Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Unexpected dinner

Passarono diversi giorni, e sfortunatamente io non vedevo Veronica da molto perché era partita per andare a trovare i suoi genitori, trascorrendo perciò vari giorni senza una compagnia femminile.
Arrivò poi il lunedì, e finalmente avrei rivisto la mia amica al lavoro.
Mi avviai verso il negozio, e dopo diversi minuti di viaggio, arrivai a destinazione.
Non appena entrai, la vidi intenta a piegare alcuni pullover su uno scaffale accanto la porta d'ingresso. Appena mi notò, mi venne incontro sorridente.—Rose! Passato un bel weekend?—mi disse dandomi un bacio sulla guancia.
—Ho molte cose da raccontarti! —esclamai.
—Non tenermi sulle spine!
—Meglio se ne parliamo dopo aver finito, ti va?
Lei sbuffò.—Perché? Oggi siamo anche sole!
—Preferisco dopo, ti prego.
Veronica acconsentì, e ci mettemmo a lavoro.
Non appena arrivò l'orario di chiusura, entrambe contente ci recammo fuori.
—Ti va di fare una passeggiata qui intorno?—mi propose Veronica.
Annuii, stringendomi nella mia poco coprente giacca di pelle.
—Hai freddo?—mi chiese.
—Sì, avrei voluto prendere volentieri quell'impermeabile bianco che ho venduto a quella ragazza.
—Chi? Quella vipera con la coda che le arrivava al sedere?
Ridacchiammo entrambe.
—Esatto, amica.
—Orsù, raccontami cosa è successo.
—Prima voglio chiederti una cosa, tu credi nelle coincidenze, Veronica?
Sospirò, poi annuì.—Cosa può essere mai accaduto di così sorprendente?
—Mio fratello John ha fatto un provino per una band e l'hanno preso.
—Mh, che bello. Tutto qui?
—Magari. Se te lo dicessi non mi crederesti mai.
—E dai, mi stai facendo morire dalla curiosità da quando sei venuta!
—Roger è il batterista della band.
Lei si fermò e sgranò occhi e bocca.
—Mio Dio, non ci credo! — esclamò.
—Cosa ti avevo detto? E c'è dell'altro: ieri mi ha accompagnato a casa e mi ha detto che non gli interesso più, come tutte le ragazze di questo mondo. Non so cosa pensare.
—Io se fossi in te non gli crederei più di tanto. Insomma, si è fatto metà delle nostre compagne di corso e ora se ne esce dicendo che la sua vita da latin lover è giunta al capolinea!
—Ti dirò, a me è sembrato sincero, ma sicuramente hai ragione tu, se penso al modo in cui amava provocarmi una volta.
—Continua ad esserlo?
—Provocatorio? Sai cosa ho notato? Che quando ieri eravamo insieme alla band mi è sembrato molto più tranquillo e simpatico. Ah, dimenticavo! Ieri mi ha anche chiesto di suonare la sua batteria alla fine delle prove ed è rimasto spiazzato. Non mi sono mai vantata così tanto di me stessa.
—Non poteva accadere l'opposto. Sei così formidabile! Certo, però, che coincidenza che John e Roger siano nella stessa band.
—Che sfiga per me, vorrai dire. Ma se John è contento, non posso certamente dirgli di lasciare tutto, ti pare?
Lei annuì, riprendendo insieme a me il passo.
—Senti, ti va di cenare da noi stasera? —, esordii, dopo una pausa di silenzio, — Ho anche preparato il pollo arrosto. Spero solo che John non se lo sia pappato già tutto.
Lei ridacchiò.—Okay, se non è un problema per voi.
—Assolutamente no, dolcezza. Ci piace avere ospiti, di tanto in tanto.
Di colpo mi venne in mente la scena a cui avevo assistito qualche giorno prima, quando mio fratello diventò paonazzo alla prima vista della mia amica. Decisi, perciò, di chiedere a Veronica dei pareri su di lui.
—Beh, non è che lo conosca tanto. Ma a me è sembrato tanto gentile e cordiale.
—In effetti lo è, sono abbastanza fortunata ad averlo come fratello. E fisicamente?
Lei mi guardò confusa a quella richiesta.
—Dai, cosa c'è di male? — la esortai.
Rimase a rifletterci, poi rispose:—E' piuttosto carino, a dir la verità.
Dentro di me esultai come se la mia squadra di calcio preferita – praticamente inesistente – avesse appena segnato.
Rimasi comunque indifferente agli occhi della mia amica, stringendole il braccio affettuosamente, mentre il vento fresco della città ci invadeva sempre di più.
—Sta cominciando a fare freddo. Guarda, il sole è già quasi calato e non siamo nemmeno a metà settembre.—le indicai il cielo sopra i nostri occhi.
—Tipico di Londra.
—Torniamo indietro? Ho la macchina.—le proposi.
—Oddio, perché non me l'hai detto? Ero sicura che dovessi prendere la metro. Se no non avrei proposto di camminare un po'.
—Quanto sei noiosa!
—Lo dico per me, di certo non per te! Ti rendi conto che dobbiamo camminare fino alla tua macchina? Eravamo quasi arrivati sotto casa mia.
Tornammo immediatamente indietro e con la macchina ci avviammo verso casa mia.
Una volta dentro, urlai il nome di mio fratello per avvisarlo del mio ritorno, ma subito dopo lo sentii vociferare con qualcuno.
E in men che non si dica spuntò dal corridoio Roger.
—Ben tornata, Rose—, mi disse sorridente.
Ero troppo divertita per il colore della faccia di mio fratello che avevo già dimenticato la mia riluttanza nel vedere Roger in casa mia.
—Ciao, Veronica— salutò timidamente John.
Lei gli andò incontro e lo abbracciò come era solita fare con me.
—John! Che bello rivederti!
Mi coprii la bocca con la mano per nascondere le risate che per poco  mi scapparono, onde evitare occhiatacce.
Veronica finì di abbracciare il povero John, ormai di un colore inesistente in natura, per poi bofonchiare un "ciao" al biondino.
—Come mai qui, Roger? — chiesi invece io.
—Pensavo di trovarti a casa perché volevo che mi prestassi un paio di bacchette, ma John mi ha invitato a cena. Aveva detto che avevi preparato il pollo arrosto e non ho resistito— rispose il batterista.
Non avrei gradito la sua presenza a cena, ma decisi di non rimproverare mio fratello –  a cui probabilmente Roger aveva messo a conoscenza della nostra tregua – e mi sarei sentita ad ogni modo a mio agio, poiché sarebbe rimasta anche Veronica.
—Ottimo. Rimarrà anche Ver, quindi sarà una bella cena!— esclamai.
—Bene, non perdiamo altro tempo. Io avrei una certa fame.— enunciò Roger.
Feci accomodare tutti al nostro tavolo della cucina che, con mia grande sorpresa, era già stato apparecchiato.
Aprii il forno e rimasi nuovamente stupita, poiché il pollo erae ancora tutto integro.
Servii tutti, compreso me, e cominciammo a mangiare.
Io e Veronica eravamo sedute vicine e di fronte avevamo rispettivamente Roger e John.
—Wow, è veramente buono. Complimenti, Rose.—si complimentò Veronica.
—Oggi aveva voglia di cucinare, ma sicuramente domani si asterrà e mi farà mangiare pane e formaggio—disse John a bocca piena.
Io sospirai.—Perché mi devi sempre sputtanare?
Tutti i presenti risero.—Come se fossi una buona a nulla— continuai.
—Sono tuo fratello, è il mio compito farti fare brutte figure—sorrise sornione.
—Intanto, è meglio che tutti sappiate che lui non sa sbattere nemmeno un uovo.— ribattei, facendo scoppiare nuovamente a ridere gli ospiti.
—Scusate la curiosità, ma se Rosalie era a lavoro, come faceva a stare insieme a Veronica? — chiese Roger, confuso.
Stavo per rispondere, ma John e Veronica mi precedettero, dicendo all'unisono che lavoravamo insieme.
Appena si accorsero di aver parlato contemporaneamente, si guardarono negli occhi, imbarazzati: John era diventato color bordeaux, Veronica aveva le gote leggermente rosse.
Io cercai di trattenere l'ennesima risata, sia divertita per quanto si imbarazzassero a vicenda, sia per quanto sarebbe stato bello se quei due si fossero messi insieme. Roger ebbe la mia stessa reazione, coprendosi la bocca con il tovagliolo, poi guardò me e entrambi ci facemmo scappare qualche risata.
Subito mi accorsi di ciò che avevo fatto e tornai seria, non volendo mettere a disagio Veronica e John.
—Spero vi sia piaciuto il pollo.—tagliai corto.
—Oh, è stato eccellente, in realtà.—commentò Roger.
—Sono contenta che vi sia piaciuta la cena. Non sono una chef provetta ma qualcosa la so fare.
—Che ore sono?—chiese Veronica.
Guardai l'orologio affisso nella stanza.—Le otto e mezza.—risposi.
—Beh, è meglio che vada, allora. Rose, ti aiuto a sparecchiare e poi tolgo il disturbo.
—No, aspetta. È buio pesto. Non farmi rimanere preoccupata. Non è meglio se ti accompagno con la macchina?
—No, come fai a tornare tu, poi, se sei da sola?
Sbuffai, cercando una soluzione, poi intervenne Roger:—Mi offro io volontario per accompagnarla.
—Sei ormai diventato un accompagnatore personale.—ironizzai.
—In effetti è diventato il mio terzo lavoro. Dammi le bacchette e l'accompagno.
—Che modi... Vieni—, lo invitai a seguirmi verso il seminterrato,—E sbrigati!—, aggiunsi, non appena notai che era ancora impalato.
—Poi dici che io sono sgarbato...
—Attento alle scale. Non vorrei che cadessi rovinandoti il tuo bel visino— scherzai.
—Si può sapere dove stiamo andando?—non risposi. Terminai di scendere le scale e accesi la luce dello stanzone che illuminò la mia batteria.
Roger era rimasto imbambolato sull'ultimo scalino, ammirando il mio set di batteria
Presi un paio di bacchette che avevo di riserva da uno scatolone.
—Questo è il tuo set?—mi chiese lui.
—Sì. Bello, vero?—, chiesi, fiera.
—Seriamente, è bellissimo. Non immaginavo che suonassi su un kit del genere—, disse, avvicinandosi all'oggetto a cui tenevo molto più della mia vita. Gli permisi di dare un'occhiata alla stanza, felice che apprezzasse così tanto il "covo segreto" mio e di John.
—Che dici, andiamo?—, dissi, un po' stufata, e cominciai a salire un gradino, ma lui su fermò davanti l'amplificatore di mio fratello.
—E' un amplificatore?
—Sì, l'ha costruito John. Produce un suono strano, infatti quando suona la chitarra ha un suono più vibrante e melodioso. Vuoi provare?
Mi avvicinai al piccolo amplificatore, lo accesi e ci collegai la chitarra di mio fratello, riproducendo uno dei pochi accordi che sapevo, il sol.
—Merda! È un suono fantastico! Posso provare io?
Mi sfilai la chitarra, ridendo, e gliela porsi.
Con mio grande stupore, notai che sapeva suonare abbastanza bene.—Non sei male, lo sai? Come mai sai suonare la chitarra?
—E' stato il mio primo strumento, in realtà. Dopo ho scoperto che la batteria era la mia vera passione— mi spiegò.
Dopo aver strimpellato un altro po', si sfilò lo strumento e me lo riconsegnò.
Salimmo nuovamente le scale e una volta su, sentimmo un suono provenire dal salotto: la radio.
Ci addentrammo nella stanza, dove John e Veronica erano seduti comodamente sul divano in silenzio.
Appena ci videro arrivare, Veronica si alzò di scatto.—Scusate, siamo entrati qui in salotto e John ha voluto accendere la radio.
—Perché ti scusi?—, chiesi.
Lei, imbarazzata, cercò di rispondere, ma la voce eccitata di Roger la interruppe.
—Deacy, ma quell'amplificatore giù...—Roger cominciò a confabulare qualcosa.
—Sì, l'ho costruito io.
Cominciarono a parlare con un linguaggio tecnico abbastanza sconosciuto a me e Veronica.
—E' qualcosa di assolutamente fantastico!—, esclamò per l'ennesima volta Roger,  —Non ti sei mai reso conto che produce un suono unico? Un giorno lo facciamo provare a Brian.
—Sarebbe una buona idea.
Intanto andai a spegnere la radio.
—Chi è Brian?— chiese Veronica confusa.
—Il chitarrista dei Queen. La band dei signorini qui presenti.— risposi, indicando gli altri due.
—Veronica—si intromise John.—che dici se domani vieni con noi alle prove? Cominciano alle sette e mezza, così tu e Rose avrete tutto il tempo per arrivare.
—Per me va benissimo!— esclamò sorridente Veronica, facendo arrossire di nuovo John.
—Meglio che la porti via, qui Deaky ci rimane secco— mi sussurrò nell'orecchio Roger. Non ci trattenemmo dal ridere, facendo cogliere in flagrante dagli altri due.
—Roger, noi dovremmo andare— disse Veronica al biondo.
—Sì, sì. Io sono pronto!— le rispose lui, avvicinandosi alla porta di ingresso
—A domani, ragazzi.—ci salutò Veronica, baciando entrambe le guancie di John, che per poco non diventava cenere.
Mi girai verso Roger, che, come me, cercava in tutti i modi di non ridere.
Veronica baciò affettuosamente anche me, poi, insieme a Roger, che si limitò a dire un "a domani", uscì da casa.
Nell'esatto momento in cui si sentì la porta chiudere, andai da John, salterellando.—E' cotta di te!
Mi mise una mano sulla bocca, che tolsi immediatamente.
—Sono ancora qui fuori, vuoi stare in silenzio?— mi rimproverò.
—Le piaci!—, dissi a voce più bassa, —Me l'ha anche detto!
—Ma sei impazzita! Le hai chiesto se le piaccio?— chiese, divenendo di nuovo rosso.
—John, stai arrossendo da che io e lei abbiamo messo piede in casa.
Finalmente potei ridacchiare.
—Rose, ma a te che importa? —Mi importa perché tu sei mio fratello, e ti voglio un mondo di bene perché da sempre ci siamo detti tutto, e come se non bastasse sei cotto della mia migliore amica. A me puoi dire ogni cosa, come hai sempre fatto.
—E' proprio di questo che mi preoccupa. Non mi fido per niente di te.
—Ti prometto che non toccherò più questo argomento con lei, infatti te la dovrai cavare da solo. Ma ti prego, dimmelo che ti piace.
Mi misi letteralmente in ginocchio a lui.—Ecco... Può darsi.
Esultai come una matta, poi cercai di calmarmi.
—Stravedi per lei, fratellino! — gridai, mentre corsi ad abbracciarlo.
Capii quanto mi ero messa in ridicolo per il modo in cui John ridacchiava. —Tu sei pazza, Rose—, scherzò, dandomi un bacio sulla guancia, —E anche stronza.
Risi insieme a lui, poi feci per andare in camera mia, visto che la tavola l'avevano già sparecchiata lui e Veronica.
—Comunque non sono ancora arrivato ai livelli che pensi tu.
—Stai sicuro che entro poco tempo ci arriverai. Buonanotte, Cyrano de Bergerac!
—Buonanotte, idiota!
Ridacchiai nuovamente, chiudendo la porta di camera mia alle sue spalle.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro