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All you need is love

Il giorno dopo, alla fine delle lezioni, me ne tornai a casa da sola con tutta la tranquillità possibile, visto che John era stato costretto a dedicarsi con la band alle ennesime prove.
Fu per questo che decisi di tornarmene in auto - senza badare a come mio fratello avrebbe fatto ritorno a casa- ma quando superai di pochi passi l'Imperial, vidi un ragazzo con una borsa a tracolla beige e vestito completamente di grigio, che conoscevo bene.
—Buongiorno, topo di biblioteca!
Liam si girò, cercandomi.
Agitò la mano, non appena mi vide.—Ehilà, Frodo! Come va?
Ridacchiai. —Bene, anche se questo soprannome è uno dei più brutti che abbia mai sentito. Dove vai?
—Faccio un giro nei dintorni— rispose, ammiccando.
Improvvisamente mi balzò un'idea in testa. —Perché non vieni a mangiare da me? Sono sola, mio fratello rincasa tardi. Dai!
Rimase un po' pensieroso, poi disse che era d'accordo.
—Vieni, sali!—lo invitai, entusiasta, e lui si sedette accanto al mio posto.
—Non sapevo che guidassi, non me l'hai mai detto.
—Faccio alcuni pasticci, qualche volta, non lo nascondo.
Per tutto il resto del viaggio non feci altro che dire di quanto fossi felice di avere un ospite.
—Wow, che casetta!— esclamò, una volta entrato.
Mentre si guardava intorno, io annunciai:—Faccio un po' di pasta alla panna. Non ho tanta voglia di cucinare, a dirla tutta.
—Posso aiutarti?
—Certo, magari puoi preparare dell'insalata, così non moriremo del tutto di fame.
Impiegammo davvero poco tempo a preparare il nostro pranzo, e non appena terminammo, ci sedemmo al tavolo, affamati.
—Sono venuti buoni, questi maccheroni, sai?—mi disse lui, dopo aver assaggiato.
—Sai, tutti mi dicono che me la cavo in cucina. Forse dovrei lasciar perdere la biologia e iscrivermi ad un istituto alberghiero— scherzai.
—Beh, non te la cavi per nulla male, quindi potresti davvero.
Ridacchiai.—Abbiamo fatto solo della semplice pasta con la panna, non ci vuole l'ira di Dio per un piatto così facile.
—Siamo stati comunque fantastici.
Una volta terminato di pranzare, gli offrii un caffè e lui accettò.
Intanto, andò a visitare il resto della casa, e quando giunse al salotto, sentii la solita frase che io e John eravamo soliti udire ogni volta che un nostro amico metteva piede in casa nostra:—Quanti vinili!
Portai due tazze di caffè nella stanza.—Già. Come ti ho già detto, io e John siamo musicisti, più lui che me, perciò amiamo ascoltare musica di ogni genere.
—È davvero bello. Dove sono i libri? Ah, eccoli! — disse, indicando lo scaffale di fianco quello dei vinili.
Mentre passava le sue dita sui dorsi dei libri, disse:—Conosci "La Metamorfosi" di Apuleio?
Negai con la testa.
—Sicuramente conosci "Amore e Psiche"— chiese.
Anni fa a scuola la mia insegnante di inglese ce ne lesse un tratto.
—Ne ho un vago ricordo, sinceramente non riesco a mettere a fuoco la trama. Ti prego, non dirmi "leggilo", sono ancora alla fine delle "Due Torri". Fammi finire questa trilogia senza fretta.
Alzò le mani in alto.—Mi scusi, signorina.
Scoppiai in un'altra risata.
—Eppure non pensavo fossi così aggressiva nei miei confronti.
Alzai le sopracciglia con un sorrisino malizioso.—Non sai molte cose di me, ragazzo della biblioteca.
Dopo aver chiacchierato a lungo di libri con i miei dischi preferiti in sottofondo, sentimmo la porta di casa aprirsi e due voci parlare tra di loro.
—Rose, sei in casa?
Roger e John ci raggiunsero nel salotto, osservando me e Liam.
—John, sei già qui?— dissi imbarazzata, non aspettandomi che rincasasse così presto, —Comunque, lui è Liam, ricordi? Il ragazzo della biblioteca. Liam, lui è mio fratello John.
I due si avvicinarono e si diedero la mano.
—E lui invece è Roger, un nostro amico, nonché mio compagno di corso. Rog, lui è Liam.
Anche loro si strinsero la mano, e nonostante Liam avesse rivolto uno sguardo sereno all'altro, Roger ricambiò leggermente scocciato.
La cosa mi fece abbastanza ridere: Conoscendo Roger, Liam non doveva stargli proprio simpatico!
—Bene, io credo debba andare. È già passato tanto tempo.
—Allora ci vediamo, Rose— mi salutò, dandomi due baci su entrambe le guancie.
Salutò gli altri due con un cenno della testa, prima di andare verso porta di casa.
Mi affacciai dal salotto per salutarlo di nuovo e magari andargli incontro, ma era già uscito, perciò
ripresi le tazze e andai a lavarle.
—Rose, perché l'hai invitato qui?—mi chiese John, mentre ero in cucina.
—E' vietato far entrare gente a casa nostra? Ti ricordo che anche io ci abito, qui— risposi un tantino acida.
Lui non ribatté, ma quando fui ritornata da lui mi guardava rimproverante.
—Rose, ti ricordi cosa ti ho detto ieri?— mi chiese poi Roger.
Di colpo mi ricordai della cena.
—Giusto! Ma di già? Non è un po' presto? E poi, non ci dovevamo incontrare a casa tua alle sette e mezza, come hai detto tu stamattina?
—Volevo fare un giro con te, prima. Se non ti va vengo a prenderti più tardi e risolviamo.
—No, non preoccuparti. Un attimo, voglio solamente darmi una sistemata. Non vorrai che esca con te con i capelli fuori posto...— indicai i miei capelli castani disordinati e mi andai a cambiare.
Non avevo intenzione di vestirmi in modo molto elegante - si trattava di un'uscita con il biondino, niente di più - perciò decisi di indossare un pantalone nero a vita alta e una camicetta bianca.
—Eccomi, sono pronta.—dissi, mentre al volo presi la mia giacca a vento appesa e me la indossai.
—John, ci vediamo più tardi. E, ehm... Scusami per prima
Lui sorrise—Non fa niente, può capitare. Divertitevi!—disse lui, salutandoci con la mano. Ero contenta che non fosse più arrabbiato con me.
—A più tardi!—risposi, prima di uscire insieme a Roger.

Il pomeriggio passò in fretta, e verso le nove circa Roger decise di portarmi in questo ristorante, a detta sua uno dei migliori, probabilmente perché si mangiava in modo decente ma a poco prezzo.
—Cosa stavi facendo insieme a quel... Come hai detto che si chiama?—mi chiese, ad un certo punto.
—Liam. È un mio amico della biblioteca. Abbiamo pranzato insieme e, per la cronaca, non abbiamo fatto niente di inquietante, ci siamo solo messi a parlare di libri— spiegai.
Osservai la sua espressione in viso: era un po' cupa e infastidita, la tipica espressione del ragazzo ingelosito.
—Cos'è? Sei geloso?— lo presi in giro.
Mi guardò in faccia, fingendo di essere sorpreso.—Io? No, era tanto per chiedere. Per me puoi fare quello che desideri.
Ridacchiai a bocca chiusa.—Ti fa ridere?— continuò.
—No, assolutamente. È che la tua reazione mi è sembrata strana.
—Sei una mia cara amica, è ovvio che voglia sapere qualcosa sulle tue faccende amorose. Se questo tipo ti piace potresti prendere in considerazione l'idea di mettertici insieme.
—Ci conosciamo da un mesetto, Rog, fai passare un po' di tempo e ti farò sapere se ho intenzione di fidanzarmi,—risposi divertita, —E tu non combini nulla, invece? Qualche giorno fa, Freddie mi ha detto che l'ultima a cui hai fatto la corte sono stata io. Devo preoccuparmi?—risi nuovamente.
Guardò il vuoto, poi cominciò a giocherellare con una forchetta, mantenendosi il mento col palmo della mano.—Te l'ho già detto, Rose. Non ho più tempo di pensare a questo genere di cose. Brian non fa altro che organizzare prove su prove, è già tanto che sia riuscito a portarti a cena.
Gli sorrisi. Non volli rivelarglielo, ma ero tremendamente felice che avesse deciso di organizzare una cena con un'amica che con qualcun'altra infatuata di lui solamente per le sue caratteristiche fisiche, più che per la sua personalità, probabilmente incontrata in giro per i corridoi del college o tramite un suo compagno di corso.
In quel momento pensai che in quell'ultimo mese, da quando eravamo diventati amici e finalmente aveva smesso di correre dietro al primo essere umano di sesso femminile, lui poteva essere cambiato, maturando, oppure era rimasto lo stesso di prima e aveva rivelato di essere una persona poco sciocca e inconsapevole.
Lo consideravo uno degli amici più cari che avessi, e probabilmente a volte gli volevo un bene che superava quello che provavo per un semplice amico: condividevamo gli stessi interessi, inoltre a me piaceva da morire il suo carattere giudizioso ma ironico, sempre spensierato, ed ero convinta che anche lui apprezzasse il mio modo di essere, ma non mi sarebbe dispiaciuto se ad un certo punto avesse deciso di frequentare qualche ragazza in modo serio.
—Ti sei ammutolita?— mi chiese, iniziando a mangiare la sua English Breakfast.
—No, stavo pensando. Comunque io credo che ci dovremmo arrendere per John e Veronica. Non si vogliono decidere— dissi, sospirando.
—Non essere idiota, Rose! Manca poco, me lo sento. E poi, li abbiamo visti. Hai notato come si guardano? Sembra che vogliano farlo lì in seduta stante.
A quella battuta ci rimasi di sasso, mentre vedevo che lui, al contrario di me, rideva di gusto.
—Merda, Roger, ma che ti passa per la testa?!—chiesi, nonostante non riuscissi a trattenermi dal ridere, —Possibile che pensi male di ogni cosa?
—Guarda che scherzavo, sappiamo bene che sono uno più impacciato dell'altro.
—Smettila di offendere la mia migliore amica, prima che ti tiri qualcosa in testa.
—Okay, ma... Perché ridi anche tu, allora?
Gli lanciai sul viso il mio tovagliolo, prima di arrossire nel vedere che una signora seduta ad un tavolo poco distante dal nostro non mi stava guardando nel migliore dei modi.
—Bel tiro, Deacon— disse il biondo, ammiccando.
Tornai a mangiare, poi improvvisamente mi venne in mente l'altra coppia che secondo me e Roger si sarebbe formata nel giro di poco.
—E di Freddie che mi dici? Novità con Mary?
—Se sapessi cosa è successo ieri sera quando tu e Deacy ve ne siete andati... Mary doveva tornare a casa da sola, così Freddie si è offerto di accompagnarla, solo che dopo è spuntato fuori Brian blaterando che lui era più vicino alla piccola casa in cui abita Mary... Freddie era totalmente rosso di rabbia!
Ero intenta talmente tanto a soffocare dal ridere che, senza accorgermene, mi era colata della salsa dalle labbra, e lui doveva essersene accorto, perché mi guardò la bocca e me la indicò.
Ma io non riuscivo a capire cosa intendesse con quel gesto, ed egli, in quel momento molto più sveglio di me, prese un fazzoletto dal tavolo, si alzò quel tanto che bastava per arrivare a me e mi pulì la bocca.
Prima di diventare ancora più rossa del pomodoro che avevo appena inghiottito, presi il fazzoletto dalla mano di Roger e me lo passai da sola, assicurandogli che ero in grado di pulirmi da sola.
Lui ridacchiò. —Ma certo, cercavo solo di fare il gentiluomo, una volta tanto.
—Credimi, non ti si addice proprio,— risposi io e per dimenticare la "meravigliosa" figura che avevo fatto poco prima, cambiai discorso, —Questo piatto è davvero delizioso! Avevi ragione, hai fatto benissimo a portarmi qui.
—Roger Taylor non si sbaglia mai, tesoro.
—Siamo modesti, non è vero?—ironizzai, —Io pensavo che mi avessi portato qui solo per risparmiare qualche sterlina.
—Vedi? Anche tu pensi sempre male!
La serata proseguì al meglio, e dopo un po' ci congedammo dal locale perché Roger mi riportasse a casa, ma una volta usciti mi accorsi di quanto il clima rigido inglese si facesse sentire con quella misera giacca a vento che mi ero portata.
—Non hai freddo con solo questa giacca di pelle? Io sto letteralmente morendo con questo giubbino— mormorai, sentendomi battere i denti di tanto in tanto.
—Aha, freddolosa, eh? Perché ti interessa tanto se sto bene?
—Ci si preoccupa per gli amici, sai?
—dissi con un accenno di rabbia, probabilmente causato da quel freddo che mi stava congelando anche il cervello.
—Sai, hai ragione— rispose, per poi stringermi a lui per riscaldarmi.
Ero abbastanza confusa di quel gesto e lo guardai sconnessa, ma lui semplicemente mi sorrise.
E a quel contatto non avevo più freddo. Anzi, mi sentivo come il burro sciogliersi al sole.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, nonostante ciò una parte di me provava piacere, ma l'altra voleva liberarsi da quell'imbarazzo, nonostante Roger paresse tranquillo, come se quel gesto fosse stato il più naturale e genuino del mondo.
Tuttavia, mi sentii parecchio sollevata quando svoltammo nella strada in cui si trovava casa.
Arrivammo di fronte il portone del palazzo e finalmente mi lasciò libera.
—Sono contento che non hai finito per ibernarti— ridacchiò.
—Certo che non vorrei essere nei panni della fortunata che deciderà di passare il resto della sua vita con te. Darei di matto a ogni battutine.
Ridemmo di nuovo, poi improvvisamente scoppiò un inquietante silenzio.
—Adesso sei tu, che ti sei ammutolito— dissi.
—Pensavo. Come te prima.
Roteai gli occhi, poi gli sorrisi. —A cosa pensavi, sentiamo?
—È difficile da spiegare, ma... Penso di essermi innamorato.
Tornai improvvisamente seria. —Ma sei stato tu poco fa a dirmi che ultimamente sei così preso dalla band che non hai tempo di andare in cerca di ragazze... Poi mi vieni a dire che ti sei innamorato. Tu sei strano, Roger.
Scoppiò a ridere.
—Ecco, vedi? Ti metti a ridere da solo. Questi non sono atteggiamenti da persona in stato di salute mentale. Hai già preso in considerazione l'idea di farti vedere da qualcuno?
—Credimi. Non penso ad altro da anni— disse, continuando a ridere.
Cominciavo a sospettare che fosse poco sobrio, dallo strano modo in cui si stava comportando.
Mi misi a braccia conserte. —E chi sarebbe questa fanciulla di cui ti saresti invaghito?
Finalmente smise di ridere, poi disse:—Forse non ci crederai, ma l'ho qui davanti.
Cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di un'altra figura femminile, ma non appena mi girai nuovamente nella sua direzione, le sue labbra incontrarono le mie.
All'inizio ero confusa, sentii il bisogno istintivo di allontanarmi da lui; ma, ahimè, mi stava baciando con così tanta dolcezza che in un batter d'occhio mi ritrovai completamente abbandonata a lui.
Sentii le sue mani accarezzarmi la schiena, mentre una delle mie andò a perdersi nella sua chioma bionda.
Sorrisi al modo in cui mi avvinghiava a lui: mi faceva sentire tremendamente felice e completa.
Improvvisamente smise di baciarmi e mi guardò, tenendo comunque i nostri visi a pochi centimetri di distanza.
In quell'istante, guardandolo negli occhi, pensai che fosse il ragazzo più bello che avessi mai visto, e con quel bacio aveva appena conquistato il mio cuore.
Rimanemmo a fissarci amorevolmente un altro po' di tempo, senza proferire una parola, preferendo comunicare solamente con quel contatto visivo; poi però dovetti farmi forza e cercare di congedarmi da lui, visto che la mattina dopo non avrei avuto scuse per ignorare la sveglia.
—Ci... Ci vediamo domani, Rog— gli dissi, lasciandogli velocemente un bacio sulle labbra. Mi voltai in direzione della palazzina del mio appartamento, ma lui mi prese il polso, facendomi girare di nuovo verso di lui.
I nostri visi furono di nuovo vicini l'un l'altro, e lui mi soffiò un "ti amo" sulle labbra, prima di lasciarmi andare di nuovo.

Quella notte non riuscivo per niente a prendere sonno.
Non so per quante volte mi ero rigirata nel letto, disfacendolo del tutto, l'unica cosa certa era che non sarei riuscita ad addormentarmi se avessi continuato a pensare a lui.
E solitamente, in questi casi di insonnia, c'era solo una cosa da fare.
Andai in camera di John, intento a dormire tranquillamente.
Non appena aprii la porta di camera sua, lo chiamai.—John. Svegliati.
Si alzò dal cuscino.—Che ore sono?— chiese con voce impastata.
—Non lo so, ma non riesco a prendere sonno.
Rimase a guardarmi per un po'.—Vuoi dormire qui vicino a me?
Annuii, e in men che non si dica, mi coricai accanto a lui.
—Rimani sempre una bambina, con tutto che fai tanto la dura,— commentò lui, ridacchiando, —Come mai non riesci a dormire?
—Non lo so.—mentii.—Non riesco a tranquillizzarmi.
—Va meglio, ora?
—Sì.
—Domani alle due abbiamo le prove. Tu e Ver volete venire?— chiese, sbadigliando.
Non me la sentivo di vedere Roger: mi trovavo in uno stato mentale davvero strano, ed ero agitata e preoccupata al tempo stesso, perciò avrei preferito far passare almeno un paio di giorni dal rivederlo.
—No. Torno direttamente a casa a recuperare le ore di sonno perdute.
—Posso sapere che è successo? Avete litigato tu e Rog?
Mannaggia a lui, che non riusciva mai e ripeto mai a credere a una delle mie bugie; alcune volte mi venivano i dubbi che mi leggesse nel pensiero.
—No, non preoccuparti. Ora pensiamo a dormire. Ho sonno.
Acconsentì, così mi abbandonai nelle sue braccia, dimenticando nel buio tutti i pensieri che mi tormentavano.

Finalmente, dopo quasi un mese, ho riaggiornato questa storia. Giuro che mi vergogno tantissimo :(
Per fortuna in tutto questo tempo non ho completamente rimosso dalla mia mente la storia, anzi... Ho altri due capitoli pronti per essere pubblicati.
Per il momento vi lascio con questo. Il biondo orgoglioso e la brunetta permalosa si sono decisi, eh? XD

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