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44. Everything will be fine, don't worry.

Yuki.

Quando andavo dalla psicologa, mi diceva che l'ansia non è altro che un segnale di aiuto che manda il corpo per farci capire che qualcosa dentro noi non funziona come dovrebbe. Che la nostra vita non è come vorremmo, e soprattutto, che bisogna, attraverso varie sedute, scoprire l'origine del problema. La terapia mi ha aiutata parecchio, ma nel mio caso, non c'era molto da fare perché le origini dei miei problemi si riconducevano tutti ad un unico momento. "Tutto può cambiare in un instante". Si sente spesso questa frase, ma nessuno si ferma mai a pensare al suo significato, fin quando non si sperimenta sulla propria pelle. Quella sensazione che porta a pensare a tutti "E se..." che si presentano quando qualcosa di brutto ci travolge e che irrimediabilmente ci fa domandare se avremmo potuto fare qualcosa per evitarlo, perché la differenza tra avere tutto e non avere niente a volte è solo un secondo.

Solo uno.

E in quel solo secondo, la mia vita era cambiata, in un solo secondo non mi era rimasto più nulla per cui lottare. Intorno a me vedevo solo buio, e quel nero finì per inghiottire tutti gli splendidi colori che avevo dentro di me.

Perché se quello che mi ha fatto mio padre è stato doloroso, i tre anni passati in quel posto, furono infernali.

E adesso mi chiedo, se avessi ascoltato prima il messaggio di Zero, cosa sarebbe accaduto? Se fossi tornata da lui quella sera, mi avrebbe urlato quelle cattiverie?

Se non avesse mai scoperto il mio passato, è più probabile che mi avrebbe urlato di andare via piuttosto che abbracciarmi.

'Non fidarti di lui.'

Non mi fido lui.

'Gli fai solo pena.'

Gli faccio solo pena.

Zero tossisce e velocemente si avvicina a me, avvolgendomi in un abbraccio mentre mi accarezza la schiena provando a calmare i miei singhiozzi.

‹‹Va tutto bene›› mi rassicura mentre il suo sangue mi scivola sulla fronte. ‹‹Chiamo un'ambulanza, okay? Starà bene›› mi accarezza ancora, la sua voce trema, è rauca a causa della polvere o semplicemente spaventata.

Rimango immobile a fissare il vuoto, e il senso di colpa mia sta distruggendo. Come può rassicurami quando gli ho fatto del male?

Come ho potuto farlo?

‹‹La nostra psicopatica è più preoccupata per te, che per me.›› Zero si volta e guarda sorpreso Jin seduto con le spalle appoggiate al muro che tira fuori dalla tasca dei pantaloni l'accendino con le sigarette. ‹‹E' tutto distrutto, non credo che facciano problemi per una sigaretta››.

‹‹Ma che?››

‹‹E' una lunga storia. Te la faccio breve, ho il virus, il che mi rende praticamente invincibile. Figuriamoci se questi massi mi facciano male. Ma sei il solo a saperlo, oltre Yuki.››

‹‹Dimmelo prima, no? Testa di cazzo!›› sbuffa, sollevato, continuando ad accarezzarmi.

‹‹Oh, già. Scusa!››

Ho fatto del male a Zero.

‹‹Quel boato di prima mi è sembrata una bomba, dobbiamo uscire di qui il prima possibile›› Jin comincia a gattonare e si posiziona davanti a me. Si sentono varie sirene, ma non mi importa. ‹‹Vieni qui!››

Mio fratello mi trascina giù con lui e il contatto delle sue braccia che mi stringono in un amorevole abbraccio mi fa crollare. Scoppio in un pianto disperato, mi aggrappo alla sua camicia e urlo. Urlo forte. Lascio uscire tutta la rabbia, il dolore, tutta la merda passata in questi anni, la mia misera vita. Urlo, e mi aggrappo all'unica persona che ho sempre avuto vicino. Che mi ha sostenuto, rimproverato, amato incondizionatamente.

E io gli ho fatto del male.

‹‹Mi dispiace›› urlo. E lo stringo.

‹‹Sfogati, crybaby. Lascia uscire tutto.›› E io lo faccio. Lo faccio. Perché con lui. Con loro. Forse un po' debole, lo posso essere.

‹‹Va tutto bene››, sospira e mi stringe più forte.

Non so quanto tempo rimaniamo così, ma ad un certo punto, Jin mi solleva da terra e io nascondo il viso in mezzo al suo collo. ‹‹Dobbiamo andare via di qui.››

La porta si apre di colpo e quando sollevo la testa, due uomini con una divisa rossa sono in piedi. ‹‹State bene?›› domanda uno di loro. ‹‹Siete feriti?››

‹‹Stiamo tutti bene››, continua Zero, e il suono della sua voce mi porta di nuovo a piangere forte.

‹‹La ragazza?››

‹‹E' solo spaventata.››

‹‹Se riuscite a camminare vi prego di evacuare l'edificio.›› Ordina un vigile del fuoco.

‹‹Cosa è successo?››

‹‹Una bomba. Abbiamo spento l'incendio, ma l'edificio non è ancora sicuro››.

Continuo a singhiozzare e piangere sulla spalla di mio fratello, stringendo in un pugno la sua camicia.

Sono così travolta dalle mie emozioni che l'unica cosa a cui riesco a pensare a ripetizione è di aver fatto del male a loro.

‹‹Prendo qualcosa al volo›› continua, ma io non riesco a guardarlo.

Come ho potuto fargli una cosa del genere? Come?

Sono un mostro.

‹‹No, sarete scortati in un altro hotel, e appena ci saremo assicurati che tutti stiano bene vi faremo avere la vostra roba.››

‹‹Prendo solo qualcosa al volo!›› Dice di nuovo Zed. E non è una richiesta, ma un ordine a cui i vigili del fuoco non possono controbattere. Torna poco dopo con il suo borsone da allenamento, con il mio peluche in bella vista e fa un cenno a mio fratello.

Quando scendiamo di sotto, mi rendo conto della devastazione che c'è intorno a noi. Alcuni alberi sono caduti e ancora fumanti, ci sono detriti sulle macchine, e vetro. Tanto vetro sulla strada. Fuori è pieno di polizia, ambulanze, persone che urlano, piangono.

'Che casino.'

‹‹E' colpa mia, avrei dovuto capire che ci fosse qualcosa sotto›› mastico tra un singhiozzo e l'altro, ‹‹mi dispiace.››

‹‹Non hai nessuna colpa, Yuki›› mormora Jin mentre si guarda intorno, ‹‹Ma dobbiamo capire cosa è successo qui fuori.››

‹‹Io provo a chiamare Sergey›› dice Zero allontanandosi di poco per chiamare i ragazzi.

Vengo assalita da un'altra ondata di panico al solo pensiero che potrebbero essere morti o gravemente feriti.

Ricomincio a piangere e mio fratello mi culla fra le braccia. ‹‹Stanno bene, non preoccuparti.››

‹‹Ehi, ragazzi›› la voce squillante di Sergey si avvicina e un senso di sollievo e pace mai provato mi riscalda il cuore. La sua voce è affannosa e un po' tremante, ma fortunatamente sta bene. Sento i passi di Zero avvicinarsi con un sorriso in volto non appena si accorge del suo amico vicino a noi. ‹‹Stata bene? Eravamo così preoccupati, cazzo. Sono esplose tre bombe nell'edificio. Tre!›› Sergey fa una pausa e sono più che sicuro di cosa stia guardando. ‹‹Oh cazzo, Zed. Ma tu sei ferito, devi farti controllare subito.››

‹‹Sono solo nei graffi, non fare il melodrammatico.››

‹‹Col cazzo, sono tagli profondi!››

Le lacrime ricominciano a scendere a fiumi, singhiozzo e mio fratello inizia a sussurrami parole di conforto. Ma non ne esistono, non dopo quello che ho fatto.

‹‹Yuki?›› Il mio nome dalla sua bocca suona come se non credesse ai suoi occhi e prima che me renda conto la sua mano mi accarezza la testa. ‹‹Sei ferita anche tu? Siamo stati tutti in pensiero per te, peste.››

Gli spasmi e i singhiozzi mi impediscono di parlare, ma anche se non li avessi avuti, non credo che sarei stata in grado di farlo. Non credo neanche di essere in grado di guardare Zero per più di un secondo, figuriamoci parlare. La mano di Sergey continua ad accarezzarmi mentre cerca di capire cosa mia sia successo.

‹‹Dove sono gli altri?›› domanda Zero, distraendo la sua attenzione da me.

‹‹Hanno preso la prima navetta, io vi ho aspettati qui, non vi ho visto uscire con le altre persone, perciò sapevo che stavate ancora dentro, quello che non sapevo era che ci fosse pure la peste, però››, mi rivolge un sorriso affettuoso ‹‹Visto, Zed? Ti avevo detto che sarebbe tornata››.

Ma sarebbe stato meglio se non l'avessi fatto.

‹‹Noi, andiamo allora››, mormora mio fratello, sentendo subito un ringhio di avvertimento da parte del diavolaccio.

‹‹Non se ne parla, verrete anche voi. E tu...›› picchietta la mia testa con un polpastrello. ‹‹...tu non provare a scappare, Yuki.››

Stringo la camicia di mio fratello più forte che posso, e trattengo altre lacrime che minacciano di uscire.

Il suo dito ancora fermo sulla mia testa inizia a scendere piano, fino a fermarsi sulla mia mano. Sento il suo respiro più vicino. ‹‹Guardami›› sussurra, e sono sicura della sua vicinanza. L'avverto.

Lentamente alzo lo sguardo e, come immaginavo è praticamente a mezzo centimetro dal mio volto. I nostri occhi si incontrano e i sensi di colpa ritornano. Sposto lo sguardo sul suo ematoma al collo e salgo più su, concentrandomi sulla ferita alla testa che sanguina ancora. Le lacrime mi rigano il volto e mi chiedo se smetterò di piangere prima o poi.

‹‹Yuki, non è niente››, sussurra piano, ‹‹non è niente, va bene? Sono solo degli stupidi graffi.››

'Sei ridicola.'

Scuoto la testa e lascio andare la camicia di mio fratello per alzare una mano e poggiarla sul suo viso. L'ematoma scompare, i tagli si chiudono, ma quello che non andrà via facilmente, sarà il ricordo di questa giornata.

Avrò pure il potere di assorbire il dolore fisico, ma come si guarisce da quello mentale?

Mi rivolge un sorriso, ma lo so. So per certa del suo odio nei miei confronti, e come non dargli torto? Sono io che merito di morire.

Sono solo io. ‹‹Mi dispiace›› sussurro piano, talmente piano che nessuno mi sente.

'Qualcuno ha distrutto un hotel, sicuramente per ammazzarlo e ti preoccupi di un piccolo ematoma e qualche bernoccolo?'

Un'ora dopo, utilizzo le poche forze rimaste per farmi una doccia. Non ho nessun cazzo di vestito con me, solo la maglietta di Zero. Mi guardo allo specchio e i miei occhi sono talmente gonfi che a stento si nota perfino il colore.

Quando esco dal bagno e torno in salotto, li trovo tutti a parlare della bomba di oggi, compreso mio fratello. È un miracolo che loro siano vivi, visto che erano andati nella gelateria di fronte mentre aspettavano Zed e Jin che finivano di parlare.

Mi avvicino piano e quando Diane si accorge di me, si alza e corre ad abbracciarmi. ‹‹Tesoro, sono così felice di vederti›› piagnucola. ‹‹Non sparire più in questo modo, hai capito?››

‹‹Mi dispiace››.

‹‹Yuki-Chan››, continua Sergey mentre si avvicina. ‹‹Me lo dai un abbraccio?›› scuoto la testa e lui scoppia a ridere, ma in meno di un secondo mi ritrovo stretta fra le sue braccia. ‹‹Sai cosa? Non me ne frega un cazzo. Mi sei mancata!››

Non parlo. Ma sento i miei occhi inumidirsi. Di nuovo.

Dopo essere stata stritolata anche dall'abbraccio del pelato, Sergey mi passa un braccio sopra le spalle e mi rivolge un altro sorriso rassicurante. ‹‹Guardiamo un film dopo? O vuoi mostrare a tuo fratello il video del nostro balletto?››

Corrugo la fronte. ‹‹Non esiste nessun video!››

‹‹Oh, invece sì. E devi ringraziare Zed per questo››, ridacchia.

Lo guardo di sfuggita per qualche secondo, e lui è lì seduto, vicino Coach e Jin, in una poltrona, che mi guarda in modo autoritario, arrabbiato, come sempre.

'Sempre lo stesso Zero.'

‹‹Ho ordinato il servizio in camera per stasera, ho preso degli hamburger per te, va bene?›› Continua Diane.

Guardo mio fratello che si alza e inizia a salutare tutti. ‹‹No, grazie. Vado via con Jin››.

A quelle parole Zero si alza, e mi raggiunge in poche falcate. ‹‹Tu non vai da nessuna parte!››

‹‹Come?›› sussurro e quando faccio l'errore di alzare lo sguardo e rendermi conto della furia nel suo volto mi ammutolisco all'istante.

‹‹Mangerai Yuki, ti rimetterai in forze e parleremo››. La sua voce è così severa che quasi mi viene voglia di rifugiarmi dietro mio fratello che intanto si avvicina a noi.

‹‹Ha ragione, almeno fino a domattina, ti porterò dei vestiti, okay?›› Si china verso di me e abbassa la voce. ‹‹Indagherò su cosa sia successo oggi, sorellina.››

‹‹E perché non posso venire con te?›› sussurro con voce flebile. Dio, sono stanca.

Ma invece della risposta di mio fratello, quella di Zero mi colpisce dritto in faccia come un pugno. ‹‹Sei nuda sotto la mia maglietta. Tu non vai da nessuna parte così.››

Vorrei controbattere, ma non ne ho né la forza né la voglia. Guardo Jin che annuisce, mi posa un bacio in fronte e dopo aver salutato tutti, esce dalla stanza. Lasciandomi in mano di un diavolo che non sono pronta ad affrontare.

Una mezz'ora, accucciata sul divano, faccio zapping con il telecomando. Diane e Coach sono usciti per andare a comprare dei vestiti e del cibo per i prossimi giorni mentre Sergey e Zero sono andati chissà dove.

Inizia a vibrarmi il cellulare e quando piego la testa dal cuscino per guardare il nome, un sorriso spontaneo mi compare in volto.

Premo il vivavoce e rispondo alla chiamata. ‹‹Skill››, bofonchio, esausta.

‹‹Stai bene?››

‹‹Jin ti ha spifferato tutto?››

‹‹Si! Ti vengo a prendere, Yuki. Starai da me fin quando le acque non si saranno calmate. Ci penserà tuo fratello adesso. È troppo pericoloso per te››.

‹‹No. Non scapperò e non mi nasconderò››.

Sospira, e seguono alcuni minuti di silenzio prima che ricominci a parlare. ‹‹Hanno fatto esplodere tre bombe, cazzo. Siete vivi per miracolo, colpiranno di nuovo, lo sai no? Non sappiamo neanche di chi possiamo fidarci.›› Il suo tono di voce è così duro e severo che mi domando se ci provano gusto a parlarmi in questo modo. ‹‹Mantieni un profilo basso e cazzo, non scattare alla minima provocazione››.

‹‹Ci siete tu e Jin, mi fido di voi! Questo mi basta›› biascico, trattenendo uno sbadiglio.

‹‹No, cogliona non lo sai. Hai ucciso dieci persone e cinque uomini dell'Organizzazione. Questo corrisponde a tenere un profilo basso per te?››

‹‹Non proprio››.

‹‹Cogliona!››

‹‹Smettila di insultarmi, pelato di merda›› Sorrido, ma si spegne subito dopo, quando un botto di un qualcosa di pesante cade dietro le mie spalle.

‹‹Cosa è stato?›› domanda, con una leggera traccia di nervosismo nella voce.

‹‹Non lo so››, alzo la testa per controllare e sbianco ancora di più quando mi rendo conto che Zero è in piedi dietro di me con delle buste della spesa ai suoi piedi.

‹‹Mia regina?›› mi richiama e io torno a prestargli attenzione. ‹‹Che succede?››

‹‹Niente. Sta tranquillo››

‹‹In ogni caso, prenderò il primo volo. Domani sarò da te››, mormora con voce bassa ma profonda. ‹‹Hai quello che ti serve?››

‹‹No››

‹‹Okay, ci penso io. Ti chiamo appena arrivo››.

‹‹Grazie, a domani››.

Stacco la chiamata, e mi ricordo la presenza di Zero alle mie spalle. ‹‹Non te l'hanno insegnato che non si origlia?››

Con calma fa il giro dal divano, sedendosi alla parte opposta alla mia. ‹‹Non l'ho fatto, e tu potevi chiuderti in camera››.

Rispondo con un'alzata di spalle, ‹‹non ho più nulla da nascondere, io!›› Ricalco l'ultima parola e la sua mano mi agguanta una caviglia, trascinandomi verso di lui. ‹‹Zero!›› strillo, colta alla sprovvista dal suo gesto.

Mi ritrovo sdraiata con il sedere sulle sue gambe e il busto ancora sul divano. Lancio un'occhiata e la maglietta è arrotolata sotto il mio ombelico, avvampo dalla vergogna, ma lui è troppo concentrato a guardare i miei occhi che il mio pube nudo sotto al suo naso.

‹‹Sono troppo esausta per litigare con te. Puoi quanto meno coprirmi?››

Senza staccare gli occhi dai miei, stringe con le mani i lembi della maglietta e la tira giù. ‹‹Cos'è che nascondo, Yuki?››

Mi stropiccio la faccia con la mano, ‹‹vuoi davvero parlare di questo? Non dovresti non so, cacciarmi via o urlare il tuo odio nei miei confronti e poi insultarmi?››

Scuote la testa ‹‹c'è tempo per quello, ora voglio sapere cos'è che nascondo!››

Sconfitta, appoggio la testa sulla spalliera del divano mentre le grandi mani di Zero mi stringono le cosce ‹‹Dimmelo tu!››

‹‹Cosa ti ha detto Danika riguardo a Lianna?›› La sua mano comincia ad accarezzarmi, soffermandosi sulla piccola cicatrice sul ginocchio.

Mi scappa uno sbadiglio e lotto per restare sveglia. ‹‹Perché ci tieni tanto a saperlo?››

‹‹Perché non voglio che tu ti faccia idee sbagliate››.

Un sorriso rassegnato mi compare sulle labbra ‹‹non mi sono fatta nessuna idea, sei libero di fare quello che vuoi››.

Mi studia, con attenzione, e non riuscendo a sostenere il suo sguardo, sposto l'attenzione al mio elastico ancora intorno al suo polso.

Dopo un profondo respiro, chiaramente scocciato mi solleva da sotto le ascelle e mi sistema meglio sopra di lui. Continua ad accarezzarmi le gambe con i suoi polpastrelli ruvidi mentre appoggio la testa sulla sua spalla e piega la guancia sulla mia fronte. ‹‹Non ho scopato con la rossa. E non è neanche una escort, ma un agente sotto copertura››.

Sgrano gli occhi e sollevo la testa. ‹‹Cosa?›› Il panico avanza, e provo a sfilarmi dalla sua stretta. ‹‹Te la fai con un agente? Cristo›› mi passo una mano fra i capelli. ‹‹Devo andare via!››

‹‹Ci risiamo!›› sbotta. Stringe le mie guance con una sua mano, costringendomi a guardarlo negli occhi. ‹‹Smettila di saltare a conclusioni affrettate, cazzo!››

‹‹Sono un sicario, coglione, e tu te la fai con un agente. A quali altre conclusioni dovrei arrivare?››

Sembra volermi trucidare con i suoi occhi verdi adesso glaciali. ‹‹Sono stato adottato all'età di sei anni, e qualche anno fa ho denunciato i miei genitori adottivi››. Biascica trascinandosi le parole, non sembra abbia tanto voglia di parlarne. ‹‹Con Lianna, ci siamo conosciuti cinque anni fa. Era ancora un agente alle prime armi, e andando avanti con le indagini ci siamo tenuti in contatto per gli aggiornamenti. Quando ho capito le intenzioni di Danika, le ho chiesto di farmi il favore di provare a scoprire qualcosa. E lei lo ha fatto, ma Danika sembrava avesse intuito qualcosa perché non faceva altro che starmi appiccicata››.

‹‹Capisco››

‹‹Per quanto riguarda la festa...›› Il suo respiro mi solletica l'orecchio quando si china su di me.

‹‹Non mi importa››

‹‹Non interrompermi quando ti parlo, Yuki.›› Il tono di voce cambia, è di nuovo spietato, pericoloso. La sua mano mi stringe le guance, e a me manca il respiro. A volte dimentico quanto il suo umore sia più mutevole del mio. ‹‹Non me ne frega un cazzo di Danika, e alla festa, volevo solo portarla da qualche parte, farla confessare e scoprire una volta per tutte con chi lavorasse. E vuoi un'altra verità? L'avrei uccisa se mi avesse detto che tu fossi in pericolo. È quello che ho sempre voluto fare da quel giorno in quella fottuta macchina, ma ho scelto di mandarla a fanculo per correre da te. Di nuovo!››

Aggrotto le sopracciglia, e piego le labbra verso il basso. ‹‹Stai mentendo. Hai lasciato che ti toccasse, io l'ho visto. Ti ha pure baciato. E io non ti ho mai chiesto di correre da me!››

‹‹Avresti dovuto guardare meglio, perché non l'avrei permesso. Io non bacio, Yuki. Cos'altro ti ha detto quella sera?››

‹‹Niente che già non sapessi.››

‹‹Ed è questo il problema, tu non sai un cazzo, e neanche capisci un cazzo››.

‹‹Tu fai lo stronzo di mestiere, vero? Altrimenti non si spiega››

‹‹Sono serio!›› Tuona e io sobbalzo. E se potessi diventare ancora più piccola e nascondermi da qualche parte, giuro che lo farei

‹‹Lo sono anche io. Non mi riguarda con chi preferisci trascorrere il tempo, Zero. Non ho idea di cosa ti abbiamo fatto i tuoi genitori, e mi dispiace se ti hanno fatto soffrire, ma non rifilarmi cazzate su cosa hai fatto con la rossa, perché di certo non le hai parlato, non tutto l'intero pomeriggio››. Provo ad alzarmi, ma lui mi tiene così stretta che temo possa spezzarmi le gambe.

‹‹Infatti non abbiamo parlato››.

Lo stomaco si chiude e quasi smetto di respirare. Perché non riesco mai a tenere la bocca chiusa?

'Era ovvio...stupida.'

‹‹Buon per te.›› Provo a sfilarmi dalle sue braccia. ‹‹Lasciami andare!››

‹‹Ti ho già detto che non lo farò. Non mi piace ripetermi››.

‹‹Ho capito, vuoi consegnarmi alla polizia no? O magari ai federali, è per questo che hai insistito a farmi rimanere qui, hai già avvisato la tua amichetta?›› Mi dimeno ancora ma è del tutto inutile.

Un gemito affranto esce dalle sue labbra. ‹‹Visto che non capisci un cazzo? Ho trascorso il pomeriggio a organizzare il compleanno di Sergey, ma non conoscevo altri locali e alla fine ho finito per prenotare al The Glory. Chiedi a Diane se non mi credi. È con lei che sono stato.››

È davvero un ingenuo se si aspetta che creda a questa cazzata. ‹‹Vabbene, ora lasciami andare.››

‹‹Continui a non credermi››

‹‹Non ho detto niente››

‹‹Quando non parli, la tua mente tende a pensare a delle cazzate, e lo sai!››

Sbuffo, smetto di lottare e rimango seduta sulle sue ginocchia. Sono stanca, a corto di energie e non ha senso ascoltare una storia a cui non crederò mai. Non capisco perché mi sento stranamente in imbarazzo e soprattutto perché mi tiene così stretta e vicina a lui dopo tutto quello che è successo oggi o ieri.

‹‹Come puoi pensare che ti consegnerei ai federali? Dio, Yuki. Perché non provi a fidarti di me? Solo per una volta, provaci.››

‹‹Sei tu a non fidarti di me››.

‹‹E puoi biasimarmi? Non mi hai mai dato modo per farlo. Io non colpisco alle spalle come fai tu››.

Scuoto la testa. È vero, potrei averlo colpito alle spalle, ma le proteggo comunque, le sue spalle.

‹‹Esatto. Quindi non ha più senso parlare››. Provo a divincolarmi per l'ennesima volta ma lui non mi lascia andare.

‹‹Finiremo di parlare quando lo dirò io!››

Alzo un sopracciglio. ‹‹Posso sempre stenderti, James.››

Il suo sguardo si incattivisce di nuovo, stringe una mia gamba con una forza tale che sembra voglia spezzarmela, la sua mano torna alle mie guance e mi avvicina al suo volto. ‹‹Provaci››, ringhia minacciosa. ‹‹Non me ne frega un cazzo se sei un sicario, non me ne frega un cazzo se hai un qualche strano potere. Prova a rifarlo, e ti giuro che ti farò tanto di quel male che rimpiangerai di avermi provocato››, continua a stringere così forte che i denti iniziano a serrarmi l'interno delle guance. ‹‹Ora, dimmi perché continui a non credermi››.

Non rispondo, non lo guardo, provo solo togliermi la sua mano dal viso ma riesco a stringerla appena.

Vuole la verità? Sono maledettamente gelosa, ma non posso dirlo. Pensa già che sono una bambina, figuriamoci se dovessi dirgli una cosa del genere. Scoppierebbe a ridere, e non farei altro che stare al suo gioco, e gonfiare di più il suo gigantesco ego. Non penso affatto che lui mi consegnerebbe ai federali, ma qualcosa dentro me, mi suggerisce che sia meglio distruggere piuttosto che costruire.

Ha pietà di me perché mi lascia andare, ma porta la mano dietro al mio collo, accarezzandomi con il suo pollice ruvido che inizia a scendere verso il basso. ‹‹Tempo fa ti ho detto di guardarmi davvero, lo hai mai fatto?››

‹‹Io non capisco cosa vuoi dire. Per dodici anni sono stata addestrata ad uccidere, qualsiasi altra emozione io non la conosco. E ultimamente ne sento così tante insieme che non riesco a distinguerle.›› Gli occhi mi diventano lucidi. Non lo guardo, non ci riesco. Riesco solo a sentire il suo respiro sulla mia spalla, la sua mano nelle mie gambe e l'altra nella parte bassa della schiena. Le emozioni mi travolgono e sono così stanca di parlare, di tenere gli occhi aperti perfino.

‹‹Quello che ti è successo è orribile.››

‹‹Non ne voglio parlare›› tuono. ‹‹Non voglio sentire niente. Mio fratello non aveva il diritto di farlo.››

‹‹Lo so. Ma sono stato io a chiederlo.››

‹‹E allora avrebbe dovuto parlare di lui, non di me.››

‹‹Yuki››, gentilmente inizia ad accarezzarmi uno zigomo con le nocche, prima di voltarmi la testa verso di lui e far unire la punta del naso con il mio. ‹‹Quando mi guardi, cosa vedi?››

‹‹Una persona che dovrei odiare, ma che non odio affatto››.

Lo sento sorridere e poi avvolgermi di nuovo fra le braccia. ‹‹Dovresti dormire, mocciosa››

‹‹Non posso››

‹‹Perché?››

‹‹Perché torneranno gli incubi, e io sono così stanca di combatterli››.

Aumenta la stretta su di me. Una sua mano stringe il mio fianco e l'altra si posa al lato della mia guancia, regalandomi un'altra carezza. Qualcosa simile all'elettricità si forma nell'aria. E oggi ai miei occhi ha un fascino diverso. I capelli disordinati, un filo di barba che gli ricopre il viso, il piercing luccicante alla narice. Mi sfodera un sorriso arrogante che mi fa perdere un battito.

‹‹Mi ha anche detto che tu non sei un tipo da carezze››

‹‹È vero. Ma tu sei diversa.››

‹‹Perché ti faccio pena?››

Scuote la testa. ‹‹Perché sei fastidiosa.››

‹‹Che vuol dire?››

Ridacchia e mi posa un bacio in fronte. Non saprei dire che cosa si sta smuovendo dentro di me in questo momento. Credo che la mia parte irrazionale abbia offuscato quella razionale che però, ancora non vuole arrendersi.

‹‹Dormi fra le mie braccia, piccola. Ci penso io a combattere i tuoi demoni.››

Mi rilasso contro di lui, e stringo un suo dito con la mano, chiudo gli occhi, respirando il suo odore, il suo profumo. Mi bacia una guancia, lo zigomo, le palpebre. Lui mi rende viva, fa sì che tutto sia misteriosamente affascinante, crea scompiglio dentro di me, mi obbliga a guardarlo in faccia. Non è come l'ha descritto Danika, o forse non lo è con me. È delicato, protettivo, ma anche freddo e arrogante. Lui è fuoco e ghiaccio allo stesso momento.

Mi addormento profondamente, sognando un vasto campo di alberi d' arancio, i fiori sui rami appena sbocciati.

Gli stessi fiori che profumano di Zed.

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Il prossimo capitolo sará interamente super coccoloso, lo giuro😇

A martedí,

Miss. Smoker

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