27 (venerdì)
- Chi sono? -
Domandò la Jorōgumo osservando con sguardo diffidente il ragazzo alla cui vista Saya aveva preso ad agitare la mano per aria, salutandolo e facendogli segno di avvicinarsi.
In un primo momento la corvina rimase leggermente perplessa all'udire "sono" invece di "è", ma capì il perchè non appena Kunio si avvicinò, rendendole così ben visibile il gatto dal manto nero pece che teneva tra le braccia.
- Miei amici. Ho pensato che sarebbero potuti essere d'aiuto, in caso quei due tornassero per provare di nuovo a rubarti il frammento. - Rispose, per poi, al ricordo di quanto successo il giorno prima, voltarsi di scatto verso l'altra. - Ma non ti preoccupare, non c'è rischio che accada la stessa cosa di ieri con Akinari. -
- Come fai ad esserne certa? -
Ribattè Gumo, senza distogliere neanche per un istante gli occhi ambrati dai due, ormai a soli pochi metri di distanza dalla ragnatela.
- Perchè sappiamo chi sono i due che vogliono prenderti il frammento e se quella volpe avesse posseduto Kunio come ha fatto con Akinari, allora Yoichi se ne sarebbe sicuramente accorto e adesso non se ne starebbe lì così tranquillamente. -
- Hai un'opinione troppo alta dell'istinto animale. -
Replicò seccamente l'altra, affatto convinta.
- Fidati, Yoichi non è un gatto qualunque. - Fu però la pronta risposta di Saya. - Ti assicuro che se ne sarebbe accorto. Ma in ogni caso, se anche uno dei due fosse davvero posseduto, adesso il frammento ce l'hai in tasca, no? Non è più tanto facile rubartelo. -
- Non posso darti torto... -
Ammise la Jorōgumo in un mormorio, mentre istintivamente portava la mano sul suo fianco destro, a tastare la tasca della sua giacca contenente il frammento.
- Sei certa che il rischio finirà oggi a mezzanotte in punto? -
La corvina annuì senza alcuna esitazione e l'altra, senza riuscire a trattenere un leggero sospiro di sollievo, allontanò la mano da lì.
- Ehi, Saya! - Esclamò Kunio, sollevando lo sguardo e assottigliando leggermente gli occhi per riuscire a scorgere l'amica, sistemata sulla fitta tela al fianco della Jorōgumo a circa tre metri di altezza. - Puoi scendere un attimo? -
La ragazza sussultò nel notare come, nel momento esatto in cui il ragazzo finì di porle quella domanda, l'altra si irriggidì, indurendo lo sguardo perfino più di prima.
- Certo! - Rispose allora all'amico, per poi voltarsi alla propria sinistra. - Non fare quella faccia, ti ho detto che va tutto bene. E poi il frammento ce l'hai tu, mica io. -
L'altra non ribattè, ma il suo sguardo affilato continuò ad osservare ininterrottamente i due dall'alto della ragnatela per tutto il corso della loro conversazione.
- Senti... - Mormorò il moro, lanciando nervosamente una rapida occhiata in direzione della Jorōgumo. - Di domande da farti ne avrei davvero un sacco, a cominciare da cosa diamine contengano quei bozzoli enormi, ma qualcosa mi dice che è meglio non saperlo. Piuttosto, perchè ci hai chiesto di venire? Ho come l'impressione che la nostra presenza non sia particolarmente gradita... -
Come a voler confermare le sue parole, a quel punto Yoichi emise un basso soffio, i denti digrignati appena, ma il pelo scuro tutto drizzato e i piccoli occhi verde bottiglia rivolti, più con timore che con vero astio, in direzione della Jorōgumo.
Kunio lo scosse leggermente, passandogli con delicatezza la mano sul muso e sussurrandogli di stare tranquillo, per poi tornare a rivolgere la propria attenzione sull'amica.
- Vedi, il fatto è che dovevo parlarti di una cosa. - Confessò allora Saya, ben consapevole del fatto che Gumo li stesse osservando, ma al tempo stesso anche che da così lontano non avrebbe avuto modo di sentirli. - Innanzitutto, hai finito le gru? -
- Me ne mancano una cinquantina. -
Rispose il ragazzo, osservando perplesso l'aria leggermente cospiratoria che di punto in bianco l'amica aveva assunto.
- Bene. - Annuì lei. - A me poche di più. Ma ad ogni modo, considerando che sono le nove passate, immagino che tu non vada a scuola oggi, giusto? -
- Sì, devo finire le gru. - Rispose subito lui, per poi aggiungere: - E poi sono troppo in ansia, se anche fossi andato non credo che sarei riuscito a stare attento... -
- Kunio, tu sai che una parte della sfera dei desideri è ancora in possesso di Gumo, giusto? -
- Gumo? - Replicò l'altro confuso, per poi realizzare e annuire leggermente. - Ah, sì. Certo che lo so, me l'hai detto ieri. -
- Bene, quindi sai anche che finchè le due parti non saranno riunite, nè il tuo, nè il mio, nè il desiderio di chiunque altro potrà avverarsi. -
- Sì, lo so... Aspetta, non dirmi che vuoi rubare l'altra parte a Jun e a quella kitsune! -
Sussultò il ragazzo, osservandola incredulo.
- No, non ho intenzione di farlo... -
Ribattè scuotendo leggermente il capo e Kunio si era appena tranquillizzato, quando però l'amica riprese:
- ...A dire il vero ciò che ho in mente è molto più rischioso. -
~
- Mille! -
Esclamò sorridendo raggiante, mentre lasciava cadere l'ultima gru nella busta insieme alle altre.
Ancora non riusciva a crederci.
Mille origami in meno di una settimana.
Ce l'aveva davvero fatta.
Un sorriso affiorò sulle sue labbra al pensiero di poter ormai considerare il suo desiderio esaudito, ma un istante dopo questo si smorzò, lasciando il posto ad una lieve smorfia di disappunto.
Non era ancora arrivato il momento di esultare: finchè la sfera non si fosse riunita, quelle mille gru non avrebbero avuto alcun significato.
- Hai pensato a un piano? -
Chiese mentre si sedeva a terra e delicatamente rovesciava la busta, spargendo tutte le gru sul pavimento, con l'intento di contarle una ad una almeno per un paio di volte.
Non avrebbe mai sopportato di scoprire proprio all'ultimo di averne fatte ad esempio solo novecentonovantanove.
Quando però non sentì arrivare nessuna risposta, si voltò verso il proprio letto aggrottando la fronte, chiedendosi perchè Kiyomitsu si fosse fatto così silenzioso.
Non potè che sussultare nel notare che la volpe, immersa tra cuscini e coperte disfatte, aveva ripreso a dormire, tutta acciambellata su sè stessa.
La sera prima infatti, benchè non fosse ancora riuscito a tornare nella propria forma umana o ad usare un altro qualsiasi dei suoi poteri, Kiyomitsu aveva riacquistato le proprie forze e anche quella mattina al suo risveglio, prima di andare a scuola (perchè di sicuro i suoi genitori non avrebbero mai permesso che saltasse due giorni di lezione solo perchè sosteneva di avere altro da fare), Jun l'aveva visto energico come sempre.
Ormai però erano le cinque del pomeriggio passate e l'adolescente si rese conto con stupore di non averlo sentito parlare neanche una volta nel corso dell'ultima ora, mentre faceva le ultime sessantotto gru.
Si erano solo salutati quando aveva fatto ritorno a casa.
Pensando però che potesse essersi affaticato nuovamente, Jun stava pensando di lasciare che dormisse ancora un po', mentre finiva di contare le gru, quando si rese conto di una cosa: non sentiva il suo del suo respiro.
Subito scattò in piedi, arrivando davanti al letto in un istante e inginocchiandosi ai suoi piedi per poter osservare l'altro più attentamente.
Quindi si sporse e girò il capo verso destra, tendendo l'orecchio e trattenendo il fiato.
Respirava.
Era un respiro debole, incredibilmente flebile, ma si trattava comunque di un respiro.
Sospirando dal sollievo, Jun si decise a svegliarlo, anche solo per sincerarsi del fatto che stesse bene, ma non appena lo scosse, quello emise un lieve rantolo e una smorfia di dolore gli fece digrignare i denti da volpe.
L'adolescente si ritrasse di scatto per la sorpresa, ma subito dopo si riavvicinò, con ancora più preoccupazione di prima.
- Kiyomitsu? -
Chiamò a bassa voce, allungando esitante la mano verso il muso volpino.
Prima che riuscisse anche solo a sfiorarlo, però, quello aprì i piccoli occhi scuri, rivolgendoli stancamente verso l'adolescente.
- Hai finito? -
Chiese con un filo di voce.
Jun annuì lievemente con il capo, gli occhi che si gonfiavano lentamente di lacrime nel vedere l'altro ridotto in quelle condizioni.
Ma perchè poi?
Ancora non riusciva a capire cosa fosse successo. Una malattia forse?
Ma era accaduto tutto così velocemente...
- Bene... -
Mormorò la kitsune, prima di richiudere gli occhi.
- Kiyomitsu! -
Chiamò Jun sbarrando gli occhi dal terrore.
- Che c'è? - Ribattè la kitsune riaprendo lentamente gli occhi, per poi, nel vedere lo sguardo allarmato dell'adolescente, emettere una piccola risatina sommessa. - Guarda che non sto morendo... Non ancora almeno... -
Quel "non ancora" fece scorrere un brivido su per la colonna vertebrale dell'adolescente e allora Jun si rese conto che c'era un unica cosa da fare se voleva salvarlo, un'unica persona a cui potersi rivolgere.
~
- Ehi, Jun! Che ci fai qui? Posso fare qualcosa per te? -
Salutò sorpreso un quarantenne dai corti capelli biondo cenere, sorridendo raggiante all'adolescente.
Nel vedere quel suo solito atteggiamento allegro e amichevole, Jun si ritrovò a pensare che sarebbe stato fin troppo bello se fosse stata davvero lui la persona alla quale doveva rivolgersi.
Ninsei Miura era l'altro padre di Mayu, o forse sarebbe stato più corretto dire che fosse sua madre?
Dopotutto l'aveva partorita lui stesso, prima di fare l'operazione di transizione.
Quello era sicuramente un quesito che Jun, come anche tutti gli altri abitanti del quartiere, avrebbe continuato a chiedersi fino alla fine dei suoi giorni, ma di certo non era quello il momento adatto a pensarci.
- Ecco, veramente stavo cercando Mayu. - Rispose allora, per poi aggiungere suo malgrado: - ...O il signor Ōnishi, se è in casa. -
- Purtroppo al momento non c'è nessuno dei due. - Rispose l'uomo osservando l'adolescente dispiaciuto. - Sono entrambi da qualche parte nel santuario. Ma cosa ti serve? Magari posso aiutarti io. -
Jun ebbe un attimo di esitazione in quel momento. Certo, il santuario di Fushimi Inari era così grande che trovare quei due sarebbe stato davvero complicato, ma d'altronde Ninsei, pur essendo sposato con un sacerdote, non aveva molti contatti diretti con il tempio, perciò era improbabile che potesse sapere qualcosa riguardo le condizioni di Kiyomitsu, o anche solo essere a conoscenza del fatto che kitsune come lui esistessero realmente.
- Non fa niente, grazie lo stesso. -
Disse allora Jun scuotendo leggermente il capo, prima di salutarlo e dirigersi di corsa verso il tempio.
Aveva appena salito la prima rampa di scale, però, quando sentì il suo cellulare vibrare nella tasca.
In un primo momento lo ignorò, allungando invece il passo, ma alla quinta vibrazione si spazientì e lo accese anche solo per mettere il silenzioso.
Alla vista però di quel numero sconosciuto, dal quale erano arrivati tutti e cinque i messaggi appena arrivati, non potè che incuriosirsi e così decise di controllare.
Gli ultimi quattro messaggi erano solo punti esclamativi, mandati con l'unico scopo di far notare il primo.
Il testo era breve e secco, ma riuscì comunque a far sgranare gli occhi dalla sorpresa a Jun.
"Sono Saya. Oggi alle 23:55 vieni al tempio più alto di Fushimi Inari. Non tardare. Porta la tua metà della sfera, io porto la mia."
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