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A Winter's Heaven



Quella giornata passò abbastanza in fretta, ma durante la notte impiegai gran parte del tempo a pensare a come avrei potuto aiutare mio fratello con Ver, e, una volta architettato il piano, decisi finalmente di addormentai.

Decisi di mettere in atto il mio piano la mattina dopo al lavoro: mentre lei era intenta a piegare blue jeans, andai ad aiutarla, sussurrandole che avevo un disperato bisogno di parlarle.

—Se bisbigliamo, non ci sente nessuno.
Mi bloccai un secondo, sospirando.—Okay. Ho baciato Roger.
Lei portò le mani alla bocca, trattenendo un grido. —Tu hai fatto cosa? Aspetta, fammi capire... Voi due vi siete baciati?

Annuii.—Sì. Due giorni fa.

Pensai di non averla mai vista così sbalordita.

Improvvisamente mi sorrise e mi diede un pizzico sulla guancia. —Io lo sapevo che c'era qualcosa tra voi due, — disse, —E il bello è che anche Brian e John sono d'accordo.
Capii che quello era il momento migliore per proporle di uscire con l'ultimo, perciò, le dissi:—Ver, ho bisogno del tuo aiuto. Questa sera io e Rog vorremmo passare del tempo da soli noi due, ma non voglio che John rimanga un'altra sera senza nessuno che gli faccia compagnia. Ed ecco, non potreste uscire anche voi due insieme?
Lei di colpo arrossì, poi cominciò a guardare per terra, del tutto assente.

Dentro di me gioivo, ma non potevo farle notare quanto fossi felice di vederla arrossire per mio fratello, perciò la richiamai:—Veronica? Hai capito cosa ti ho detto.
Lei sembrava appena essere stata svegliata da un sogno magnifico. Mi sorrise e annuì, non poco eccitata.—Certo, mi farebbe molto piacere! Sempre se John è d'accordo a passare una serata con la matta in questione.

Fortunatamente ci avevo pensato quella mattina stessa a convincere John.—Sì, è d'accordo. Non molto lontano da casa nostra c'è un ristorante che io e lui apprezziamo molto. Magari, gli dico di venirti a prendere prima con la macchina.
—Qui ad Earls Court? Mi sembra un'ottima idea.
Avrei voluto saltellare dalla gioia, ma mi limitai a sorridere.

—Perché sorridi? — chiese lei, ridacchiando.

—Nulla. Pensavo.

—A cosa, al tuo Roger? Dovete essere la tenerezza, quando vi date agli sbaciucchi.

—Scusa se interrompo i tuoi magnifici sogni ad occhi aperti, Veronica, ma non mi avevi detto che non ti è mai piaciuto? — intervenni.

—Ho visto il modo in cui ti guardava in queste ultime settimane: sembrava evidentemente cotto. E oggi tu mi hai dato la conferma che non mi sbagliavo, perciò sono contenta che quel biondo ossigenato abbia capito cosa significhi l'amore.

—Ti senti molto filosofa, oggi, di' la verità.

Lei alzò le spalle, andando alla cassa per servire la cliente che ci stava chiamando.



Alla fine della mattinata, decisi di prendere una pausa e andare all'Imperial per stare con Roger.
Una volta arrivata, aspettando che la fine delle lezioni arrivasse, iniziai a leggere il libro che il giorno prima mi aveva dato Liam, ma la lettura non durò a lungo quando mi accorsi che sulle pagine bianche cominciarono a posarsi fiocchi di neve che si tramutavano in gocce d'acqua.

Chiusi il libro e rivolsi un palmo della mano verso il cielo, con l'intento di raccogliere la neve che continuava a scendere in modo sempre più fitto.

Percepii che il tempo si era fatto più rigido, ma non appena vidi Roger a pochi passi da me venire nella mia direzione, smisi di avere freddo e divampai; solo nel vederlo incamminarsi verso di me, il mio cuore cominciò a fare mille capriole, ed ero impaziente di trovarmelo a pochi centimetri davanti a me.

Aveva gli occhi mezzi chiusi, probabilmente per proteggerli dalla neve, e un sorriso alquanto buffo, ma che io trovavo magnifico.

Non appena fummo vicini, ci abbracciammo, come se entrambi non aspettassimo altro che ritrovarci l'uno tra le braccia dell'altro.

Dopo, lui mi prese per il mento e mi baciò dolcemente, e io ebbi l'impressione che quella nevicata avesse addolcito anche lui, oltre che a me.

—Come mai sei qui?— mi chiese, mentre continuava a lasciarmi dei baci sul viso.

—Sono venuta a farti una sorpresa, non sei contento di vedermi?

—Che domande... Ho appena finito una lunghissima e noiosissima lezione di citologia, tu sei come una sorta di angelo salvatore.

Ridacchiai. —Aw, ho salvato un povero studente universitario alle prese con mitocondri e cloroplasti, mi sento molto importante.

Gli lasciai un bacio sulla guancia, poi lui mi propose di fare una passeggiata, perciò ci incamminammo verso Hyde Park tenendoci abbracciati sotto un misero ombrellino che aveva fissa dimora nella mia borsa.

—Ringraziami che sono venuta da te. Come avresti fatto a tornare a casa senza ombrello con questa neve?

—Mi sarei fatto dare un passaggio da Brian fino al Kensington Market. Oggi io e Freddie cerchiamo di vendere qualcosa in quella bettola.

—Posso venire anche io? Avrei bisogno di rinnovare un po' il mio guardaroba.
Roger annuì, poi alzò l'ombrello per osservare meglio i fiocchi cadere dal cielo e raggiungere il suolo.

—È letteralmente il paradiso, questo!

—Un paradiso fatto di neve? Bizzarro, ma fantastico.
Si strinse a me.—Per essere fantastico, devi esserci anche tu.

Risi. — Siamo diventati troppo sdolcinati per i miei gusti.

—Non lo faccio nemmeno apposta a parlarti in modo così dolce. Credo che tu mi stia facendo letteralmente uscire matto, Rosalie Deacon.

—Questo è un bel problema: batteristi smielati non si vedono spesso. A proposito di sdolcinati, ho parlato con Veronica e le ho chiesto se questa sera avrebbe voluto cenare con John. Ha detto di sì.
Mostrò un largo sorriso.—Ma è fantastico! Non vedo l'ora di prenderli in giro fino alla morte! — esclamò.
—Roger, sei sempre il solito! — esclamai, —Questa sera, quindi, sono sola. Ti va di cenare da me? Almeno mi fai compagnia.
—Uhm, okay. Solo se ora mi dai un bacio, però.
Avvicinò le sue labbra alle mie, ma lo bloccai.—Ma come? Ci siamo baciati prima! Ora stai veramente esagerando, Rog.
—Oh, dai. Un insulso bacio non ha mai ucciso nessuno.

Mi prese le mani per bloccarle e finalmente le sue labbra giunsero sulle mie.

Ancora una volta mi abbandonai a lui, ma proprio in quel dolce momento, una macchina si accostò sul marciapiede, strombazzando.
—Ma che carini che siete!— qualcuno esclamò.

Mi girai verso la macchina, scorgendo Freddie nell'autovettura.
Battei la testa contro il petto di Roger, diventando color peperone; in quel momento avrei dato qualsiasi cosa per sparire e ritrovarmi su Marte.
—Scusateci, — continuò poi il persiano, —Non volevamo di certo disturbarvi, è solo che stavamo andando tutti alla ricerca del biondino qui presente, e poi abbiamo visto anche te, Rose. Beh, che dire, sapete darvi da fare. Ora però salite in auto, io e il batterista abbiamo da fare al Kensington Market.
Guardai storto il moro, mentre cercavo di capire chi altro ci fosse nella macchina di mio fratello: Mary.
Mary? Che ci faceva lei? Era timidamente seduta accanto al cantante.

—Mary! Che piacere rivederti! — la salutai.
Lei ricambiò con un sorriso e con un cenno della mano.
Roger raggiunse i due, seduti ai sedili posteriori, mentre io mi sedetti accanto all'autista.—Dov'è Brian?—chiesi poi.
—Ha detto che deve prepararsi per un esame e si è chiuso in casa sua — rispose Freddie.
—Poverino, non lo invidio. Be', forse è stato meglio così: non c'è più spazio nell'auto — dissi.

—Ah, comunque, auguri e figli maschi! — aggiunse Freddie, dandomi un buffetto sulla spalla.
—Ehi, non copiarmi la battuta!— protestò John, —Perbacco, Rose. I miei complimenti, ci sai davvero fare!
—Ti risparmio un ceffone perché stai guidando, e poi potresti imparare da me: faresti una bella figura con Veronica.

I ragazzi dietro scoppiarono a ridere, anche se ero sicura che Mary non stesse capendo molto.

—Questa era tosta, Rose — commentò Roger, mentre mio fratello diveniva sempre più rosso.

—Mary, prima o poi saprai tutto di noi, non preoccuparti — le dissi, girandomi verso di lei.

—Al momento ho capito solo che siete uno più matto dell'altro — rispose lei, ridendo.

Il viaggio continuò in modo abbastanza tranquillo: l'unico che proferiva parola era Freddie, che non faceva altro che dire a Mary quanto fosse meravigliosa la sua bancarella.

Rivolsi qualche occhiata a Roger, che mi sorrideva ogni volta, e chiesi scusa a John per aver accennato di Veronica in presenza della "pettegola" del gruppo, ovvero Freddie..

Dopo circa venti minuti di viaggio, arrivammo a Kensington Market, e quando Freddie mostrò a Mary il negozio lei rimase a bocca aperta.—Oh, ma è magnifico!— esclamò.

I proprietari la ringraziarono, poi il cantante iniziò a mostrarle qualche indumento.

Mentre davo un'occhiata anche io alla merce, notai che il moro non faceva altro che riempire di complimenti la ragazza, la quale prontamente arrossiva.
Dopo aver frugato anche io, trovai un cappellino di lana nero, lo indossai e andai vicino ad uno specchietto che qualche tempo prima aveva posto Veronica.
Mentre mi vedevo riflessa, pensai che non mi stava niente male.
Subito dopo, Roger mi abbracciò da dietro, lasciandomi un bacio sulla guancia. —Sei molto carina — mi disse.

—Avrei da ridire, ma... Grazie. — mi tolsi il copricapo e mi girai verso Roger, —Lo prendo. A quanto me lo fai?

—È un piccolo regalo.
Prima che potessi ribattere io, lo fece Freddie:—Ma nossignore! Quello è il cappellino che ha fatto mia madre. Ore di lavoro a maglia buttate non si possono dare gratis, non trovate?
—Ha ragione Freddie, — intervenni io, —Se l'avesse cucito lui probabilmente non sarebbe valso nemmeno un centesimo, ma è frutto del lavoro di sua madre, perciò... Quanto vi devo?
Cacciai il portafogli dalla mia borsa, mentre sentivo ridere John e Mary.
—Cinque sterline, mia cara.—rispose Freddie, avvicinandosi non appena vide la banconota fuoriuscire dal mio borsellino.
Gliela porsi, sussurrandogli:—Stai andando bene.
Rimase confuso, poi mi vide indicare Mary, ancora intenta a dare un'occhiata per la bancarella. Freddie divenne un po' paonazzo, poi negò:—Cosa diamine stai dicendo, tesoro? Io e Mary siamo solo buoni amici.

—Ripetimelo quando ti vedrò fare con lei la stessa cosa che stavo facendo io con Roger.

Mi tirò la banconota dalle mani e la ripose in tasca, sbuffando.


La sera seguente, John era in preda all'ansia a causa del famoso appuntamento.

La realtà era che lui non vedeva l'ora di passare tutto il tempo con la ragazza che le piaceva, che sicuramente ricambiava l'affetto, e lui ne era consapevole; al contempo stesso, tuttavia, aveva paura che tutto sarebbe andato male.

Lui era sempre stato così: analizzava bene la situazione, trovandone tutti i fattori positivi e negativi, e il più delle volte si faceva influenzare da questi ultimi.

—Vuoi smetterla di andare avanti e indietro per il corridoio? Sono solo le otto, e ti ho detto di passarla a prendere per le otto e mezza. Vuoi calmarti? — rimasi sullo stipite della porta di camera mia a guardare John attraversare ripetutamente il corridoio.
Si fermò di fronte a me.—Si può sapere perché ti è venuta questa idea assurda?
Sospirai.—Perché ti piace. Avanti, siete stati due mesi a parlare di quanto andiate d'accordo. Non credi sia ora di farsi avanti?
—Oh, tu ormai dovresti esserne esperta, visto che stai ogni due minuti a sbaciucchiarti Roger — disse, riprendendo a consumare il pavimento.
Quando era in tensione era più odioso di una suocera.

—E' quello che farai anche tu. Veronica era così contenta quando gli ho proposto di cenare con te, sei tu che stai impazzendo.
Si fermò e mi guardò, cercando di comprendere se stessi recitando la parte o se gli stessi raccontando la verità.
—Credo che al momento lei sia più agitata di te. Perciò, non temere, andrà tutto bene. Sempre se non decidiate di non rivolgervi la parola per tutta la serata.
Mentre cercavo di tranquillizzarlo, passò finalmente una mezzoretta.

—E' meglio se cominci ad andare — lui si precipitò fuori la porta di casa, non prima di essere bloccato dalla mia voce:—Ehi, stai tranquillo. Ricordati, tu sei John Deacon, non devi aver timore di nulla, siamo intesi?
Riuscii a strappargli un sorriso.—Okay. A più tardi, sorellina!—disse, prima di lasciarmi sola in casa.
Fortunatamente non passarono più di dieci minuti – il tempo di apparecchiare la tavola – che suonò il campanello.

Andai ad aprire e fui tremendamente felice di essermi trovata davanti Roger.
—Ciao! — esclamai.
—Ciao, piccola. Finalmente un po' di caldo! Fuori si gela.
—Perché l'hai detto? Ora sono preoccupato per quei due.
—John è già uscito? Volevo augurargli la buona fortuna.

—Sei qui da nemmeno un minuto e già mi hai fatto ridere. E poi mio fratello è andato ad un appuntamento, non è partito al fronte — gli risposi, prendendogli la mano e ospitandolo in cucina.
—Appunto, non dovresti essere preoccupata. Ad ogni modo, cosa c'è da mangiare, chef? — chiese, sedendosi.

—Fusilli al tonno. Sai quanto amo la cucina italiana.

—Piace anche a me, se preparata da te — intervenne, sorridendomi.

—Non me l'hai mai detto. Eppure non è la prima volta che mangi a sbafo in casa mia.

—Io non mangio a sbafo. È colpa di Freddie che spende tutti i nostri soldi in pellicce sintetiche.

Ridacchiai. — E poi c'è anche il Roast Beef.

—Ottimo! Dimmi che è pronto, il mio stomaco sta supplicando cibo.

Scoppiai di nuovo a ridere. —È pronto, contento?

—Tanto!

Presi una forchettata di pasta e gli feci assaggiare la pietanza, chiedendogli come fosse.

—Ne voglio un piatto così!— allargò le braccia, sorridendomi, mentre io mi spanciavo per l'ennesima volta dalle risate.

—E meno male che studi alla facoltà di biologia. Lo sai che la pasta contiene un mucchio di carboidrati, vero, Rog?

—Per la miseria, Rose. Sono un batterista, qualche grasso lo brucerò senz'altro mentre mi do da fare sui tamburi. E poi sei pienamente consapevole che mi è stato imposto di studiare quella maledette causa di dannazione chiamata 'biologia'.

—Be', nel mio caso, invece, nessuno mi ha obbligata a studiarla, perciò farò finta di non aver sentito— dissi, ponendo i piatti sul tavolo e sedendomi.
—Spero vada tutto bene con John e Ver — rivelai.
—Certo che lo sarà. E poi questo loro appuntamento è stato un ottimo pretesto per poter passare una cena insieme io e te.
Guardai il piatto quasi vuoto che avevo davanti a me per nascondere il rossore che avevo in viso.

—Anche io sono felice che tu sia qui. Tutte le cavolate che escono dalla tua bocca sono un ottimo modo per distrarsi dallo stress che mi stanno causando quei due. Spero davvero tanto che questa sera sia la volta buona per mettersi insieme — spiegai.

Mentre terminavo il mio piatto di pasta, lui, che lo aveva già divorato, poggiò la testa sul gomito e cominciò a guardarmi.

—Perché mi fissi?

—Aspetto che finisci di mangiare, così posso di nuovo baciarti.

—Senti, Roger, te lo dico più da amica che da fidanzata: cerca di starmi lontano, stai diventando troppo sdolcinato, il che non è da te, e mi stai facendo seriamente preoccupare.

—Non lo stai dicendo seriamente. Non riusciresti mai a vivere senza di me, ormai.

Aveva ragione, ma non potevo dargliela assolutamente vinta. —Sono serissima, Taylor. Non sono fragile come credi.

—Sì, e io sono John Deacon — rispose beffardo, alzandosi.

—Che cosa c'entra mio fratello? — chiesi sconvolta.

Rimase a pensare. —Non lo so, con precisione — si alzò dal tavolo prendendo il suo piatto e posandolo nel lavandino.

Quando tolse anche il mio – ormai vuoto – gli chiesi cosa stesse facendo.

Andò alla ricerca del forno e, una volta trovato, lo aprì. —Servo io il Roast Beef. Dimmi solo dov'è e...

—Ma cosa dici? — lo troncai, —Dai, torna a sederti, faccio io.

Smise di pensare al Roast Beef e mi venne incontro, fiondandosi sulle mie labbra.

—Vuoi finirla, biondo? — lui mi guardò confuso, —Non puoi baciarmi ogni due secondi, sei più sdolcinato di un barattolo di miele, cavoli. Penso che questo sarà l'ultimo bacio che mi darai stasera.

—E il prossimo quando sarà? Prima della fine del mondo, o prima che tuo fratello e Veronica vadano a let...

Gli tappai immediatamente la bocca prima di scoppiare dal ridere.

—La mia milza non ti sopporta più, Roger. Ma non riesci proprio a stare serio?

—Penso che tu possa risponderti da sola.

Continuammo la serata mangiando un eccellente roast beef, dopodiché sparecchiammo e io lavai velocemente la cucina, poi decidemmo di andarcene in salotto.

—Ti va di sentire un disco? — mi chiese, una volta lì.

—Veramente ho voglia di leggere un po', ma se vuoi puoi ascoltare qualcosa. Non mi dispiacerebbe avere un'ottima musica di sottofondo.

Annuì e andò a scegliere un disco; io invece andai a sedermi sul divano e cominciai a leggere il libro poggiatoci sopra: La "Metamorfosi".

Roger si sedette accanto a me e dopo un po' cominciò a borbottare qualcosa, ma non gli avevo proprio dato retta.

—Si può sapere cosa c'è scritto in quel libro che è più importante di quello che il tuo fidanzato ha da dirti?

Smisi di leggere e lo guardai. —Di solito non si interrompe chi è immerso nella lettura.

—Che libro è?

—'La Metamorfosi' di Apuleio.

Sbuffò.—Già dal titolo sembra qualcosa di noioso.
—C'è una bellissima storia che si intitola 'Amore e Psiche'.
—Di cosa parla, sentiamo?
Cominciai a narrargli brevemente la storia, della più giovane delle tre figlie di un re e una regina, chiamata Psiche. Di Amore che, mandato dall'invidiosa Venere a scagliare contro la giovane una freccia che l'avrebbe fatta innamorare dell'uomo più brutto della Terra, alla vista della giovane se ne innamora perdutamente e si colpisce da solo con una delle sue frecce. Di Zefiro che riesce a condurre Psiche nel suo palazzo e a farla incontrare ogni notte con Cupido, il quale non rivela mai alla ragazza la sua identità, finché una notta Psiche gli chiede poter ospitare nel palazzo le sue due sorelle.

Ad un certo punto smisi di raccontargli. —Mi è venuta una bella idea, perché non la leggi?
—Non ho tempo.
—Che razza di scusa è? Dai, ti faccio cominciare da dove sai.

—Non puoi continuare a leggere tu? — chiese, mentre cercavo di porgergli il libro.

—Voglio riposarmi un po' gli occhi. Dai, Roger, non farti pregare — lo baciai velocemente sulle labbra e mi misi comoda sul divano.

—Non ti è consentito corrompermi, tesoro.

—Che cocciuto, che sei! Puoi dimostrarmi di essere meno testardo di quel che mi fai pensare?

—Subito, m'lady— mi prese il libro e mi domandò il punto dal quale avrebbe dovuto iniziare a leggere.

Rimasi poco attenta alle parole che leggeva, quando iniziò, non facevo altro che pensare a quanto lo amassi e quanto mi piacesse ogni piccola cosa di lui, persino la più insulsa, come il suo vizio di prendere sempre la vita con leggerezza, ridendoci su.

Mi sentivo la persona più felice del mondo, lì, accanto a lui. Ne sono consapevole, è banale come spiegazione, ma stavo provando una sensazione del tutto nuova, un misto di sicurezza e di sollievo.

Cercai di non farmi distrarre dai miei pensieri, e cominciai ad ascoltarlo; delle volte lo coglievo nel leggere lemmi che non conosceva o che aveva letto o detto poche volte. Quel genere gli si addiceva davvero poco, ma lo trovavo a dir poco tenero nel vederlo leggere quel tipo di racconto.

La serata passò in fretta, ed egli, poco dopo, se ne andò, lasciandomi sola ed assonnata.

Come appena mi coricai, sprofondai in un sonno così intenso che non mi permise di sentire John tornare.

Il giorno dopo, appena mi fui svegliata, mi catapultai fuori dal letto alla ricerca di mio fratello; quando lo trovai in cucina, urlai: —Com'è andata?

Lui si volse di scatto, rivolgendomi una brutta occhiataccia. —Ti pare il modo, Rose?
Il mio entusiasmo a poco a poco si spense. —Be', a giudicare dal modo in cui mi hai appena rivolto la parola, non credo sia andata benissimo — osservai.
Lui mi guardò per qualche secondo, poi sospirò e si acquietò. —Se fosse andata male, non ci saremmo baciati, non credi? — accennò un sorriso.

—Cosa?! — cominciai a saltellare.

—Contenta, ora? Scommetto che ieri sera hai pregato affinché accadesse.

Ero in preda all'eccitazione, così corsi verso John e lo assalii letteralmente, dovendo sorreggere il mio peso per non cadere all'indietro.

—Sono fiera di te, fratellino!



Ho viaggiato per i sette mari di Rhye, assistito ad una battaglia di orchi, combattuto dalla parte della dolce Regina Bianca, sfidato la Regina Nera e incontrato il Grande Re Ratto... Insomma, ho avuto da fare per tutto questo tempo, e mi dispiace di aver tardato così tanto la pubblicazione di questo capitolo. I'm a disaster :((

Ad ogni modo, sono riuscita finalmente ad aggiornare questa storia, ed è già un enorme traguardo (ci manca solo qualcuno che spunta da qualche parte cantando We Are The Champions :) )

Aspetto volentieri pareri di qualsiasi tipo, a presto! :)

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