Il ghiaccio.
Quando c'era meno calca del solito, s'accorse dopo qualche sera, gli piaceva rintanarsi in un angolo vicino al bar e, sorseggiando con lentezza estenuante dal bicchiere di vetro, stare in silenzio ad osservare gli altri frequentatori.
Non a lui stesso.
Ma a Simone.
Non l'aveva appreso per uno slancio di coraggio estemporaneo questo nome.
Nessuna stretta di mano o interazione cercata a dargli la preziosa informazione, ma una semplice casualità sulla strada d'accesso al locale.
Hai capito, Simone?, sembrava pronunciato come un intercalare, ma diventava presto un modo per spiegare che quanto detto non potesse essere rivolto ad altri diversi dalla persona in questione, e veniva ripetuto dalla bocca petulante di un ragazzo di cui intravedeva solo le spalle larghe.
Era mosso da particolare fervore quel tipo e, dell'eventuale dialogo in corso, ne faceva ad un certo punto un monologo e, del monologo poi, persino una predica.
Tante parole spendeva lui per perorare la sua causa inaudibile ad orecchie esterne tante ne tratteneva Simone che invece - notava Manuel - si limitava ad imbronciare il viso e scaricare disappunto sulle sopracciglia aggrottate.
Un'espressione a tratti buffa che non gli aveva mai vista fare prima.
Rallentava il passo quindi, con lo scopo di osservarla appieno, studiarne quanti più particolari possibili nel frangente che il passarci accanto gli concedeva.
Troppo breve il tempo a disposizione, eppure si rivelava sufficiente per far sì che due occhi curiosi stabilissero un contatto con i suoi.
Ma l'impercettibile distensione di tutti i muscoli sul volto difronte a sé era chiaramente figlia di uno stupido delirio illusorio, no?
L'abbozzo di un sorriso dolce con tanto di naso arricciato se lo stava immaginando solo lui, giusto?
Allora perché anche il ragazzo di spalle adesso si girava infastidito a guardarlo?
Nello shock del momento, avvertito come se anziché un attimo stessero trascorrendo delle ore, il "ciao Simone" che gli sfuggiva poi dalle labbra pareva aver vita propria, decidendo in autonomia di lanciarsi avanti e prendere le redini di una situazione che da solo Manuel non sapeva affrontare.
"...Ciao a te"
E proprio non riusciva a fare a meno di tenere la testa voltata ancora un po' verso quel saluto sorpreso, ma gentile - quello destinato proprio a lui - mentre nascondeva la parte inferiore del viso nel colletto della giacca di pelle e, con un'illogica allegria, prendeva la porta del locale.
*
Quella stessa sera la frenesia esagerata dell'ambiente l'aveva distratto più del solito dai vari impicci che gli divoravano la testa.
In quanto a questo almeno, il Mirrorball si dimostrava sempre un ottimo diversivo, fornendo le situazioni più disparate nelle quali poter immergersi e immedesimarsi.
Un camaleonte sociale, ecco ciò che Manuel era dietro quel bancone appena lucidato e dove specchiandosi non ritrovava quasi mai la stessa faccia.
Allora la laurea magistrale da conseguire prima di perdere la borsa di studio diventava un divorzio da evitare a tutti i costi, il datore di lavoro col quale aveva appena concluso un acceso diverbio un amante opprimente di cui liberarsi alla svelta, la mamma preoccupata da telefonare altro non era che una figlia inattesa che si è troppo giovani per mettere al mondo e Simone-
"Sei stato sleale oggi tu."
Simone un'idea persistente che smarginava viva e concreta oltre il confine della sua testa.
E poco gli importò che le dita perse a tamburellare sul legno lasciassero impronte ostinate.
Manuel le osservava battere delicate e si chiedeva se fossero loro ad andare a tempo con la melodia di sottofondo - d'improvviso così diversa ed evocativa rispetto al tipico fragore - o se fosse quella a rincorrere la mano di Simone come la bacchetta di un direttore d'orchestra che l'intero corpo musicale segue in completa fiducia.
"In che senso sleale?" domandò appena si riprese un attimo e risalendo la figura del ragazzo fino a raggiungerne gli occhi già pronti ad incontrare i suoi.
"Nel senso che hai ascoltato una conversazione che non era rivolta a te!" e del principio di sorriso che stava per offrire non rimase che una smorfia contorta "Che ci hai frugato dentro con sfacciataggine finché non ne hai estratto qualcosa che potesse servirti... nello specifico il mio nome."
Senza sorprese, Manuel trovò più di un motivo valido in sé a sorreggere il disagio che quelle parole tanto sferzanti gli inflissero: l'accusa di essere un impiccione tanto per cominciare, ma anche la bruciante verità che quel poco che sapeva del ragazzo l'aveva in effetti sottratto ad un altro, mettendosi di traverso tra loro e vantando poi il furto compiuto come una conquista meritata.
Non ebbe comunque modo di mortificarsi quanto avrebbe voluto e trasformare il fastidio avvertito in vergogna paralizzante perché Simone - stupendolo ancora - accartocciava entrambi i pugni sotto il mento e "ma tanto io ti ho ricambiato il favore" attestava con una smorfia di finta superbia "cosi adesso siamo pari, Manuel."
E Manuel, con le nocche volate a comprimere la faccia in fiamme, capì subito che l'intero quantitativo di sangue serbato in corpo si stava velocemente ammassando sulle sue guance calde, coprendole di un rossore che doveva essere visibile pure sotto i led bluastri della stanza.
"Come- come lo sai?"
"Il titolare del locale... continuava ad urlarti solo stronzo o Manuel" la voce quasi comica nel tentativo di imitarne il tono "una tra queste due parole doveva per forza essere il tuo nome..."
Ah.
"Ah."
"...magari era l'altra?" accennava un sorriso Simone e, se fosse riuscito a fugare il dubbio che gli martellava la testa, pure Manuel di lì a poco avrebbe potuto ricambiarlo.
"Giuro che non volevo impicciarmi dei fatti vostri" spiegò allora ignorando la leggera provocazione e cercando di arrivare con smania imbarazzante al punto di suo interesse "è che quello strillava il nome come un'annuncio e a me sarà parso intelligente fare sta sparata, non lo so... mi dispiace solo se t'ho incasinato col ragazzo tuo... magari mo per sdebitamme te offro una delle brodaglie imbevibili che te prendi sempre, va bene?"
"Va bene" tagliò corto Simone intanto che rimetteva in tasca il portafogli "accetto la brodaglia imbevibile come la chiami tu..."
La luce soffusa dell'ambiente gli creava un tenue gioco di colori sul viso rendendolo ancora più dolce e Manuel, travolto dallo stesso fascio, abbassava rapido il capo per non manifestare troppo apertamente l'ingiustificabile sconforto che l'aveva colto.
"Ecco a te" si mostrò telegrafico e pure un po' scostante nella consegna del cocktail da cui alcune gocce in eccesso si rovesciavano oltre i bordi.
Nessuna reazione scomposta ad accompagnare quella freddezza tanto ovvia, solo un "grazie" mormorato al quale lui replicava con un cenno del capo frettoloso.
Stava ancora ritraendo il braccio dal bicchiere appena consegnato Manuel, ma il resto del corpo era già rivolto al prossimo cliente - uno dei tanti che tentava di farsi sentire al di sopra del frastuono assordante e della calca ingestibile - per questo sulle prime non capì da dove venisse la stretta che invece lo immobilizzava sul posto.
Seguì la linea del suo arto e fu stupito quando arrivato alla base trovò una mano avviluppata a tenerlo fermo.
Con gli occhi fuori dalle orbite e il cuore a scalpitare furiosamente, attese in silenzio che il proprietario della stessa gli fornisse spiegazioni.
"E' parecchio annacquato il drink stasera" fu l'unica cosa che proferì e lui deluso dovette ripeterselo per ben tre volte nella testa che rovesciare whisky addosso ad un cliente antipatico era una soddisfazione troppo insignificante per farsi licenziare.
"Mi sarò distratto e m'è sfuggita la paletta nel secchio del ghiaccio" esalò cercando di divincolarsi dalla morsa da cui il ragazzo sembrava non volerlo liberare.
"Di solito però non li fai così male..."
"Te l'ho detto... ho preso troppo ghiaccio" e più lui tirava più l'altro tratteneva "ma se non ti piace puoi sempre tornà quando ce sta uno dei miei colleghi o cambiare direttamente locale che ne trovi tanti in giro di migliori."
"Tu lavori anche in altri bar?"
"...Me basta questo."
"E allora mi sa che sarai costretto a sopportarmi qui." concluse Simone rivolgendogli uno sguardo pregno di calma che lo indispettì ancora di più.
Il polso strattonato via quasi gli arrivò in faccia tanto dalla foga del movimento e nel successivo sporgersi in avanti fece fatica a non concentrarsi sugli occhi enormi che lo fissavano.
"Ascoltami bene" un chiaro fastidio ad inasprire le parole "non so che razza de relazione avete tu e il tuo fidanzato e manco mi interessa, ma a me queste cose non piacciono... niente contro eh, solo che so uno da storie serie io, non è che siccome me vedi dietro un bar a sorridere a tutti come un coglione te poi fa strane idee... Se volete fa i giochetti vostri ce stanno tanti posti in cui andare e soprattutto senza rompere il cazzo ad un povero cristo che lavora!"
Di aver alzato la voce se ne accorse soltanto dopo che Simone, anziché rispondergli, si tirò indietro disorientato lasciando il posto sullo sgabello.
"Ti ho solo detto che non mi è piaciuto il cocktail..."
"E io che se non ti sta bene puoi cambiare locale!"
"No" a malapena un sussurro e non fu chiaro manco a lui come riuscì a capirlo nonostante il baccano "tu hai messo in mezzo un discorso allucinante sul fatto che cerco di portarti a letto e per di più assieme al mio ragazzo..."
"E non è vero?!"
"Manuel" tanta la solennità nella voce che quasi gli sembrò di vedere la stanza attorno a loro pietrificarsi in attesa del prosieguo "io non ho nessun ragazzo."
Il clang del bicchiere ancora pieno poggiato sul bancone lo risvegliò come uno schiaffo in pieno viso.
"Te ne vai già?" chiese trafelato prima che Simone potesse allontanarsi troppo dalla seduta.
"Ho lezione molto presto in mattinata."
"Ah... ma che fai domani? Torni?"
"Te la posso dire una cosa?" e lo vide in presa diretta un sorriso svogliato farsi strada sul volto dell'altro "credo proprio che d'ora in poi berrò solo birra... il barista qui non è molto bravo con i cocktail."
"E- e allora che ci vieni a fare?"
"Per la pista da ballo, no?"
Manuel non ci provò nemmeno ad avere l'ultima parola quella sera, piuttosto guardò Simone dileguarsi verso l'uscita e tornò poi con il cuore più leggero a servire gli altri clienti che educati e tranquilli aspettavano il loro turno.
Fu solo alla chiusura, avvolto dal silenzio più assoluto, che si rese conto di aver canticchiato per tutto il tempo la dolce melodia di sottofondo nel locale.
Osservando il suo riflesso vivido e rilassato specchiarsi nella limpida vetrina dei liquori, un unico pensiero prese a rimbombargli nella testa.
Ma era sempre stata così bella la musica qua?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro