9. got a crush on a pretty pistol, should I tell her I feel this way?
Glenn contava i respiri. Inspirava aria dalla bocca spalancata di paura senza fare alcun rumore, come se, rimanendo in silenzio, Lance non si accorgesse della sua presenza.
-Sì, splendore, finisce sempre tutto in merda. E più sei ricco, più ti va male. Perché le persone hanno tutto da toglierti. Vogliono lasciarti anche senza braghe. E chiamano anche dei buoni avvocati, specializzati proprio nel toglierti tutto quello che hai, e che non hai nemmeno più.-
La canna della pistola era stata tirata a lucido. Era un ferro vecchio, di quelli con il tamburo girevole che i matti usavano per giocare alla roulette russa. Lance faceva correre lo sguardo su quell'arnese come se fossero proprio i suoi occhi a lucidarla.
-Che cos'è che è andato male?- la voce di Glenn uscì poco più che un flebile mormorio. Si condensò nell'aria stantia di fumo con lo stesso peso di una farfalla, e, nonostante Lance non diede segno di averlo sentito, non ebbe il coraggio di ripetere la domanda.
Cercò di alzare il mento per guardare oltre la sponda del letto. Non aveva il dito sul grilletto.
-Lance? Che cosa è andato male? Me lo racconti? E' quella gente che ti chiama da New York, vero?-
Lance si voltò appena verso di lui. Gli occhi spiritati lo guardavano senza vederlo realmente. -Sei preoccupata per me?-
Glenn annuì. Voleva prendere tempo. Doveva cercare la combinazione di parole giusta per farsi ritirare quell'arma, ma era così spaventato che la sua testa si era fatta un deserto. Non riusciva a pensare a nulla, se non a quel grilletto, e a quel tamburo pieno di proiettili. Quanti ce n'erano? Lance voleva solo giocare?
-Sei un uomo buono- deglutì a fatica. Spostò gli occhi dalla pistola, cercando l'ultimo rimasuglio della lucidità di Lance sul suo volto. Grondava di sudore. Si raccoglieva sulle sopracciglia rade e sulla curva delle orecchie. -E io ti amo. Sì, ti amo perché sei un uomo buono e mi tratti bene- annuiva lentamente mentre lo diceva, sperando di suggerire a Lance che doveva dargli retta.
Gli occhi acquosi di Lance brillarono di una follia che Glenn non aveva mai visto.
-Lo sai che ho venduto mia moglie al poker?-
Sentì le gambe e le lenzuola sotto di sé inzupparsi di piscio.
-Pensi ancora che sono un uomo buono, eh?-
-Certo. Io amo te. Ora. Che cosa hai fatto prima... io non ti giudicherei mai. Se mi racconti...- Stringeva così tanto i denti da farsi male. -Se mi racconti io... io ti amo ancora di più, magari-
-
Lance era sempre stato un uomo fortunato. Aveva mani d'oro, sia sulla tastiera del telefono, sia quando giocava in pausa pranzo. Si distribuiva un mazzo di carte tra quattro colleghi, e si scommettevano piccole cifre solo per tenere occupata la mente, tenerla attiva in attesa che i centralini riaprissero e loro potessero ricominciare a urlare dentro la cornetta del telefono.
-Era giusto una mano o due. Niente di particolare. Se mi andava bene vincevo cento dollari. E anche al lavoro, era uno spettacolo, i primi anni. Facevo una vita da signore, e anche la mia donna. La portava nei migliori negozi e le compravo scarpe, pellicce, gioielli, tutto quello che voleva.- il pensiero di Olga avvolta in una pelliccia di visone gli fece venire i brividi dietro il collo. -Quella maledetta puttana. Poi c'è stato il lunedì nero* e siamo finiti tutti in disgrazia. Nessuno faceva più un penny, e alla fine mi hanno cacciato a calci nel culo fuori dal mio ufficio-
Quel vecchio revolver non si addiceva a un uomo come lui. L'aveva tirata a lucido per l'occasione, per quando aveva deciso di mettere un punto a tutti quei fallimenti, ma ora non poteva fare a meno di guardarla e trovare tutta la sciatteria di quella pistola. Andava bene per giocare alla roulette con qualche malato nel retro del Bellagio, certo non per suicidarsi. Era un grand'uomo, lui.
-Ho perso un sacco di soldi, e quella troia di mia moglie non voleva mai starsene zitta. Voleva di più, sempre di più. Tutti vogliono sempre di più. Cazzo, ero indebitato ancora prima di esserlo sul serio. Era una strozzina, una puttana giudea-
-E io le ho anche dato retta! Sono stato un'idiota. L'ho seguita fin qui, perché diceva che se me la giocavo bene allora eravamo a posto per tutta la vita. Ma più giocavo, più perdevo, e più giocavo perché volevo riprendere tutti quei soldi-
Gettò la testa all'indietro. La pistola era pesante. Caricata con sei proiettili. Non c'era la possibilità che non andasse a segno.
-Però ogni tanto vincevo. Tu non hai la minima idea di cosa si prova, splendore. Essere di nuovo in capo al mondo, sentirsi ricchi di nuovo. Poter andare in qualche negozio del cazzo, e dare a tua moglie la tua carta e farle comprare tutte le stronzate che vuole. Le tappi la bocca con i soldi, è la cosa più semplice del mondo-
Glenn ebbe il coraggio di mettersi in ginocchio, avvicinarsi giusto di un passo a Lance. Gli posò una mano sulla schiena, e deglutì bile acida al pensiero di quel revolver così vicino a lui.
-Hai fatto bene. Lei non lo meritava, ma tu le donne le tratti bene-
Lance reclinò ancora di più la testa, e appoggiò la nuca sulla sua spalla.
-Ma alla fine anche se ogni tanto vinci sei sempre in perdita. E i soldi iniziano a calare, e ad un certo punto finiscono proprio. Iniziano a chiamarti dalla banca, dall'Agenzia Federale, tutti quei bastardi che vogliono portarti via tutto. Però io ho continuato a giocare, perché la vincita che mi avrebbe sistemato era proprio lì dietro l'angolo, a tanto così di distanza, ce l'avevo quasi fatta.-
-Alla fine sono entrato in un giro di scommesse degli strozzini del Bellagio. Stavo perdendo tutto, quando uno mi propone di vendere mia moglie. Dovevo solo firmare un contratto, e se vincevo era carta straccia. Io quella donna l'avrei ammazzata con le mie mani. Gridava tutto il giorno, mi recriminava che stavo diventando un povero bastardo, quando lei mangiava a sbafo tutti i miei soldi. E' colpa sua, se sono finito così. Sì, è solo colpa sua. Sono un fallito per colpa di una lurida troia-
La macchia scura di urina si era allargata sulla vestaglia bordeaux. Glenn represse un conato, ma l'immagine che quello poteva essere il suo sangue rappreso non voleva andarsene. Lance stringeva così forte quella pistola da avere le dita sbiancate.
-Hai ragione, è... è colpa sua. Sì, sì, è colpa sua. Ti ha rovinato. Ma tu sei lo stesso una brava persona, vedi? L'hai accontentata sempre-
-Sì, e poi quando ha scoperto cos'ha fatto mi ha denunciato. Sai che tra un mese devo affrontare un processo per traffico di esseri umani e schiavitù? Che stronzata. In più ho i Federali attaccati al culo perché rivogliono i miei soldi. Tesoro, non ci arrivo vivo a quel giorno. Lo sai. Non finirò il resto dei miei giorni così-
-C'è ancora tempo.... ti prego. Non adesso. Se vuoi farlo, ma non ora, ti prego. Ritira quella pistola. Possiamo divertirci. Ci facciamo una pista, la puoi tirare proprio come qualche giorno fa se vuoi. E poi andiamo anche a bere qualcosa, e quando torniamo facciamo tutti i numeri che vuoi. Mi fanno paura le pistole.- La voce di Glenn tremava -E poi... E poi andiamo anche a giocare al Flamingo, va bene? Lì hai vinto qualche giorno fa. Magari ti porta fortuna. Sì, secondo me è la volta buona che vinci, me lo sento-
Gli occhi spiritati di Lance sembrarono riprendere coscienza del mondo intorno a sé.
-E' la volta buona, dici?-
Annuì con veemenza. -Certo, è così. Ci sono anche io che ti porto fortuna. Io non sono come tua moglie. Io... Io ti amo sul serio anche se perdi. Però oggi non perdi-
Tutta la paura accumulata si addensò in un groppo alla gola. Tenere a bada quel pianto nervoso sembrava impossibile, ma si costrinse a tenersi a freno. Glenn rischiò di pisciarsi addosso di nuovo, ma questa volta per il calo improvviso della tensione. Il revolver tornò dentro il primo cassetto del comodino.
-Allora va bene. Se me lo dici tu, come posso darti torto? Tu si che sei una brava ragazza. Una brava ragazza che mi capisce. Lo facciamo un altro giorno? Non è il giorno buono, oggi. Con i soldi che vinco ti compro un bel vestito, ti va?-
*Per "lunedì nero" si intende il 19 ottobre del 1987, quando i mercati subirono un'improvvisa battuta d'arresto e il valore delle azioni quotate crollò.
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