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Soul Brother

La mattina seguente mi svegliai con calma, ma il pensiero di dover far splendere casa da cima a fondo, tamburi della batteria compresi, cominciò a perseguitarmi da che aprii gli occhi.
Era una rigida mattina domenicale, davvero molto fredda, e me ne accorsi perché trovai la finestra della mia stanza aperta da un fortissimo vento.
Prima che potessi diventare un cubetto di ghiaccio, la richiusi e mi precipitai in bagno per indossare qualcosa di più coprente di un pigiama; indossai un maglione di lana nero e un jeans prima che potessi rimanere congelata.
Quando fui uscita, mi stupii che John non mi avesse svegliata, né tantomeno che fosse a fare colazione.
Così andai verso camera sua, pronta a dargli il peggiore risveglio che avesse mai avuto, magari lanciandogli addosso un cuscino.
Ma dopo aver aperto la porta, con sorpresa e rammarico notai che il letto era immacolatamente fatto, e nella stanza non vi era nessuno.
Andai a controllare in salotto, in cucina e nel seminterrato, ma anche quelle erano altrettanto vuote.
Dove poteva essersi cacciato? Perché mai sarebbe dovuto uscire così presto la domenica mattina?
Cercai di non pensarci, anche se era praticamente impossibile: avevo troppo timore che gli fosse capitato qualcosa.
Decisi di andare in cucina per prepararmi la colazione e per distrarmi, ma non ebbi nemmeno il tempo di pensare a cosa mettere sotto i denti che sentii bussare alla porta.
Andai ad aprirla correndo a cento chilometri all'ora, ma nonostante la corsa rimasi lo stesso delusa quando, invece di trovarmi davanti John, c'erano i capelli spettinati di Freddie ad aspettarmi.
—Ah, sei tu, Fred — mormorai, scontenta.
Lui mi guardò confuso. —Chi ti aspettavi, cara? — chiese.
—No, è solo che... — pensai ancora a quanto paura stessi provando per colpa di mio fratello e di come avevo appena trattato male il povero arrivato —Scusami tanto, entra — lo feci accomodare, accompagnandolo in cucina.
Non appena si fu seduto, mi chiese:—Si può sapere chi pensavi che fossi? Aspettavi Roger, per caso?
—No, è che stamattina mi sono svegliata e non ho trovato John — poggiai le mani sul bancone della cucina e cominciai a sbuffare, sentendomi comprimere lo stomaco dalla tensione.
Egli si alzò e mi venne vicino, mettendomi una mano sulla spalla—Tesoro, rilassati. Perché hai così paura che gli succeda qualcosa?
—Freddie, non mi ha lasciato un biglietto, non mi ha detto dove doveva andare. È da ieri sera che non lo vedo.
—Rosalie, tuo fratello ha vent' anni, cavolo, non è un bambino, sa cavarsela da solo.
Il cantante mi abbracciò, ma ciò aiuto ben poco a calmarmi. —Ieri era normalissimo, ed era uscito con Ver, — spiegai, —Mi pare fossero andati a cenare a casa sua.
Freddie non mi rispose, ma mi liberò dalle sue braccia, guardandomi con gli occhi spalancati.
All'inizio non capii cosa volesse dire con quella reazione, ma, dopo che ebbi ripensato a quello che avevo appena detto, intesi.
Scossi la testa. —No, Freddie, non scherziamo.
—Ma chi sta scherzando, cara? Non ci vuole un indovino per capire quello che è successo.
—La smetti? Sei ridicolo! E poi non farebbero mai una cosa del genere, li conosciamo!
—Invece hanno pensato bene di stupirci.
—Questo è quello che pensa solo la tua mente malata.
—Insomma, Rose. Spiegami allora perché è da ieri che non è tornato. Da me e da Rog non è passato, e credo che anche da Brian abbia fatto lo stesso. L'unica alternativa è che abbia dormito per strada.
Lo guardai sempre più preoccupata.
—Non ne siamo sicuri, Fred. Magari hanno solo dormito sotto lo stesso tetto perché si era fatto tardi.
—Beh, pensala come vuoi, anche se c'è poco da pensare.
Ero ancora molto scettica, ma Freddie era sul punto di convincermi che le cose stavano come diceva lui.
—E se fosse così io credo che sia la fine — dissi.
—Se fosse così, dolcezza cara, la colpa è solo tua che li hai fatti conoscere.
—Colpa mia?! Ora stai dando i numeri!
Lo guardai rimproverante, ma entrambi scoppiammo a ridere.
—Beh, chiudiamo qui l'argomento. — cercai di contenermi, —Non provare a dire una sola parola agli altri riguardo ciò che potrebbe essere successo...
—Ciò che è successo, tesoro.
—Finiscila! Prova a raccontarlo solo a Roger e faccio scatenare un putiferio, hai capito? — lui sbuffò, poi fece sì con la testa.
—Magnifico. — dissi alla fine, soddisfatta —Ad ogni modo, a cosa devo l'onore della tua visita?

Lui tornò improvvisamente serio, dirigendosi verso la sedia. —Sediamoci. E offrimi una tazza di tè.
Rimasi sbalordita dal modo in cui mi si rivolse. —Scusami, ma per chi mi hai preso?!
—Va bene, lascia perdere il tè. Comunque non so come spiegartelo, è una lunga storia, ma...
Da come era imbarazzato, capii tutto.—C'entra Mary, non è così?

Freddie rimase in silenzio a guardarmi, e mi scappò un sorriso. —Ah, voi uomini vi fate più problemi delle donne, a quanto ho capito. Ci hai messo tempo ad ammetterlo, però. John è stato più rapido di te.
Mi guardò confuso.—Ad ammettere che cosa?
—Che ti piace, caro Freddie — ridacchiai per come mi pareva disorientato in quel momento. —Mi sembri un rimbambito. Eppure non ti facevo così romanticone. Che effetto, che ti fa quella ragazza —dissi, sfottendolo.
—Smettila di pensarla così. Non sono io che l'ho voluto. —protestò.
Battei le mani sul tavolo, eccitata. —Ed è proprio questa la cosa meravigliosa: funziona così, ti innamori e basta — canticchiai.
Lui mi guardò sbalordito. —Certo che Roger ti ha fatto proprio uscire fuori di melone...
Arrossii, schiarendomi la voce. —Per quanto riguarda Mary, non la conosco quanto Veronica, ma puoi stare tranquillo, perché al momento non c'è nessuno che ti sta mettendo i bastoni tra le ruote.
—C'è quell'idiota di Brian. Te lo sei dimenticato? — rispose infuriato.
—Proprio ieri mi ha detto che non si sente quasi più con Mary, e lei tantomeno lo cerca — lo rassicurai.
—Davvero? — annuii, mentre lui cominciò a guardarsi intorno, a dir poco confuso. —Ieri a malapena gli ho rivolto la parola, mi sono comportato da idiota — confessò.
—E poi, ad essere sinceri, io non ce li ho mai visti insieme, — aggiunsi, —Vedo un altro tipo di ragazza, accanto a Brian. Ma dimmi, a parte me, nessuno sa di tutti gli smielosi sentimenti che provi per Mary?
Sbuffò. —Mi tormenterai sempre da ora in poi, per colpa di questa cosa, non è così?
—Esatto, caro — gli mostrai un sorriso beffardo, ridendo.
—Comunque ne ho parlato anche con Roger, ma non è che abbiamo approfondito molto questo discorso. Io ti vedo più pratica nell'argomento.
Scoppiai a ridere. —Pratica? Io non ho nulla di più di Roger.
—A proposito di Rog. Ma tu e lui...Insomma...Siete già arrivati a quello step?
Sgranai gli occhi, schifata. —Sei disgustoso! — urlai. —E di certo non andrei a dirlo a te, ti pare?
—Ti rendi conto che tuo fratello l'ha già raggiunto, questo passo? Un punto in più a lui.
Sospirai, arrossendo di nuovo. —Quanto ti odio, quando fai così! — esclamai.
—So che non potresti mai, mi vuoi troppo bene. Tornando al discorso di Mary, cosa potrei fare?
Rimasi a pensarci un po' su. —Io credo che il metodo "cena solo tra noi due" possa funzionare anche nel vostro caso. Ha funzionato con Roger e con John , non vedo perché non ci sia una possibilità tra voi due.
—Non ci baceremo mai al primo appuntamento.
—Non ho detto questo, ma almeno romperete ancora di più il ghiaccio e sarete soli, —guardai la macchinetta di caffè sulla cucina, —Hai fatto colazione o vuoi qualcosa?
—No, è meglio che me ne vada.—si alzò dalla sedia.—Grazie, Rose, mi hai dato tanti consigli preziosi. Ah, Roger mi ha detto di darti questo— lasciò "Amore e Psiche" sul tavolo, —L'ha finito proprio ieri sera — soggiunse.
Gli sorrisi, con la testa che pensava solo al batterista. —Okay, ringrazialo da parte mia.
Lo accompagnai alla porta. —Fa freddo fuori, copriti bene — lo sfottei.
—Sì, mamma — rispose, prima di uscire, facendomi nuovamente scoppiare a ridere.
Freddie era una persona davvero fuori dal comune, e anche se a tratti aveva gli stessi modi di fare del suo amico Roger gli volevo molto bene.
E anche lui si era innamorato, proprio come il suo compare.
Era abbastanza buffo, ripensando a tutte quelle volte che mi aveva rinnegato i suoi sentimenti per Mary; e improvvisamente, quel giorno era venuto alle otto di mattina a casa mia per parlarmene.
Sentii poi il campanello risuonare, e stavolta non avevo dubbi che fosse mio fratello.
—John! Ma dove sei stato?—urlai, appena lo vidi sullo stipite della porta.
Aveva uno sguardo abbastanza stanco e spossato, e probabilmente non era nemmeno felice di vedermi, visto che non si era nemmeno degnato di rivolgermi la parola.
Infatti mi ignorò completamente, dirigendosi verso la sua camera.
Non appena ebbi richiuso la porta di casa lo raggiunsi, e vidi che si era disteso sul letto.
—Si può sapere che fine hai fatto? — gli chiesi, apprensiva, —Mi sono preoccupata a morte, te ne rendi conto?—protestai.
Lui intanto non aveva ancora proferito parola.—John, ti dispiacerebbe così tanto dirmi perché ora non mi rispondi, cazzo? Non ti fai vedere da ieri sera e pensi anche di potertela prendere con me così a caso?
Mi guardò abbastanza snervato. —Devi sempre sapere cosa diamine faccio?
—No. Ma sai, è da ieri che sei sparito, ed essendo tua sorella è probabile che mi prenda un bello spavento, non ti sem...
—Ho passato la notte con Veronica, contenta?—alzò la voce all'improvviso. —Adesso hai lo scoop del momento, ammetti che non vedi l'ora di raccontarlo a tutti.
Aveva detto così tante cose che non sapevo proprio cosa pensare e rispondere.
—John, ma cosa stai dicendo? — chiesi, rispondendo all'ultima cosa.
—Mi sono stancato di vedere tutti voi battibeccare su me e lei, ok? Lo trovo davvero banale.
In quel momento non seppi se ridere o prenderlo sul serio, ma non mi sembrava che stesse scherzando. —Credi davvero che io e Roger passiamo la maggior parte del tempo a sparlare di voi? Credi che siamo così senza cuore da non pensare che tu e Veronica vi amiate e basta? Ti comporti davvero da stupido, ultimamente.
Dovevo averlo davvero offeso, probabilmente, ma ero infuriata: non si faceva vedere da ore e mi accusava anche di stare dalla parte del torto.
Tuttavia, pochi secondi dopo mi sentii tremendamente in colpa e corsi ad abbracciarlo.
—Scusami, sono stata brusca. È solo che sono stata preoccupatissima. Ma non mi pare ancora che tu capisca che tu rimarrai sempre la persona a cui voglio più bene.
Ammetto che in quel momento finii col commuovermi perché mi sfuggì qualche lacrima. Ma era tutto vero: gli volevo un bene indescrivibile, perché da sempre lui si era preoccupato di farmi forza nei momenti difficili, ed era anche l'unico che si era degnato di farlo.
John mi strinse ancor di più, sospirando.
—Sento di star facendo un mucchio di cavolate, compreso con Veronica — mormorò.
— Cosa c'è stato di male in quello che è successo? Avete dormito nella stessa casa, c'è così tanto di sbagliato?
—Non lo so, Rose. Io questa cosa la vedo abbastanza infantile.
—No, John. Se la pensi così, non hai capito niente. Hai bisogno che te lo dica in arabo che voi due vi amate? Non c'è nulla di cui vergognarsi.
Continuava a sospirare, guardandomi preoccupato e mettendomi un grandissimo stress addosso. —Promettimi che non lo dirai a nessuno, nemmeno a Roger — mi chiese.
Annuii.—Te lo prometto. Però ora basta sospirare, mi stai facendo salire un'ansia assurda.
Ridemmo, poi me ne andai in camera mia con l'intento di studiare. Ma non facevo che ripensare a John e Veronica, a Freddie e Mary, e di nuovo a John e Veronica.
Insomma, tutti quegli innamorati mi distraevano non poco dallo studio.

Il pomeriggio decisi di uscire da sola.
Era domenica, ma la biblioteca fortunatamente era aperta, così presi la decisione di andarmene lì, anche perché dovevo riconsegnare la "Metamorfosi", ed ero in un enorme ritardo perché l'avevo anche prestato a Roger.
Entrai in una pasticceria per comprare una fetta di torta, e mentre aspettavo il mio turno pensavo al fatto che ero stata fortunata a ricevere Freddie quella mattina, che mi aveva reso il libro, visto che la mia testa era così impegnata a fare da consulente di coppia che nemmeno ricordavo di averlo preso in prestito.
Quando uscii, dopo aver finito di mangiare, continuai a camminare per altri buoni cinque minuti, finché qualcuno non mi urlò improvvisamente in un orecchio:—Ehi! Dove vai di bello?
—Che modi! — risposi a Roger, intento a fumare una sigaretta e a ridere della mia reazione.
—Ma come, non sei contenta di avermi incontrato?
—Mi pedini, ammettilo.
Mi diede un bacio sulla guancia e mi prese per mano. —No. Ho solamente chiesto a tuo fratello che fine avessi fatto, e mi ha rallegrato parecchio sapere che stavi andando in biblioteca, visto che dovrei andarci anche io.
Scoppiai a ridere. —Ma se non sei mai entrato in una biblioteca in vita tua!
—Non credo di avertelo mai detto, quindi non puoi affermare nulla, fino a prova contraria. E comunque voglio prepararmi bene per quell'esame.
Mi fermai, sorpresa, in mezzo al marciapiede.—Cosa?
Corrucciò la fronte. —Caratteri ereditari? Mendel? Mercoledì? Ricordi, adesso?
Quelle parole mi riportarono all'esame di cui avevo già sentito parlare. Sbuffai.—Come ho fatto a non scrivermelo sull'agenda?!
—Che precisina. A volte sembri davvero Brian parte II.
Roteai gli occhi. —Ti diverti davvero così tanto ad infastidire la gente, non è così?
Lui annuì, ridendo.
—Sai qual è il guaio? — continuai, —È che io sto diventando come te. Stamattina, quando il tuo simpatico amico è venuto a farmi visita, sembravo la tua versione femminile.
—Un momento, Freddie è venuto da te? Mi aveva detto che andava da un nostro amico, quel furfante. E cosa ti ha detto? — prima che potessi proferire parola, si rispose da solo: —Mary!
—Esatto! — squittii. —Mi ha detto che ne avete parlato anche voi due insieme.
—Pochissimo, però. Mi ha solamente detto che magari ci stava facendo un pensiero, ma nulla di che.
—Gli ho dato qualche consiglio, e lui è rimasto euforico.
—Credo che tra un po' toccherà anche a loro due — sorrise.
—Io comunque mi rifiuto di fare la ricerca su Mendel. C'era anche al test di ammissione, qualcosa la saprò anche, no?
—Rosalie Deacon che rifiuta di studiare?! Cosa ti è successo, signorina?
—Volevo andare in biblioteca solamente per distrarmi con qualche romanzo, e magari consultarmi anche con Liam.
Dovevo averlo infastidito, perché rimase in silenzio per un po'.
—Sto cominciando a non sopportarlo più, quello lì.
—Non ti è mai piaciuto dal primo momento che l'hai visto. Sei un tipo molto geloso, tu — gli diedi un pizzicotto sulla guancia.
—Cosa c'è di male? La gelosia aiuta, lo sai?
—Che razza di risposta è?  — risi, sfilandogli la sigaretta dalla bocca e riponendola nella mia.
—Tu fumi? Perbacco, questa mi era sfuggita — commentò.
—Non fumerò mai a livelli tuoi, tranquillo. Anzi, a dir la verità questa sarà la seconda o terza volta che ci provo. John molto più spesso cade in tentazione.
—Non sapevo nemmeno questo. Tu sai tutto.
—Tranne la media precisa di quante sigarette consumi tu in una giornata — risposi io.
Con lo stesso gesto che avevo fatto io poco prima, mi tolse il mozzicone tra le labbra, gettandolo per terra. —Saresti mai capace di lasciarmi per questo?
—Potrei, sai? So benissimo gli effetti che provocano il fumo passivo, visto che sarei intenzionata a intraprendere una carriera da medico. Cioè, in realtà non lo so...
—Hai le idee molto chiare. Quante lauree avresti intenzione di prendere?
Rimasi pensierosa e dubbiosa. Non aveva nessun torto, però: ancora non avevo un'idea precisa di cosa fare un domani, e la cosa mi spaventava parecchio.
—Terra chiama Rose. Mi ricevi? — Roger mi sventolò una mano davanti il viso.
Distolsi la mente da tutti quei pensieri a dir poco angoscianti, sorridendogli.
Lui mi osservò per un po', poi sorrise. —Piccola, non fraintendermi: so benissimo che tu sei una ragazza super in gamba. Non metterti in testa strane idee, avrai una carriera meravigliosa.
Non risposi, ma lasciai che lui mi tenesse abbracciata per tutto il tragitto.
Non appena fummo arrivati in biblioteca, dovetti zittire Roger più volte. Potevo capire il perché non fosse per niente abituato a quel luogo: non tanto perché poche volte vi avesse messo piede, ma perché un batterista in una biblioteca era come un elefante in una cristalleria.
Dopo aver consultato diversi scaffali, mentre imploravo il biondino di non fiatare, trovai il libro che ci serviva. Così condussi per mano Roger ad un tavolo, ridacchiando di tanto in tanto ogni volta che qualcuno lo zittiva perché parlava troppo forte; dopo che ci fummo seduti, cominciammo a consultare il tomo, prendendo appunti su un piccolo quaderno che si era portato il batterista.
Non credevo che se lo fosse portato con sé per prendere appunti su Mendel: tempo prima mi disse che gli sarebbe servito nel caso gli fosse venuta l'ispirazione, così avrebbe evitato di appuntarsi le cose sui pacchetti di sigarette, come faceva Jimi Hendrix.
Improvvisamente qualcuno mi bussò sulla spalla.
Quando ci girammo, vedemmo Liam che ci sorrideva.
"Cosa leggete?", mosse solamente le labbra.
"Ricerca di biologia", risposi.
Prese un foglietto che aveva in mano e ci scribacchiò sopra qualcosa.
Me lo lasciò accanto e se ne andò, agitando la mano.
Presi il foglietto e lessi: "Martedì ore 20.30. Cromwell Rd. N. 4604".
Rimasi parecchio scossa e confusa da quello che avevo letto.
Era un invito a cena? Ad una visita per scambiarsi due chiacchiere?
Non appena mi venne in mente che accanto a me c'era Roger, nascosi il biglietto nella borsa che avevo appeso alla sedia prima che avesse potuto leggerlo.
Nonostante questo, rimase ad osservarmi, per poi chiedermi:—Che ha scritto?
Feci di no con la testa—Nulla. Un libro.
Mi guardò poco convinto, ma io ero già tornata a leggere il tomo di biologia.
Anche lui tornò a prendere appunti, mentre io ero troppo occupata a capire il senso di quel biglietto.
Cominciai poi a chiedere a me stessa se era il caso di recarmi al luogo di incontro o meno; una parte di me mi ricordava che sarebbe stato poco rispettoso nei confronti di Roger, un'altra invece mi diceva che Liam era un ragazzo non poco fuori dal comune, e già l'invito mi era stato dato in maniera poco ordinario; ma c'era ancora un'altra parte di me stessa che mi consigliava di lasciar perdere le altre due e accettare l'invito a qualunque cosa fosse: Liam rimaneva comunque un mio amico, con il quale condividevo anche una passione. Avrei potuto farmi accompagnare anche da Roger stesso, visto che era ridicolo pensare ad una possibile rivalità tra i due.
Il problema, ad ogni modo, era comunque Roger: come gli avrei spiegato ciò che riguardava quel foglietto?

Salut!
Finalmente mi sono fatta un po' sentire aggiornando questa storia. Credo che però non riuscirò a pubblicare un altro capitolo durante le vacanze natalizie: è in corso un altro progetto tutto incentrato sul Natale, che vedrà sempre le nostre care Reginette come protagonisti XD
Non aggiungo altro, però. Staremo a vedere :P
Un bacio e un grazie a coloro (ma parliamo di pochissimi XD) che pazientemente seguono i miei aggiornamenti <3
(Spero che _mrs_fahrenheit_ apprezzi la foto XD)

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