Se mai lo facessi, ti capirei.
È una risposta inaspettata.
Non è quella che volevo.
Non è quella che mi serve.
È pur sempre l'amore della tua vita.
Ormai l'hanno capito tutti,
anche chi non ti hai mai conosciuto.
Non fare nulla non è mai stato
così difficile e insopportabile.
Insomma, ricordo ogni cosa,
ogni dolore, ogni lacrima,
ma è sempre più difficile fingere
di non provare più niente per te.
A chi stai sorridendo?
"Sto leggendo una cosa".
Una tua cosa. Mi sento un'idiota.
La felicità e l'amore illuminano
anche le grotte più oscure.
Ma sono pur sempre grotte:
non sai se ne uscirai vivo.
Eppure ti sogno, quasi ogni notte,
che ti vedo in mezzo alla gente,
che ridi come solo tu puoi fare
e il mio cuore mi sussurra che, forse,
un'altra occasione ci può essere.
Ci deve essere, cazzo, perché ti amo
e il tempo non potrà mai cancellarlo.
Ma ora più che mai sono al comando,
sono lucida e consapevole dei rischi.
Di quanto mi ucciderebbe.
Di quanto sarebbe umiliante.
Di quanto anche solo pensarci
riempia il mio animo di paura
perché non mi fido di te.
In nessun modo.
Analizzo ogni tua parola per scoprire
se sia vera, se sia spontanea
oppure calcolata e falsa come le altre.
Non intendevo dire quello
è una frase che ti ho sentito ripetere
troppo spesso, soprattutto nel dolore,
e non posso ignorare come le tue parole
non si accordino alle tue azioni.
Non posso ignorare come questo sia
lo stesso tribunale a cui mi appellavo
ogni volta che mia madre apriva bocca.
Lo stesso tribunale con cui non voglio
in nessun modo più avere a che fare -
mi sfibra, mi imparanoia, mi uccide.
E, per quanto ti ami, non voglio far finta
che la cosa che più desidero adesso
non sia la sicurezza, la coerenza, la pace.
Non avere paura di parlare come voglio.
Non avere l'ansia ad agire come voglio.
Non avere il terrore che un mio respiro
possa mandarti in crisi di nuovo.
Ma il mio cuore ti vuole ancora.
Ma, d'altronde, cuore e testa spesso
non trovano un equilibrio, no?
Ma dove trovi questa forza?
Dalla voglia di vivere - non sopravvivere.