1. Origins
Atene 29 A.C
"Calum, Calum!"
Il bambino si svegliò a causa dei continui richiami di Alexis, uno dei suoi fratellini, dai capelli ricci biondi e gli occhi dorati.
"Noo, non voglio andare a lezione di storia" piagnucolò il bambino dai capelli corti scuri, mentre si rigirava nel suo letto.
"Kallistooooooooooo!" esclamò Alexis quasi come un lamento, per richiamare quella che doveva essere la loro nutrice.
Calum tolse le coperte dalla propria testa, e puntò i suoi occhi dorati su Alexis "Non fare lo spione, lasciami in pace! Zitto" mugulò irritato
"Sei andato a letto tardi! Lo sappiamo tutti! Continuavi a parlare con il tuo coso di legno!" il bambino continuava a sbattere le mani sul letto di Calum, che lo guardò malissimo
"E' un liuto!" esclamò Calum tirandogli il proprio cuscino, mentre si metteva seduto sul letto "Ed è il mio migliore amico" borbottò guardando il suo liuto, fermo poggiato sul comodino accanto al proprio letto.
"Non è nemmeno bello come nome" borbottò il bambino riferendosi al nome dello strumento musicale di Calum, che ruotò gli occhi
"Il tuo? Si, sono d'accordo" ribatté facendogli la linguaccia, ed Alexis aprì la bocca sorpreso, quasi come colpito nel profondo
"Io sono bello! Me lo dicono tutti!" esclamò il bambino saltandogli addosso pizzicandolo, facendo lamentare il bambino ancora mezzo addormentato
"Ti faccio mangiare i miei calzini se continui a pizzicarmi" lo minacciò Calum "E credimi" si fermò "Non li lavo da una settimana"
"Sisi, certo" disse Alexis, non credendo alle sue parole
D'un tratto Calum lo bloccò e lo guardò negli occhi "I tuoi capelli diventeranno grigi a causa di questi"
"Ew, che schifo!" Alexis si allontanò da Calum, che sorrise beffardo
"Ed anche oggi, vincerai contro di me domani" fece l'ennesima pernacchia ed Alexis piagnucolò sbattendo i piedi sul posto
"Da grande combatteremo come fanno tutti i nostri cugini!" esclamò Alexis prendendo la sua lira "E vincerò"
Calum lo guardò e sbuffò "Noi non combattiamo."
"Qui nessuno batterà nessuno, con armi, anime o calzini"
D'un tratto lo sguardo dei due bambini venne catturato da dei passi. Una donna dai capelli raccolti, ed una ghirlanda di fiori, ed addosso una tunica viola, li guardò arrabbiata
"Oof, Calum! Svegliati subito!" lo rimproverò la donna "Anche tu Alexis, siete entrambi in ritardo!"
"Si Kallisto" dissero in coro i due bambini per poi guardarsi male a vicenda.
"Muoviti" Alexis fece una pernacchia per poi correre con la sua lira via, lasciando Kallisto e lui nella stanza dove lui ed altri cinque fratelli dormivano.
"Siete sempre i soliti" borbottò la loro sorella che doveva avere sui venticinque anni, era molto giovane.
Calum si alzò e si stropicciò gli occhi, per poi sorridere e prendere il suo amato liuto, uno strumento non proprio famoso nella sua cittadina. Nessuno dei suoi fratelli aveva il proprio strumento di quelle sembianze.
Vi potreste chiedere, perchè parlo degli strumenti e delle loro sembianze. Ebbene, Calum ed i suoi fratelli non erano comuni bambini.
Loro erano.. in un qualche modo... speciali
"Non lo ascoltare" borbottò Calum poggiando le mani sul liuto, strimpellando le corde. Gli occhi del ragazzino divennero quasi brillanti, ed in poco tempo le corde divennero dello stesso colore, e si sgretolarono in mille, di più granelli di sabbia quasi. L'intero strumento era diventato una scia dorata, che girò attorno al bambino, che rise divertito.
Kallisto osservò la scena e sorrise leggermente, cercando di nascondere l'evidente sorpresa. Calum era uno dei fratelli più in sintonia con il proprio strumento... con la propria anima.
Venne attirato da Kallisto, che gli fece segno di venire da lei e prenderle la mano. Il bambino sbuffò e la scia dorata ritornò ad essere il suo strumento musicale sulle proprie mani.
"Allora, dormito bene?" chiese la sorella portandolo fuori dalla stanza, camminando per l'immensa domus, passando le per le colonne del secondo piano, che affacciavano ad un enorme fontana dell'entrata, dove alcuni bambini più piccoli di Calum giocavano.
"Si..." il bambino mentì e Kallisto lo guardò con un leggero sorriso. Gli strinse la piccola mano ed il bambino la guardò "No" sospirò facendola ridere
"Continui ad avere brutti sogni?" chiese e Calum sbadigliò mentre scendevano le scale per recarsi nella sala dove tutti li aspettavano dato che Kallisto era la più vecchia dei fratelli, e di conseguenza era la loro maestra.
"No, parlavo con il mio amico" borbottò e Kallisto lo guardò preoccupata per un attimo.
Si fermarono alla fontana e sospirò "Calum, i nostri strumenti non parlano" lo guardò negli occhi ed il bambino si morse il labbro.
"Kalli, io non sto mentendo!" disse arrabbiato "Perché nessuno mi crede?" borbottò indicando alcuni dei suoi fratelli già dentro la stanza, seduti con i loro strumenti fra le mani.
Alcuni fratelli piccolini ancora troppo giovani per andare a scuola, girarono attorno a Calum e risero "Calum è folleee" lo ripresero ed il bambino gli fece la pernacchia, per poi incrociare le braccia al petto
La ragazza stette per parlare quando notò gli occhi dorati di Calum farsi splendenti "No, non c'è bisogno" borbottò alla scia di sabbia dorata che girava attorno, per poi ridere "Lo so, forse non dovrei parlare troppo" borbottò abbassando lo sguardo, e la scia velocemente si avventò sul suo mento, costringendolo ad alzarlo, facendolo ridere "Grazie, ti voglio bene" disse per poi stringere fra le mani il nulla, ma in poco tempo il suo strumento fu di nuovo lì
Qualcosa successa in un minuto, che fece preoccupare Kallisto, ma cercò di tenersi tranquilla sentendo la sua lira, la sua anima richiamarla alla ragione.
La mano si Kallisto si poggiò sulla testa di Calum, ed il bambino la guardò sorpreso notando il sorriso della sorella "Digli allora di non parlare troppo, è che anche se sei un figlio di un Dio, anzi... Del Dio del Sonno, hai bisogno di dormire" disse facendolo sorridere
"Mi credi allora?" chiese speranzoso e Kallisto fece scendere la mano sulla sua spalla accompagnandolo dentro la loro aula
"Assolutamente, ma dimmi... Perché ti parla la notte? Era qualcosa di urgente?" chiese e Calum sorrise stringendo il suo liuto a sé
"Dice che mi deve insegnare tanto, ma il tempo è poco"
Kallisto inarcò il sopracciglio "Il Tempo è poco?"
Calum annuì "Si, continua a ripetere che non c'è Tempo, è molto poco, lo sente"
Tempo.
A quella parola Kallisto sorrise e si guardò attorno.
La Domus era enorme e contava all'interno cento figli di Morfeo. La stirpe degli semidei non era conosciuta nella civiltà romana di quel tempo, tutto era nei loro miti e leggende che davano forza e vigore. Ma nessuno sapeva, che fra loro vivevano tantissimi semidei, sopratutto nessuno si sarebbe aspettato che la città di Atene fosse abitata da cento, gli unici figli di Morfeo.
Molti erano dei semplici artisti di musica, ma i loro strumenti erano speciali. Ogni figlio di Morfeo nasceva con un grande potere: il sonno eterno. Maneggiavano spesso le corde del Tempo, le redini. Il potere di questi semidei era così grande, che un pezzo del loro potere, della loro anima, doveva essere per forza staccato ed incorporato al proprio strumento, come metodo di controllo.
Non a caso, lo strumento di un figlio di Morfeo era la parte della ragione, che soffocava i sentimenti, così da non provocare vere e proprie guerre per il potere.
Con un tale potere, c'era bisogno di controllo.
Tutti i bambini, fin dalla nascita, dovevano imparare a convivere e stabilire una sintonia con la propria parte di anima, comprendendone i propri lati e conoscere se stessi, ed il potere che potevano creare, unendone le forze, per scopi benigni.
I figli di Morfeo probabilmente erano maledetti, ma nessuno di quei cento semidei ne sentiva la maledizione. Vivevano nella loro bolla di musica e pace, controllando i propri sentimenti grazie ai loro strumenti musicali, cosa c'era di così terribile in loro a parte il grande, enorme potere che avevano in loro stessi?
"Calum" lo guardò ed i suoi occhi da che erano castani, a che diventarono pian piano dorati, per mostrare i propri poteri, i poteri dei figli di Morfeo, che a quella età si impara a controllare e non mostrare "Per noi, il Tempo non esiste" concluse poggiando la mano sulla testa del bambino, come per tranquillizzarlo.
- COSO AUTRICE -
Primo capitolo, dove non succede nulla di particolare, era tanto per far conoscere i personaggi pian piano ed il piccolo Calum. La storia ancora non è cominciata rido.
SPERO CHE VI SIA PIACIUTO AIUT
CI VEDIAMO AL PROSSIMO
ZAU *agita la manina*
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