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28 (venerdì)

- Finalmente siete arrivati. -

Sorrise la bambina, seduta a terra a gambe incrociate dando loro le spalle.

- Come hai fatto a capire che siamo proprio noi? -

Ribattè Jun strabuzzando gli occhi, mentre nel contempo notava la presenza di un secondo bambino di fianco a lei.
In un primo momento non ci aveva fatto caso dato che per qualche motivo si mimetizzava incredibilmente bene con l'oscurità ed essendo ormai le dieci di notte, di buio ce n'era in abbondanza.

- Niente poteri speciali, mi dispiace deluderti. - Rise Mayu mentre il bambino le porgeva una mano per aiutarla ad alzarsi. - Semplicemente Betobeto-san mi ha avvisata non appena vi ha visti. -

Nel sentire quel nome l'adolescente sgranò gli occhi dalla sorpresa e stava quasi per chiedere all'amica se il bambino al suo fianco fosse davvero quel mostro, quando udì un ennesimo gemito di dolore da parte della volpe che teneva tra le braccia, ricordandosi così quale fosse il motivo per cui aveva passato le quattro ore precedenti a setacciare il santuario da cima a fondo proprio alla ricerca di quella bambina o di suo padre.
Ormai infatti si trovavano nell'ultimo tempio, quello situato sulla cima del monte, lo stesso nel quale Saya gli aveva detto di recarsi per le ventitré e cinquantacinque.

- Non sembra stare in buone condizioni. -

Commentò la bionda nel sentire quel gemito, avvicinandosi poi ai due con l'aiuto di Betobeto-san, il quale la tenne per mano conducendola verso i due in silenzio.

Una volta arrivata davanti a loro, la bambina allungò lentamente la mano destra in direzione della kitsune, la tastò leggermente sul muso, quindi scese fino al suo petto.
Tenne la mano ferma lì dove doveva stare il suo cuore per alcuni istanti, poi la ritirò con un sospiro.

- Temo che non si possa fare nulla, se non ritrova la sua anima al più presto, morirà nel giro di poche ore. -

- La sua anima? -

Replicò Jun osservandola con sguardo perplesso.

- Ah, giusto. Mi ero quasi dimenticata che ieri, quando sono venuta a casa tua, vi siete teletrasportati via prima che potessi spiegarvi. - Sospirò Mayu scuotendo leggermente il capo. - Ho una buona notizia e una cattiva. Quella buona è che la sfera dei desideri non è mai stata rubata, è sempre stata qui nel tempio, quindi se hai fatto tutte e mille le gru, entro un paio d'ore il tuo desiderio si realizzerà... -

- Un attimo, ma se la sfera è qui, allora cosa sono quei frammenti? -

- Quella cattiva... - Riprese la bambina. - È che i due frammenti che voi credevate essere la sfera dei desideri del dio Inari, in realtà appartengono alla "hoshi no tama" di Kiyomitsu, ovvero la sfera nella quale è racchiusa la sua anima, oltre alla maggior parte del suo potere magico. Tutte le kitsune ne possiedono una, può rivelarsi molto utile in alcuni casi separare la propria anima dal corpo, tuttavia se ne rimangono separate per troppo tempo è inevitabile che muoiano. -

~

- Ancora un paio d'ore. -

Commentò la Jorōgumo, sporgendosi oltre la spalla di Saya per vedere l'ora dallo schermo del suo cellulare.

La corvina annuì seccamente con il capo, i nervi a fior di pelle.
Non c'era più tempo, se non agiva in quel momento esatto, poi sarebbe stato troppo tardi e tutto il suo piano sarebbe andato a rotoli.

- Gumo... - Chiamò, ma la voce le uscì così lieve e roca, quasi come uno squittio, che dovette mascherare il tentativo con un colpo di tosse e poi ritentare. - Gumo, tu non hai intenzione di uccidermi, giusto? Voglio dire, dopo che sarà passata la mezzanotte e che tu sarai al sicuro, rimarrà tutto come sempre... Giusto? -

- Ne avevamo già parlato. - Replicò l'altra osservandola perplessa, chiedendosi dove volesse andare a parare. - Certo che non cambierà nulla. Inoltre tecnicamente se avessi voluto mangiarti dopo aver scoperto che non sei realmente ipnotizzata, o meglio che non lo sei proprio mai stata, l'avrei già fatto, non credi? Dopotutto non è che tu o i tuoi due amici possiate fare davvero qualcosa in caso arrivasse di nuovo qualcuno intenzionato a rubare il mio frammento. Quindi no, da qualunque punto di vista la si guardi, tra due ore non cambierà proprio nulla rispetto a come stanno le cose adesso. -

- Ti ho attaccato un po' della mia parlantina, eh? -

Commentò Saya in tono divertito, sollevando impercettibilmente un angolo delle labbra.

- Dove vuoi andare a parare, Saya? -

- Ti fidi di me? -

- Eh? E adesso che c'entra? -

- Se le cose rimarranno come sempre anche se ora sai che la tua ipnosi non può farmi nulla, significa che ti fidi di me, giusto? -

- Io... - Mormorò la Jorōgumo strabuzzando gli occhi, presa alla sprovvista, per poi alzare lo sguardo al cielo e borbottare un po' di malavoglia: - Sì, diciamo di sì... Ma solo un po'. Sappi che non sei ancora completamente fuori pericolo. -

- Questo significa che se facessi qualcosa di incredibilmente azzardato, almeno aspetteresti di sentire la mia spiegazione al riguardo prima di prendere provvedimenti? -

- Che intendi dire? - Ribattè Gumo, sempre più disorientata da tutte quelle strane domande. - Io... Non lo so, forse... -

A quel punto tutto accadde così rapidamente che la Jorōgumo a malapena riuscì a seguire il corso degli eventi.

Vide il viso di Saya farsi sempre più vicino al suo e nel momento in cui sentì le sue labbra premere goffamente contro le proprie, la sorpresa e al tempo stesso il piacere furono talmente forti che non ci pensò neanche alla possibilità di respingerla.
Presa com'era da quel bacio, mozzafiato nel vero senso del termine, si accorse a malapena del fatto che, mentre la mano destra della corvina stava andando ad accarezzarle dolcemente il capo, la sinistra invece si era diretta verso il suo fianco, per la precisione verso la tasca della sua giacca.
Fu solo quando di punto in bianco sentì le forze abbandonarla e la testa iniziò a girarle, che capì cosa fosse successo.

Con la coda dell'occhio vide il piccolo frammento descrivere una breve parabola nell'aria buia e gelida, finché non andò a finire tra le fauci di quel gatto nero pece, appostatosi lì sulla ragnatela mentre lei era distratta.
Quindi il felino scese a terra con un balzo e subito iniziò a correre, così rapido che a malapena riuscì a seguirlo con lo sguardo, diretto verso una destinazione a lei sconosciuta.

- Scusa. -

Sentì mormorare da Saya, la voce rotta dal pianto.

L'ultima cosa che la Jorōgumo sentì prima di perdere i sensi fu la sensazione calda e incredibilmente confortevole delle braccia della ragazza che circondavano il suo corpo, stringendola in quello che era primo abbraccio di tutta la sua vita.

~

- Cosa? Ma allora perchè Kiyomitsu mi ha detto... -

- Rispondi a questa domanda: se avessi saputo fin dall'inizio che quella non era la sfera dei desideri, avresti provato a recuperarla o piuttosto avresti fatto le mille gru per poi aspettare fino ad oggi e basta? -

Jun aveva provato a rispondere che avrebbe provato comunque a recuperarla, ma subito aveva dovuto richiudere la bocca. Non poteva.
Inoltre si rese conto che se anche Saya avesse saputo che quella non era la sfera dei desideri, allora di sicuro non gli avrebbe dato appuntamento quel giorno al tempio, mettendo a rischio la vita della sua amata Jorōgumo.

- Adesso ti rivelo come sono andate davvero le cose. - Disse Mayu sospirando leggermente. - Mio padre una settimana fa ti aveva detto di fare mille gru per convincerlo a darti una mano, giusto? -

- Sì, anche se dubito che avrebbe davvero fatto qualcosa... -

- Forse. - Ammise la bambina. - Ma ad ogni modo, devi sapere che tra le kitsune di questo tempio il tuo odio nei confronti del dio Inari è qualcosa di abbastanza risaputo... -

- Cosa? - La interruppe Jun, osservandola con sguardo incredulo. - Vuoi dire che mi conoscono? -

- Non dovrebbe sorprenderti, ti ricordo che quando avevi otto anni hai fatto la pipì dentro il tempio più importante del santuario e l'hai fatto solo ed esclusivamente con lo scopo di fare un dispetto ad Inari. A nove invece hai provato a distruggere una delle sue statue usando una manciata di pietre, mentre a dieci hai disturbato la danza delle sacerdotesse, finché mio padre stesso non è stato costretto a buttarti fuori. Me le hanno raccontate le kitsune stesse queste cose, mi hanno detto che nei momenti di noia sei il loro argomento di conversazione preferito. -

- Oh... -

Mormorò Jun non sapendo in che altro modo ribattere, il volto rosso dall'imbarazzo.

- Ma comunque, fammi riprendere il discorso: quando mio padre ti ha fatto quella proposta, la notizia si è sparsa in fretta tra le kitsune e così un gruppo di loro, tra le quali anche Kiyomitsu, pensò di andare a chiedere al dio Inari di usare la sua sfera dei desideri per aiutarti.
La proposta però venne rifiutata.
Le kitsune sono le servitrici di Inari, perciò non si sarebbero mai sognate di disubbidire a una sua decisione provando a rubare la sfera.
Una di loro però lo fece davvero. Kiyomitsu rubò la sfera dei desideri e chiese che chiunque avesse fatto mille gru di carta entro oggi a mezzanotte, avrebbe visto avverarsi il suo desiderio. Per non rischiare però che, passando nel tempio, qualcuno potesse notare la mancanza della sfera, al suo posto mise la sua "hoshi no tama", che bene o male è fatta allo stesso modo.
Mentre le cose stavano in questo modo, però, arrivò nel Fushimi Inari Betobeto-san, intenzionato anche lui a rubare la sfera dei desideri perchè gliene avevo parlato poco tempo prima e così si era fissato con l'idea di usarla per guarirmi dalla mia cecità. Giunto al tempio ovviamente trovò la "hoshi no tama", ma pensando che fosse la sfera dei desideri la rubò comunque. Poi Kiyomitsu tornò per rimettere la sfera a posto, capì cos'era successo e il resto già lo sai. -

Finito di parlare, la bambina tornò a sedersi su uno dei primi gradini della breve rampa di scale che conduceva all'ultimo dei templi del santuario, quindi fece segno a Jun di fare lo stesso.

L'adolescente le si sedette accanto, sistemando Kiyomitsu sulle sue gambe.
Vedeva il suo petto, coperto dal soffice e candido manto da volpe, sollevarsi e riabbassarsi lentamente, sempre più lentamente.

- Comunque hai finito le gru, giusto Jun? -

Chiese la bambina dopo alcuni istanti di silenzio.

Non ricevendo nessuna risposta, aggrottò la fronte e fece per porgere nuovamente la domanda, quando l'adolescente, dopo aver riflettuto per alcuni istanti, sussultò.

- Non le ho più contate. -

Mormorò sgranando gli occhi, ricordando che quel pomeriggio aveva avuto intenzione di contarle almeno un paio di volte, ma che poi, dopo aver scoperto le condizioni in cui si trovava Kiyomitsu, gli era completamente passato dalla mente.

- Credo che sei ancora in tempo se vuoi andare a controllare. - Disse la bambina. - Di Kiyomitsu possiamo occuparcene io e Betobeto-san. -

Dopo aver controllato l'ora, ovvero le ventidue e mezza, Jun per un istante fu davvero sul punto di alzarsi per tornare a casa di corsa, ma poi, rivolgendo un'ultima occhiata in direzione della kitsune, nel vedere come gli occhi le si agitassero inquieti sotto le palpebre e come il suo respiro si facesse pian piano sempre più flebile e roco, si risedette lentamente, scuotendo lievemente il capo.

- Non fa niente... - Mormorò mentre delicatamente risistemava per bene la volpe sulle proprie gambe. - Mi limiterò ad aspettare e sperare di non aver fatto errori. -

Mayu si corrucciò all'udire quella risposta, si sarebbe aspettata che Jun corresse via a gambe levate, invece il suo tono di voce era stato fin troppo calmo, vi era stata giusto una lieve nota di indecisione all'inizio, ma era scomparsa molto presto.

Aspettare e sperare.
Proprio ciò che per tutti quegli anni Jun aveva sempre sostenuto di non sopportare.

Ma comunque la bionda non disse nulla e in silenzio lasciò che Betobeto-san posasse il capo sulla sua spalla, circondandogli poi le spalle con il braccio.
Sospirò.
Limitarsi ad aspettare e sperare era così snervante.

Per tutto il corso dell'ora seguente nessuno proferì più parola, solo Jun di tanto in tanto ripeteva il nome di Kiyomitsu, scuotendolo leggermente quando gli sembrava che stesse per accadere il peggio.

Il tempo pareva come essersi fermato, ma i quattro ebbero prova che non fosse davvero così quando, esattamente alle ventitrè e cinquantadue, sentirono in lontananza lo scalpiccio di passi rapidi in avvicinamento.

Neanche due minuti dopo videro comparire Kunio, il quale, troppo affannato per proferire parola, si limitò a fare cenno al suo gatto di sbrigarsi e proseguire.

Dopo avergli rivolto un'ultima occhiata preoccupata, Yoichi si voltò verso i quattro, avvicinandosi loro rapidamente per poi lasciare a terra con delicatezza la metà della "hoshi no tama".

Jun osservò il frammento strabuzzando gli occhi, chinandosi subito per afferrarlo e frugando poi nelle proprie tasche alla ricerca della metà in suo possesso.
Non appena ebbe entrambe provò a riunirle, ma dato che non avveniva nessuna "magia riparatrice", con mano quasi tremante lasciò cadere i due frammenti davanti a Kiyomitsu.

Inizialmente non accadde nulla e, per un breve terribile istante, Jun quasi temette che fosse troppo tardi, poi però la kitsune mosse leggermente il naso, come se avesse appena annusato qualcosa, e lentamente aprì le fauci.
Le due metà della piccola sfera vi caddero dentro come attirate da un magnete e solo pochi istanti dopo Kiyomitsu riaprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno per capire cosa fosse appena accaduto.

- Ma dove siamo? È il Fushimi Inari? Jun, perchè stai pian... -

Ma si interruppe di colpo, tramutando il "gendo" finale in una sorta di squittio sorpreso, quando l'adolescente lo afferrò di scatto, sollevandolo e stringendolo a sé con forza.

Mayu sorrise nell'intuire cosa dovesse essere successo, quindi parlò, rivolendosi a chiunque dei presenti fosse provvisto di un cellulare o di un orologio, benché il primo fosse preferibile considerando quanto fosse buio.

- Qualcuno sa che ore sono? -

- Aspetta, ora controllo. - Disse Kunio, per poi mettere mano al cellulare e sussultare. - Le ventitré e cinquantanove. -

~

Nel momento in cui spalancò gli occhi, Gumo temette di essere diventata cieca, considerando che continuava ad essere tutto scuro anche se aveva sollevato le palpebre.

Lentamente però iniziò a mettere a fuoco e non potè che strabuzzare gli occhi nel notare che Saya era ancora abbracciata a lei e, di conseguenza, ricordare ciò che era successo prima che perdesse i sensi.

Come poteva essere ancora viva?

Allora si rese conto di un secondo particolare: la ragnatela era scomparsa.

- Ben svegliata. - Sorrise Saya sentendola agitarsi. - Come ti senti? -

L'altra rimase in silenzio, ancora troppo scombussolata per capire cosa fosse successo.
In qualche modo si sentiva diversa, non indebolita, ma come se in lei fosse cambiato qualcosa.

- Sei umana. -

Disse Saya, intuendo quali dovessero essere i pensieri dell'altra in quel momento.

- ...Cosa? -

Mormorò Gumo con un filo di voce.
Quindi ricordò le parole che la corvina le aveva rivolto la sera precedente, quando le aveva chiesto se le sarebbe piaciuto smettere di essere una Jorōgumo.

- Lo so. - Sospirò Saya. - Mi avevi detto che avresti preferito rimanere com'eri se avessi avuto la possibilità di scegliere, ma io sono una grandissima egoista, pensavo che ormai l'avessi capito. Il mio desiderio era molto banale, avevo chiesto semplicemente di essere felice. Poi però ho pensato che la cosa che più mi avrebbe resa felice sarebbe stata vedere felice anche te e allora ho realizzato che per una Jorōgumo una cosa del genere sarebbe stata complicata, considerando che nella vita non fate altro che andare a caccia e mangiare e soprattutto che sono famose per la loro freddezza. E così eccoti spiegato perché adesso sei umana. Ah, inoltre... Non ti sembra che qui manchi qualcosa? -

E nel dirlo fece segno all'altra di guardarsi intorno.

Confusa com'era per aver appreso tutte quelle novità, Gumo ci mise un po' a capire cosa volesse farle notare l'altra.

- Oltre alla ragnatela sono spariti anche i bozzoli. - Mormorò incredula. - Dove sono finiti? -

- Non lo so, sono spariti prima che me ne rendessi conto. - Rispose Saya con un'alzata di spalle. - Non vorrei fare ipotesi azzardate, ma forse per merito di quel desiderio le persone che abbiamo ucciso ora sono tornate in vita. Però non saprei, in effetti il mio desiderio è stato fin troppo vago... -

- È stato perfetto. -

Fu però l'inaspettata replica che si sentì rivolgere.

Sorpresa sollevò lo sguardo verso l'altra e subito dentro di lei qualcosa iniziò ad agitarsi, quella cosa che lei aveva sempre associato alla felicità, nel momento in cui vide l'ormai ex Jorōgumo rivolgerle un sorriso.

~

- Jun... Ehi, Jun... Jun, mi vuoi lasciare? Sta diventando imbarazzante! Sento le altre kitsune ridermi dietro! -

Seppur di malavoglia, alla fine l'adolescente allentò la presa sulla piccola volpe, lasciandola ricadere a terra.

- Io non sento nulla. -

- Ti assicuro che ci stanno osservando. -

Ribatté Kiyomitsu rivolgendo un'occhiataccia alla propria destra.

- Tutto bene? -

Nel sentirsi rivolgere quella domanda, la kitsune annuì energicamente per poi, come a voler dare un'ulteriore conferma di ciò, cambiare forma tornando nelle sue sembianze umane.

- Tu piuttosto... - Replicò inclinando lentamente il capo verso destra. - Adesso è il momento di realizzare il tuo desiderio, no? -

Inizialmente Jun lo osservò con sguardo perplesso, ma poi, guardandosi intorno e vedendo da un lato un ragazzo dagli spettinati capelli corvini e gli occhi verde bottiglia intento ad abbracciare, o meglio, stritolare Kunio, mentre dall'altro un Betobeto-san che in realtà ormai di Betobeto-san non aveva più molto, si sorprese infatti nel riuscire finalmente a scorgerne il viso e sentirne la voce mentre era intento a rimproverare Mayu con le lacrime agli occhi per aver sprecato così il suo desiderio quando avrebbe potuto chiedere la vista, mentre lei ridendo gli asciugava gli occhi con la manica del maglioncino, l'adolescente realizzò che la mezzanotte doveva essere passata.

- Allora? -

Sorrise Kiyomitsu, osservando Jun in attesa che dicesse qualcosa.

- Io... - Mormorò l'adolescente, una punta di disperazione e al tempo stesso di sollievo nella voce. - Non lo so. -

In quel momento si diede dell'idiota.
Era da tutta la vita che aspettava quel momento, per tutta la vita non aveva fatto altro che incolpare per le sue condizioni il dio Inari, il sacerdote Fumiari Ōnishi e chiaramente anche i suoi genitori, i quali, essendo il dio Inari una divinità ermafrodita, ovvero appartenente ad entrambi i sessi, avevano accolto come una vera e propria manna dal cielo il fatto che la loro stessa prole fosse nata con la stessa "benedizione", escludendo così a priori, fin dal momento stesso della sua nascita, la possibilità di fargli intraprendere un'operazione per fare in modo che rientrasse in uno solo dei due generi anziché entrambi.
Neanche i suoi organi genitali avevano pensato di dargli una mano nel prendere una decisione, dato che non aveva né testicoli, né ovaie, ma due ovotestis, una sorta di via di mezzo tra i due.
Un "ermafrodita perfetto", così l'aveva più volte chiamato il medico dal quale si recava di tanto in tanto per dei controlli.
E adesso, quando finalmente poteva mettere fine a tutto ciò, prendere una decisione e farla finita una volta per tutte, ecco che non sapeva cosa fare.
Perché la sola idea di poter essere solo l'uno o l'altro gli risultava a dir poco inconcepibile.

- Sai... - Iniziò improvvisamente Kiyomitsu, distogliendo Jun dai suoi pensieri. - Spero proprio che tu stia per dire qualcosa del tipo "ho deciso di rimanere così" o "non mi importa più", perché il desiderio in realtà non lo puoi esaudire. -

- Cosa? - Ribatté Jun strabuzzando gli occhi. - Eppure, anche se non le ho contate una seconda volta, pensavo che fossero mille. -

- In effetti quelle che hai in camera sono mille esatte, né una di più, né una di meno. - Confermò la kitsune, per poi aggiungere. - Ma tu in realtà ne hai fatte mille e dieci, non ricordi? -

E allora Jun se ne ricordò.
Domenica, il giorno in cui Ōnishi gli aveva detto degli origami.
Le prime dieci gru ridotte in dieci piccole frittelline di carta che poi aveva buttato, dimenticandosene completamente.

In un primo momento, nel vedere il suo corpo scosso da fremiti, Kiyomitsu temette che Jun avesse iniziato a piangere, ma poi si rese conto con stupore che al contrario si trattava di risate.

- Non ci credo. - Rideva con le lacrime agli occhi, se dalla disperazione o dalle troppe risate non avrebbe saputo dirlo. - E chiaramente tu lo sapevi fin dall'inizio, giusto? -

- Ecco... Sì... -

- E non mi hai detto nulla perché in realtà fin dall'inizio non avevi avuto intenzione di farmi esaudire il mio desiderio per non entrare nelle ire di Inari, giusto? -

- ...Sì. -

Affermò ancora una volta la kitsune, chiedendosi se dover essere sollevata dal fatto che Jun stesse ridendo sempre più fragorosamente o al contrario se doversene preoccupare.

- Un momento. Fushimi Inari non è l'anagramma di Fumiari Ōnishi se consideriamo la "Ō" come una specie di extra? Non dirmi che... - Ma a quel punto, nel vedere gli occhi sbarrati dallo stupore della kitsune, Jun chiuse i propri, sollevò il palmo della mano verso l'altro e sospirò profondamente. - No, non dire nulla. Non lo voglio sapere. -

A quel punto i due rimasero in silenzio per alcuni istanti e non appena l'adolescente riaprì gli occhi, nel ritrovarsi davanti l'espressione perplessa che Kiyomitsu aveva assunto dopo che quasi senza volerlo aveva fatto quella scoperta, non riuscì a fare a meno di scoppiare nuovamente a ridere, con l'altro al seguito.

- Basta, dì alle altre kitsune che di Inari non ne voglio più sapere nulla. - Rise mentre si alzava in piedi, sgranchendosi rapidamente le gambe, intorpidite per essere rimaste ferme così a lungo. - Io torno a casa, ho messo il silenzioso al cellulare e non voglio neanche controllare adesso, ma ho il terrore che i miei genitori mi abbiano chiamato almeno cento... ma che dico, almeno mille volte nel corso delle ultime ore. - Detto ciò sbadigliò sonoramente, per poi avvisare anche gli altri quattro del fatto che avesse intenzione di andare via.

Aveva appena sceso i primi tre gradini, però, quando si fermò e voltò di scatto.

- Sai Kiyomitsu, mi stavo chiedendo... - Iniziò rivolgendo lo sguardo verso il basso, dove non si riusciva a scorgere la fine di quell'infinita successione di rampe di scale. - Quanti gradini ha questo santuario? -

- Eh? - Replicò la kitsune, presa alla sprovvista da una domanda del genere. - Non saprei, nessuno li ha mai contati. -

- Ecco, non è che ti andrebbe... - Proseguì allora Jun, il tono di voce incerto ed esitante. - ...Di contarli insieme? -

- Non eri di fretta? - Replicò Kiyomitsu sorridendo divertito. - Ci metteremo secoli, anzi, se perdiamo il conto a metà strada anche di più. È proprio così urgente? -

L'adolescente annuì un paio di volte con il capo e la kitsune, sospirando teatralmente, alzò le spalle e se ne uscì con un "dovresti proprio trovarti un hobby".

Tuttavia non protestò ulteriormente e così i due iniziarono a scendere contando mano a mano i gradini, uno ad uno.
Giunti al numero novecentonovantanove però ebbero la stessa idea e così, senza che nessuno dei due dicesse nulla, si presero per mano e spiccarono un piccolo balzo, arrivando direttamente al milleunesimo, quindi proseguirono.

Fine






Due mesi e mezzo... non mi era mai capitato che una storia mi durasse così tanto.
Vi assicuro che sentivo di stare quasi per impazzire: circa ogni tre settimane mi veniva in mente l'idea per una nuova storia, ma prima volevo concludere questa o non avrei fatto altro che incasinarmi ancora di più XD
Ma ad ogni modo, prima di concludere definitivamente questa storia volevo lasciarvi alcune immagini. Innanzitutto una foto, come prova che fare mille gru sia possibile.
(E certo, io ci ho messo due mesi, non una settimana, ma dettagli... E certo, benché le abbia fatte due anni fa, il desiderio non si è ancora avverato, ma ancora dettagli...)


E adesso metto i quattro disegni che stanno nella copertina, dato che da lì non si vedono molto bene...


(Non c'è scritto Kiyomitsu dopo il "Jun x", perché quando ho fatto questo disegno ancora non avevo deciso che nome dargli XD)


Che emozione, la mia prima ship etero ;^;

Ma comunque... Adesso ho davvero finito, a domani!

Bye Bii!!!

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