A new entry
Southern trees bear strange fruit,
Blood on the leaves and blood at the root
Black bodies swinging in the southern breeze,
Strange fruit hanging from the poplar trees.
Il basso non era sicuramente il mio forte, eppure John era riuscito a insegnarmi quella semplice linea di basso, di quella semplice, ma meravigliosa canzone: "Strange Fruit". Era la mia preferita. Un'opera magnifica della più sublime Billie Holiday di sempre.
Il disco terminò di girare, e io rimasi lì, accanto alla mia fidata batteria e con il basso di John sulle gambe, a meditare silenziosamente.
Era un freddo pomeriggio di fine novembre, e in quel momento mi sentivo così bene e in pace che non avevo voglia di tornarmene su, tuttavia non ebbi altra scelta dopo che ebbi guardato il mio orologio: due e mezza spaccate, sarebbe stato meglio non far tardi.
Mi indossai il cappotto verde e misi il mio basco nero sulla testa; intanto, dal piano superiore arrivò John.
—Stai andando da Veronica?— mi chiese, scendendo le scale.
—Come al solito non pensi ad altro che a lei— risposi divertita, mentre mi abbottonavo il cappotto.
Lui sospirò. —Era per sapere se stessi andando al lavoro. A volte sembri Roger quando fai tutte queste battutine.
—A proposito, prima del lavoro vado al negozio di dischi insieme a lui. Vuoi che ti prenda qualcosa?
—No, sono andato l'altro giorno. Cosa stavi facendo col mio basso?
—"Strange Fruit". Puoi rimettermelo a posto?
Acconsentì, rimettendo il vinile nella fodera.
—Ultimamente stai un po' trascurando Billie.
—In questo momento sono un po' stressata. Ho un esame di Mendel tra qualche giorno e sono in super ansia. E in più da quando sono entrata in biblioteca non sto capendo più niente.
—Stai diventando ossessionata dalla lettura.
—Esatto. Io vado— annunciai, gli scoccai un bacio sulla guancia e salii frettolosamente le scale.
Una volta uscita di casa, un vento molto fresco ma piacevole mi invase. Rimasi per qualche secondo imbambolata a osservare la gente che camminava frettolosamente, poi mi misi in marcia anche io.
Erano passati due mesi, e naturalmente in quell'arco di tempo erano successe molte cose.
Io e Roger avevamo sotterrato definitivamente l'ascia di guerra, anzi, addirittura eravamo diventati ottimi amici, per quanto prima non ci sopportassimo a vicenda - o meglio, ero io che non l'avevo mai considerato una persona apposto. Ma tutto ciò cambio dopo quel diciotto settembre: uscivamo spesso insieme per visitare negozi di musica o andare ad un concerto di artisti del calibro di Eric Clapton e Who oppure di qualche band che come i Queen stava per affermarsi.
Insieme ci confrontavamo alla batteria, mettendo a paragone il mio stile con il suo, imparando a vicenda tecniche nuove. Spesso aiutavo lui e Freddie al Kensington Market, portando loro qualche mio indumento che non indossavo più o che trovavo inguardabile.
Veronica, ahimé, non si era ancora decisa a farsi avanti con John, ma poco importava, perché sentivo che in poco tempo si sarebbero messi insieme.
Anche loro due si ritrovavano molto spesso ad uscire insieme, in quanto avevano parecchie cose in comune come me e Roger.
I Queen invece erano riusciti ad esibirsi ben sei volte in due mesi tra un college o un pub, riuscendo a lasciare stupiti sempre ogni pubblico con cui dovessero avere a che fare.
Ah, e infine c'era Liam. Ero uscita anche con lui, qualche volta, coltivando in sua compagnia questo nuovo amore per me, che era per la lettura.
Divoravo libri in sua presenza, e lo consideravo il mio personale consulente letterario, tuttavia nessuno di mia conoscenza sapeva di lui, a parte Veronica.
Camminavo a passo svelto verso il luogo destinato, ma poco dopo, qualche metro più avanti, intravidi un ragazzo dai capelli biondi venire nella mia direzione.
—Ehi, Rog! Sei in anticipo, non è da te— esordii.
—Wow, davvero? Sono soddisfatto di me stesso, sai?—mi raggiunse, e insieme camminammo in direzione del negozio.
—Che mi racconti? Novità su Veronica?— mi chiese.
—Nulla. Ah, aspetta! L'altro pomeriggio siamo usciti io e lei dopo il lavoro e abbiamo incontrato John a Piccadilly.
—Era con Brian, vero?
—Sì, c'era anche lui.
—Sono usciti insieme per andare a comprare delle corde per il basso, me l'hanno detto.
—Beh, insomma. Siamo tutti andati ad accompagnarli, io ne ho approfittato per comprarmi un altro paio di bacchette...
—Perché hai tutta questa paura di romperle?— chiese, ridendo.
—Fatti gli affari tuoi, che quando te le ho prestate, ci mancava poco che me le spezzassi in due. Comunque,— ridacchiai, prima di continuare,—Veronica e Deacy sono stati tutto il tempo a parlare di come si fosse rotta la corda e se si trattava di qualcosa di grave. Lei era preoccupatissima, nonostante non capisse niente di ciò che mio fratello diceva.
Roger scoppiò a ridere, e io feci altrettanto.
—Non voglio dire cattiverie su di loro, ma sono proprio ridicoli— commentò.
—Brian era sbigottito nel vedere la faccia preoccupata di Ver, e John tutto preso a spiegare cercando di non balbettare. Io e lui ci siamo messi a contare quante chitarre c'erano nel negozio per cercare di non ridere— sorrisi, nel raccontare.
—Non sei contenta? Stanno quasi per mettersi insieme.
—Sì, che sono contenta. Anche se penso che diventeranno due barattoli di miele dopo il primo bacio.
—A noi non interessa la loro smielosità. Noi vogliamo solamente vincere la scommessa che ho fatto con Brian.
Rimasi a bocca aperta. Non potevo credere che l'avesse detto a Brian e organizzando anche una scommessa.
—Ehi, Scherzavo! Non ho scommesso nulla. Sai come sarà divertente vederli baciarsi in continuazione, entrambi impacciati?— rise.
—Mi hai fatto prendere un fottuto colpo, con quella scommessa, Roger. Sei odioso.
Gli diedi una spinta, poi ridemmo di nuovo.
—Ad ogni modo, cosa devi vedere al negozio? Io devo comprarmi l'ultima raccolta di Elvis. Credo si chiamasse "Let's Be Friends" o una roba del genere.
—"Let's Be Friends", esatto. Non è proprio nuova.
—Lo so, ma non ho avuto tempo per prenderla.
Improvvisamente sorrisi, e lui doveva essersene accorto, poiché poco dopo mi chiese il motivo per cui fossi così allegra.
—Niente. Adoro passare il tempo al negozio di dischi con un esperto in materia come te— spiegai.
—Modestamente, so molto in campo musicale. Ad ogni modo, cos'è che devi vedere?
—Qualcosa su Billie Holiday, se trovo.
—Ti piace Billie Holiday?—chiese un po' sorpreso.
—Molto, in realtà. Non che il jazz mi appassioni più di tanto, ma lei è un'eccezione.
—Su di lei troverai qualcosa, fidati.
Poco dopo arrivammo a destinazione.
Non appena fui entrata andai alla ricerca di ciò che avrei intenzione di comprare. Trovai "Music for Torching", uno che mi mancava.
—Vuoi che ti accompagni a vedere quello per te?—chiesi.
Rispose di sì, perciò cambiammo completamente reparto. Scavammo l'intera sezione di Elvis, dopodiché finalmente trovammo ciò che cercavamo, o meglio, che cercava Roger.
Decidemmo di andare a pagare, dividendoci il conto; subito dopo, uscimmo.
—Hai già qualcos'altro di Billie Holiday?—mi chiese, dopo aver varcato l'uscita.
—Un paio di dischi sì. Vuoi che te ne presti qualcuno?
Lui annuì. — Tu però mi fai dare un'occhiata più da vicino alla tua collezione di dischi, possibile che in tutto questo tempo non mi hai ancora fatto vedere i tuoi 33?
—Non appena si presenterà l'occasione, te li mostrerò.
Mi allungò la mano, e io la strinsi.
—Stasera vieni alle prove?— mi chiese.
—Sì. Mi porto dietro anche Veronica.
—Allora è perfetto perché Freddie voleva organizzare un'uscita con tutti.
—Grande! Non ho cucinato nulla e ho una fame già da ora. Puoi accompagnarmi a Earls Court?
—Sì. Tanto non ho nulla da fare— rispose, e insieme ci avviammo verso la fermata del bus.
—Possibile che dobbiamo sopportarci quei quattro che litigano, prima di cenare? Io ho una fame che non ci vedo.—protestò Veronica, mentre salivamo le scale che ci avrebbero portato nella solita sala prove..
—Anche io sto morendo di fame, ma sono solo le sette e mezza, e quelli non finiscono prima delle otto e mezza. Per cui arrendiamoci.
—Non è possibile. Non fanno altro che provare. Ma di che hanno paura?
—Ah, chi li capisce. Secondo me John e Roger non proverebbero nemmeno, ma gli altri due sono i pignoli della situazione. Li costringono.
Dopo essere entrati e aver salutato tutti, cominciarono ad esibirsi, mentre noi li ascoltavamo.
Nonostante suonassero sempre le stesse canzoni, quei quattro non mi annoiavano mai, ed ero sicura che lo stesso valeva per Veronica.
Mentre erano nel mezzo di "Doing All Right", fui l'unica a notare che qualcuno aveva aperto la prova.
Mi girai e vidi una ragazza dai capelli color albicocca e lunghi, vestita di colore nero, avvicinarsi alla prima fila delle poltroncine sotto il palco, dove eravamo solite sederci io e Ver.
Anche Veronica si era accorta di questa ragazza, girandosi; i ragazzi, invece, non si erano accorti niente.
Una volta arrivata accanto a noi, si presentò.—Ciao, mi chiamo Mary. Mary Austin. Sono una compagna di corso di Brian May.
Mi alzai e le diedi la mano.—Molto piacere. Io sono Rose Deacon, la sorella del bassista, John. Lei invece è la mia amica, Veronica Tetzlaff.
—Brian oggi mi ha invitato ad assistere alle prove della band. Credo di essere arrivata un po' in ritardo.
Erano le otto meno cinque.—Non tanto. Di solito finiscono alle otto e mezza, per cui sei in orario. Vieni, siediti qui.
La feci sedere accanto a me.—Così frequenti anche tu l'Imperial— le chiesi, per avviare la conversazione.
—Sì. Io e Brian siamo amici da un po' di tempo.—disse, poi osservò il chitarrista essere all'opera con la sua fidata chitarra rossa.
Era una ragazza molto timida, me ne accorsi dal modo in cui mi parlava, ma ero certa che fosse anche una persona molto educata e socievole.
—E' molto bravo, vero?— mi chiese.
—Lui? Sì. Tutto il complesso è meraviglioso, se sei esperta di musica rock, te ne accorgi subito.
—Non credo di intendermene molto. Conosco qualche canzone dei Beatles, ma nulla di più. Ma credo che loro siano molto in gamba, da quel che vedo.
Cominciai allora a dargli qualche nozione della band, le canzoni e i membri.
Poco dopo, il gruppo scese dal palco, e noi ragazze decidemmo di andargli incontro.
—Mary? Sei venuta, allora! Hai fatto conoscenza con Rosalie e Veronica?— esordì Brian, venendo nella nostra direzione.
—Sì,— intervenni io,—Le ho parlato di voi, mentre lei mi ha detto che tu sei un suo compagno di corso.
—Sì. Le ho chiesto di venire alle nostre prove e lei ha accettato. Ragazzi, lei è Mary Austin.—Brian si rivolse al resto della band.
Quest'ultima strinse la mano agli altri tre.
—Ciao, io sono John. Il fratello di Rose.
—Io invece sono Roger,— si intromise subito quest'ultimo, —Non mi avrai visto molto bene perché ero alla batteria.
—Oh, no. Ti ho visto molto, in realtà. Non te la cavi per nulla male con la batteria.
Roger, soddisfatto, si congedò dalla nuova arrivata, poi guardò me, divertito: adorava innervosirmi con i suoi soliti atteggiamenti da casanova, ma era da un bel po' che quei momenti non facevano altro che farmi morire dal ridere.
Fu poi il turno di Freddie a salutare la nuova arrivata. —Ciao, io sono Freddie. Credo che io invece sia stato più o meno bene sotto i riflettori.
—Il solito presuntuoso— borbottai io.
—Il cantante! Certo che ti ho notato. Hai una voce molto bella.
Fred le sorrise, grattandosi la nuca.
Giurai in quel momento di averlo visto per la prima volta un po' imbarazzato.
—Mary, stasera noi usciamo tutti insieme per una cena. Perché non vieni con noi?—disse poi Brian.
—Sì, molto volentieri.
—Oggi siamo molti, non è vero? C'è anche Veronica.—aggiunse Roger.
—Beh, io sto morendo di fame, per cui non perdiamo altro tempo e andiamo a mangiare!— protestai io, spingendo il biondo verso l'uscita della saletta, accompagnato da Veronica, divertita, e John, che parlava con lei.
—Rose è più brava a cucinare il pollo— commentò Veronica.
—Io credo invece che questi spaghetti siano deliziosi. Giusto, Freddie?— chiesi a quest'ultimo, seduto accanto a me, che aveva preso il mio stesso piatto.
Sfortunatamente non mi rispose, visto che parlava fitto con Mary.
Io e Roger, seduti uno di fronte all'altro, ci guardammo stupiti.
—Freddie?—insistei io.
Finalmente si girò.—Cosa c'è, cara?
—Ho detto, non trovi che questi spaghetti siano squisiti?—si limitò ad annuire e si rigirò verso Mary.
Lo guardai nuovamente sbalordita, e in seguito guardai Roger.
Mentre Brian, John e Veronica si erano ritrovati a parlare di scuola, Freddie era invece intento a conoscere qualcosa su Mary e lei altrettanto. Io, Brian e Roger eravamo in silenzio, e ci guardammo.
—Bella cena!—commentai io, facendoli ridacchiare.
Tutti i presenti ascoltarono.—Mi sa che finiremo col formare delle coppie, a fine serata— accorse Brian.
Le due coppiette lo guardarono storto, poi scoppiammo tutti a ridere.
—Ad ogni modo... — continuò il chitarrista, —Ti siamo piaciuti, Mary?
—Molto. Siete davvero formidabili. Eppure non mi avevi detto che eravate così eccellenti, Bri.
—Lui è molto timido.—intervenne Freddie.—Difficilmente pavoneggia.
—Qualcosa che riesce molto facile a te, Fred— disse Roger.
—Smettila, caro.
—Mary, è meglio che tu sappia che litigano ventiquattro ore al giorno, per cui non sorprenderti.
Lei rimase a bocca aperta.
—Sciocchezze! Noi siamo molto uniti— negò Freddie.
—Per questo litigate sempre?— disse maliziosa Veronica.
Tutti, tranne Freddie, ridemmo.
La cena continuava magnificamente, con i soliti stupidi battibecchi e risate.
Al termine della cena, decidemmo di separarci.
Prima che io e John potessimo andare, Roger mi fece segno di avvicinarmi a lui.
—Mi sa che molto presto qualcun altro finirà col sbaciucchiarsi, cara mia—mi sussurrò nell'orecchio.
Risi silenziosamente.—Ma si sono conosciuti solo ora!—aggiunsi io, sempre a voce bassa.
—Non ho mai visto Freddie così. Aveva lo sguardo imbambolato mentre guardava Mary. Sento che anche loro non la scamperanno. Senti, domani non abbiamo le prove, fortunatamente. Ti voglio portare in un ristorante a pochi metri da casa mia. Fanno un' "English Breakfast" da urlo. Hai da fare oppure...?
—Sono libera. Tanto non ho nulla da fare dopo lavoro. Ci ritroviamo a casa tua?—chiesi io.
—Va bene. A domani, Rose.
—A domani, allora—rimasi immobile per qualche attimo, poi decisi di lasciargli un bacio sulla guancia.
Prima che qualcuno, soprattutto Roger, potesse notare il rossore in faccia, raggiunsi immediatamente John, saltellando.
—Non credi che sboccerà qualcosa anche tra Mary e Freddie?—chiesi a mio fratello sulla strada di ritorno.
—No, non credo. Non sono riuscito a conoscere Mary, ma mi sembra una brava ragazza. Non credo sia molto identica a Freddie. Perché hai detto anche? C'è qualcosa tra te e Roger, forse? Ho visto che gli hai dato un bacio sulla guancia.
Prima di arrossire di nuovo, dissi:—Io parlavo di te e Veronica.
Sbuffò.—Ancora? Tu non ti arrendi mai, eh?
—Mai— dissi con lui a braccetto, con un sorriso smagliante sul viso.
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