XXXII
Tike
Risvegliarsi, dopo tanto tempo, era stata una cosa stranissima. Non credeva di aver mai provato tanto dolore, ma era felice di essere finalmente libero dal controllo della persona che più aveva odiato al mondo: Nauìya.
Ormai aveva l'aspetto di un vecchio, eppure lui sentiva di aver perso così tanto della propria vita, che non avrebbe saputo dire quanti anni avesse in realtà.
Essere controllato in quella maniera lo aveva fatto crescere giorno dopo giorno, aveva continuato a ripensare a tutti gli errori che aveva fatto, era stato troppo ingenuo da piccolo e questo gli aveva fatto perdere tutto.
Era strano, ma era come se avesse dormito per tutti quegli anni e, ora che si era risvegliato, si sentiva come un bambino dentro al corpo di un anziano. Allo stesso tempo però, ricordava ogni singolo avvenimento della sua vita; ricordava la morte di Aika per suo ordine, ricordava la morte di Auleen, causata dalla sua stessa mano, ricordava molti altri errori, molte sofferenze che gli avevano corroso l'anima.
Aveva visto la sua vita come dall'esterno, senza poter intervenire in alcun modo. Nauìya aveva utilizzato per loro cinque un controllo diverso da quello che aveva avuto tutta Aretem, li controllava proprio senza dargli la minima facoltà di scelta, forse temeva che potessero ribellarsi contro di lei, e in effetti aveva ragione, Tike non avrebbe esitato un solo istante a spararle un colpo dritto in fronte. Dopotutto se lo meritava.
I sensi di colpa per quello che aveva fatto erano sembrati insuperabili, aveva creduto di morire, un po' come era accaduto a Zen, quello che aveva fatto era imperdonabile, ma se fosse morto non avrebbe mai potuto tentare di rimediare.
Aveva visto come quella ragazza, Aaris, aveva ucciso Nauìya. Era forte e determinata ma, soprattutto, aveva visto la sua sofferenza: lei era diversa da Nauìya, avrebbe finalmente rimesso le cose a posto, avrebbe rimediato a tutti i loro errori, e lui aveva intenzione di aiutarla. Lo doveva ad Aika, lo doveva ad Auleen.
Da giovane aveva sbagliato tutto, prima ancora di essere controllato da Nauìya, aveva preso una decisione sbagliata dopo l'altra, non avrebbe mai dovuto rivelare che Auleen era una spia, non avrebbe mai dovuto seguire quella che si diceva l'Ayìsse, non avrebbe mai dovuto abbandonare Aika per tanto tempo.
Aaris tornò nella sala con il volto stravolto dalle lacrime. Aurel era accanto a lei, mentre l'altro ragazzo le seguiva poco dietro. Erano andati a cercarla appena Tike si era ripreso.
Jeynn era ancora a terra in ginocchio e piangeva sommessamente ripetendo il nome di Orm. Aveva smesso di gridare, la sua al momento era normale disperazione per la morte del marito avvenuta diversi anni addietro.
Kael, loro figlio, la stava abbracciando per consolarla. Povero ragazzo, lui era nato sotto quel controllo, non aveva conosciuto nient'altro, chissà come si sentiva dopo quella strana esperienza. Lui era stato il primo della nuova generazione a diventare arconte, aveva preso il posto del padre quando questi era morto, e ora, a quasi quarant'anni di età, si rendeva conto di non aver mai vissuto per davvero.
Oltre a loro, nella sala erano rimasti solo i figli di Zen che, al momento, erano accovacciati su di lei e piangevano il loro dolore. Yanzù, la più grande, singhiozzava disperata tra le braccia del fratello Cho di due anni più giovane.
Tike non aveva idea di dove fossero i figli della donna, probabilmente erano soli a gridare nella loro stanzetta, ma erano molto piccoli, probabilmente si sarebbero ripresi presto dallo shock; non avevano ancora conosciuto abbastanza sofferenze.
Daren era sparito, era stato il primo a riprendersi e aveva approfittato della situazione per salire sull'elevatore e andarsene. A Tike non era mai andato troppo a genio, ma da quando aveva scoperto che era stato lui ad aiutare Nauìya a fare tutto quello, aveva proprio iniziato a odiarlo. Era stato lui, inoltre, a sparare ad Aika, sapeva che non doveva fargliene una colpa visto che, come tutti loro, era controllato dall'esagonite, ma era certo che avrebbe seguito l'ordine di Nauìya anche senza di essa.
Aveva fatto bene ad andarsene, altrimenti Tike non avrebbe esitato un solo secondo a fargli raggiungere la sua cara moglie defunta.
Tike notò che Aaris si stava guardando attorno sconvolta. Per lui era un altro segno della sua buonafede, aveva voluto liberare le persone ma non ne aveva previste le conseguenze. Tutti facevano degli errori, e Tike sapeva di essere un buon esempio, ma l'importante era tentare di rimediare, proprio come aveva intenzione di fare lui.
Si avvicinò lentamente e a fatica alla ragazza. Non era abituato a provare il dolore del suo corpo vecchio, il rivestimento lo aveva celato per troppo tempo, e ora ci sarebbe voluto un po' prima che imparasse a convivere con tutto quello.
«Io sono Tike» si presentò, «grazie per averci liberati» le disse.
Aaris lo guardò con un misto di felicità e disperazione.
«In quanti sono morti a causa mia?» Domandò senza aspettarsi una risposta. Doveva sentirsi tremendamente in colpa per ciò che era accaduto.
«Nessuno, queste morti sono e devono restare esclusivamente nella coscienza di Nauìya, è lei che ha creato tutto questo, tu hai solo tolto il velo che nascondeva la realtà» le rispose.
«Ma Louid... e Zen...» disse lei, guardando i due corpi distesi a terra.
A Tike dispiaceva moltissimo per loro, le loro vite erano state un tormento continuo e senza fine; era questa la sorte di chi stava vicino a Nauìya.
«Aaris, non è colpa tua!» Intervenne il ragazzo che aveva distrutto la cupola. Le aveva preso una mano con fare protettivo. Tike vedeva dai suoi occhi quanto si sentisse confuso dall'aver perso il rivestimento, ma era felice di ciò che aveva fatto.
La ragazza abbassò lo sguardo, era evidente che non era consolata dalle parole che le venivano rivolte, lui sapeva che, per poter accettare le parole degli altri, doveva prima di tutto riuscire a perdonarsi lei stessa, doveva rendersi conto che ciò che era accaduto, non era una sua colpa.
«Sai, io ho fatto uccidere mia sorella e ho sparato alla mia migliore amica. Le uniche due persone che io abbia mai amato se ne sono andate a causa mia» disse allora Tike. Aaris sollevò lo sguardo per puntarlo su di lui, stupita.
«Non potrò mai perdonarmi per ciò che ho fatto, è colpa mia se Nauìya ha realizzato tutto questo» continuò.
Aveva ormai conquistato l'attenzione della ragazza che lo guardava senza fiatare, in attesa che lui arrivasse al punto.
«Adesso che ci hai liberati, avrei potuto abbandonarmi al mio dolore, avrei potuto decidere di farla finita, di odiarmi per il resto dei miei giorni per quello che ho fatto... e, effettivamente, penso che sarebbe stata la scelta più facile» continuò, «ma poi ho pensato a come sono morte, a ciò per cui combattevano, e ho capito che abbandonandomi al dolore avrei abbandonato anche loro, sarebbe stato come ucciderle una seconda volta».
La guardò con attenzione e poggiò le mani sulle sue spalle.
«Ho deciso quindi di combattere, di vivere per rimediare ai miei errori. Non sarà facile perché ormai il danno più grande l'ho fatto, ma non posso tornare in dietro, posso solo andare avanti, e lo stesso devi fare anche tu» disse. «Non sappiamo in quanti là fuori siano morti, non sappiamo quanti ancora ne moriranno nei prossimi giorni, ma quelli che vivranno si ritroveranno in un mondo completamente nuovo e sconosciuto. Avranno bisogno di essere guidati, di essere aiutati, non puoi abbandonarli proprio ora. Devi prenderti la responsabilità delle tue azioni e risollevare il mondo dal caos in cui è precipitato. Lo so che non è facile, ma devi farcela, altrimenti sarà stato tutto inutile».
Gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime, vedeva quanto grande le apparisse tutta quella situazione, sentiva che era troppo per lei.
«Come posso fare? Non saprei da dove partire, non sono come Nauìya, sono solo una semplice ragazza che voleva far sapere al mondo la verità!» si lamentò.
«È vero, non sei come Nauìya, hai rischiato tutto per il bene degli altri, hai sacrificato te stessa per loro, non hai mai agito per egoismo, non volevi il controllo, è per questo che proprio tu devi risollevare Aretem. Agisci per loro, salvali. Lo so che sembra un'impresa impossibile, ma anche distruggere il controllo di Nauìya lo sembrava, eppure tu ce l'hai fatta».
«Non so neanche da dove partire!» disse lei in preda alla disperazione, Tike era sempre più sicuro che quella ragazza forse era l'unica che poteva realmente cambiare le cose, non aveva mai dimenticato le ultime parole che la Strega aveva rivolto a Nauìya poco prima di morire. Tike non sapeva se ci fosse effettivamente una maledizione a gravare su chiunque prendesse il controllo di Aretem. Nauìya aveva dei piani oscuri già prima di diventare arcontessa, aveva architettato tutto e, per quel che ne poteva sapere Tike, anche la strega non era stata da meno.
Quella ragazza invece voleva solo liberare la sua città dal controllo spietato di Nauìya, non aveva mai desiderato governare Aretem, ma lui era certo che dovesse farlo, forse lei avrebbe finalmente spezzato quella maledizione, o avrebbe dimostrato che non era reale, donando finalmente la pace e la prosperità che Aretem si era tanto meritata dopo tutti quei secoli di sofferenze.
«Ti aiuterò io, se me ne lascerai la possibilità. Non devi essere da sola in questo, non sarai sola, sono certo che anche i tuoi amici ti vorranno aiutare, e finché vivrò ti consiglierò al meglio delle mie capacità» le disse.
«Sì, io non ti abbandonerò più Aaris» intervenne il ragazzo.
«Io spero che tu vorrai perdonarmi per mia nonna e soprattutto per mio fratello. Se posso vorrei aiutarti pure io, anche se forse non ho fatto abbastanza per meritare la tua fiducia» intervenne Aurel che per tutto quel tempo si era tenuta leggermente in disparte, forse sentendosi fuori luogo.
Aaris finalmente sorrise con sincerità. Era riconoscente a tutti loro per esserle accanto, e Tike fu certo di una cosa: finalmente Aretem aveva la sua vera regina.
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Aaris
Osservò il plastico al centro della camera. Era il più grande che avesse mai realizzato: rappresentava la città intera.
In realtà lì c'era ben poco della Aretem che avrebbe visto se si fosse sporta oltre la finestra, era perfetta e bellissima. Il suo sogno era che un giorno diventasse realmente così.
Si era dovuta trasferire alla torre, ma non prima di essere tornata in città ed essere andata a casa.
I suoi genitori sembravano essersi ripresi bene e, ascoltate le sue spiegazioni in merito a ciò che era accaduto, l'avevano abbracciata e si erano detti fieri di lei. Aaris doveva ammettere di essere stata terrorizzata da quella che sarebbe stata la loro reazione, temeva che non le volessero più bene, o che non se ne volessero neanche tra loro visto che il loro legame era dovuto all'esagonite, ma fortunatamente tutte le sue paure erano svanite quando aveva visto i loro occhi liberi dalle barriere.
In quel momento si era sentita la persona più fortunata del mondo, loro erano con lei e l'avrebbero sostenuta in tutto. Si erano trasferiti alla torre, la madre l'aveva aiutata a progettare la città perfetta, il padre invece si era proposto di spiegare agli altri ex Serventi quello che era accaduto. Grazie a lui la notizia si era diffusa, e tutti, nel bene e nel male, erano venuti a sapere della morte di Nauìya e di ciò che era accaduto in seguito.
I Tecnici che prima vivevano alla torre erano fuggiti, Aaris sapeva che loro erano fedeli a Nauìya malgrado tutto, ma non se ne era preoccupata molto. Aveva sfruttato i posti liberi alla torre per farvi stabilire coloro che si erano proposti di aiutarla, la maggior parte Serventi, che ogni giorno andavano in città e tentavano di ristabilire l'ordine.
In molti erano ancora sconvolti da quello che era successo, per questo Aaris voleva ricostruire al meglio la città al più presto. Tolta l'esagonite, molte abitazioni si erano rivelate piene di difetti e problemi, i muri erano scritti con grafiti che raffiguravano minacce al governo della Strega che c'era stata prima di Nauìya.
Tike le aveva detto che i fondi per ricostruire interamente la città non c'erano mai stati e per questo Nauìya aveva deciso di rivestire tutto ciò che c'era di marcio e mostrarlo come qualcosa di paradisiaco.
Aaris si era ripromessa di mettere a posto tutto al più presto, l'unico problema era che anche lei non aveva praticamente nulla con cui pagare le grandi spese che questo avrebbe comportato.
I Serventi si erano offerti di mettere tutto a posto senza retribuzione. Volevano, come lei, una città migliore per tutti, e quella sarebbe stata una ricompensa sufficiente.
Aaris era certa che se tutti avessero collaborato, in breve tempo ogni cosa sarebbe migliorata e la sua Aretem perfetta avrebbe potuto essere realizzata.
Purtroppo però, di problemi ce n'erano ancora molti, non tutti collaboravano, alcuni avevano deciso di ostacolare la ricostruzione, anche se lei non riusciva proprio a capirne il motivo. Tike le aveva spiegato che avevano solo bisogno di tempo, provare emozioni era nuovo per tutti, e ognuno aveva reagito in maniera diversa.
Aaris stessa, per quel che le era possibile, aiutava nella ricostruzione, voleva che la città si riprendesse al più presto.
Il primo grande intervento di ricostruzione erano stati i parchi. Il dissolversi dell'esagonite aveva mostrato la cruda realtà sulle condizioni delle piante che, senza il rivestimento a tenerle in piedi erano crollate in pezzi marci e in polvere.
Aaris aveva fatto piantare nuovi semi, trovati nella foresta circostante. La prima volta che era uscita da Aretem era rimasta affascinata da quella natura rigogliosa e viva, completamente diversa da quella che aveva sempre conosciuto, incredibilmente più rigenerante e pura.
Togliendo la cupola, inoltre, ad Aretem era tornata la vita. Aaris aveva finalmente potuto vedere degli animali, alcuni erano piccoli, altri grandi, alcuni andavano a terra, altri volavano in cielo leggeri. Anche gli insetti erano tornati, era rimasta affascinata da quei piccoli esserini gialli e neri che volavano tra le foglie e i fiori.
C'erano effettivamente degli insetti che succhiavano il sangue come era stato raccontato per spaventare i bambini, ma le loro punture erano talmente piccole che causavano solo un leggero prurito.
Aaris aveva esplorato la foresta più volte e aveva imparato a conoscerne i segreti, aveva inoltre scoperto qualcosa di sconvolgente oltre tutti gli alberi a est. La natura si diradava lasciando spazio a grandi rocce e poi a un terreno granuloso formato da pietre talmente piccole da non fare male ai piedi nudi che vi aveva poggiato sopra. Ma la cosa più incredibile era l'immenso blu che si era trovata davanti: il mare.
Immergere i piedi nell'acqua fresca e calma era stata una delle cose più strane e incredibili che avesse mai fatto. Malgrado la mancanza degli alberi, Aaris aveva sentito che in quel luogo la natura era più forte che mai.
Tike le aveva parlato molto poco del mare, se aveva capito bene per lui era legato a dei brutti ricordi, ma Aaris trovava che fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Venne distolta dai suoi pensieri dal suono di qualcuno che bussava alla porta.
«Avanti» disse con calma. Si chiedeva se sarebbe mai riuscita a creare una città perfetta come quella che aveva davanti, una città che comunicasse con la natura e con la bellezza del mondo reale.
Kollh aprì la porta, richiudendosela alle spalle. La guardò serio, doveva dirle qualcosa di importante.
Da quando erano liberi entrambi dalla maschera, il loro legame si era rafforzato sempre di più, e Aaris doveva ammettere che era una cosa che la spaventava non poco. Sapeva che lui non era come Wayll, ma lo shock che aveva provato quando aveva scoperto la verità, il dolore e la sensazione di aver perso una parte di sé, non le erano ancora passati e probabilmente non sarebbe accaduto mai.
«Posso parlarti?» le chiese lui, un po' insicuro. In realtà loro parlavano sempre di tutto e di più, Aurel si era presto unita alle loro conversazioni e in poco tempo Aaris aveva trovato l'amica che non aveva mai avuto, ma sapeva che Kollh non intendeva parlarle del più e del meno come facevano di solito. Era qualcosa di importante, e riuscì a intuirne l'argomento prima ancora che lui fiatasse.
Aaris aveva notato che Aurel era innamorata di Kollh, forse da prima ancora che si conoscessero bene, ma il ragazzo era confuso, non era affatto indifferente alla bellissima sorella di Wayll, ma quello che provava per Aaris era diverso. Aaris lo sapeva perché per lei era lo stesso.
Il loro legame era strano, erano connessi indissolubilmente, lo erano stati prima ancora di sapere che cosa fossero le emozioni, e ogni giorno che passava lo erano sempre di più. Aaris non sapeva spiegarlo, ma quello che provava per lui era ancora più forte dell'amore, ancora più speciale di quello che aveva con Wayll.
Aaris era certa che per Kollh fosse lo stesso, lui aveva iniziato ad amare Aurel, e lei era sicura che i due fossero fatti per stare insieme. Tuttavia, lui era ancora indeciso, perché sentiva questo legame e non sapeva come interpretarlo.
Il ragazzo si avvicinò con passo insicuro, Aaris vedeva che non sapeva da dove partire, sollevò i suoi bellissimi occhi neri e li posò in quelli di Aaris.
«In realtà non so neanche io perché sono qui» le disse.
Aaris sorrise, per lui tutte quelle emozioni erano completamente nuove, anche per lei in realtà, ma ormai se ne sentiva indissolubilmente legata e forse le capiva meglio di chiunque altro.
«Sei qui perché mi vuoi chiedere un consiglio, ami Aurel e non riesci a concepire come possa essere possibile perché hai sempre creduto di provare questi sentimenti nei confronti di un'altra persona».
Ormai Aaris aveva capito, un tempo aveva creduto che loro due fossero destinati ad amarsi, ma aveva sempre interpretato male quell'emozione che li legava, era come se in realtà condividessero qualcosa di più profondo.
«Sì, io sento queste emozioni cui non so dare un significato, non so come interpretarle» ammise lui.
«Kollh, guardami attentamente» gli disse lei, sollevando gli occhi nei suoi. Era sicurissima di ciò che voleva dirgli.
«Io sento esattamente quello che provi tu, ho veramente amato Wayll, e malgrado mi faccia male, continuo ad amarlo, ma il legame che ho con te è qualcosa di diverso, qualcosa di più speciale, un'emozione a cui non so dare un nome. So che ami Aurel, siete destinati a stare insieme, e io ne sono felicissima. Non cambia nulla, le nostre anime sono unite come se fossero una unica. La tua felicità sarà la mia» gli disse con le lacrime agli occhi.
Era vero, il legame che Kollh aveva con Aurel le dava una grande felicità, per lei era come sentirsi di nuovo felice con Wayll. Forse, dopotutto, lei era veramente uno specchio, rispecchiava l'anima di Kollh nella sua e provava con lui la sua felicità.
Il ragazzo la abbracciò, e in quel momento Aaris si sentì veramente viva, con lui al suo fianco sarebbe andato tutto per il meglio.
-
La felicità era tangibile mentre la brezza fresca le scompigliava i capelli accuratamente acconciati per l'occasione.
Il suono delle onde del mare era la più bella sinfonia che si potesse desiderare.
Le sedie erano state disposte in maniera che gli invitati vedessero il blu che faceva da sfondo all'altare bordato di fiori che coronava il sogno di Aaris.
Quello era in assoluto l'evento più importante di tutta la sua vita. Era il primo matrimonio da che erano tornate le emozioni, il simbolo della felicità che era riuscita a portare.
Gli invitati non erano in molti: ovviamente c'era Tike, seduto in prima fila a guardare il mare e pensando a chissà quale ricordo lontano, poi c'era Jeynn che, da quando era stata liberata dalla maschera, era rimasta comunque alla torre e, insieme al figlio e agli altri consiglieri, la aiutava nelle scelte.
Tra i consiglieri, e lì presenti tra gli invitati, c'erano i figli di Zen e il Tecnico che aveva sposato che era sparito dopo la distruzione della cupola. Ovviamente c'erano i suoi genitori e quelli di Kollh, oltre a diversi altri ex Serventi e persone che avevano deciso di trasferirsi alla torre per aiutarla a diffondere la bellezza che sognava da che ne aveva avuto la possibilità.
Kollh era proprio accanto a lei sull'altare, in attesa dell'arrivo di Aurel.
Aaris era contenta del grande privilegio che le avevano concesso nel celebrare lei la loro unione.
Quando tutti i presenti si furono accomodati ai rispettivi posti e il silenzio delle voci lasciò spazio alla melodia del mare e del vento che quel giorno aveva deciso di levarsi più impetuoso per festeggiare quell'evento felice, Aurel comparve alle spalle degli invitati.
Aveva oltrepassato le alte rocce che prima la celavano, venendo investita dalla brezza che fece ondeggiare il suo vestito bianco dando l'impressione che fosse parte di quel paesaggio e della natura che aveva deciso di accoglierla a sé.
Mosse alcuni passi lenti e decisi passando nella via di sabbia che era stata lasciata apposta per lei in modo che raggiungesse l'altare. Ogni passo era cullato dalle onde, mentre il vento sollevava a momenti il velo bianco che celava il suo sorriso e i suoi occhi ambrati che esprimevano una felicità che Aaris sapeva esserle stata difficile da raggiungere.
La ragazza si fermò infine davanti a lei e, dopo averle sorriso riconoscente, si voltò verso Kollh, sollevando il velo che le copriva il volto e mostrando la sua felicità al ragazzo che amava.
Aaris prese un respiro e guardò i suoi amici, preparandosi a parlare.
«Per più di cinquant'anni, il mondo è vissuto nella menzogna» esordì.
«Ci hanno derubato delle nostre emozioni, dei sentimenti, e di tutto ciò che ci rende vivi. Per troppo tempo siamo stati lontani dal nostro vero io, da noi stessi. Abbiamo dimenticato che cosa significhi la felicità, l'amore» continuò.
«Ma, nonostante tutto, nonostante l'oblio in cui i nostri cuori hanno vagato per tanto tempo, le emozioni hanno trovato il modo di venire allo scoperto e di far riemergere queste due anime dall'oscurità in cui erano avvolte. Conosco Kollh da tutta la vita. A differenza di molti altri, ha sempre provato delle emozioni, l'ho visto soffrire, l'ho visto avere paura, l'ho visto lottare per ciò che riteneva giusto, ma solo grazie ad Aurel l'ho visto realmente felice. All'inizio temeva le emozioni, erano qualcosa di nuovo e spaventoso, ma poi ha combattuto contro le sue paure per aiutarmi a liberare tutti. La prima volta che ho conosciuto Aurel, lei ha tentato di ucciderci, era stata costretta ad abbandonare le sue emozioni, venendo completamente consumata dall'odio e trasformandosi in un'assassina spietata. L'amore però è riuscito comunque a fare breccia nel suo cuore e l'ha portata a lottare per ciò che riteneva giusto. Mi ha salvato la vita andando contro tutto quel che le era stato insegnato» disse mentre le onde del mare accompagnavano la sua voce.
«Entrambi sono stati al mio fianco nel momento più difficile della mia vita, nel momento più complicato per tutta Aretem in realtà. Giorno dopo giorno il loro amore è cresciuto, mi ha dato forza e mi ha spinta a lottare per fare in modo che tutti conoscano una tale felicità. Le emozioni non devono essere temute, non sono una debolezza, sono la nostra forza, sono l'anima del mondo e portano la luce anche nelle giornate più buie.
Io ho deciso che voglio seguire questa luce a ogni costo, voglio fare in modo che questo sia solo l'inizio. L'amore che lega Kollh e Aurel sarà il faro che guiderà tutti noi a toccare la luce, a raggiungere questo loro importantissimo traguardo. Vi ringrazio per tutto, che il vostro amore non si concluda mai, che continui a illuminare in eterno la via da seguire, che illumini in eterno i vostri cuori» disse prendendo le loro mani tra le sue.
«Non potrei sognare niente di meglio per voi» continuò, posando nei loro palmi gli anelli.
Attese che se li scambiassero, non distaccarono per un solo momento gli occhi l'uno dall'altra. Aaris stava lottando per trattenere le lacrime.
«Vi dichiaro marito e moglie» disse infine, con l'emozione che le bloccava la voce.
I due si baciarono, e Aaris si allontanò di un passo, osservando il paesaggio che li circondava.
In quel momento, fu più certa che mai di aver fatto la scelta giusta, avrebbe ripetuto ogni cosa se ne avesse avuta la possibilità. Tutta la sofferenza che aveva patito, tutto il dolore, tutto, aveva portato a quel momento, a quella gioia che le riempiva il cuore e che mai nulla avrebbe potuto spezzare.
Ed eccoci qua.
Dopo tante sofferenze siamo finalmente giunti alla fine.
Come avevo preannunciato, questo capitolo si conclude con il miglior finale che si potesse immaginare dopo tutto quello che ho fatto patire a questi poveri personaggi, e se volete potete chiudere qui e non leggere l'epilogo, soprattutto se preferite avere un lieto fine...
Capirò, non vi preoccupate!
No, scherzo, non è così terribile, o meglio... dipende. Sicuramente potrebbe spiazzarvi, ma se volete sapere da cosa è derivato il titolo del libro allora vi consiglio, a mio rischio e pericolo, di leggerlo.
Avevo intenzione di pubblicarlo lunedì prossimo, ma a causa di altri impegni non credo di farcela, ho quindi deciso di pubblicarlo venerdì, così potrete restare soddisfatti di questo finale un po' più a lungo (e poi chissà, magari riuscirò a mettermi al pari con i commenti😅).
Bene, è tutto, vi auguro un buon fine settimana! A venerdì e che il Moìrias vi protegga!
NediFo
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