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26. Panic attack

Yuki.


Due ore più tardi, sono in una fottuta macchina, con il finestrino aperto e l'autista che mi porta al locale dove si svolgerà la festa.

Ma c'è un problema, solo uno. Non sono da sola. Zero ha insistito nel voler venire con me citando testuali parole: ‹‹Mi assicurerò che non scappi.››

Quindi eccoci qui, in questa fottuta macchina, che guardo fuori dal finestrino con Zero James al mio fianco.

Muovo velocemente una gamba, sono nervosa e questa situazione non mi piace.

È imbarazzante.

'Perché?'

Perché? Ti sei scordata cosa è successo prima? Ho letteralmente bevuto il suo sangue come un cazzo di vampiro.

'Ma lui ti ha lasciata fare.'

Ecco perché è ancora più imbarazzante.

'I vampiri non esistono, cretina.'

Sei una fottuta voce nella mia testa, non dovresti esistere neanche tu.

‹‹Immagino che sarai occupata con la tua voce››, dice dal nulla.

Mi schiarisco la gola, e oltre alla gamba, inizio a tamburellarmi il ginocchio con le dita. ‹‹Esattamente.››

‹‹Cosa ti sta dicendo?››

‹‹Che i vampiri non esistono›› rispondo, e mi blocco di colpo.

Che cazzo di problemi ho? Sgrano gli occhi e mi volto verso di lui.

È ricurvo, e si sostiene il viso con il palmo della mano. La camicia nera con i primi tre bottoni slacciati risalta il colore dei suoi occhi, che mi stanno osservando con un mix tra divertimento e curiosità.

Noto quanto sia stretta questa macchina con lui dentro e quanto incredibilmente mi senta piccola io con lui che sta invadendo il mio spazio.

‹‹Sembra che abbia detto una cosa sensata, stavolta. O non vuoi pensare al fatto che hai bevuto il mio sangue, mocciosa?›› sussurra con voce roca, ma divertita.

Scuoto la testa. ‹‹Ignorami, James.››

‹‹Non ho più l'intenzione di farlo.››

Sono arrabbiata. Fottutamente arrabbiata, e lui che si comporta come niente fosse, mi fa arrabbiare di più.

Ma non ho la minima intenzione di dargli corda.

Riconosco i miei limiti, e questa sua versione è al di sopra delle mie capacità.

Lui è al di sopra delle mie capacità.

È questo sembra essere l'inizio di un gioco che io non sono in grado di vincere.

‹‹Sembri nervosa.››

‹‹Non lo sono›› ribatto acida, e cazzo voglio scendere.

Nonostante il finestrino aperto, sembra che mi manchi l'aria. Ho bisogno di aria. Sento caldo. Perché accidenti mi sono ritrovata in questa situazione? Mi sento vulnerabile, tremante, in preda al panico, chiusa dentro una macchina con il diavolo in persona.

‹‹Puoi aprire il tuo finestrino?››

Lui lo fa e mi si avvicina. ‹‹Stai bene?››

Annuisco. ‹‹Ho... ho bisogno di aria. Io...ho...››
Mi stringe una mano. Il suo tocco è delicato, ma non mi aiuta. ‹‹Piaciuto l'incontro?›› Mi chiede, la voce bassa e roca.
Sta cambiando argomento, sta cercando di distrarmi, ma è vicino. È troppo vicino.

‹‹Si››.
Esco la testa fuori, e quasi vorrei lanciarmi direttamente fuori dalla macchina in corsa.

Mi stringe la mano e mi tira all'indietro. ‹‹Respira.››
La sua voce è talmente bassa che mi provoca un brivido.

Lo sto facendo.

'Non lo stai facendo.'

Devo distrarmi, la sua vicinanza mi destabilizza. Tutto in lui mi destabilizza e non so cosa fare. Non capisco cosa fare, cosa mi stia succedendo.

Chiudo gli occhi e cerco di capirci qualcosa. Lo odio... ma allora perché mi sento così? Voglio tornare a casa. Che sto facendo? Sto davvero andando ad una festa, e guardare quella stronza che si struscia a Zero, per poi tornare insieme in hotel, nella camera vicino la mia?

Cazzo.

‹‹Voglio tornare a casa. Voglio Jin›› sussurro e involontariamente stringo la sua mano. ‹‹Devi chiamarlo.›› Cerco di annaspare aria, ma sembra che non ci sia ossigeno.

‹‹Yuki.››
Mi accarezza il viso, ma non lo vedo.

Perché non lo vedo?

‹‹Voglio mio fratello.››

‹‹Lo chiamerò, lo farò subito, ma prima calmati e apri gli occhi. Sei in macchina, con me. Va tutto bene.››

Non va bene. È proprio questo il problema. Ansimo e provo a respirare ma non ci riesco. È troppo. Queste emozioni sono troppe.

‹‹D'accordo, allora...›› sento la grande mano di Zero accarezzarmi le labbra con il pollice, e poi la sua bocca è sulla la mia. È un bacio a stampo, delicato è le sue labbra sono così morbide...

Sgrano gli occhi, e quasi non riesco a crederci.

Mi dimentico perfino dove cazzo mi trovo. Lui mi lascia andare e io rimango immobile a fissarlo come un'idiota. Trattengo il respiro e spero di sopravvivere.

‹‹Ha funzionato››, dice soddisfatto.

Cerco di rimettere insieme i piccoli pezzi del cervello che lui continua a mandare in frantumi, e provo a formulare una frase sensata. ‹‹Sei...sei impazzito? Volermi farmi morire?››

‹‹Ti ho distratto dal tuo attacco di panico. Dovevi calmarti.››

‹‹E baciarmi, impedendomi di respirare, credi sia stata una buona idea?››

Alza le spalle. ‹‹Ma ha funzionato.››

‹‹Sei uno stronzo››, urlo sfilando la mano da lui.

Mi rivolge un sorriso, che provo ad ignorare. ‹‹Si, ha decisamente funzionato.››

‹‹Vaffanculo››

‹‹E comunque, quello non era un bacio.››

Gli rispondo con un dito medio e lo sento ridacchiare. ‹‹Allora non avresti dovuto aiutarmi se ti ha fatto schifo.››

‹‹Non hai capito un cazzo!››

Non rispondo, e mi limito ad osservare l'autista che guida non prestando la minima attenzione a noi. O forse è bravo a non farsi sgamare.

Ma per quanto trovi scuse per non pensare alla domanda che mi attanaglia la mente, devo farla. ‹‹Quelle prostitute torneranno in hotel con voi?››

‹‹Probabile, perché?››
Faccio spallucce, per poi tornare a guardare fuori.

'Non voglio.'

Ma non posso dirlo. ‹‹E' che non capisco il senso. Potresti avere chi vuoi e quante ne vuoi, perché pagare?››

‹‹Perché fanno il loro lavoro e vanno via. Senza fare domande, senza provare a conoscerti, o facendo finta di addormentarsi solo per non essere cacciate.››

La sua frase mi porta a sgranare di nuovo gli occhi, e uno strano calore mi invade la pancia. Come ho fatto a non accorgermi di loro? O era lui che andava in un'altra stanza?

‹‹Tu non dormi con loro?›› Lo guardo e lo trovo con un gomito appoggiato al ginocchio che mi guarda a sua volta.

‹‹No, certo che no. Non ho mai dormito con nessuna.››

‹‹Perché?››

‹‹Perché non mi piace. Le donne non vogliono me, ma Ripper, quindi le do solo quello che vogliono.››

‹‹E' non è la stessa cosa?››

‹‹No. Ripper è un personaggio. Nessuna di loro ha mai visto la persona. Non la vogliono.››

‹‹Oh›› sussurro, ‹‹ho capito››.

Le sue parole mi confondono di nuovo. Annaspo di nuovo in cerca di aria, e cerco di nascondere il respiro troppo pesante, ma che per la prima volta, non è dovuto ad un attacco di panico.

‹‹E tu?›› dice. ‹‹Come mi vedi tu?››

Aggrotto le sopracciglia, sorpresa dalla sua domanda. ‹‹Come la persona peggiore della terra. Non dimenticare che ti odio, James.››

Spalanca la bocca, con una smorfia di finto orrore. ‹‹Cosa?››

Perché non sembra arrabbiato? Scoppio a ridere, ed è una risata genuina, cristallina che parte dal profondo del cuore.

Lui ride con me, e si avvicina piano. ‹‹Ridillo, se hai il coraggio.››

‹‹Sei la persona peggiore che conosca›› dico tutto d'un fiato e lui comincia a farmi il solletico su un fianco. Emetto un urlo portandomi le mani davanti alla bocca. Scioccata da me stessa.

Quell'urlo stridulo è uscito da me?

‹‹Dai, mocciosa. Insultami ancora, ora ho scoperto un tuo punto debole.››

‹‹No, mi hai solo colto alla sprovvista, stronzo››.

Lui lo rifà, e io salto per il solletico, urletto incluso. ‹‹Narcisista, autoritario, stronzo...›› cerco di continuare, ma lui comincia a solleticarmi come un pazzo, rido, disperata mentre inizio a contorcermi e cercare di allontanare le sue mani.

Scalcio, e non so come, né perché, finisco sopra le sue gambe.

Appoggio la fronte alla sua spalla mentre lui continua a solleticarmi e io cerco di bloccargli le mani. ‹‹Basta... basta››

Si ferma e comincio a calmarmi, ancora con il fiatone. Lo ascolto respirarmi addosso mentre il mio diaframma si espande per annaspare aria.

Non mi rendo conto della posizione in cui siamo, fino a quando, con le mani mi appoggio alle sue spalle e, alzando il viso, ritrovo il suo a pochi centimetri dal mio. ‹‹Cazzo.››

Sono rossa, accaldata e questa improvvisa vicinanza mi fa ancora sentire più caldo.

Sento le sue grosse mani sui miei fianchi. Le sue dita si allungano sulle mie braccia, e io rimango immobile con lo sguardo fisso sulle sue labbra; immaginandole schiuse sulle mie. Ma con un bacio vero.

‹‹Sei un disastro››. La sua mano si avvicina al mio viso, scostandoli su una spalla sola. Ogni minino movimento che compie, ne voglio ancora.

Mi lamento di lui, dei suoi modi di fare ma la verità è che sono attratta da lui, così disperatamente da bramare ardentemente il contatto con la sua pelle contro la mia.

Darei qualsiasi cosa per accarezzare il suo addome, il suo petto. Il suo viso.

La sua fossetta.

Ma che cazzo sto dicendo? Diventa gentile tutto ad un tratto, e io sono già pronta a cadergli ai piedi? Ma per favore.

‹‹È stata colpa tua.››

‹‹È stato divertente, però.››

‹‹Parla per te.››

Il suo viso, il suo sorriso così vicino, cazzo. Mi sta fissando con una tale intensità che sembra come se le sue retine gli permettessero di vedere tutto ciò che mi nascondo dentro.

Si sporge su di me, finché le sue labbra sono ad un soffio dalle mie, i miei occhi guizzano nei suoi.

Non riesco a fermare l'attrazione e tutti i pensieri, tutte le litigate, tutto, finisce del dimenticatoio. Voglio soltanto che mi baci.

‹‹Ti piace provocarmi,›› osserva con una punta di divertimento nel suo tono.

‹‹Non lo faccio››.

‹‹Forse lo non vuoi ammettere››.

Stringo le labbra fra loro, rifiutandomi di rispondere.

Mi mette un braccio intorno alla vita mentre con l'altro mi cinge la nuca. ‹‹Come ti senti in questo momento?›› Mi domanda a voce bassa.

Mi si accorcia il fiato. ‹‹Intrappolata.››

‹‹Non sei in trappola, mocciosa, non lo sei mai stata.››

Si sporge in avanti e affonda nell'incavo del mio collo. Grugnisce contro la mia pelle, leccandomi il collo.

Milioni di brividi mi si formano sulla pelle. ‹‹Fermati››, sussurro in un tentativo disperato di riprendere il controllo. Con un riflesso condizionato stringo il labbro inferiore tra i denti.

‹‹Fermami, tu!››

C'è qualcosa in lui, nei suoi occhi che mi porta a spegnermi. ‹‹Stai iniziando a guardarmi davvero, mocciosa?››

Mi stringe una natica con una mano, spingendomi verso di lui. Mi lecca di nuovo il collo, ma poco dopo sento i suoi denti che quasi sembrano strapparmi la carne.

‹‹Ah›› gemo.

Mi sento bruciare, mi sento esplodere.

‹‹Rispondi!››

‹‹Io...››

‹‹Guardami!››

Faccio come dice, e quando i miei occhi trovano i suoi mi sento sprofondare nell'oscurità.

Le sue mani addosso, il respiro sul mio collo, la sua lingua.

'Le prostitute.'

Sgrano gli occhi, e scendo di colpo, ricevendo un ringhio da parte sua.

Cosa è successo? Mi sembra di impazzire. Ho abbassato le difese, ho ammesso a me stessa che sono attratta da lui, ma a quale scopo?

Tornerà in hotel con loro. 'Sta solo giocando con te.'

‹‹Qualunque cosa sia successa, non succederà di nuovo›› sbotto, cercando di calmarmi.

Ride in modo nervoso, passandosi una mano prima sulla faccia e poi sui capelli. ‹‹Non lo farai mai!›› dice con un velo di tristezza. 

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