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Mi prenderò cura di te

Arrivammo a Houston, in Texas.
Eravamo molto vicino all'hotel
Mamma mi aveva mandato un messaggio
Quel messaggio è stato difficile per me leggerlo
Non potevo crederci.
Evitai il messaggio.

Justin è stato invitato da Ellen fra due giorni e naturalmente Ellen avrà visto le foto di me e Justin, voleva anche me.
Ma c'era un problemino
-Justin te l'ho già detto, non voglio, mi vergogno andarci- scossi la testa
-che ti costa? - mi prese le mani
- tanto Justin, non posso, l'idea che mi vedranno tutti, le telecamere- balbettai
Odiavo le telecamere, mi rendevano nervosa.
-Elena sapevi che stando con me ci sarebbero state telecamere, interviste e tutto quanto, sapevi anche che quel giorno sarebbe arrivato- mi guardò - e poi vorrei renderlo ufficiale insieme a te-
Era maledettamente carino
Insisteva così tanto.

-ci penserò- dissi
-non puoi dirmelo adesso?-
-no Justin- alzai gli occhi al cielo
-cosa c'è? Ti secca così tanto?-

-no, il fatto è che non sono pronta Justin, mettiti nei miei panni - dissi

Tolse le mani e rimase al suo posto guardando il finestrino
-cerca di capirmi Justin, ti prometto che ci penserò-
-si, all'ultimo cosa dirai?- tornò a guardarmi alzando il suo sopracciglio - oh Justin non posso- mi imitò - non lo farai, quindi evita le promesse- sbottò
Solcai le mie sopracciglia
-Justin non dirmi che sei arrabbiato per questo spero-
Non rispose
-Justin?- lo chiamai
-si, sono arrabbiato- tornò a guardarmi - ti vergogni di cosa? Sono solo telecamere e alcune domande, non stai incontrando con il presidente Obama-

-mi dispiace ma non sono Selena Gomez- mi girai dall'altra parte

Cadde un silenzio e sentivo il suo sguardo su di me e di certo non era uno sguardo compressivo.
Non credevo che stare con lui fosse così complicato.
Stavamo litigando per una cosa stupida ma cosa potevo fare? Odiavo le telecamere puntate su di me, magari le foto no, ma le telecamere erano di troppo e dovevano anche intervistarmi

So che voleva renderlo ufficiale
Era dolce da parte sua, ci teneva davvero.

Arrivammo all'hotel
Finalmente tutto quel silenzio mi stava uccidendo .
Era pieno di paparazzi e fan scatenate
Chissà, forse un giorno mi accetteranno.
Scesero i ragazzi e scendemmo anche noi
Restai sorpresa quando mi tenne per mano
-Troia- sentii una delle ragazze urlare.
Ne sentii un'altra chiamarmi cosi
Mi sentii uno schifo.
Ecco perché volevo evitare, le telecamere e tutto.
Sapevo di non essere accettata da loro ma chiamandomi Troia?
Justin secondo me aveva sentito.

Lasciai la sua mano e Justin notò il mio gesto.
Subito dopo riprese la mia mano ed entrammo dentro.

Mi guardò
-non ascoltarle- sussurrò
Scossi la testa
-sto bene- passai avanti continuando a camminare verso i ragazzi
Justin mi raggiunse e stava in silenzio

Dopo un po'
I ragazzi si avvicinarono e andammo sopra.
L'ascensore mi metteva ansia.
Non ero claustrofobica, ma metteva ansia.

Le porte dell'ascensore si aprirono e uscimmo andando ognuno le proprie sue stanze.
Justin mi disse che dormivo nella sua stanza.
Entrammo e quella stanza sembrava una casa, cioè, gigantesca e bellissima.
Rimasi stupita

Guardai ogni angolo di quella stanza, la cucina, il bagno, soggiorno e infine una camera da letto.
Arrossii

Andai nel soggiorno dove c'era Justin seduto sul divano
-non guardi le stanze?-chiesi
- ci sono stato qui- rispose calmo
-oh- guardai la televisione appeso al muro -è gigantesca- dissi a bocca aperta
Andai a vederla da vicino, c'erano anche i videogame.
-scusa perché ci sono i videogame?- chiesi confusa
-ho portato la mia play station- disse
-davvero? Giochiamo?-chiesi
Fece un piccolo sorriso abbassando la testa

Quattro ore dopo

-tieni brutto bastardo, muori- urlai
-hey quella è la mia testa, devi colpire lo zombie- urlò Justin
-scusa- urlai
Stavamo giocando zombie.

Lo schermo comparve GAME OVER
-visto? Mi hai ucciso e loro hanno ucciso te- mi guardò
-cosa? Sei tu che ti metti in mezzo- urlai
-in realtà, sei tu che mi vieni dietro- mi guardò divertito -per fortuna che sapevi giocare- ridacchiò posando il joystick
-hey che fai?- Solcai le mie sopracciglia- giochiamo di nuovo-
-no, credo che oggi può bastare, stai diventando un po' aggressiva - disse togliendo dalle mani il mio joystick
-non è vero- urlai riprendendo il joystick dalle sue mani
-visto?- mi puntò il dito

Okay, il gioco mi stava facendo impazzire
- devo vincere -
Restart

Giocai di nuovo e stavolta giocavo da sola.
Volevo sfogarmi
Questo era l'unico modo

#Justin

Stava diventando un'ossessione per lei.
Aveva ragione mia madre, quel gioco era troppo aggressivo.
Cercai una soluzione per staccarla da lì
- hey vieni con me in camera? Ho sonno-
-vai a dormire, ti raggiungo dopo- disse continuando a guardare e giocare quel gioco
-okay- sospirai andando verso la play e staccando la spina
-che hai fatto?- urlò incredula
- guarda che ci sento- risi per la sua faccia
EPICA
-rimetti subito la spina- ordinò
-non esiste- presi la play scollegando del tutto - adesso questo- agitai in aria la play - lo nascondo- dissi per poi uscire dal soggiorno
-Justin- la sentii lamentarsi

Aprii l'armadio dove c'era una grande cassaforte, misi la play lì dentro e chiusi la cassaforte

Adesso ero più tranquillo
Mi girai e la vidi entrare in camera
-è qui dentro, se cercherai di aprirla rimarrà per sempre lì dentro- dissi
Mi guardò a bocca aperta
-stronzo- andò via
-anche io ti adoro- urlai per farmi sentire

Ridacchiai

Andai da lei.
Era arrabbiata
-quel gioco ti ha fatto diventare aggressiva-
Alzò il dito medio
-hey- cercai di non ridere ma era impossibile non farlo
-avevi detto che hai sonno? Vai a dormire-
-insieme a te, hai dimenticato questo dettaglio- porsi la mia mano ridendo - sei divertente-
Mi guardò.
Allungò la sua mano
Pensavo che prendesse la mia mano ma prese la mia felpa facendomi cadere
-adesso anch'io rido-
-cazzo Elena- toccai la mia schiena
-evita, non ti credo affatto-
-Cazzo Elena, fa male porca puttana-
Mi guardò seria
-oh mio Dio, Justin stai bene?- chiese mettendosi in ginocchio - mi dispiace io-
Presi i suoi fianchi e la buttai a terra mettendomi a cavalcioni su di lei
-sai, dimentichi che so anche recitare- le feci l'occhiolino

Mi guardò come se fosse sollevata
Mi aspettavo che rimanesse scioccata o che mi chiamasse "stronzo" o "bastardo"

-ti prego non farlo mai più- disse
-prima mi butti giù e adesso ti preoccupi?- Ridacchiai
Mi inchinai e baciai la sua fronte
-ti odio- rise
-vedo che non sei più agguerrita e che sei ritornata in te -
-ah ah prendimi in giro, avrò la mia vendetta-
Mi alzai e la aiutai ad alzarla
-andiamo a riposarci?-
-non trattarmi come una bambina- mi diede un pugno

- e come cavolo devo dirlo?-
-oh, lascia perdere- prese la mia felpa e andammo in camera
Ero sconvolto
-fai paura- dissi
-ah si? Fai bene -

Mi sdraiai insieme a lei
-non sei più arrabbiato- sorrise

Ricordai che non voleva venire con me da Ellen
-no, non più-
-perché ti sei arrabbiato? -chiese appoggiando la sua testa sul mio petto
- pensavo che non volevi farti vedere con me come fidanzata- guardai il soffitto - o meglio, farti vedere da Roberto-
Sussultò quando menzionai il suo nome
Mi guardò incredula
- ti sei fumato qualche canna di nascosto, sei scemo?- solcò le sue sopracciglia -ormai non penso più a lui in quel modo, dopo tutto quello che ha fatto quella sera io non-  si fermò distogliendo lo sguardo
-intendi quando lui ti ha chiamato- mi fermai quando scosse la testa
-è un'altra cosa- si mise a sedersi
-piccola va tutto bene?- la guardai

#Elena
Avevo bisogno di sfogarmi
Lui era come il mio migliore amico, scrivevo su Twitter cosa mi passava per la testa e adesso che avevo la possibilità di sfogarmi senza quel maledetto pc o sul telefono parlando da sola.
Lui era il mio ragazzo e doveva saperlo.
Suonò il telefono di Justin
-ti squilla- dissi
Guardò il telefono
-aspetta un secondo -
Sì alzò e uscii dalla stanza

Era difficile per me, tutto quello che aveva fatto.
Mi amava così tanto da farmi questo?
Non credevo che arrivasse a tanto
Cercavo di non piangere, dovevo essere forte.
-si amico, ci vediamo lì- staccò il telefono mettendosi a sedersi accanto a me

-era Alfredo, stasera vuole uscire con noi e i ragazzi- ridacchiò
Mi abbracciò come un panda facendomi sdraiare con lui
Intrecciò la sua gamba con le mie.
-stasera usciamo- mi baciò sulla guancia
-Justin- lo guardai seria
-si?-
Volevo sfogarmi, mi sentivo triste e dopo tutto lui doveva saperlo.

-ricordi quella notte? l'incidente? -
Solcò le sue sopracciglia
-si-
Le mie lacrime scesero solo il pensiero
Come aveva potuto?
-hey che succede? - mi guardò preoccupato
Mi mancava l'aria, così alzai il busto
-Roberto, è stato lui-
-cosa ha fatto?- si mise seduto - hey guardarmi- mi prese il viso
-quella macchina che mi ha investito quella sera, lì dentro che guidava era Roberto- scoppiai in lacrime

-cosa? Come? Come lo sai?- mi guardò incredulo
-oggi mia madre mi ha mandato un messaggio, dice che un mio amico era con lui quella sera, mio padre lo ha denunciato e adesso si trova in caserma-

Non riuscivo a capire perché mi aveva fatto questo.
Perché?
-non può essere - si alzò -lo ammazzo - urlò

Non dicevo nulla
Piangevo.

Erano lacrime trattenute per le ragazze che mi chiamavano in quel modo 'troia', per Roberto, per Justin che voleva andare da Ellen insieme a me.
oggi era una giornata da schifo
-giuro che lo ammazzo- buttò la lampada a terra
Sussultai
-Justin-
-perché non me l'hai detto?- urlò
Era arrabbiato

-porca puttana Elena, rispondi-
-io non -
-Elena, mi nascondi qualcos'altro? -
Cercava di stare calmo, ma non lo era.
-no- scossi la testa
-merda, dimmi la verità Elena- urlò ancora
-giuro non sto nascondendo niente- urlai piangendo
Lui uscii dalla camera
-Justin - lo chiamai
Singhiozzavo moltissimo

Lo sentivo urlare moltissime parolacce e poco dopo ci fu silenzio
Scesi dal letto e andai da lui
Era seduto sul divano che teneva le mani sopra la sua testa

Mi avvicinai e mi sedetti con lui
-se ti fosse successo qualcosa per colpa sua io- parlò
-sono qui- dissi interrompendolo
-ma se non fosse stato così, io- scosse la testa
-Justin ho bisogno di te, ti prego non essere arrabbiato con me-
-non sono arrabbiato, sono incazzato, perché non me l'hai detto?-
-stavamo già litigando stamattina, come potevo dire così? Tutto d'un tratto?-
Cercavo di smettere di piangere.
Scosse la testa
-dovevi dirmelo-
-Justin- lo guardai con le lacrime agli occhi -ti prego-
Non rispose
C'era silenzio.
Lo guardavo mentre lui era girato dall'altra parte
-oggi è stata una giornata bruttissima, ti arrabbi così tanto per cosa? Sono io quella che è stata investita-
Sì girò di scatto
-perché mi arrabbio? Ti senti mentre parli? Quella sera ti ho vista cadere, in coma per lunghissimi fottuti sette mesi senza vederti- mi guardò arrabbiato- per di più l'ho saputo adesso il suo fottuto nome-
In effetti aveva ragione
-hai ragione- dissi
Non rispose e distolsi lo sguardo
Piansi in silenzio

-Dio- sussurrò
Sentii le sue braccia abbracciarmi
Finalmente mi stava abbracciando
Ricambiai senza pensarci due volte

-perdonami - dissi
Mi baciò il collo
-ti prometto che mi prenderò cura di te- lo sentii

30 voti e continuo

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