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47. White hair and red eyes...damn she's beautiful!

Zero.

Come ha fatto?

Sul serio, come cazzo è riuscita a prendersi tutto?

Ho sempre tenuto una distanza di sicurezza con le persone, soprattutto gli estranei, per non lasciarmi condizionare da stupidi sentimentalismi. E lei arriva, sconvolge la mia vita, e puff, il mio mondo crolla.

Alle 8.45 apro gli occhi, e Yuki dorme profondamente al mio fianco, i capelli sparpagliati sul cuscino, le lunghe ciglia poggiate dolcemente sul viso, rannicchiata su stessa, rivolta verso di me.

La notte appena passata è stata...intensa, la sua paura, il suo imbarazzo, le sue lacrime, la sua rabbia. E cazzo, non saprei come spiegare quanto è stato eccitante vederla masturbarsi sopra di me, prendere familiarità e confidenza con il suo corpo, è stato magnifico, sotto ogni punto di vista. E io ero perso in lei, nei suoi gemiti, nei suoi ansimi, è stata la cosa più intima che abbia mai fatto. Per la prima volta, ho visto questo angelo della morte, di solito arrogante e odioso, spezzarsi davanti a me. Quella maschera che tanto si ostina a portare, si era sgretolata, lasciandola inerme, totalmente affidata a me. Non potevo tradire la sua fiducia, nonostante la voglia di toccarla, di leccarla era forte tanto quanto la mia erezione.

Mi alzo dal letto, deciso a fare una doccia, non prima di mandare un messaggio a Sergey.

Io: Per le 10.00 vi voglio fuori dalla mia suite, di a Diane di lasciare la colazione pronta.

Ser: Buongiorno anche a te, Zeze. Va bene, ma tu come mai mandi messaggi così presto? Qualcuna ti ha tenuta sveglio?

Io: Fottiti

Ser: Sbaglio o qualcuno ti ha contagiato nell' utilizzo di questa parola?

Ridacchio.

Io: Fottiti.

Ser: Ecco, appunto.

Poggio il telefono sul lavandino ed entro in doccia. E subito l'immagine della sua fica che si strusciava sul mio cazzo mi ritorna in mente. Inspiro e il mio cazzo si drizza. Dio, sono messo male. Inizio a masturbarmi, prima lentamente, e immagino le sue labbra sopra di me, le sue mani sul mio corpo, al modo in cui potrebbe toccarmi, immagino il suo culo, la sua fica stretta intorno al mio cazzo, ai gemiti di ieri sera. Trattengo i gemiti coprendomi la bocca con una mano. Cristo, i suoi gemiti sono quasi più belli di lei. Aumento il ritmo, e poco dopo vengo in modo rude sporcando il muro davanti a me. Ansimo, e poggio la fronte al muro. Cazzo, sono davvero fuori di testa per essere appena venuto nella doccia, con lei che dorme nella stanza di fianco. Mi sento svuotato, ma non soddisfatto. Voglio lei, la desidero, ma non posso fare le cose a modo mio. Devo seguire i suoi ritmi, i suoi tempi. Deve fidarsi di me.

Cazzo, detto da me fa ridere. Come si fanno le cose con calma?

Esco dalla doccia, dopo aver dato una rapida sciacquata al muro. Mi asciugo velocemente, e mi avvolgo l'asciugamano lungo i fianchi. Noto uno spazzolino sul lavello e sono sicuro che sia della mocciosa, decido di usarlo, mentre leggo vari commenti su Instagram sulla mia ultima foto caricata da Sergey.

Sto ancora cazzeggiando quando sento la sua voce, e dopo aver sputato il dentifricio mi avvicino alla porta della camera, e la sento borbottare sottovoce. ‹‹Non è reale...››

Trattengo un ghigno, e mi sporgo di poco per osservarla meglio. Si guarda intorno, seduta sul letto, e alla luce del giorno, i suoi capelli bianchi sembrano brillare, il trucco sbavato, quei suoi occhi, che adesso sembrano trasparenti. E vederla con la mia maglietta, soprattutto sapere che sia nuda sotto di essa, mi provoca dei pensieri perversi.

Ogni cosa sembra essere una scoperta quando c'è di mezzo lei.

‹‹Cosa non è reale?››

Al suono della mia voce si volta di scatto e mi fissa con occhi sbarrati, imbarazzati. Cambiano colore e diventano rossi, che, alla luce del giorno è più acceso.

Crede che sia un mostro, ma cazzo, è la donna più bella che abbia mai visto.

Si copre gli occhi con le mani. ‹‹E' il mio spazzolino?››

‹‹Credo di sì, a meno che non l'abbia lasciato qualcun altro.››

‹‹L'ho rubato nella casa del vecchio che ho ucciso.››

Rimango immobile per qualche secondo, e assimilo la frase. Non può averlo detto sul serio. Non può averlo fatto sul serio. È della mocciosa psicopatica che parliamo: certo che potrebbe fare una cosa del genere.

Lancio lo spazzolino per terra e mi trattengo dal non sputare. ‹‹Perché cazzo hai rubato uno spazzolino?››

‹‹Non lo so. Pensavo di ucciderci qualcuno!!››

‹‹Con uno spazzolino?››

‹‹È letale quando lo infilzi nella carotide.››

Ovviamente.

‹‹Ma che cazzo!››

Scuote la testa, e senza neanche darmi il tempo di dire o fare altro, si alza dal letto, e punta la porta con lo sguardo. Ci risiamo, sta scappando.

‹‹No››. Mi passa di fianco, la stringo per un polso e la tiro verso di me, si appoggia con la fronte ai miei pettorali senza dire una parola. ‹‹Perché scappi?››

‹‹Non sto scappando››. Trema fra le mie braccia, ma non capisco se si tratti di imbarazzo o paura.

‹‹Dove vuoi andare?›› Le accarezzo il viso, è caldo, e la sua pelle così morbida e soffice. Non risponde, e continua a stare nascosta sul mio petto, le ciglia che mi solleticano la pelle

‹‹Ti prego!››

‹‹Ti prego, cosa? Guardami!›› Scuote la testa, e il mio buonsenso va a farsi fottere. ‹‹Okay, allora.››

La sollevo da sotto le ascelle, entro in bagno e la siedo sopra il lavandino, urla e si tiene alle mie spalle, alza lo sguardo e i suoi occhi rossi mi osservano attenti e curiosi, come la scorsa notte, a memorizzare ogni mio movimento.

‹‹Adesso finalmente mi guardi.››

‹‹Tu sei...›› inizia a dire, ma quando si rende conto della vicinanza si blocca e mi guarda in silenzio.

È strano vederla così imbarazzata, ma il fatto più strano è che mi eccita ancora di più.

‹‹Lasciami indovinare››, le sfioro il culo sodo con la mano, e smette di respirare. ‹‹Uno stronzo?››

Sorride debolmente. ‹‹Esatto›› dice con lo sguardo fisso sulle mie labbra, non aiutando affatto l'animale selvaggio che è in me.

Scuote la testa e abbassa lo sguardo. ‹‹Non guardarmi››

‹‹Perché? Mi piace quello che vedo, e con la mia maglietta...›› mi avvicino al suo orecchio, la vedo rabbrividire e mi mordo il labbro inferiore ‹‹...non hai idea di quanto vorrei strappartela di dosso››

Alza lo sguardo, piega la testa di lato e mi osserva con curiosità. ‹‹Perché dovresti strapparmi la maglietta? Non appena ho i miei vestiti puoi buttarla se ti fa schifo l'idea che l'abbia indossata io.››

La sua espressione è talmente buffa che scoppio a ridere come un totale idiota: le sopracciglia alzate e la bocca leggermente dischiusa e deformata. È totalmente diversa dalla stronza che ha provocato una rissa fuori dall'Underground solo per riuscire ad imbucarsi e minacciarmi. Non sembra neanche la psicopatica che ha ucciso a sangue freddo delle persone, e cercato di uccidere me. So bene che non durerà a lungo questa versione, e ne voglio approfittare il più tempo possibile.

‹‹A dire il vero mi piace addosso a te, ecco perché.››

‹‹E allora perché vuoi strapparla?››

Niente da fare. Non ci arriva. Le mordo il collo, strilla, e si aggrappa alle mie spalle.

Calmati, James.

‹‹Lo capirai.››

‹‹Ma cosa devo capire?››. Inizia a dimenarsi, e io stringo il suo culo fra le mani.

‹‹Devo confessarti un segreto mocciosa. Ti ho mentito in palestra quando ti ho detto che non mi piace il tuo culo...›› le soffio su un orecchio e le mordicchio un lobo. Inarca la schiena e un ansimo le sfugge dalle labbra. ‹‹In realtà, mi piace da morire. Non hai idea di quanto l'abbia sognato stretto fra le miei mani.››

Deglutisce rumorosamente, incapace di parlare. ‹‹Lo sapevo!›› sbotta dopo qualche secondo. ‹‹E ora vuoi metterti una maglietta? Perché sei sempre senza maglietta poi?››

Sorrido per il delizioso e adorabile modo in cui si imbarazza, in cui arrossisce, ma vuole far credere di essere indifferente. ‹‹Che c'è ti vergogni?››

‹‹No, ma ti prenderai un raffreddore.››

Scoppio a ridere per la sua bugia. ‹‹Siamo in estate. Trova una bugia migliore.››

‹‹Vabbene, me lo ricorderò la prossima volta.››

La faccio scendere e la prendo per mano ‹‹Andiamo a mangiare››.

Si irrigidisce ‹‹No, aspetta. Ci saranno gli altri in cucina. I miei capelli, i miei occhi. Non posso›,› urla in preda al panico, mentre la trascino per una mano.

Più mi avvicino alla porta, più lei si agita. ‹‹Cazzo››. Si aggrappa al cornicione della porta. ‹‹Non spetta a te farlo, James. Dovrebbe essere una mia scelta e io non voglio›› urla di nuovo.

Le scosto la mano con molta poco pressione, e sono deluso dal modo in cui ovviamente, una parte di lei continua a non fidarsi di me.

‹‹Sei uno stronzo! Perché mi stai facendo questo? Che ti ho fatto?›› Le si spezza la voce, e con una mano si asciuga una lacrima. Irrigidisco la mascella quando la sento tremare e tirare su con il naso.

Entro in cucina e la guardo mentre aspetto che la piccola stronza decida di aprire gli occhi e rendersi conto che non c'è nessuno. Cosa che accade dopo qualche secondo.

‹‹Avevo già detto loro di andarsene››

‹‹Perché? Perché tutto questo?››

‹‹Perché sono uno stronzo, o forse perché credevo che ti fidassi di me.››

Abbassa lo sguardo e rimane in silenzio.

‹‹Il caffè è pronto›› dico. 

Apro il frigo e prendo i piatti con la colazione preparata da Diane e poggiarla sul tavolo. Guardo la mocciosa avvicinarsi con la coda dell'occhio e prendere lo yogurt e poi le posate dal cassetto di fronte a lei.

Poggia lo yogurt sopra il tavolo. ‹‹Ti eri dimenticato questo›› mormora con un timido sorriso sulle labbra prima di voltarsi e fiondarsi sul caffè ancora caldo. Ne beve un grande sorso, poi socchiude gli occhi e con un piccolo sbadiglio appoggia la testa sul tavolo, guardandomi di sottecchi.

‹‹Sono albina››, dice dal nulla. ‹‹In modo totale. O meglio, lo ero. Anni fa sono stata sottoposta ad una cura sperimentale. Non ho più le problematiche che di solito ci accompagnano per il resto della vita, e, ho la capacità di assorbire il dolore. Non ho sempre gli occhi rossi, ma per via del mio colore estremamente chiaro, quando provo forti emozioni, come la rabbia o a volte l'imbarazzo, i capillari e le vene diventano visibili.››

Rimango stupito per questa sua confessione improvvisa. 

‹‹Di solito indosso le lenti a contatto, ma non ho idea di dove l'abbia perse.››

È da ieri pomeriggio, dopo che ha trovato me e Jin insieme che ha gli occhi rossi. In un primo momento mi sono bloccato, riuscivo a crederci a stento. Ma è durato solo un attimo perché era lì, nella mia stanza dopo aver creduto di non vederla più. E poi, gli occhi di Aiko, erano peggio dei suoi. Ma evito di dirlo. Come evito di fare altre domande che mi affollano la mente.

‹‹Ora hai gli occhi azzurri, però se ti dicessi che mi è piaciuta tanto la nostra notte insieme, probabilmente ti imbarazzeresti, e...›› accade, i suoi occhi cambiano colore. ‹‹Adesso sono rossi di nuovo››.

‹‹Divertente, Zero. Davvero.››

‹‹Puoi dirmi altro?›› La mia voce esce un po' più rauca del previsto e temo che se facessi o dicessi qualcosa di inopportuno, la farei scappare.

‹‹Ho passato cinque anni in un monastero buddista. È stato lì che ho imparato a combattere.››

‹‹Quindi la tecnica di quella sera al club era il Dim Mak? La conosce anche Aiko››.

Annuisce e torna a dedicarsi al caffè. Quindi Coach aveva ragione, era davvero quella cazzo di tecnica letale.

‹‹Aiko è una delle prime persone ad essere sfuggita all'Organizzazione, ed è pure la prima a cui ha funzionato il virus. Come me, anche lei è albina. Se pensi che io sia psicopatica, dovresti conoscere lei.››

Non serve chiedere se anche lei, sia stata una vittima dell'Organizzazione. Tutto diventa improvvisamente chiaro; i soggetti prediletti per qui dannati esperimenti, erano tutti albini. Ma Jin?

Soffoco la mia curiosità per il momento e decido di riprendere il sentiero che lei stessa ha tracciato.

‹‹Ho avuto un assaggio e mi è bastato››.

Torna ad osservarmi con le sue ciglia nere e lunghe, e sembra pensierosa.

‹‹Cosa c'è?››

‹‹Non riesco a capirti. Come può non interessarti il mio aspetto? O quello che faccio. Insomma, io non... non capisco››

‹‹Non c'è niente che non va nel tuo aspetto, Yuki. Ammetto che i tuoi occhi mi hanno fatto impressione, ma è stato solo un attimo. E per i capelli, beh, li ho bianchi anche io, non ci ho fatto neanche caso.››

‹‹Oh!››

‹‹Già.›› Sposto lo sguardo sulle bende. ‹‹E quelle?››

‹‹Mi piacciono esteticamente.››

Sbuffo e sono consapevole di star giocando con il fuoco. ‹‹Quindi››, avvicino una mano alla benda, e i suoi occhi seguono ogni minimo movimento che faccio. ‹‹Se la togliessi, non ci sarebbe nulla di male, no?››

Sorride, e i suoi occhi, adesso ancora più chiari mi scrutano con attenzione ‹‹Attento, James, se guardi troppo dentro l'abisso...l'abisso guarderà dentro di te.››

‹‹Forse non me ne importa.››

‹‹Forse importa a me››, risponde, lasciandomi senza parole. ‹‹La verità potrebbe portare in posti così oscuri da non essere più in grado di tornare indietro››.

Si irrigidisce, e scelgo di non continuare. È un miracolo che sia ancora qui, senza neanche avermi insultato.

A piccoli passi.

Stare qui, parlare e fare colazione con lei, senza insulti, offese è stranamente piacevole e voglio godermene prima che il suo umore cambi e questo momento diventerà un altro nuovo e delizioso ricordo.

‹‹E di solito cosa fai nel tempo libero?›› sbatte le palpebre e alza le mani a mezz'aria, ‹‹a parte le prostitute›› aggiunge, diventando paonazza.

‹‹Mmh...›› bevo un po' di succo di arancia. ‹‹Mi piace viaggiare, esplorare e scoprire posti nuovi, guardare le partite dei Lakers e praticare flyboard.››

I suoi occhi si illuminano per lo stupore, e mi chiedo come faccia un'assassina psicopatica come lei, ad aver conservato un cuore così puro. ‹‹Dai che figata, l'ho visto fare una volta.››

‹‹Lo hai provato?››

‹‹No. Ho troppa paura di cadere in acqua. La odio tanto quanto gli ascensori o gli armadi.›› Le si incrina la voce e mi si stringe il cuore, e un senso di impotenza mi attanaglia le viscere. Voglio proteggerla, aiutarla. Ma non so come.

‹‹E tu cosa fai? A parte cacciarti nei guai e uccidere persone?››

Ridacchia e si porta i capelli all'indietro. Sono così lunghi e setosi che mi verrebbe voglia di infilarci le dita.

‹‹Adoro guardare i film dei supereroi e lo shopping.››

‹‹Giusto, Batman!››

‹‹Già, ma ho l'indole di Joker.››

‹‹Dovresti farmi vedere qualche film che ti piace tanto.››

I suoi occhi brillano mentre mi studia, per poi rivolgermi un altro sorriso. ‹‹Ci sto. Ma ti ricordo che devi anche iniziare i miei di allenamenti, James››.

‹‹Non vedo l'ora, mocciosa, ma ora mangia!›› La frase esce inaspettatamente con un tono duro, più di quanto volessi, e subito mi rivolge un'occhiataccia.

Pronti allo schianto fra...3...2...1...

‹‹Smettila di dirmi cosa fare. Non sono una bambina!››

‹‹Credimi non penso affatto che tu sia una bambina.›› La guardo, e cerco di tenere a bada il mio cazzo mentre mi perdo nei suoi occhi. ‹‹Sei capricciosa e orgogliosa››

‹‹Non sono capricciosa!!››

‹‹Mangia››.

‹‹No. Stronzo, arrogante e presuntuoso››.

‹‹Non costringermi.›› La minaccio, ma ottengo solo il suo dito medio come risposta. Mi alzo di scatto, e la prendo di forza, la faccio sedere sul mio ginocchio e le blocco le gambe con l'altra, poi porto le sue braccia dietro la schiena. ‹‹Sembra che tu abbia dimenticato, mocciosa, che non mi piace ripetere le frasi due volte.››

‹‹Dai, cazzo. Non puoi essere serio!›› Sbuffa e inizia a dimenarsi per uscire dalla mia morsa.

Prendo un pezzo di uova tra le dita, lei serra le labbra e scuote la testa. ‹‹Apri la bocca.›› 

Non demorde e continua a tenere la bocca chiusa.

D'accordo, piccola, che i giochi abbiano inizio. 

Soffio leggermente al suo orecchio e inizio a tracciare con il naso una linea immaginaria sul suo collo. Prova a divincolarsi ma stringo la presa, le mordo la mandibola, e inizio a scendere con la lingua e morderle il collo. Soffoca un gemito, e quasi perdo il controllo. 

Cazzo, tutto questo mi si sta rivoltando contro.

‹‹Non vale››, sussurra con una voce roca, piena di desiderio. Inarca la schiena, le sfuggono dei gemiti e alza il mento in modo da darmi più accesso. Il suo seno piccolo ma solido è davanti al mio viso, i suoi capezzoli duri si intravedono da sotto il tessuto della maglietta, e sento i suoi umori inumidire la gamba. È eccitata, e cazzo, lo sono anche io. Non riesco a fermarmi.

Mi avvicino con il naso al suo capezzolo toccandolo appena, geme e quando glielo stringo fra i denti, geme più forte e inizia a contorcersi sotto di me.

Fermati James.

‹‹Zero...››

Lo mordo di nuovo e le lascio andare le mani che subito si aggrappano ai miei capelli mentre continua ad ansimare. Ruggisco quando con prepotenza la sua bocca trova la mia, la sua lingua scopa la mia, mi morde e le sue mani mi tirano i capelli. Infilo la mano dentro la sua maglietta e palpo le sue tette, strizzo i sui capezzoli. E Dio, la sua pelle è così morbida e vellutata che potrei leccarla e venerarla fino alla fine dei miei giorni. È come una droga...non riesco a farne a meno.

Fermati, James.

Ma non ci riesco, siamo entrambi folli di desiderio. La voglio, qui, su questo tavolo, sulla cucina, sul letto. La voglio ovunque e non c'è verso di fermarmi.

Il suo respiro diventa sempre più accelerato, geme e non posso fare a meno di notare il movimento involontario della sua gamba all'esterno della mia, con la quale allarga un po' di più le cosce e fa ondeggia i suoi fianchi su di me.

‹‹Cazzo!›› sbotto folle di desiderio mentre la sollevo e la siedo sul tavolo. ‹‹Fermami, mocciosa, perché io non ci riesco››. Con una mano le afferro i capelli, e mi faccio spazio fra le sue gambe con il bacino.

Scuote la testa, e con le gambe mi spinge verso di lei. ‹‹Non fermarti›› dice, e inizia a baciami di nuovo.

‹‹Ehi, Zed. È arrivato Jin e hanno riportato le nostre valigie. Ti sei scordato degli allenamenti?›› sento dire da Sergey dietro la porta.

‹‹Lo uccido sul serio, cazzo›› ringhio.

Yuki sgrana gli occhi, si alza di colpo e scende dal tavolo, si guarda intorno, stravolta, cercando di riprendere fiato.

‹‹Arrivo subito. Esci fuori, Ser.››

‹‹D'accordo, ti aspettiamo giù.››

‹‹Merda›› sospira, portandosi all'indietro i lunghi capelli bianchi. È terribilmente imbarazzata e mi sento in colpa. Mi ero ripromesso di andarci piano per lei, dovevo solo farla mangiare, e invece, stavo per scoparla sul tavolo della cucina.

Non va bene, James!

‹‹Ci vediamo dopo››, mormora ed esce dalla cucina talmente veloce da non lasciarmi neanche il tempo di dire niente. 

🍭🍭🍭🍭🍭🍭🍭🍭🍭🍭

Mi scuso in anticipo se ci saranno parti mancanti. Ma oggi Wattpad sta facendo i capricci. Comunque mi sono accorta che ormai manca poco alla fine quindi pubblicherò una volta a settimana, e nel mentre mi prenderò il tempo di sistemare e correggere tutto dall'inizio.
Grazie di cuore a tutti coloro che sono arrivati fino a qui. Vi voglio bene.
Vi aspetto nei commenti.

Al prossimo aggiornamento

Miss. Smoker



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