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~Cap.6

~Cap.6

"A volte hai solo bisogno di qualcuno che ti dica che non sei così terribile come pensi."

-Diario di una nerd superstar.

▶ 15 Novembre 2015▶

Pensavo che frequentare un college britannico equivalesse a poche ore di studio e molte feste, ero davvero convinta che stare qui mi avrebbe fatto finire con il frequentare una di quelle confraternite piene di ragazzi carini, che pensassero davvero solo ai party, come in televisione. Ma ero lì già da qualche giorno e tutto ciò che avevo fatto era stato studiare e combinare casini con Harry. Dio, perché la mia vita non poteva essere un film? Non ero una ragazza a cui piacevano i party con troppa gente ubriaca, ma avevo davvero bisogno di una distrazione.

Sbuffai, mordicchiando la mia matita, mentre cercavo di concentrarmi sulla letteratura inglese. Era più difficile di quanto mi aspettassi; nonostante fossi al secondo anno, quindi già abituata a questo genere di studi, la mia mente quel giorno non sembrava volesse collaborare.

Delle risatine, appena fuori dalla porta della mia stanza, catturarono la mia attenzione. Riuscii a distinguere facilmente quella di Brooklyn, finalmente era tornata, erano ore che non si faceva vedere, stavo iniziando a preoccuparmi. Non riconobbi la seconda voce, ma sembrava femminile, quindi doveva essere quella di una sua amica. La porta venne aperta poco dopo, mostrandomi la rossa, che ridacchiava animatamente con una mora piuttosto carina, sembrava avere vent'anni. I suoi lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle, arrivando quasi alla base della schiena, gli occhi castani erano valorizzati solo da uno strato poco evidente di mascara, la carnagione era olivastra. Mi sembrava di averla già vista da qualche parte, di conoscerla, o semplicemente somigliava ad una persona che conoscevo.

Oh, perché ogni cosa mi ricordava lui?
Scossi nervosamente la testa, facendo ondeggiare i capelli biondi da un lato all'altro mentre sospiravo pesantemente. Su qualunque argomento cercassi di riflettere, era inutile, i miei pensieri vagavano fin ad arrivare allo stesso, unico, punto fisso nella mia testa. Lui. Sembrava da pazzi, ma stavo davvero cominciando a pensare che qualcuno fosse contro di me, c'erano troppe coincidenze, era come se tutto volesse farmi pensare a quella cosa, nonostante fossi ostinata a non farlo.

-"Lorelay, stai bene?" sentii dire, a Brooklyn, ricordandomi di essere nella mia stanza. Mi strofinai il viso tra le mani, sospirando un'ultima volta, prima di annuire e sorridere falsamente.

-"È okay, Brooklyn. Forse ho solo bisogno di prendermi una pausa dai libri." mentii, non menzionando il fatto di non essere riuscita a studiare per tutto il pomeriggio. Magari avevo davvero bisogno di una pausa, in quei giorni avevo studiato molto, sarei dovuta uscire e prendere una boccata d'aria.

-"Umh, allora portresti farci compagnia, lei è una mia amica." rispose, gentilmente, la ragazza dai capelli rossi, sedendosi comodamente sul suo letto ed offrendo una bibita, presa dal frigobar, alla mora.

-"Si, credo di si." mormorai, alzandomi dalla sedia posta davanti la mia scrivania, per poi prendere a mia volta qualcosa da bere e lasciarmi cadere sulla poltrona della stanza. "Sono Lorelay." sorrisi alla esile ragazza accanto a Brooklyn, che lo fece di rimando.

-"Io sono Waliyha." si presentò, quel nome tanto familiare mi fece storcere il naso, lo avevo sicuramente sentito da qualche altra parte, non ricordavo dove.

-"Sei straniera?" chiesi, sorseggiando la bevanda che tenevo stretta tra le mani. Brooklyn, nel frattempo, ci stava guardando conversare, giocando contemporaneamente con il suo cellulare; dal veloce movimento dei suoi pollici potei dedurre che stava inviando dei messaggi.

-"In realtà, mio padre è pakistano." ammise, con naturalezza. Sussultai alla sue parole, deglutii a fatica il resto di ciò che stavo bevendo.

-"Oh." riuscii a dire, abbassando istintivamente lo sguardo sul pavimento. Era incredibile, stavo nuovamente pensando a lui, avrei dovuto smetterla, ma come potevo? Ovunque fossi, qualsiasi cosa guardassi, il passato sembrava emergere dai ricordi e trasformarsi in presente, ma solo per qualche secondo. E il mio cuore si spezzava un po' di più ogni volta che accadeva.

-"Lorelay?" mi richiamò, Brooklyn, ridacchiando a causa del mio strano comportamento. Avevo davvero bisogno di uscire e respirare aria nuova.

-"Si, umh, carina la maglietta." tornai alla realtà, riferendomi a Waliyha e cercando di cambiare argomento, dimenticando il precedente.

-"Grazie, l'ho comprata qualche giorno fa, insieme a mio fratello, in un centro commerciale qui vicino. Potremmo andarci qualche volta." scrollò le spalle, e Brooklyn annuì, entusiasta per l'idea dell'amica.

Mi morsi il labbro inferiore, pensando che fosse impossibile che quella ragazza, che adesso era seduta davanti a me, fosse lei, la sorella di cui tanto mi aveva parlato. Non poteva essere, doveva per forza trattarsi di una sgradevole coincidenza, nonostante fossero molto simili. Sarebbe stato incredibile se sua sorella fosse stata amica della mia compagna di stanza, non poteva essere lei, semplicemente non poteva essere così. Era uno scherzo. Uno scherzo del destino. Lui non poteva essere ovunque, non gli bastava essere perennemente nella mia mente? Era come se fossimo collegati da un filo invisibile che stava facendo di tutto per farci incontrare. Volevo tagliare quel filo.

-"Lorelay, mi ascolti?" sbuffò, Brooklyn, agitando una delle sue mani davanti il mio viso. Sbattei più volte le ciglia, prima di ricompormi completamente.

-"S-Scusa, Brook, io non...hai un fratello maggiore?" rivolsi, ancora una volta, la mia attenzione alla mora accanto a Brooklyn. Mi guardò sorpresa, forse per l'indiscrezione della mia domanda.

-"Ohw, si." mormorò, i suoi occhi grandi e castani si ridussero ad una fessura mentre mi rispondeva. Continuai a mordere nervosamente il mio labbro inferiore tra i denti, mentre Waliyha stava tranquillamente giocando con i suoi capelli.

-"Ed è carino." ridacchiò, ancora, Brooklyn. Avrei riso con lei, sei in quel momento l'ansia e la curiosità non mi stessero divorando. "Lavora in un'azienda qui vicino, vero Wal?" chiese, alla ragazza, che annuì.

-"Lavora nell'azienda dei nostri genitori." affermò, sentii chiaramente il mio cuore battere più forte a quelle parole, come se da un momento all'altro avesse potuto uscirmi dal petto. Il respiro mi morì in gola, dovetti calmare ogni parte del mio corpo per poter pensare lucidamente. I miei occhi vagarono dalle mie converse a lei, prima di farle l'ennesima, indiscreta, domanda.

-"P-Posso, ecco, potrei sapere come si chiama?" sussurrai appena, non essendo certa di voler conoscere la risposta. Se fosse stato davvero lui?

-"Il suo nome è Zayn, perché me lo chiedi?" rispose, persi un altro battito per la sua risposta, la mia bocca divenne troppo asciutta. Fu come se il tetto di quella stanza fosse crollato sulle mie spalle, non sentii più nulla.

Lui, aveva mantenuto la nostra promessa? Aveva finalmente riallacciato i rapporti con la sua famiglia, lavorava nella loro azienda?

Era questo che Harry cercava di dirmi il giorno prima? Aveva detto che era diventato una persona migliore, che le cose andavano bene, che non dovevo preoccuparmi. Quindi, era vero? Sentivo il cuore scoppiarmi di felicità pensando che lui li avesse rivisti, che avesse fatto un passo avanti, un grande passo.

Ma allora, perché non era ancora felice?

-"N-Nulla, credevo semplicemente di conoscerlo, ma mi sbagliavo." mentii, ancora, alzandomi nervosamente dalla sedia e passandomi una mano tra i capelli. Ero sicura di non aver fatto una buona impressione a Waliya, ma quel giorno, non ero davvero in me. "Credo che andrò a fare un giro." mormorai, prendendo il mio giubbotto dall'armadio.

-"Sei sicura che vada tutto bene?" chiese, ancora, Brooklyn, facendo qualche passo avanti, verso di me.

-"Sicura, Brook. Ciao Waliyha." salutai velocemente le ragazze, uscendo dalla piccola stanza che stava diventando tropo opprimente. Quando uscii, l'aria era fresca, ma non sentivo freddo, stavo bene avvolta nel mio giubbotto. Sospirai, ancora una volta, convinta che quella giornata lo avessi fatto troppo spesso. Tutto mi sembrava familiare mentre camminavo, senza una meta ben precisa da raggiungere.

Pensare di essere stata accanto ad una persona che adesso, per lui, era quella più importante, ebbe uno strano effetto su di me. Mi aveva promesso che saremmo andati da lei, da loro, insieme, invece alla fine tutti i nostri progetti si erano rivelati vani e la magia si era infranta. Forse, prima di scappare via dalla camera avrei dovuto chiederle qualcosa di più, avevo talmente tante domande. Ma non li sarebbe servito davvero avere delle risposte, avrei solamente pensato maggiormente a lui. Mi odiavo per questo, perché non riuscivo a smettere di pensarlo e adesso tutto sembrava volermi riportare a lui. La mia bocca e la mia mente dicevano che non m'importava più nulla, che avrei dovuto lasciar perdere, ma il mio cuore si rifiutava di ascoltarle, continuava ad affermare il contrario ed era stressante.

Nascosi le mani nelle tasche, calciando un sassolino su un marciapiede poco coperto di neve. Mi sentivo così sola, non sapevo con cui parlare, a cui confessare i miei dubbi e con Harry non era più la stessa cosa. C'eravamo tenuti in contatto quei giorni, gli avevo dato il mio numero e lui mi aveva dato il suo, ma sentivo che non era uguale a prima. Forse sarei dovuta tornare a casa, insomma, la storia del college era durata abbastanza, potevo anche farla finire qui e tornare a frequentare la mia vecchia ed italiana università.

Mi sedetti su una panchina, non ero molto lontana dal college, ero stata attenta a non allontanarmi troppo, per paura di non riuscire a ritrovare la strada giusta. D'altronde, non ero mai stata molto brava ad orientarmi ed il gomitolo che formavano le strade di Londra non aiutava. Presi la mia testa fra le mani, ero confusa, non sapevo neanche da cosa. Sapevo solo che dopo aver visto l'amica di Brooklyn, dopo aver saputo chi era, avevo sentito un vuoto che sapevo non sarei mai riuscita a colmare, sapendo invece che lui l'aveva fatto. Avrei dovuto ammettere che semplicemente mi mancava, mi mancava.

Mi mancava.

Solo un po', ma sentivo la sua mancanza. Perché non era importante quanto mi avesse fatto arrabbiare o quello che avesse fatto, non avevo smesso neanche un secondo di desiderare che lui fosse accanto a me.

-"Lorelay?" una voce familiare mi distrasse, facendomi alzare lo sguardo dalla distesa di neve bianca sotto i miei piedi. Un ragazzo dagli occhi castani mi sorrise, facendo sorridere anche me.

-"Adam, hey." si sedette accanto a me nella panchina vedere. Io ed Adam, avevamo continuato a studiare insieme in biblioteca, dato che frequentavamo quasi gli stessi corsi e devo ammettere che era divertente studiare con lui. Avevamo instaurato un rapporto d'amicizia, ed ero contenta di questo, dato che, eccetto Brooklyn, nessuno sembrava molto socievole.

-"Non hai freddo?" chiese, premurosamente; in effetti, adesso, stavo iniziando a sentire l'aria fredda sulla pelle. Avrei dovuto prendere la sciarpa prima di uscire.

-"Non molto, stavo tornando dentro, comunque." le mie labbra si curvarono appena in un sorriso tirato, mentre mi alzavo lentamente dalla panchina.

-"Stai bene?" chiese, mi sentii scoperta per la seconda volta, non riuscendo a fingere che tutto andasse davvero bene.

-"Credo di si." mormorai, facendolo ridacchiare mentre allungava un braccio verso di me, afferrando il mio e tirandomi nuovamente nel mio posto. Un suo braccio mi circondò le spalle, avvicinandomi al suo corpo.

-"Puoi raccontarmi cosa non va, se vuoi." si offrì, gentilmente. Poggiai la testa sul suo petto, contro il morbido magione grigio, annuendo leggermente.

-"Sei mai stato innamorato?" mormorai, contro quel tessuto caldo, sentendo che pian piano il mio corpo si stava riscaldando grazie al suo abbraccio. Sentii la vibrazione della sua risata, alla mie parole.

-"Quindi c'entra un ragazzo?" ridacchiò, ma solo per qualche minuto. "Comunque si, certo che lo sono stato." ammise, ero felice di poter finalmente parlare con una persona che sembrava volermi ascoltare.

-"Adam, come si fa a capire se si è ancora innamorati di una persona?" chiesi, guardando della gente che stava appena uscendo da una piccola scuola primaria, non mi ero accorta che ce ne fosse una tanto vicina. Dei bambini si gettarono sulla neve soffice, giocando per qualche minuto, prima di andare via con i genitori.

-"Non lo so, credo che ognuno di noi lo senta dentro, a modo suo. Lo capisci dalle emozioni che provi, sai, le farfalle nello stomaco, il cuore che batte più forte, sono tipici. Lo capisci perché pensi a quella persona, sempre, ovunque tu sia, non importa con chi, immagini solo di essere con quella persona e quando non è con te, ti manca, ti manca molto, più degli altri." disse, facendomi annuire. Essere innamorata era qualcosa di troppo esagerato, troppo importante anche solo per dirlo. Lui mi mancava, nulla di più. "Credo che stia per nevicare, Lorelay." continuò, alzandosi in piedi insieme a me, prima d'iniziare a camminare verso il college.

-"Grazie, Adam." dissi, quando fummo arrivati dentro l'istituto. Forse, infondo, l'unica cosa di cui avevo davvero bisogno era di parlare con un amico.

-"Di cosa?" rise, era un ragazzo talmente dolce, non si rendeva conto di quanto mi avesse aiuatata quel giorno, anche solo abbracciandomi.

-"Di essere stato con me, di avermi parlato." confessai, abbassando lo sguardo sulle mie converse bianche. Adam sorrise dolcemente, avvicinandosi a me e alzandomi il viso.

-"Siamo amici, no?" il sorriso sul suo volto ne creò ancora una sul mio, era impossibile essere tristi insieme a lui.

-"Volevo comunque ringraziarti." mormorai, poggiando le spalle sulla porta della mia camera, dove dentro doveva esserci Brooklyn. "Allora, ci vediamo in giro?"

-"Ci vediamo a lezione, Lorelay." avvicinò ancora il suo viso al mio, facendomi deglutire a fatica per la nostra vicinanza. Le sue labbra erano forse troppo vicine alle mie, prima che lui mi lasciasse un bacio sul naso, andando via, in seguito.

Rimasi qualche minuto ferma, prima di entrare nella mia camera, sicuramente più tranquilla di prima, notando Brooklyn stesa sul suo letto, da sola, con un libro in mano.

-"Dobbiamo parlare, Lorelay."

Me :)

Heeeeeey. I'm here.

Aaallora, mi sono già scusata per il brutto capitolo, cosa dire? È entrata in scena la sorella di Zayn, non ve lo aspettavate, vero? Mmh, ci saranno ancora moltissime sorprese nei prossimi capitoli, come vi avevo detto ;) Mi farò perdonare, promesso♡

Okay, non ho più nulla da dire, oltre che sono finalmente guarita yuppieee. Alla prossima♡

Baci, Sara

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