalizzata e io non posso abbandonarla. Sempre che si riesca a uscire di qui...»
«Non importa dove, allontaniamoci da qui, solo io e te. Per un po' di tempo, giusto per sviarli.» Era un piano folle, inutile forse, ma non sapeva cos'altro proporre per sollevarle il morale.
«È infattibile, ci scoprirebbero. Abbiamo una nostra vita, i nostri genitori e i nostri amici si accorgerebbero della nostra scomparsa. E poi non ti posso permettere di lasciare i tuoi affetti per me.»
«Farei questo e altro.» A parte i suoi amici, molti dei quali avevano combattuto senza saperlo al suo fianco, chi gli rimaneva? Nathalie e la guardia del corpo, dubitava che Amelie lo avrebbe accettato con sé, ma anche se ciò fosse accaduto, avrebbe dovuto lasciare Parigi. Forse però per lei era diverso: ricevere Plagg era stato per il modello una manna dal cielo, se invece la sua patner fosse stata sconvolta da tutto ciò? Doversi sempre fingere sicura e coraggiosa, stare continuamente sotto i riflettori e moderare le sue azioni in pubblico era una delle cose che più lo facevano sentire intrappolato, figurarsi per una persona totalmente inesperta in ciò.
«E io te lo impedirei.» Forse le avrebbe dovuto dire nuovamente che a lui non importava, che tanto non aveva niente di più importante di lei. Forse avrebbe dovuto mostrarle la sua identità appena usciti da quel trambusto. No, avrebbe continuato a rifiutare il suo aiuto, ma voleva tentare di nuovo: non poteva permettersi di perderla.
«Allora, qual è la vostra decisione? Vi arrendete?» La voce del cattivo interruppe il loro discorso di sussurri prima che il biondo potesse risponderle.
«Chat, promettimelo di nuovo.»
«Cosa?» Domandò il modello.
«Che farai attenzione, che anche se io fossi in pericolo, prima penseresti a te.»
«Io non posso...»
«Giuramelo.»
«Lo farò.» Disse controvoglia, solo per accontentarla, anche se sapeva che avrebbe fatto di tutto pur di non mantenere la parola data. Lei era rassegnata al fatto di dover lasciare tutto, ma lui no. E poco importava cosa affermasse l'altra, il parigino era deciso a seguire quella strada.
«Mai, noi combatteremo.» Dichiarò Ladybug
«Fino alla fine.» Completò la frase Chat Noir.
Le sirene rosse si riaccesero e i due eroi si misero spalle contro spalle, impugnando le loro armi: arrendersi a Papillombre sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbero fatto.
Buona sera!
Questo capitolo è abbastanza lungo e riflessivo, scriverlo è stato abbastanza complicato anche se alla fine non succede assolutamente niente, ma ho posto delle basi per cose che verranno riprese dopo, ma no spoiler.
Nonostante ciò, non sono molto convinta da questo pezzo, perché credo che, essendo appunto per la maggior parte riflessivo, sia anche abbastanza difficile da digerire, ma è un pezzo che ritengo necessario. Vengono infatti illustrati i timori di Marinette sul suo futuro, perché sa di doversi aspettare un confronto con il Guardiano Celeste, e anche la sua rassegnazione. Lei è consapevole che potrebbe scappare, ma ha paura di mettere in pericolo i suoi cari, a partire da Chat Noir, e pretende che lui le giuri che non farà niente. Sì, che Chat Noir arrenda. Non ci credo nemmeno io che l'ho scritto, né tantomeno lui, ma la nostra eroina si fida. Contenta lei.
Come andrà a finire tutta questa faccenda? Scrivetemi le vostre ipotesi e le vostre opinioni nei commenti, in bacheca o dove preferite, sono curiosa! (Almeno riesco anche a vedere se sono brava con i colpi di scena o sono piuttosto scontata.)
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