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1: Mister Blue.

A Loki.





Ha la gola che brucia. Il kimchi bokkeumbap scivola nella sua gola come un mucchio di chiodi arrugginiti e le sue braccia dolgono ogni volta che prova a sollevarle. È che- c'è questo grande buco nero nel suo cuore che prosciuga tutte le forze, lentamente, silenziosamente.

Si sente come se stesse costantemente ammirando quel famoso dipinto di Salvador Dalì, La persistenza della memoria: il tempo ha cominciato a dilatarsi, a distorcersi - e insieme ad esso la realtà e tutto ciò che la riguarda.

Poggia le bacchette sul tavolo, sistemando la tovaglia con le dita pallide e tremanti. C'è questa piega che giura di aver eliminato ieri con il ferro da stiro, eppure ogni volta che si siede a tavola ricompare, come quella brutta sensazione che spezza il ritmo dei suoi sogni al mattino.

Si sente in colpa, ma mette comunque il contenitore da asporto dentro il frigo, uscendo dalla cucina. Il corridoio dell'appartamento che condivide con Namjoon è buio e spaventoso persino con la luce pallida e tremante della lampada a metà tra la cucina ed il bagno. È tutto quello che possono permettersi al momento. Yoongi è un musicista codardo e senza palle - perché non ha mai avuto il coraggio di pubblicare la sua musica - e Namjoon, be', Namjoon è uno scrittore talentuoso e un appassionato d'arte e di vinili e di qualsiasi cosa che egli possa ritenere bella in questo mondo, ma senza soldi. Uno scrittore emergente e senza soldi - e lui è felice così, o almeno così dice.

Stasera Namjoon non c'è. È andato a Gwanju perché a quanto pare c'era una mostra di pittura troppo importante che non poteva perdere e non tornerà prima di domani. Gli ha lasciato un contenitore con il kimchi sul tavolo, un post-it ingiallito appiccicato.

Namjoon non c'è e quindi gli tocca attraversare quel corridoio maledetto completamente da solo. Giura di averci visto delle ombre qualche volta, ombre ben distinte di persone. Così prende un altro respiro, il cuore a mille che tuona nelle orecchie e le dita tremanti.

La corsa fino al bagno gli sembra molto più lunga del solito, come in un film dell'orrore. Si affretta ad accendere la luce e chiudere la porta, girando la chiave nella serratura. Il suo riflesso nello specchio è uno scarabocchio ch'egli fa fatica a riconoscere, un'ombra pallida e priva di vita.

Ogni suo movimento è accompagnato dal suono della pioggia, lento e ritmico. E pian piano, tra la melodia della sua dolce compagna, si insidia uno stridio agghiacciante; un brivido gli attraversa la schiena, ogni suo muscolo si blocca.

Si gira verso la porta, puntando lo sguardo sulla maniglia come se si potesse abbassare da un momento all'altro. Prova a ripetersi che è solo il rumore di qualcosa che viene trascinato dal vento, eppure più passano i secondi e più il rumore diventa stridulo ed insistente.

Con il respiro fermo in gola, si abbassa e apre il piccolo sportello dove lui e Namjoon tengono le tinte e le forbici per capelli. Con lo sguardo ancora puntato sulla porta cerca con le mani fino a quando le sue dita non sfiorando qualcosa di metallico. Prende le forbici in mano, il petto che si alza e si abbassa velocemente e le gambe che tremano.

Ha pensato tante volte alla morte negli ultimi mesi. Ha pensato ai pro e ai contro, ha calcolato la paura di non avere più coscienza, di essere solo polvere, ma non ha mai pensato di poter morire in questo modo.

Si avvicina alla porta cercando di capire da dove proviene lo stridio. Più avanza e più il rumore sembra simile a quello di unghie o artigli che grattano sul portone principale.

Poggia l'orecchio sulla porta, facendo meno rumore possibile.

Ed è allora che lo sente: un miagolio.

Aggrotta le sopracciglia. Potrebbe essere un tentativo per attirare la sua attenzione. Attirare la sua attenzione e poi ucciderlo proprio davanti al portone d'ingresso; i suoi vicini troverebbero il suo corpo la mattina seguente, inzuppato dalla pioggia.

Aveva pensato ad un modo meno appariscente di morire.

Eppure c'è qualcosa, una forza maggiore, che gli fa girare la chiave. Tremante e con gli occhi sgranati esce dal bagno, camminando a passo felpato per il corridoio fino al portone d'ingresso e poggiando la mano sul pomello.

Solleva il braccio, pronto a colpire chiunque ci sia dietro la porta. E poi.

E poi eccolo lì: si tratta di una palla di pelo nero come la pece, un collare blu al collo e due enormi occhi gialli che lo studiano dal basso.

Yoongi si guarda intorno prima di abbassarsi e prendere tra le dita la targhetta dorata. Il numero di cellulare sembra essere stato cancellato, ma sulla targhetta si può ancora leggere il nome del gattino: Mister Blue.

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