Sai che, quando dico che ho amato ogni
singola parte di te, intendo letteralmente
e in un senso che solo tu puoi capire.
Ho visto la tua anima andare in pezzi,
la tua voce svanire in quella di altri.
Ho sentito il tuo sguardo cambiare.
Ho stretto a me anche i tuoi cocci
affinché tu tornassi a raccoglierli.
Ho incassato i colpi. Tutti. Uno ad uno.
Ho impedito che fossi tu a subirli.
Certe immagini non si dimenticano mai.
Eppure ti ho amata lo stesso.
Anzi di più, perché ne avevi bisogno.
Avevi bisogno di qualcuno che tenesse
conto del quando, del come e del chi
quando non eri in te stessa.
E, cazzo, se ti ho amata. Sono rimasta.
Ho carpito ogni singolo indizio, mi sono
segnata qualsiasi dettaglio utile che tu
ti lasciavi sfuggire mentre tacevi.
Ho studiato. Mi sono preparata.
Ho fatto tutto quello che potevo, cazzo.
Eppure pensi ancora che sia per questo
che me ne sono andata, per il buio
affollato della tua meravigliosa mente.
Mi ferisce. Mi fa arrabbiare. Mi uccide.
Anche stavolta non riesci a vedermi.
Anche stavolta non riesci a capire che,
per una fottutissima volta, non sei tu.
Non è quello che sei. Non è il tuo caos.
Io amo il tuo caos, cazzo.
Davvero non l'hai ancora capito?
Non ho mai voluto aggiustarti.
Non ho mai voluto. Mai. Mai nella vita.
Non ho mai pensato a te come rotta.
L'unica cosa che volevo.
Che voglio, cazzo.
L'unica cosa che voglio è che tu non
soffra ad ogni tuo respiro. Difficile?
Inventati pure tutte le favole che vuoi.
Gioca ad essere la principessa maledetta.
Nella mia fiaba della buonanotte resti
colei che mi ha fatto sentire così pesante,
disgustosa, inutile, invisibile e sporca
che da chiedermi perché vivessi ancora.
Per questo me ne sono andata.
Per questo. Per me.
Salutami Eru.