Some explications
—Perché prendi solo un piatto di pasta? Non è un po' poco?—mi chiese Freddie, seduto alla mia sinistra.
Eravamo per la seconda volta tutti insieme in un ristorante nelle vicinanze di Kensington. Siccome era sera e non avevo voglia di mangiare molto, ordinai un semplice piatto di pasta e delle verdure. Sfortunatamente venni criticata dal cantante per la mia scelta.
—Non sono abituata a mangiare molto, in realtà.—risposi.
—Ah, Fred. Facci l'abitudine. A volte si decide a non toccare nemmeno un pezzo di pane, altre volte mangia come un maiale.—ridacchiò John.
—Potrebbe mangiare anche un bufalo al giorno, se fa quegli assoli di batteria, poi.—disse Roger.
—No, davvero. Da quant'è che suoni la batteria, Rosalie?—si aggiunse Brian, prima di deglutire un bicchiere di cola.
—Io ho iniziato con un bongo che ebbi in regalo molto tempo fa. Solo l'anno scorso mi sono spostata su un set di batteria vero e proprio. E credo che i miei unici maestri siano stati i Beatles.
—Ti piacciono i Beatles?—mi chiese Brian incuriosito.
—Ne è ossessionata, in realtà. Nonostante si siano sciolti.—John rispose per me.
—Non c'è niente di male. Anche a me e Rog piacciono molto.
—Io sapevo che ti piaceva anche Jimi Hendrix.—disse il biondo.
—Lo sto scoprendo.
—Per me lui è il simbolo della chitarra.—intervenne il riccio.—diciamo che negli ultimi anni ho sviluppato uno stile, della chitarra intendo, molto vicino al suo.
—Quasi lo stai plagiando, tesoro.—ribadì Freddie.
—Che dici, idiota? Caso mai quello che lo sta plagiando sei proprio tu.
Cominciai a ridere.—Ma è mai possibile che litigate ogni tre secondi?
—No, è che oggi ce l'hanno tutti con me, non so per quale motivo.—si lamentò il chitarrista.
Dopo pochi minuti ci portarono i piatti.
Continuammo a parlare, dopodiché chiesi:—Scusate la curiosità, ma siccome John non ha avuto il buon senso di dirmi com'è nata la band, non è che me lo potreste dire voi?
Susseguirono un vociferare da parte di tutti, dopodiché Brian disse:—Parlo io. Dunque, tutto è iniziato qualche anno fa quando io, Brian May, e un mio caro amico di nome Tim, bassista e voce, decidemmo di formare una band chiamata "Smile". Dopo un po' trovammo un certo Roger Taylor, un batterista affetto dalla mania di accordare la batteria.
—Accordare la batteria?—ridacchiai.—come si fa, me lo spieghi?
—Lascialo continuare.—mi rispose il biondo.
—Stavo dicendo, dopo aver trovato Roger abbiamo passato un bel po' a girare mezza Inghilterra. Abbiamo poi pubblicato anche un EP che non ha venduto niente. Dopo un po', stiamo parlando dell'anno scorso, Tim decise di unirsi una band più affermata della nostra e ci lasciò. Un nostro amico dell'Ealing College di nome Freddie Bulsara, che poi cambiò definitivamente il suo cognome in "Mercury", ebbe poi la grande idea di formare insieme ai componenti rimasti degli Smile, una nuova band chiamata "Queen".
—Io credo che solo grazie a John Deacon possiamo affermarci come la più grande band di tutti i tempi!—esclamò il cantante.
—Come siamo modesti.—commentai a quest'ultimo.
—Non so se l'hai notato, ma il nome del nostro gruppo non allude tanto alla modestia.
—Beh, da una parte è una cosa positiva, vuol dire che non volete piegarvi alla mercé di nessuno— disse John.
—Ben detto, Deacon! —, esclamò nuovamente Freddie, —Senza offesa, ma Deacon è un cognome davvero strano.
—È un benedetto nome inglese!
—Io proporrei di dare a John un soprannome più intelligente di "tesoro".—propose Roger.
John sorrise.—Ricordo che una volta un professore mi chiamò Deacy, Deak. Una cosa del genere.
—Io Deacy lo trovo geniale! Deacy, fammi un la, un mi. Sì, è perfetto!—urlò il biondo.
Io e Brian dovemmo zittirlo, tanto che la sua voce attirava gli altri presenti del locale.
—In effetti a me non dispiace Deacy. Si addice tanto a John. Rosalie, Freddie, voi che dite?
—Io preferivo tesoro, anche se è carino Deacy, secondo me —, disse Freddie, —Ma non credete che dobbiate trovare un soprannome anche per la signorina qui presente?
—Io mi accontento di Rose, caro—annunciai.
—Come osi? Solo io posso dire "caro"!
Susseguirono parecchie risate, e perdemmo molto altro tempo al ristorante, beccandoci di tanto in tanto sguardi di rimprovero dagli altri tavoli.
Decidemmo poi di uscire, spartendoci il conto totale.
Una volta fuori, tenendomi sotto il braccio di Freddie, non trattenni uno sbadiglio.—Io non so voi, ma io ho voglia di tornarmene a casa. Sono stanca morta.
—Dopo essere stata una giornata intera con noi, non è possibile. Io penso sia colpa della biblioteca, cara.—commentò Freddie.
—Appunto, dopo aver passato tutto il giorno a dividervi per le vostre inutili litigate, penso sia normale che mi sia ridotta così.
—Cos'è, hai già voglia di andare a dormire, Rose? La notte è ancora lunga— disse il batterista, ridendo.
—Penso di essere distrutta non tanto per la band, ma per te, Roger. Non è semplice trascorrere una giornata intera con te.
Lui accennò un sorrisetto presuntuoso, e di risposta sbuffai.
Poi mi girai verso mio fratello.—John, che dici? Andiamo?
—Fermi!—, disse Brian, che ci fece sobbalzare, —Mi sono dimenticato di dare delle partiture a John. Deacy, non è che potreste venire un attimo da me?
Mi misi le mani sulla faccia. Cercavo davvero di non prendermela con Brian, ma a volte non capivo nemmeno lui.
—Potrei accompagnare io la signorina a casa, e John potrebbe tornare con l'auto da solo.— propose Roger, giusto come se in quel momento non desiderasse altro che farmi avvelenare ancora di più.
—Non se ne parla nemmeno!—, urlai disperata, —Mi rifiuto!
—Rose, è l'unica soluzione se vuoi tornartene a casa già adesso.—concluse John.
Ero davvero sfinita e non ne potevo più di girare per Londra, quindi dovei arrendermi. Sbuffai a braccia conserte.—E va bene! Cerca solo di non farmi disperare, Roger. Te lo chiedo supplicando.
Non appena Brian notò il solito sorrisetto provocatorio del biondino, lo guardò biasimante, poi venne verso di me, fissandomi amareggiato.—Mi dispiace tantissimo, Rose.
Non nascondo che in quel momento ero un po' furibonda anche con lui, ma infondo con tutte quelle cose che aveva per la testa, non doveva essere sorprendente che si dimenticasse qualcosa.
—Non preoccuparti, sei perdonato—dissi, sorridendogli.
—Un modo per farmi perdonare c'è. Martedì abbiamo altre prove verso le sette e mezza di pomeriggio, che ne dici di venire? Se hai altri impegni faccelo sapere mediante Deacy. Tu lavori?
—Sì, ma a quell'ora sono libera— lo rassicurai.
—Perfetto, alla prossima, Rose—mi baciò entrambe le guancie e, insieme a John, si congedò dal resto del gruppo.
—Freddie, tu non vieni con noi?—chiesi a quest'ultimo.
—Me la faccio a piedi da solo, non voglio disturbare la vostra passeggiata romantica.
Ci rimasi male. Insieme a lui sarebbe stato meno imbarazzante trovarsi da soli con Roger
—A volte sei proprio odioso, Fred—risposi.
—Modestamente, lo so.
Brontolai, infastidita da quel commento borioso, così mi girai e mi incamminai insieme al batterista, sentendo il moro salutarmi.
Mi girai nella sua direzione, prima facendogli la linguaccia, poi sorridendogli, divertita, mentre lui si pavoneggiava.
Cominciammo a camminare verso la strada di ritorno, ma in teoria seguivo Roger, perché con quel buio ero un po' spaesata e non sapevo nemmeno in che posto fossi.
—Sei sicuro che sai dove stiamo andando? —, gli chiesi, —Non mi fido di te al cento per cento.
—Deacy ce l'ha detto dove abitate. E conosco Londra meglio di te, anche se non sono nato qui. Sei sicura che vuoi già tornare a casa? Ci sono tanti posti carini qui vicino ed è un peccato tornare già, sono solo le dieci di sera.
—Senti, la smetti di farmi la corte? In maniera un po' anche maniacale, tra l'altro.—dissi, fermandomi di scatto.
Ci guardammo, e in quel momento mi resi conto che non mi fissava più con quel solito sguardo da sbruffone, ma normale, addirittura un po' comprensivo.
—Era una battuta, non capisco perché te la prendi sempre così tanto ogni volta.
—Beh, forse perché sembra sempre che il tuo obiettivo principale sia prendermi in giro— ribattei.
Dopo una manciata di secondi tornammo a camminare, dopodiché lui disse:—Posso confessarti una cosa? Lo devo ammettere anche a me stesso, tu all'inizio mi piacevi, anche molto.
—Questo non l'avevo proprio capito.
—Fammi concludere. Ora però tutto ciò non ha più senso. Io credo che prima o poi la band riuscirà finalmente ad ottenere un enorme successo. Sta per accadere qualcosa, me lo sento, ci manca solo un fottuto produttore con cui possiamo aprire un contratto. Non voglio vantarmi, ma credo che la nostra è una band potrebbe essere una boccata d'aria fresca nel mondo della musica, e questo molti non lo capiscono, visto che tutto ciò che fanno è paragonarci ad altre band di successo, con cui noi non abbiamo nulla a che fare musicalmente. Voglio essere sincero con te, sono talmente impegnato con gli altri del gruppo, sto anche componendo qualcosa, che non ho più tempo di pensare a questo genere di cose, almeno non ora. Quindi, sei libera di continuare a detestarmi quanto vuoi, ma teoricamente non ce ne sarebbe più motivo— terminò.
Dopo che ebbe finito il suo monologo, cominciai a riflettere.
Non avevo la più pallida idea se credergli o meno, poiché tutto ciò che aveva appena finito di dirmi andava in contrasto con quello che mi aveva spiegato Brian la mattina prima. Eppure percepivo che quelle parole erano state dette in modo sincero, e in qualche modo avrei dovuto credergli.
Susseguirono altri momenti di silenzio, anche perché non sapevo cosa dire.
Ma qualcosa avrei pur dovuto dirgli, perciò mi decisi a parlare:—Devo dire che però hai un carattere un po' troppo libertino e puttaniere.
Accolse il mio commento con una spudorata risata. —Grazie, ma non sono gli unici aspetti del mio carattere. Magari dovresti provare a conoscermi meglio, vedresti che non sono così maluccio come pensi.
Continuai a guardare fisso davanti a me, accennando un sorriso. —Non lo so, vedremo. Ma davvero mi lascerai in pace?
—Se la smetti di odiarmi così tanto senza un motivo ben preciso, potrebbe anche darsi. È meglio che tu ti metta in testa che non mi interessi, al momento. E poi, avrò il tempo di pensare alle ragazze quando diventerò ricco e famoso, no?
—Purtroppo centinaia di migliaia di ragazze cascheranno ai tuoi piedi per il tuo visino angelico, senza sapere che genere di sciupafemmine sei.
—Mi ameranno lo stesso, quanto ci scommetti?
Ridacchiammo insieme, e riflettei su quanto mi avesse colpito l'ambizione che la band aveva.
—Certo che siete molto determinati, intendo come gruppo, a sfondare, non è vero?
—Se no, perché ci chiamiamo Queen? Eppure penso che i nostri genitori non capiscano quanto sia importante per noi la musica. Mia madre vuole che diventi un medico, biologo, o qualcosa del genere.
—Mi sembra che tu non sia molto sicuro di intraprendere questa carriera.
—Infatti continuo a studiare solo per non deluderla.
—Anche la mia vuole che diventi medico, e anche io. Solo che al momento lei è più interessata al suo rapporto col suo compagno, rispetto al mio impegno negli studi.
—Anche i tuoi sono divorziati?
—Diciamo che la mia è una situazione familiare un po' complicata. Mio padre è morto quando io e John eravamo molto piccoli.
Mi guardò con gli occhi spalancati.
—Mi dispiace—mormorò.
—Beh, che vuoi farci, la vita va avanti. Senti, posso chiederti com'è che tu e Freddie condividete praticamente tutto?
—Beh, siamo molto amici. Praticamente fratelli. E poi siamo molto uguali, combiniamo gli stessi guai e abbiamo gli stessi gusti.
—Siete una coppia molto affiatata. Dovreste prendere in considerazione l'idea di sposarvi.
—Siamo ad un passo dal matrimonio, cara mia. Ormai possiamo dichiararci una perfetta coppia di sposini.
Mentre ascoltavo le mille burlate del biondino e del cantante con i dentoni dovei ammettere che Roger poteva anche essere il peggior dongiovanni che avessi mai incontrato, ma la simpatia non gli mancava affatto.
Dopo un po' arrivammo a Knighstbridge, e dopo altri minuti di camminata tra le varie strade indicai a Roger la nostra casa.—Ecco dove abitiamo. Non ti invito a salire perché non ne sarebbe il caso. E poi credo che mi precipiterò nel letto senza nemmeno struccarmi.
—Non oso immaginare in che stato ti troverà John domani mattina. Non fargli venire un infarto per colpa del tuo trucco alla pierrot— scherzò lui, con una delle sue solite battute odiose.
Sospirai. —Hai rovinato tutto con questa battuta, meglio che te ne rendi conto. E io che per un secondo ho pensato che fossi una persona simpatica.
—Non so che pesci prendere con te. Forse dovresti solo provare a scherzare come faccio io, di tanto in tanto.
In effetti aveva ragione, avrei dovuto imparare a mettere un po' da parte la mia permalosità inutile.
—Posso provarci.
—Ottimo!—, approvò, —Beh, ci vediamo dopodomani, allora.
Gli allungai la mano e lui la strinse compiaciuto, dopodiché lo salutai. —Okay, ciao!
Entrai in casa, guardandomi velocemente allo specchio e constatando che il trucco andava rimosso assolutamente, così mi andai a fare una doccia, e dopo essere uscita sprofondai finalmente nelle coperte.
Era stata una giornata molto strana, ma la cosa che più mi aveva colpito era quello che aveva appena detto Roger, cioè che non gli interessavo più.
Eppure tutto ciò che aveva declamato andava in contrasto con quello che aveva detto Brian la mattina precedente.
Cominciai a domandarmi su chi avrei dovuto credere, ma poi decisi di scacciare dalla mia testa quel tipo di pensieri, cadendo subito tra le braccia di Morfeo.
Salve!!
Lo so, è passata un'eternità dall'ultima volta che ho aggiornato, ma la vita senza internet non è una passeggiata :(
Ad ogni modo, ora sono qui, con un nuovo capitolo, e presto ne arriverà anche un altro, che ho quasi terminato di correggere.
Alla prossima, dears!!!!
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