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40. For me or for her?

Zero.

Ipnotica.

Il viso di un angelo e la mente di un killer.

Chiudo e riapro gli occhi, e lei è ancora li.

Non sto sognando.

Tom fa un passo indietro, una mano stretta al pugnale dentro al mio stomaco e l'altra la infila in tasca, probabilmente alla ricerca di un telefono.

‹‹Tu...tu sei...›› inizia a dire, ma la sua voce si interrompe quando un coltello gli trafigge il cranio da parte a parte, e cade per terra con un sonoro tonfo.

Yuki finalmente inizia a colmare la distanza che ci separa, e io la osservo ammirato.

La mia dolce e distruttiva, mocciosa.

‹‹Mi allontano due giorni e finisci per essere catturato?›› ridacchia.

Ma non è di buon umore, e lo vedo da come nei suoi occhi azzurri divampano delle fiamme di una spietata vendetta.

‹‹Lo trovi divertente?››

‹‹Cazzo, si››

Si ferma davanti a me, alza la testa per osservare le corde a cui sono appeso. Si passa la lingua fra le labbra, e poi piega le labbra in una smorfia pensierosa.

‹‹Stai pensando a come arrivarci, mocciosa?›› borbotto sarcastico.

Mi rivolge un sorriso sinistro, ma poi scuote la testa.

‹‹Ti stanno cercando›› sbotto. ‹‹Sanno che sei stata tu ad aver ucciso quel tizio.››

Alza le spalle con fare annoiato. ‹‹Lo so, perché credi che l'abbia lasciato lì?›› dice con tranquillità mentre si guarda intorno. Si avvicina al tavolo con i vari coltelli, li prende in mano, li guarda attentamente e con cura ne ripone alcuni dentro gli stivali. Ne prende un altro, lo guarda con cura e poi volta lo sguardo verso di me. Con passo deciso inizia ad avvicinarsi a me, mi supera per poi fermarsi alle mie spalle.

‹‹Che stai facendo?››

Un rumore meccanico irrompe nella stanza e lentamente inizio a scendere verso il basso. Gemo di sollievo nel momento in cui i miei piedi toccano per terra.

‹‹Sei un armadio a quattro ante, era impossibile che ti avessero caricato di peso senza nessun sostegno meccanico.››

‹‹Wow, questo sì che è un complimento. Stai flirtando con me, Yuki?››

Torna di fronte a me, abbassa lo sguardo sul cadavere ai nostri piedi, estrae il coltello dal cranio di Tom e poi finalmente, taglia la corda che mi tiene legato i polsi.

Cado di peso sul cemento. Sembra che le braccia non siano attaccate al corpo. Le gambe tremano. Per non parlare del fottuto pugnale piantato nel stomaco.

‹‹Resta fermo›› dice piegandosi verso di me. Stringe il manico del coltello con la mano e torna a guardarmi negli occhi. ‹‹Trattieni il fiato.››

Lo faccio e con lentezza estrae il coltello. Poggia una mano sul punto esatto della ferita e uno strano calore mi avvolge.

Il dolore cessa e quando poco dopo si alza, e io abbasso lo sguardo, la ferita è del tutto sparita.

Esattamente come quella volta dopo che mi sono lasciato massacrare.

‹‹Come hai...››

‹‹Dobbiamo andare, James.››

Dio, solo adesso sto realizzando quanto mi era mancato essere chiamato così da lei.

In quel preciso istante, un altro uomo fa il suo ingresso, seguito da un altro ancora. Sono entrambi armati e si fermano sulla soglia con le pistole puntate contro di noi.

‹‹Yuki Cross, sei caduta nella nostra trappola, ma aspettavamo anche un'altra pazza...››

Esattamente come prima, Yuki senza dire una parola e con la precisione di un'abile assassina, solleva le braccia e lancia nello stesso momento, il coltello con cui ha tagliato la mia corda e quello sul mio stomaco. È così rapida e veloce che i due si ritrovano con il cervello bucato senza effettivamente capire nulla, visto che cadono per terra con ancora le pistole strette in mano.

‹‹Si riferiva ad Aiko?›› mormoro.

Volta appena la testa, con una rabbia dissennata che si sprigiona dai suoi occhi azzurri. ‹‹La conosci?››

Annuisco. ‹‹Era nel mio hotel. Ha detto che è stata Jin a mandarla.››

Si volta di nuovo, senza dire una parola.

‹‹C'erano altri uomini prima, c'era pure Kento. Perché adesso non c'è nessuno?››

‹‹Perché era una trappola, James.››

Camminiamo vicini mentre la rabbia che ho cercato di plasmare, sta minacciando la mia calma. Una trappola per cosa? Per attirare lei?

Cosa volevano dimostrare quei due?

Forse...forse che il suo punto debole, sono io.

Ha corso il rischio di venirmi a salvare ma, perché allora non fa altro che mentirmi e tradirmi?

‹‹Una trappola per cosa?›› chiedo, consapevole che non risponderà mai.

Yuki si guarda intorno, e poi con calma alza lo sguardo verso di me. ‹‹Non ora.››

Ecco qua. Le sue uniche parole.

Quando finalmente raggiungiamo l'uscita è già notte, e il pensiero torna dai ragazzi, soprattutto da Ser.

‹‹Come hanno fatto a stordirti?›› chiede, mentre sale alla guida di una berlina bianca.

‹‹Di chi è questa macchina?››

Alza le spalle. ‹‹Rubata.››

Ovviamente. Ma cosa mi aspettavo?

‹‹Aiko mi stava dando sui nervi così sono andato da Sergey per andare in palestra ma quando sono entrato nella sua stanza, era imbavagliato sul divano, ero troppo concentrato su di lui per rendermi conto che qualcuno era dietro di me. Mi hanno drogato, credo.››

‹‹Capisco.›› Dice soltanto.

La osservo guidare, continua a guardare dallo specchietto retrovisore, e le sue mani, di solito pallide sono incrostate di sangue secco, così come il collo e le braccia.

Ho tante di quelle domande da farle da non avere idea da dove iniziare. E sono così arrabbiato con lei, da riuscire a trattenerla a stento.

‹‹Come hai fatto a trovarmi?››

‹‹Stavo solo seguendo una pista. È stato un caso.››

È una bugia.

Alzo gli occhi al cielo.

È sempre la solita Yuki.

‹‹Sono fottutamente incazzato con te.››

‹‹Lo so.››

Continua a guidare e quando entriamo in città, la mia pazienza ha superato il limite.

‹‹Ferma la macchina›› ordino.

‹‹Cosa?››

‹‹Ferma questa cazzo di macchina. Dobbiamo parlare. Ora.››

Lei stranamente lo fa senza ribattere. Si ferma su una piazzola di sosta al lato della strada. Sfilo le chiavi e senza dire una parola apro lo sportello e mi fiondo fuori.

‹‹Voglio la verità. La pretendo, Yuki›› dico una volta che anche lei scende dalla macchina e si appoggia allo sportello al mio fianco. ‹‹Perché sei andata via? Perché preferisci scappare piuttosto che affrontarmi?››

Rimane in silenzio per un attimo. ‹‹Molti membri della Yakuza in realtà stanno collaborando con l'Organizzazione, altri criminali che lavorano per il governo, principalmente per scopi militari. Hanno messo gli occhi su di te, probabilmente per iniettarti un virus in grado di aumentare le capacità fisiche. Non lo sapevo fino a due giorni fa, è stato Tanaka a dirmelo, come non sapevo del perché mio fratello era così insistente nel farmi viaggiare con te. Voleva che ti proteggessi. Ho fallito.›› Si morde il labbro inferiore per nascondere il tremore.

Faccio schioccare la lingua in segno di disapprovazione, alzo la mano verso il suo viso e uso il pollice per tirare fuori il labbro da sotto i denti. Profuma ancora di vaniglia, ed è così dannatamente bella che fa male.

Lascio cadere la braccia lungo i fianchi e le lancio un ultimo sguardo prima di tornare di fianco a lei. Osservo il buio di fronte a noi, in compagnia di una ragazza da cui non vorrei fare altro che staccarmi, ma non sono in grado di farlo.

‹‹Tu mi terrorizzi, scappare rende tutto più facile›› dice in un sussurro.

Ma io sono troppo stanco per crederle. ‹‹Sei solo una bugiarda. Puoi mentire agli altri o anche a te stessa. Non mi interessa chi sei o cosa fai, perché io ti vedo. E vuoi sapere cosa vedo? Una stronza egoista che pensa solo a sé stessa. Tu non scappi per paura. Tu sparisci per il semplice fatto che non ti frega un cazzo di niente e di nessuno. Sarei morto per te in quel magazzino oggi, ma che senso ha mostrarsi vulnerabili per una persona che fuggirà via alla prima occasione?››

I suoi occhi si riempiono di lacrime, e cazzo mi fa venire voglia di strozzarla e al contempo rimarginarmi le parole.

Mi ha ingarbugliato così tanto il cervello che non riesco più a seguire un filo logico. Mi ha salvato, ma non significa niente. Dovrei esserne grato, ma non lo sono.

‹‹Sai cosa mi crea più rabbia Yuki? Non è il tuo lavoro, perché so quanto disturbata tu sia. Non è niente di tutto questo. Sono fottutamente arrabbiato con te perché non riesco più a fidarmi di te. Avresti potuto picchiarmi quella sera, potevamo litigare, infondo è quello che facciamo sempre, ma invece, tu hai scelto di colpirmi alle spalle.››

Sembra triste e sta tremando, probabilmente dovuto al flusso di emozioni che le ribollono dentro. Si sforza di non piangere, mentre mi fissa con occhi addolorati.

E in questo momento la odio ancora di più. Perché più la fisso, più mi si mozza il fiato. Mi manda in bestia il fatto che abbia tutto questo controllo su di me.

‹‹Perché, Yuki? Perché colpirmi in quel modo? Perché venirmi a salvare?›› urlo.

Ha il labbro tremulo e distoglie lo sguardo.

Ed è chiaro che la sua risposta non arriverà mai.

‹‹Sai pensavo che nel profondo, ci fosse qualcosa di buono in te, mi sbagliavo. Anche i cattivi hanno una morale, a modo loro, ovviamente. Non è il tuo caso. Potevi lasciami morire, perché per me da questo momento, sei morta.››

Rimane in silenzio, si schiarisce la gola e annuisce piano.

Le passo le chiavi della macchina. ‹‹Abbi cura di te, Yuki.››

Inizio a camminare, ma lei mi blocca per un braccio. Non so bene cosa veda quando mi volto a guardarla, ma è sufficiente a farle lasciare la presa su di me.

‹‹Ti porto in hotel, e poi giuro che non mi vedrai più.››

Dopo non so quanto tempo, si ferma davanti al mio hotel. Non mi degna di uno sguardo. ‹‹Jin arriverà domani pomeriggio, fino a quel momento puoi fidarti di Aiko, ma stai attento, anche lei è in grado di usare il Dim Mak.››

‹‹Lo so.›› Ammetto.

‹‹Per quel che vale...ti ringrazio, vi ringrazio.››

Apro lo sportello, e sento un nodo formarsi alla gola al pensiero che questa sarà l'ultima volta che la vedrò.

L'ho voluto io.

Ancora un po' di tempo, ti prego. Non lo merito, ma ne voglio un altro po'.

‹‹Hai ascoltato il messaggio?››

Si volta verso di me con le sopracciglia aggrottate. ‹‹Quale messaggio?››

‹‹Lascia perdere›› tuono.

Si china in avanti e da credo gli stivali esce fuori il suo cellulare spento. Me lo porge. ‹‹Sono consapevole di essere una persona di merda, ma, potresti metterlo in carica e darlo a mio fratello quando verrà a prendere la mia roba?››

Mi scappa una risata nervosa, scuoto la testa e lo sfilo dalle sue mani.

Scendo dalla macchina e mi sento ridicolo mentre mi sforzo di non dar a vedere quanto sono distrutto. ‹‹Ci vediamo, mocciosa.››

Non dirò addio. Non voglio dire addio.

‹‹Addio, James.››



Non prendo l'ascensore mentre mi dirigo in camera, bensì le scale; voglio ripercorrere per l'ultima volta i suoi passi.

Più salgo, più mi autoconvinco che questa è la scelta giusta, o forse sono troppo orgoglioso per tornare indietro.

Il nostro addio sarebbe stato inevitabile in ogni caso, solo che non immaginavo che avrei sentito la sua mancanza fin dentro le ossa.

Dicevo di odiarla, eppure...

Il nostro stuzzicarci. Il nostro patto.

I nostri rari momenti di calma, dove mi ha permesso di scorgere un pizzico del suo mondo.

Il suo perenne broncio.

Il suo sorriso.

La sua risata.

Non volevo lasciarla andare, eppure sapevo con ogni fibra del mio corpo di doverlo fare.

Per lei.

Per me.

Ma non per via del suo lavoro, non perché è più stramba e pazza di quanto pensassi. No...la verità è che ho una fottuta paura di legarmi a lei, più di quanto lo sia già.

E io ho troppa paura per legarmi a qualcuno, esattamente come il non vederla mai più.

Sono un contro senso. Ed è colpa sua. Solo sua. Se da una parte vorrei non vederla più, dall'altra vorrei stringerla, sbatterla contro un muro e incatenarla a me per il resto della vita.

Quando rientro in camera, Sergey mi viene incontro. Ha gli occhi gonfi, il viso tirato e stanco. ‹‹Zed›› dice, fermandosi a pochi passi da me. ‹‹Ma cazzo è successo?››

‹‹E' una lunga storia. Tu stai bene?››

‹‹Si, Dio si›› dice con un singhiozzo che sfugge al suo controllo. ‹‹E' successo tutto così velocemente, sono entrati due uomini dicendo che avevano ricevuto delle lamentale da parte di vari ospiti che ti riguardavano, ho aperto e poi non ricordo niente. Mi sono svegliato e quando sono entrato nella tua stanza, c'era una fottuta ragazza dai capelli bianchi svenuta. Quando si è svegliata è uscita di corsa e a quel punto ho chiamato Yuki›› Si blocca il tempo di asciugarsi le lacrime e soffiarsi il naso, e poi riprende. ‹‹Mi ha risposto dopo un po', le ho spiegato la situazione e mi ha detto che ci avrebbe pensato lei.››

Corrugo la fronte. ‹‹Cosa ha fatto?››

"Come hai fatto a trovarmi?"

"Stavo solo seguendo una pista. È stato un caso."

Sapevo che fosse una bugia, ma non avevo idea che fosse venuta a cercarmi di proposito.

Quella piccola stronzetta.

‹‹Non lo so, Zed. So solo che mi ha detto che ci pensava lei, e adesso eccoti qui. Cosa è successo?››

‹‹Chiamo gli altri, vi racconterò tutto.››

‹‹Non è una buona idea coinvolgere altre persone.››

Sia io che Sergey ci voltiamo verso la voce femminile davanti l'entrata del soggiorno. È vestita come stamattina, il cappuccio che le nasconde il volto.

‹‹Si può sapere chi sei?›› dice Sergey con la voce ancora roca per il pianto.

‹‹Anche questo è meglio che non si sappia.›› Si appoggia al muro, incrocia le braccia al petto e ci osserva in silenzio.

Vorrei dirle di farsi gli affari suoi, ma penso che abbia ragione.

Sono nel mirino di questa fantomatica organizzazione, Yuki è un sicario e quest'altra pazzoide, insieme a Jin, sono a capo della Yakuza.

Che ne è del mio mondo fatto di regole e tranquillità?

‹‹Non dirò il tuo nome. Ma a Sergey dirò la verità.››

Non risponde, rimane semplicemente immobile ad osservarci da sotto il cappuccio.

Inizio il racconto e Sergey mi osserva con occhi sgranati mentre cerco di ricordare e non dimenticare nessun particolare. Guardo il mio amico spalancare la bocca non appena gli racconto di Jin, di come mi sono ritrovato appeso come un cazzo di salame. Ometto il suo nome, ma gli dico che anche lei lavora con Jin, e che fin quando non arriverà lui, domani pomeriggio, resterà con noi.

Tutto. Racconto tutto. Tranne di Yuki.

‹‹Se dovevi proteggerlo, come è possibile che oggi sia stato catturato?›› ringhia Sergey, dopo qualche minuto di silenzio.

Aiko alza le spalle. ‹‹È semplice. Punto uno: il signor James ha espressamente detto di non avere bisogno di me, e secondo, stavo andandogli dietro in ogni caso quando quello stronzo ha piantato una siringa nel collo anche a me, cogliendomi di sorpresa.››

Scuoto la testa. Qualcosa non torna. L'altra pazza che si aspettavano di trovare è chiaramente lei. Perché non l'hanno catturata? Yuki ha detto di poterci fidare di lei, ma, non riesco a farlo. Anche lei potrebbe fare il doppio gioco.

Irrigidisco la mascella, e digrigno i denti. Non so più di chi cazzo fidarmi.

Si scosta dal muro. ‹‹Vado a controllare se i miei uomini sono arrivati. Da oggi in poi sarete sorvegliati dalla Yakuza.›› Detto questo, e senza lasciare il tempo a nessuno di rispondere, imbocca il corridoio ed esce dalla stanza.

Sergey si alza dal divano, si sposta un ciuffo riccio dalla fronte e torna a guardarmi. ‹‹Tutto questo è assurdo, cazzo. Ma se non altro abbiamo scoperto che Danika era una spia di Scorpion.››

‹‹Già. Ma non sappiamo ancora molte cose. È per questo che non vedo l'ora di parlare con Jin.››

Annuisce lentamente, come se credesse a stento che la persona che conosciamo da sei anni, è in realtà il capo dell'organizzazione più potente al mondo. ‹‹È stata Yuki a salvarti?››

Annuisco.

‹‹Come sta? Perché non è qui?››

Alzo le spalle. ‹‹Ti ricordo che mi ha colpito alle spalle, lasciandomi come un coglione svenuto sulle scale. Dirle addio era la cosa giusta da fare.››

‹‹Per te? O per lei?›› tuona.

Non rispondo. Rimango semplicemente immobile con lo sguardo fisso nel vuoto.

Fortuna che, visto le recenti scoperte, Sergey torna a farmi domande a raffica su Jin, sull'Organizzazione, e di come Yuki abbia fatto a liberarmi.



Quando la sera tardi, tutti tornano nelle loro stanze, ho quasi paura di restare da solo con i miei pensieri, la mia solitudine. I miei incubi.

Non ci sarà lei a salvarmi, a rassicurarmi.

Yuki non tornerà più.

È stata una stronza, ma come al suo solito, non ci ha pensato due volte a venire a salvarmi. Si è gettata nella mischia solo per me.

E io? Ho sfogato la mia rabbia su di lei.

Entro nella doccia e mi accascio per terra con una mano sullo stomaco. Lo stesso punto dove fino a qualche ora fa avevo uno squarcio dovuto al coltello e che adesso è perfettamente guarito.

"A volte bisogna credere nell'impossibile."

La sua voce mi rimbomba nella mente, ma questo è qualcosa che va oltre ogni genere di comprendonio. Non ha curato la mia ferita. L'ha richiusa, è come se si fosse trattato di un incubo, che mi porta a chiedermi se è stato reale o no.

Forse sto impazzando? È stata la mia immaginazione?

Seduto dentro la doccia, con l'acqua fredda che pizzica alle spalle, mi copro la faccia con le mani e stringo le ciocche di capelli appiccicati alla fronte.

"Il mondo che conosce signor James, prima o poi verrà stravolto, tutto quello in cui crede non esisterà più. Si chiederà se starà impazzendo, metterà in discussione perfino sé stesso. Il male cammina fra noi, e tra non molto ci sarà una guerra..."

Inizio a ridere in modo incontrollato, isterico. La mia vita è cambiata, organizzazioni che mi rapiscono, la Yakuza che mi protegge, una pazza dai capelli bianchi con l'aspetto di un demone, una fastidiosa mocciosa che in realtà è un fottuto sicario. ‹‹È assurdo.››

Continuo a ridere, le spalle si sollevano a ritmo, l'acqua continua a scorrere, e avverto la sensazione di un paio di occhi glaciali che mi osservano incuriositi. Un brivido mi trapassa il corpo, e non è dovuto al freddo.

Se la mia vita continuerà così, quanto tempo ci vorrà prima che sprofondi nella follia?


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Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che stanno leggendo questa storia, siamo arrivati a 13 k e non avete idea di quanto sia felice❤️
Grazie di cuore.
Capitolo un po' triste, a mio parere, ma secondo voi Zed ha fatto bene a lasciarla andare?
Piccolo spoiler: a breve si scoprirá il passato di Yuki, metterò un piccolo avviso all'inizio del capitolo perché sará pesantino da leggere.

Alla prossima

Miss.Smoker

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