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VOGLIO VOLARE

Perché volessi imparare a volare? Non lo so. Sarà perché volevo sentire il vento che mi soffia in faccia o sarà perché volare equivale a essere liberi o magari solo perché volevo fuggire. Volevo volare e basta!

Sono Amelia, all'epoca avevo 12 anni e vivevo in campagna assieme ai miei genitori, due giovani tra i 20-25 anni, non volevano una figlia ma "purtroppo" ero nata. Non mi guardavano nemmeno in faccia mi lasciavano sempre sola con i servi.
E bene si, non eravamo contadini ma ricchi proprietari terrieri, mio padre aveva anche una banca e una fabbrica be insomma sguazzavamo nell'oro mi correggo SGUAZZAVANO, a me davano il minimo indispensabile per vivere. Perché vivevamo in campagna? Ok, ho sbagliato, in campagna ci vivevo io, sola con i setvi da quando avevo 5 anni.
Quindi per la maggior parte del tempo stavo con i servi, i quali non erano affatto gentili con me. Mi...mi violentavano ecco, mi picchiavano, mi maltrattavano, mi usavano come straccio e...abusavano di me in modi che non voglio stare nemmeno a scrivere! E ovviamente i miei genitori non ne sapevano niente, o forse sapevano qualcosa ma di me non se ne imortavano.
Una vita passata così, dimmi tu se non vuoi iniziare a volare.

Così un bel giorno, quando finalmente ero sola (a qualcuno fa paura essere solo, ma a me fa paura la compagnia) mi misi ad osservare gli uccelli che facevano il nido tra i rami degli alberi e mi misi a riflettere "Sembrano così felici, sempre a cantare. Possono volare via da tutti i problemi e io invece sono qui..." mi voltai verso la casetta con timore che ne uscisse qualcuno, ma ovviamente non ne uscì nessuno "...sarebbe bello imparare a volare e fuggire via da tutti i problemi, essere libera senza nessun pensiero per la mente volare e librarsi nell'aria visitare città e paesi. Molto meglio di vivere in campagna con quegli...con i servi".

Ci misi impegno, osservai gli uccelli, prendevano una piccola rincorsa e poi su, spiccavano il volo sbattendo le ali, ci provai un milione di volte ma niente!

Poi la malattia.
Mi presi la peste (per lo meno adesso i servitori se ne stavano alla larga) e dovetti rimanere al letto fino all' arrivo della morte. Lei fu la persona più gentile che avessi mai conosciuto, ebbe pietà di me, che avevo patito e avevo perdonato, mi guarì, mi donò delle ali e mi insegno a volare.
Mi rese un angelo immortale, l'angelo del perdono.

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