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VENDETTA

«Il buon senso di avvertire delle strategie aziendali, padre!», urlo battendo con forza i palmi delle mani sulla mia scrivania.

«Adam, sei forse impazzito? Padre? Ma come diamine parli? Sembri uscito da un film del cinquecento!». Mio padre mi guarda allibito.

«Zio Tyler, lascia che mi congratuli con te!». Giulio gli stringe la mano con forza, circondandogli la spalla con il braccio.

«Infame, traditore che non sei altro!». Lancio un tagliacarte di acciaio nella sua direzione.

«Se impazzito, Adam? Vuoi forse uccidermi?». Mio cugino, con un salto laterale, riesce a schivare il colpo, urlando come una femmina isterica.

«Falla finita, sono un campione in tiro a freccette, ti ho mancato apposta!»

«Tu non mi hai mancato apposta! Tu volevi portarmi una ghirlanda sulla tomba! Quell'aggeggio è appuntito!»

«Ti avrei dovuto soffocare alla nascita! Sei una palla al piede!»

«La volete far finita? Vi chiedete ancora il perché non vi renda partecipi delle mie mosse? Guardatevi! Chi vi ha educato così? Sembrate due donnucole che non vedono un uccello da un anno! Buon dio, aiutami tu!»

Mio padre, con la sua maestosa voce da tenore, fa tremare i vetri della stanza, per superare con il suo tono il nostro battibeccare.

«Fino a prova contraria mi hai educato tu! Quindi, fossi in te, mi farei qualche domanda al riguardo!», mi rivolgo a lui apostrofandolo con presunzione.

«Mi spieghi quale è il tuo problema, Adam?». Mio padre, con l'espressione più seria che io abbia potuto vedergli in volto, da dieci anni a questa parte, tenta di comprendere il motivo per il quale il mio sistema nervoso sia così alterato.

«Il problema di tuo figlio si chiama Emma, zio! Emma Arai! E non ti sto a spiegare i tanti motivi perché dovrei farmi invitare a cena da te... poi se proprio vuoi, conosco un posto a base di pesce che è la fine del mondo!». Quello scroccone di Giulio interviene per divulgare notizie sul mio conto, come sempre.

Papà si accomoda sulla poltrona in pelle nera, picchiettando con la penna sul tavolino di vetro.

«Piano che lo rompi!», gli faccio notare la sua poca grazia nel maneggiare le cose.

«Adam, vogliamo aprire un capitolo su quanto, invece, riesci a rompere tu?». Un grande uomo di classe, certo, come sempre. Cosa ho fatto di male per avere un padre imprenditore che tratta il figlio come uno zerbino? Neanche fossi l'ultimo assunto nell'azienda con un contratto a progetto!

«Dal momento che ci tenete così tanto a conoscere le iniziative prese dal sottoscritto: devo farvi un annuncio importante!». Mio padre sembra davvero in procinto di annunciare la sua morte.

«Ti operi a breve? Levi finalmente il culo dalla tua poltrona e mi lasci vivere i nostri affari?», chiedo speranzoso.

«Figlio mio, lasciatelo dire, sei davvero un coglione! Mi vergogno di aver tirato su una bestia del genere!». Touchè.

I nostri discorsi vengono miracolosamente interrotti, prima di poter degenerare in una lite di famiglia, dal bussare delicato alla porta. Talmente tanto delicato da percepirlo per puro caso.

«Avanti!». Papà, come se l'ufficio fosse il suo, prega gentilmente di entrare. Lo fulmino ma ottengo solo un falso sorriso di risposta.

Giulio spalanca nuovamente la bocca alla vista della bionda mozzafiato, ricavandone una gomitata in pieno rene da parte dello zio.

Rimango in piedi, leggermente seduto sulla scrivania, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo da cacciatore, per cogliere ogni movimento, espressione e parola di quella donna, divenuta quasi un'ossessione nella mia vita.

«Bene, figlio mio...», si interrompe per porgere la mano a Lollybell «Nipote...».

Dieci secondi di interruzione che mi fanno venire il latte alle ginocchia.

«Sto invecchiando, padre!», l'apostrofo con ironia.

Si schiarisce la voce con un colpo di tosse e non può certo sfuggirmi il suo sguardo intimidatorio.

«Vi presento Emma, mia compagna da ormai tre mesi.»

«Si, zio, l'abbiamo capito che è il nuovo acquisto!». Mio cugino si avvicina al mio orecchio per bisbigliarmi quelle parole che non mi impediscono di trattenere una fragorosa risata «Andiamo bene, Adam, iniziamo anche con la demenza senile!»

«Vi ho sentito, cretini! Giuro che vi caccio via da questa azienda! Come al solito siete talmente tanto stupidi da non afferrare il concetto! E' la mia compagna, capito?», urla paonazzo ed ha ragione, gli abbiamo dato del rincoglionito!

«Di burraco?». Giulio infierisce ancora e questa situazione è davvero troppo divertente.

«Ti faccio rimpiangere di essere venuto al mondo, nipote! Me la scopo, ora è più chiaro?»

Il silenzio. Il silenzio in un atimo, accompagnato da quel sottofondo di film western. Emma, rimasta in disparte, senza proferire una sola parola, si avvicina con un due lunghi passi verso di lui, stampandogli in faccia la forma della sua mano. Oserei dire che la signorina sia a dir poco indispettita.

Per un momento ho sentito tremare il pavimento.

«Vergognati per le tue parole!». Caspita. Mio padre, quello che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, guarda verso il pavimento chiedendo umilmente scusa.

Lui. Lui chiede scusa. Non posso credere a quello che sta accadendo.

Non posso credere che lei sia la sua compagna, hanno quasi quaranta anni di differenza.

«Immagino sia puro amore, vero Lollybell?», la guardo con l'unico obiettivo di intimorirla.

Ho capito il suo gioco e non avrà mai ciò che è mio.

«Con tutto il rispetto, papà, ma tra i due il coglione sei tu! Credi davvero che questa donna ti ami?», la guardo con sdegno.

«Il tempo mi darà ragione... anzi, Adam, tira fuori il vestito elegante che tra due giorni mi sposo, anzi, mi risposo!».

Mi volta le spalle, prende per mano la sua consorte ed esce, sbattendo la porta alle sue spalle, chiaramente adirato.

Non mi è sfuggito, però, lo sguardo che mi ha rivolto lei; uno sguardo colmo di vittoria accompagnato da un sorriso malefico.

Perché mi intriga? Perché mi istiga ad essere e fare ciò che non vorrei e dovrei? La donna di mio padre. Dovrei salvarlo e salvarmi, dovrei proteggere l'azienda da chissà quale mossa subdola. Eppure quella donna ha qualcosa che vorrei e non parlo più solo del suo maledetto appartamento.

                                                                              ****

Sono in attesa, seduto sul divano, guardando il salotto in ogni suo particolare. Da quanto mi trovo qui? Troppo, dato i miei tempi cadenzati da mille impegni. Credo davvero di star dando troppa importanza alla proprietaria di questo appartamento.

Finalmente la chiave inserita nella fessura preannuncia il suo ritorno.

«Oddio! Tu!», Emma è visibilmente spaventata a morte, «Tu. Cosa ci fai qui? Come sei entrato?»

«Non ci crederai ma ho trovato una copia delle tue chiavi nella macchina di mio padre!», la guardo sorridendo.

«Cosa vuoi da noi, Emma? Parla chiaro.» Scandisco in modo chiaro ogni mia parola.

"Togliti quella maledetta maschera e, se ci riesci, anche i vestiti!"

Sono un pazzo, cosa mi passa per la testa?

«Adam, io voglio vendetta! Ancora non l'hai capito? Già...», ride isterica «Come puoi ricordare, Adam? Anzi, mister effetto collaterale! Per te una vale l'altra ma mia madre no, non dovevi farlo!»

«Buon dio, mi sono fatto tua madre, chérie?».

«Smettila di fingere quello che non sei! Io conosco la tua vera personalità! Tu sei un uomo senza scrupoli che si maschera dietro questa facciata da uomo ricco e divertente con le sue battute. Tu non eri questo Adam e non lo sei. Avevi giurato a mia madre che saresti tornato da lei, invece sei scappato di fronte alla sua malattia. Lei è morta, Adam, chiedendo di te, e tu non c'eri!».

Una coltellata. Eccola Emma, ora riesco finalmente a capire il perché di questo accanimento verso di lei.

Ero giovane, troppo giovane. Ero forse da poco maggiorenne. L'ho amata però, ho amato Gloria più di me stesso ed è allora che ho smesso di amare. Non l'ho abbandonata per me, ma perché qualcuno me lo ha imposto, qualcuno che non ha ritenuto idonea la nostra relazione. Troppi anni tra di noi, troppi.

Ed eccolo il passato, eccola la vendetta. La vendetta ha questo volto, Gloria? Hai davvero mandato tua figlia a compiere questo sporco gioco?

«Sono pronto a difendermi Emma, stai attenta a non farti male con me, però!». Mi alzo stordito dal divano e le passo vicino, oltrepassandola e godendo del suo profumo intenso.

«Le chiavi, Adam!». Sbuffo alla sua richiesta.

«Eccole, tieni...», gliele porgo con delicatezza sulla mano.

Lei mi guarda e mi confonde; non c'è odio nel suo sguardo, solo rancore.

«Buona fortuna, cara, mio padre è molto pretenzioso, non so quanto questo matrimonio potrà giovarti per la tua VENDETTA! Al posto tuo ci penserei molto bene!».

Devo andare a caccia, ora, per gonfiare il mio ego distrutto dal passato.

"Mister effetto collaterale". Sorrido a questo appellativo.

          «Gloria, che nome sciocco!»

           «Ti si addice, Adam! Diventerai come tuo padre, purtroppo, in questo!»

         «No, non sarò come lui! Ho rispetto per le donne, credimi! E non capisco come tu possa    ancora  avere fiducia in lui! »

         «Sei ancora così giovane e puro, Adam!»

Cancello dalla mia mente anche questo capitolo. Prendo le chiavi della macchina e penso che non ci sia cosa migliore, ora, che recarsi nel mio locale. Già, il mio locale.

Metto in moto e schiaccio l'acceleratore nello stesso modo in cui vorrei schiacciare i ricordi. Non vanno via però e fanno male.

Parcheggio nel mio posto riservato e mi faccio largo tra la folla in fila.

Obiettivo: dimenticare.

CIAO A TUTTI! SPERO DAVVERO DI ESSERE RIUSCITA A FARVI LEGGERE CON PIACERE QUESTA NUOVA STORIA!
COSA NE PENSATE DEI NOSTRI PERSONAGGI?

CASCHERESTE ANCHE VOI NELLE BRACCIA DI UN UOMO COME ADAM?

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