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3: E Namjoon...

«Devi morire!» Park Migyung aveva gli incisivi troppo grandi. Erano grandi e storti, un po' ingialliti. Quando parlava il naso le si arricciava e la saliva le si impastava nella bocca.

Park Migyung odiava Yoongi. Lo odiava a tal punto da spingerlo sulle scale della loro scuola elementare, o da ripetergli continuamente quanto fosse disgustoso e meritasse di morire.

E Yoongi a quelle parole credeva per davvero. Tratteneva le lacrime fino a casa e poi si nascondeva sotto le coperte, affogando nei suoi singhiozzi e domandandosi come sarebbe stato lasciarsi andare per sempre, chiudere gli occhi per l'ultima volta.

Se muoio tanto non interessa a nessuno.

C'era un grande lago nei suoi sogni, il riflesso azzurro del cielo e quello multicolore dei fiori e degli alberi ne dipingeva la superficie. Ed il suo corpo si trovava lì in mezzo, tra i riflessi e le luci ed i colori, egli osservava il cielo per l'eternità e lasciava andare tutto il dolore.

La prima volta che desiderò perdersi nelle acque del lago, Yoongi aveva otto anni. E dopo tutto questo tempo gli capita ancora di sentirsi quel ragazzino, quel bambino, che desiderava morire.

Yoongi non ha mai smesso di sognare il lago, non ha mai smesso di sentire nelle sue orecchie un sussurro crudele e sinistro: devi morire devi morire devi morire.

E quindi, quando apre gli occhi, riesce quasi a sentire ancora le acque del lago muoversi con gioia, bagnare le sue dita e i suoi capelli. Riesce quasi a vedere il cielo e le pennellate di nuvole.

Il cielo sbiadisce pian piano, sostituito dal bianco pallido del soffitto della sua stanza. Qualcosa di ruvido e bagnato sfiora la sua guancia, lentamente.

Quando Yoongi gira la testa, sono due grandi occhi gialli a guardarlo.

Il pelo nero di Mister Blue è cosparso di riflessi blu, ed improvvisamente Yoongi comprende. Mister Blue perché il suo pelo si dipinge di sfumature blu ed azzurre, quando la luce del sole lo sfiora. Mister Blue, blu come il riflesso sul lago, come il cielo quando ci sono le stelle ad illuminarlo.

Blu come la giacca preferita di Namjoon.

Mister Blue gli lecca il naso, facendo le fusa. Il cuore di Yoongi vibra gioioso nel suo petto, mente con gli occhi chiusi si lascia coccolare da quel gesto. Solleva la mano e la passa sulla schiena del gattino.

La casa è silenziosa, se non per il ticchettio della sveglia appesa al muro nell'andito. La pioggia cade ancora leggera fuori dalla finestra e Yoongi si riaddormenta senza nemmeno rendersene conto.

Sono quasi le undici quando Yoongi sente il rumore delle chiavi che girano nella serratura del portone di casa. Apre gli occhi lentamente, alzandosi a sedere tra le coperte.

I passi di Namjoon sono delicati e appena udibili sul parquet del loro piccolo appartamento, sono un ritmo tranquillizzante e familiare per Yoongi.

Si alza lentamente dal letto, stiracchiandosi davanti alla porta della sua stanza e aprendola. Con il corpo rilassato contro il telaio della porta osserva Namjoon, intento a sistemare l'ombrello nel loro portaombrelli e a levarsi la giacca a vento.

Quando si gira salta sul posto e si mette una mano sul cuore, gli occhi spalancati. «Yoongi!» Sbatte le palpebre un paio di volte, prima di continuare: «Pensavo fossi ancora in letargo» dice.

Yoongi scuote la testa. «Com'è andata a Gwanju?» chiede a Namjoon.

Quest'ultimo sorride, fossette incastrate nelle sue guance rosa. «Ah, è stato bello. Ti ho portato un souvenir» Si avvicina lentamente a Yoongi e allarga le braccia, avvolgendolo poi in un abbraccio spacca-ossa.

«Namjoon!» urla Yoongi, con la faccia schiacciata sulla sua spalla. Spinge le mani contro il suo petto, provando ad allontanare Namjoon, che lo stringe più forte.

«Mi sei mancato Yoongi hyung» dice allungando la u.

«Namjoon!» ripete Yoongi prima di sospirare e stringere le braccia attorno alla vita del suo migliore amico. «Sei stato via per meno di un giorno. Non posso esserti mancato così tanto» Un sorriso nasce spontaneo sulle sue labbra, Namjoon ha un profumo fresco, sa un po' di pioggia e di tè verde, sa di un giro in bicicletta al tramonto e di una carezza sulla guancia.

«Tu mi manchi sempre, Yoobi» risponde Namjoon lasciandogli una pernacchia sul collo.

«Vaffanculo!» Yoongi lo colpisce sulla spalla.

Namjoon ha la faccia di un bambino quando ride. Chiude gli occhi, li strizza, e apre la bocca, tirando la testa indietro.

Quando Namjoon sorride Yoongi si convince che, se morisse, forse qualcuno a cui importerebbe c'è.

Be' non è così facile.

Non è così facile convincere la mente di Yoongi che ne vale la pena.

Devi morire devi morire devi morire.

E Namjoon è questo uomo saggio e questo bambino troppo cresciuto, è il ritmo pigro e silenzioso di un giorno di pioggia.

È un abbraccio caldo, avvolge il corpo stanco di Yoongi quando sente di affogare nel suo lago.

«Chi è quello?» Namjoon sgrana gli occhi, indicando il letto di Yoongi.

Yoongi si gira, Mister Blue li osserva con curiosità: «È Mister Blue».

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