I
Nauìya
Si rigirò tra le mani il coltello che aveva preso alla mensa. Fin da quando le avevano detto che quel giorno la Strega sarebbe venuta a parlare con loro, aveva avuto un solo pensiero: ucciderla.
«Nauì, non farlo, falliresti e lo sai bene, se ci provi ci metterai solo nei guai! Proprio adesso che le cose stavano iniziando ad andare meglio!» Louid era sempre stato così: un codardo che temeva tutto quello che non poteva controllare o prevedere, il che comprendeva davvero molte cose.
«Tentar non nuoce» gli rispose, stringendo la presa sul coltello.
«Ti prego, ragiona un attimo! Quello non si può neanche definire un coltello, e Lei sarà circondata dalle sue guardie del corpo, incluso il Generale, non riuscirai nemmeno ad avvicinarti».
Trovava buffo il modo in cui Louid si guardasse attorno e le facesse la ramanzina, cercando di sussurrare ogni parola per non essere sentito da orecchie indiscrete. In realtà non avrebbe dovuto preoccuparsi di essere sentito, lì dentro tutti volevano la morte della tiranna.
Comunque aveva ragione, era già molto se con quel coltello fosse riuscita a tagliare del burro, e il Generale era un vero problema: malgrado la sua età avanzata, i suoi movimenti erano agili come quelli di un ragazzino, e l'esperienza era decisamente dalla sua parte, per non parlare dei poteri che gli aveva dato la Strega, che lo avevano reso praticamente invincibile. Lei non ci aveva mai creduto più di tanto, però conveniva comunque fare attenzione.
«D'accordo, farò la brava, ma sappi che un giorno smetterai di avere sempre ragione, e io ucciderò quel mostro».
Sorrise, guardando l'amico che sembrava sollevato dalla sua decisione. Non avrebbe usato comunque il coltello, ma il fatto che, semplicemente nominando la tiranna, tutti reagissero in quella maniera le faceva perdere la ragione. Fortunatamente però, Louid era sempre pronto a placare il suo spirito guerriero.
Era quello il bello del loro legame: lei era quella impulsiva che tendeva a cacciarsi nei guai e che da sola probabilmente sarebbe già morta, mentre lui era quello restio, forse realista, che la frenava sempre dal compiere un'azione di cui si sarebbe pentita; d'altro canto, però, solo grazie a lei Louid era riuscito a uscire dall'orfanotrofio. Nauìya possedeva quella scintilla che all'amico era sempre mancata.
Il ragazzo sorrise, sollevato.
«Quando arriverà quel momento, io sarò lì con te a festeggiare la vittoria».
«Forza ragazzi! Tutti alla grande sala! La regina sta per arrivare, dobbiamo fare una buona impressione!»
A parlare era stata l'insegnante di pensiero, una ragazza attorno ai trenta ma che ne dimostrava almeno il doppio per via delle profonde rughe che le attraversavano il volto, le ciocche ingrigite dallo stress, e il bastone su cui poggiava per camminare a causa di un incidente che doveva aver subìto da giovane. Nauìya e Louid si erano trasferiti da poco in quella scuola, li avevano ospitati dopo aver scoperto che i due abitavano per strada, ed essendo entrambi maggiorenni non potevano essere portati in uno dei numerosi orfanotrofi che avevano a malapena lo spazio per accogliere i minori.
Erano circa sei mesi che alloggiavano nei dormitori di quella scuola, Louid si era ambientato benissimo. Per lui che adorava imparare, erano più preziosi dell'oro i moltissimi libri da leggere messi a disposizione, i quali offrivano numerosi spunti per migliorare e approfondire le sue conoscenze in ambito scientifico, che sfruttava per creare nuove invenzioni.
Lei, invece, resisteva a malapena: odiava il modo in cui lì chiamavano la Strega, come se fosse chissà quale benefattrice; sapeva che tutti, pure gli insegnanti, in realtà l'avrebbero voluta vedere morta, e l'unico motivo per cui resistevano e sottostavano alle regole era dettato dalla paura di perdere il lavoro.
Ad Aretem non era facile procurarsi il pane, quelli che riuscivano a trovare una fonte di sostentamento, per quanto difficile o immorale, difficilmente decidevano di buttarla via solo per rimanere coerenti con loro stessi. Lei però trovava che non fosse affatto giusto.
Solo qualche giorno prima, Nauìya aveva sentito quella stessa ragazza che adesso guidava il fiume di persone verso la grande sala, esclamando parole di elogio per la sovrana, invocare la morte della Strega mentre parlava tranquillamente con una sua amica. Il suo sguardo quando aveva capito di essere stata sentita le era rimasto ben fisso nella mente, puro terrore. Nauìya non avrebbe mai fatto la spia ma, se si voleva sopravvivere, bisognava dubitare di tutti, non si poteva mai sapere fino a che punto la disperazione avrebbe spinto una persona.
E, di quei tempi, ce n'era fin troppa. Le cose sembravano andare sempre peggio, tutti erano diventati succubi del loro stesso terrore.
Era questo che odiava più di ogni altra cosa: il modo in cui le persone si facevano dominare dalla paura, dalla disperazione e dall'odio. Lei stessa si detestava quando lo faceva.
Raggiunsero la grande sala. Un tempo doveva essere stato un luogo accogliente, tuttavia, come tutti sapevano, le scuole erano uno dei posti più presi di mira dalla resistenza contro la Strega. La sovrana si recava spesso infatti a fare quelle "visite" ai giovani di Aretem. Veniva venduta come una grande benevolenza da parte del suo cuore attento a tutti, in particolare al futuro della loro città, quando in realtà era ovvio il vero motivo; doveva controllare che non venissero insegnate cose "sbagliate" che avrebbero potuto minare il suo potere.
Non che ci fosse bisogno che qualcuno glielo venisse a dire che la Strega dovesse morire.
Nauìya, però, non riusciva proprio a capire perché la sovrana si disturbasse a venire di persona ogni volta, non poteva mandare semplicemente i suoi emissari? Guardò il tetto da cui si vedeva il cielo grigio per via dell'enorme voragine che aveva scoperchiato la sala. Era stata sicuramente un'esplosione, e ovviamente mancavano i fondi per rimettere a posto l'edificio. Nonostante tutto, quella sala continuava a essere utilizzata, così come molti altri edifici che cadevano a pezzi in tutta la città.
«Prendi un bel respiro» le disse improvvisamente Louid, avvertendola dell'imminente arrivo delle persone che più odiava al mondo. Lei, ovviamente, non lo ascoltò e strinse la presa sul coltello. Non lo avrebbe utilizzato, ma le dava ugualmente sicurezza. Era certa che un giorno avrebbe tenuto in mano un'arma vera e con quella avrebbe posto fine a tutto l'orrore di cui Aretem era vittima da che avesse memoria, in fondo lo aveva promesso.
Quella sarebbe stata la prima volta che avrebbe incontrato la Strega. La sovrana, infatti, non si vedeva molto spesso in città e, fino a qualche mese prima, Nauìya non era mai stata né in una scuola né in un orfanotrofio, gli unici luoghi che di tanto in tanto "degnava" della sua regale presenza.
Vide i primi soldati entrare dalla grande porta. Quanto li detestava. Loro erano gli unici a seguire la dittatrice volontariamente, credevano che lei fosse una salvatrice e non si facevano scrupoli a uccidere in suo nome.
Strinse la presa ancora più forte quando la vide entrare. Non riusciva a crederci, era proprio lì, mostruosa come aveva sentito narrare, tanto da non apparire quasi umana; si chiese se era per questo che si diceva che fosse una Strega. Nauìya non aveva mai creduto veramente ai suoi presunti "poteri", ma doveva ammettere che c'era qualcosa di sovrannaturale in quella donna che appariva tanto fragile e tanto potente al tempo stesso.
Era talmente magra che sembrava di guardare uno scheletro, i capelli grigi e spettinati le coprivano in parte il volto deturpato. Camminava leggermente gobba, come se tutte le maledizioni che la popolazione le lanciava le pesassero sulla schiena come macigni.
Stranamente era proprio quell'aspetto trasandato e debole a fare veramente paura, perché nonostante tutto continuava a camminare sulle sue gambe; seppur zoppicando, teneva il mento alto come se non si vergognasse minimamente di tutto quello che aveva fatto e, malgrado fosse gracile e malferma, sembrava dominare tutta la sala. Il Generale, situato esattamente accanto a lei, sembrava l'opposto della sovrana che serviva con tanta fedeltà: aveva un aspetto forte e robusto, camminava dritto e fiero, con un portamento regale, la mano perennemente posata sulle lame che portava alla cintura.
Nauìya sapeva che non doveva farsi fregare dalla mancanza di pistole nel suo arsenale; il Generale vantava capacità che nessuno in tutta Aretem avrebbe mai ottenuto, riusciva anche quando era disarmato a sconfiggere avversari muniti di fucili e, nelle sue mani, qualunque oggetto poteva diventare un'arma letale.
Guardò il coltello che teneva in mano. Se solo lei avesse avuto quelle capacità avrebbe potuto uccidere la tiranna in meno di un secondo e tutto sarebbe finito, ma purtroppo non era così. Avrebbe dovuto attendere pazientemente la sua occasione che, ne era certa, sarebbe presto arrivata.
La Strega si posizionò al centro della sala in modo da essere vista da tutti gli studenti accalcati contro le pareti. Bisognava ammettere che quella donna aveva del coraggio a restare così esposta in un luogo che era già stato in passato teatro di uno o più attentati alla sua vita. Chissà cosa la rendeva tanto sicura, che sapesse qualcosa di cui lei non era a conoscenza?
«Buongiorno mie giovani menti!» esordì con voce gracchiante. Nauìya stritolò il coltello con tutte le sue forze ed ebbe l'istinto di fare un passo avanti per attaccare.
«Nauìya non essere impulsiva, è pieno di guardie!» le sussurrò il suo amico, intuendo il suo scopo. Nessuno dei due stava ascoltando lo stupido discorso sull'importanza della loro istruzione e sul non farsi influenzare dai pensieri sbagliati delle altre persone.
«Se solo avessi un fucile...» si lamentò.
«Tu non ce l'hai ma io invece sì» si intromise improvvisamente una voce alle loro spalle. Accadde tutto troppo in fretta perché la ragazza avesse modo di registrare; la canna di una pistola si posizionò esattamente tra il suo volto e quello di Louid, e sparò dritto contro la Strega che stava parlando, ignara di tutto.
Era così vicina da sentire la forza del proiettile che partiva, accompagnato dal calore causato dallo sparo. D'istinto si abbassò terrorizzata e non riuscì a vedere se il proiettile andava a segno. Quando si girò a guardare verso la Strega, vide il proiettile accartocciato a terra e il Generale lì davanti con le lame incatenate sguainate.
Ovvio. Non poteva di certo essere così facile.
Ci fu giusto quella frazione di secondo di sbigottimento generale, poi iniziò una vera e propria sparatoria. La resistenza doveva essere lì, mimetizzata tra loro, e aveva aspettato il momento giusto per attaccare. Peccato solo che lì in mezzo c'erano pure un centinaio di ragazzini terrorizzati che presto sarebbero diventati innocenti vittime di quello scontro incrociato.
Tutti iniziarono a gridare e a fuggire alla rinfusa, senza sapere dove andare, intanto che i soldati della Strega prendevano a rispondere al fuoco. La sovrana venne condotta lontano dallo scontro dal Generale, mentre quel luogo si trasformava in un vero inferno.
Nauìya prese per mano Louid che era a terra terrorizzato, e lo trascinò indietro. Erano troppo scoperti, era necessario trovare subito un riparo se volevano sopravvivere.
Mentre gli spari continuavano, i due si allontanarono cauti. Nauìya era grata per tutti quegli anni passati per strada, aveva imparato a evitare i pericoli e a trovare riparo là dove nessuno avrebbe potuto immaginare, così era riuscita a sopravvivere a molte sparatorie in passato.
«Louid!» Gli gridò per farsi sentire oltre al fracasso degli spari. A terra c'erano già i primi cadaveri, e Louid doveva risvegliarsi subito se non volevano fare la stessa fine molto presto. Il ragazzo si riscosse e a Nauìya bastò incrociare per un attimo lo sguardo dell'amico per capire quello che aveva in mente.
Perfettamente allineati, rimanendo sempre bassi per evitare la maggioranza dei proiettili, rotolarono verso il bordo della sala nel punto più lontano dagli spari. Per la strada, Nauìya si procurò una pistola, mentre Louid iniziava a tirare fuori dalla tasca due piccole boccette che contenevano dei liquidi dai colori pimpanti.
Quando Nauìya notò uno dei soldati della Strega puntare il fucile verso Louid, senza pensare sollevò la pistola che aveva preso e sparò. L'uomo cadde a terra all'istante e non si mosse più. Non era decisamene la prima volta che uccideva, ma la sensazione era comunque strana. Quell'arma aveva reso tutto così facile. Non sarebbe dovuto essere tanto semplice prendere la vita di una persona, porre fine alla sua esistenza con un semplice movimento del dito.
Si riscosse, quelli erano pensieri sciocchi di una ragazzina sciocca. O uccidi o vieni ucciso, era questa l'unica cosa che accomunava tutte le persone di Aretem, era davvero raro incontrare qualcuno che non si fosse mai sporcato le mani pur di sopravvivere, anche se uno di loro era proprio il suo migliore amico.
Si girò verso il ragazzo, accovacciato sopra una piccola voragine sul pavimento. Adorava quando si metteva a giocare con gli acidi.
«Quanto è alto?» gli chiese.
«Abbastanza... ma non è un problema, prendi questo!» le porse una specie di bracciale di plastica.
La ragazza non esitò oltre, si fidava ciecamente di Louid. Inoltre, sparando aveva attirato su di loro l'attenzione degli altri soldati, che dovevano averli presi per membri della resistenza. I ragazzi restanti cercavano di nascondersi come potevano, ma si trovavano in una sala completamente sgombra, priva di nascondigli se non i corpi dei loro compagni morti. Avrebbe voluto aiutarli, ma erano in guerra: prima di tutto c'era la propria sopravvivenza. Sarebbe morta se ci avesse provato.
Mentre alcuni soldati sparavano verso di lei, Nauìya fece una capriola dritta verso il buco sul pavimento, infilandosi giusto in tempo il braccialetto al polso.
Precipitò, mentre degli strani filamenti partivano dal laccetto e si attaccavano ai bordi della voragine sopra di lei in una specie di ragnatela che rallentò la sua caduta. Si fermò a circa mezzo metro da terra, nel piano inferiore dell'edificio. Quando si divincolò per liberarsi, i filamenti si strapparono e la fecero cadere di schiena sul pavimento freddo.
Guardò in alto dove c'era ancora Louid. Avevano sparato, ma non era preoccupata, lui era sempre almeno un passo avanti a tutti gli altri.
Un secondo dopo, lo vide buttarsi giù. Il giubbotto trasandato che non toglieva mai, persino in piena estate, si era gonfiato facendolo apparire come un grande cuscino. Precipitò come un sasso proprio accanto a lei, e rotolò per circa un metro, prima di fermarsi e tentare di alzarsi, impacciato a causa del giubbotto gonfio.
Lo aiutò a sollevarsi e si misero a correre prima che iniziassero a sparargli dall'alto o tentassero di seguirli.
Tirarono entrambi un sospiro di sollievo solo quando furono fuori dall'edificio, nascosti nel vicolo stretto e ombroso vicino alla scuola.
«Che cos'era quello?» gli chiese.
«Un nuovo esperimento, sto lavorando a delle piccole particelle multifunzionali: sono in grado di connettersi tra loro formando una rete quasi indistruttibile. Solo sono ancora da perfezionare perché per ora sono monouso. Una volta utilizzato, il braccialetto diventa inutile» le spiegò.
«E il tuo giubbotto? Quanto ci vorrà prima che si sgonfi?» Louid era incredibile, sapeva trasformare qualunque cosa in un'invenzione geniale. Era in grado di lavorare su tutto ciò che trovava in giro, donandogli così una nuova vita. Metteva ogni cianfrusaglia dentro al suo giubbotto che era di almeno tre taglie troppo grande, ma sempre così pieno da farlo apparire più grosso ancora di quello che era realmente. Nauìya era sicura che, se anche non lo avesse fatto gonfiare come un palloncino, non si sarebbe fatto nulla con tutto quello che si frapponeva tra il suo corpicino gracile e l'inizio di quel giubbotto.
«Oh, qualche minuto penso, non dovrebbe durare troppo».
Lei sorrise e guardò indietro, verso la direzione da cui erano arrivati.
«Dici che ce la faranno?» le chiese Louid, intuendo i suoi pensieri.
«No. Va sempre a finire così, la resistenza può armarsi quanto vuoi, può addestrarsi, può pianificare, ma in ogni caso vince sempre la Strega. Tra un po' vedremo uscire i soldati dopo l'ennesima strage».
«Quindi non c'è speranza?»
«Certo che c'è speranza! Finché io vivo la Strega è condannata. Non romperò mai il mio giuramento!»
«Shhhh!! Qualcuno potrebbe sentirti!» si allarmò lui.
«Non importa, ho guadagnato un nuovo giocattolino!» rispose soddisfatta roteando la pistola tra le mani.
«Attenta!» la mise in guardia lui, abbassandosi spaventato.
«Tranquillo, non è la prima volta che maneggio una di queste». In realtà non era vero, ma sapeva come funzionava.
«Non mi importa, io non mi fido lo stesso» disse, rialzandosi lentamente. Il giubbotto si era quasi completamente sgonfiato.
Nauìya si girò verso l'ingresso principale della scuola. Come previsto, vide uscire un gruppo di soldati, erano tutti abbastanza ben messi, eccetto uno, che zoppicava per via di una gamba sanguinante. Dovevano avere delle tenute antiproiettile, probabilmente anche quello che aveva colpito lei non era realmente morto.
Li guardò allontanarsi in silenzio, avevano vinto di nuovo loro.
«Cosa facciamo adesso? Torniamo dentro? Qualcuno è sopravvissuto di certo!»
«Sei matto? E se qualcuno è rimasto lì a controllare? No, dobbiamo andarcene, dobbiamo trovare un altro rifugio».
«Ma lo sai che quel posto è più sicuro della strada!» si lamentò lui, restio ad abbandonare tutti i suoi amati libri.
«Non ne sarei così sicura» ribatté lei, iniziando a incamminarsi verso il retro dell'edificio. Erano stati visti dai soldati, se erano fortunati non si ricordavano il loro aspetto. Tuttavia, sapeva bene che il giubbotto di Louid era fin troppo riconoscibile per poter sperare in un'ipotesi tanto rosea, l'unica cosa che restava da fare era allontanarsi da quella zona della città il prima possibile.
Lui la seguì, riluttante. Nauìya sapeva bene che non era fatto per la vita da fuggitivo: non sapeva combattere, si spaventava facilmente, non avrebbe ucciso una mosca e, soprattutto, era troppo fiducioso nei confronti di chiunque, fregarlo era un gioco da ragazzi. Eppure, le sue capacità erano incredibili, le aveva salvato la vita un milione di volte, e lei non avrebbe potuto stare senza di lui.
D'un tratto, si sentì afferrare alle spalle mentre una mano gigantesca le si poggiava sul volto per impedirle di gridare. Sentì Louid mugugnare spaventato, dovevano aver preso anche lui.
Tentò di divincolarsi, ma l'uomo che la teneva era dotato di una tale forza sovrumana che, malgrado tutta la sua esperienza con le risse di strada, non riuscì a liberarsi.
«Silenzio! Non vi vogliamo fare del male» esordì l'uomo che l'aveva immobilizzata. Nauìya riconobbe subito la voce. Smise di agitarsi e rilassò i muscoli, l'uomo la lasciò lentamente.
«Tu! Sei della resistenza, vero?» gli chiese. Era l'uomo che si trovava dietro di loro nella grande sala, quello che aveva sparato per primo contro la tiranna. Si voltò per osservarlo. Era una vera montagna, la sua pelle completamente nera lo faceva mimetizzare del tutto con l'ombra del vicolo. Il suo compagno stava ancora tenendo Louid, che respirava agitato.
«Davvero acuta!» le rispose, beffardo.
Nauìya non riusciva a crederci: stava veramente parlando con un membro della resistenza! Per lei quei coraggiosi combattenti erano come delle leggende.
«Co... cosa volete da noi?» chiese, con le sopracciglia corrucciate come faceva spesso per mascherare le sue vere emozioni.
«Vi ho sentiti parlare prima, e ho visto come combatti, per non parlare del modo in cui siete fuggiti! Era acido, non è vero?» domandò, la voce profonda e inquietante.
Nauìya annuì, senza abbassare la guardia. Per quel che ne sapeva quell'uomo poteva essere un soldato travestito che aveva messo in scena l'intero attacco giusto per incolpare la resistenza dell'ennesima strage. Ne dubitava, ma fidarsi ciecamente sarebbe stato un grave errore.
La ragazza mosse lentamente la mano verso la cintura dove aveva messo la sua nuova pistola, ma non vi trovò nulla.
«Pensavi davvero che ti avrei lasciata libera con una pistola? La vita è sacra e non mi va di rischiare così, mi sembri una dal grilletto fin troppo facile».
L'uomo fece un cenno al suo amico. Questi lasciò Louid, che corse subito verso di lei.
«Piacere di conoscervi, io sono Orm, e penso che potreste essere dei validi combattenti per la libertà» disse la montagna, porgendole una delle sue enormi mani.
Ovviamente Nauìya aveva già sentito parlare di lui. Si trattava una delle persone più ricercate di Aretem, un guerriero formidabile. Ma, soprattutto, il secondo in comando della resistenza.
Bene, eccoci al primo capitolo di questo libro, si parte subito con l'azione: sparatorie, morti, e un mondo tutt'altro che piacevole. Spero di non avervi scioccati molto.
Posso assicurarvi però che i capitoli di Aaris saranno più rilassati, almeno all'inizio...
Comunque sia, cosa ne pensate dei personaggi che sono apparsi per ora?
Ho pensato di mettere alcuni disegni fatti con AI (ASSOLUTAMENTE NON ESAUSTIVI), appena ne avrò di migliori li cambierò, giuro.
Ecco qui Nauìya, la nostra protagonista perennemente corrucciata:
Lo so, non ho ancora quasi messo descrizioni, quindi probabilmente la immaginavate diversa, ma è voluto, preferisco lasciare spazio alla vostra fantasia, quindi se non vi piace così, dimenticatela pure, non mi offendo.
Questo è il nostro caro Louid, forse è quello venuto meglio, ma solo secondo il mio modo di vederlo.
Orm, lui lo immagino un po' più... grosso e intimidatorio, ma per il momento non sono riuscita a fare di meglio.
Volevo fare anche personaggi come la Strega o il Generale, ma l'AI mi crea solo mostruosità deformi, quindi ho preferito evitare, quando avrò delle illustrazioni decenti metterò anche loro.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo al prossimo con Aaris!
NediFo
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro