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26 (venerdì)

- Cosa ci fai qui? -

Domandò la Jorōgumo osservando perplessa prima la corvina di fronte a sè, per poi sollevare lo sguardo verso il cielo, nel quale la luna quasi piena brillava di una luce fioca.
Le stelle erano invece rese completamente invisibili dallo smog e dalle luci della città.
Dovevano essere le due di notte o poco meno.

Senza rispondere Saya percorse quei trenta metri che le separavano, lo sguardo stanco eppure determinato al tempo stesso.

- Si vede da lontano un miglio che non sei abituata a rimanere sveglia fino a tardi. - Commentò Gumo sollevando leggermente un'angolo delle labbra. - Perchè sei tornata? Pensavo che dopo aver riportato il tuo amico a casa avessi intenzione di fare lo stesso. -

- Tanto non sarei riuscita a dormire. -

Ribattè la corvina, per poi, a dispetto di quanto appena detto, sbadigliare.

- Vedo... -

Commentò sarcasticamente la Jorōgumo.

Saya non ribattè, semplicemente continuò ad avvicinarsi finchè non raggiunse l'enorme ragnatela sulla quale l'altra stava sistemata come suo solito, per poi sedersi a terra a gambe incrociate, appoggiandosi con la schiena contro quell'intrico di fili, i quali resistenti com'erano la sorressero senza problemi.

- Non mi pare di aver dato un pigiama party. - Commentò Gumo nel vederla tirare fuori dal suo zainetto un piccolo plaid. - Hai davvero intenzione di dormire qui? -

- Te l'ho detto: non ce la faccio a dormire, rimarrò sveglia. - Replicò la ragazza mentre si sistemava la coperta addosso, sollevando poi il mento finchè non riuscì a scorgere l'altra, sospesa grazie alla ragnatela a circa due metri di altezza da terra. - Semplicemente non volevo prendere freddo. -

- Per quanto hai intenzione di rimanere qui? I tuoi genitori non si preoccuperanno? -

- L'altra volta sono stata via molto più a lungo e non si sono lamentati granchè. - Ribattè con un'alzata di spalle, come se quella fosse una giustificazione ammissibile. - Invece per quanto riguarda la prima domanda... Fino a mezzanotte. -

- E hai intenzione di rimanere sveglia fino ad allora? - Replicò la Jorōgumo, osservandola con sguardo scettico. - Dubito che reggeresti così a lungo. -

- Vedrai. -

Sorrise di rimando Saya, per poi riabbassare lo sguardo e lasciar andare anche il capo contro la tela.

Per i venti minuti seguenti nessuna delle due disse più nulla e Gumo ormai era quasi certa che l'altra, a dispetto di quanto detto, si fosse davvero addormentata, quando di punto in bianco riprese a parlare.

- Tu non dormi invece? -

- Non ne ho bisogno. - Rispose, dopo un istante di esitazione iniziale dovuto alla sorpresa di scoprire che l'altra era ancora cosciente. - Tutto ciò di cui ho bisogno è mangiare. -

- E anche andare al bagno spero... A proposito, ma come fai se stai sempre lì? -

- Non scendiamo nei particolari. -

Scrollando le spalle, consapevole che per quanto avesse potuti insistere non sarebbe mai riuscita ad ottenere una risposta soddisfacente, Saya lasciò subito perdere la questione, tornando invece a frugare nel suo zaino.

- Cos'hai intenzione di fare con quei fogli di carta? -

Chiese la Jorōgumo aggrottando la fronte perplessa, scendendo di poco meno di un metro per vedere meglio.

- Qualche origami. - Rispose la corvina. - Gru per l'esattezza. -

- Servono a tenerti sveglia? - Ipotizzò l'altra sorridendo divertita. - Non sapevo avessi questo hobby. -

- Non è un hobby. È solo che l'offerta scade oggi e io sono ancora indietro di duecentoquarantadue gru... Anzi, duecentoquarantuno. -

Ancora più perplessa di prima, la Jorōgumo non ribattè, aspettandosi che, a causa della sua parlantina inesauribile, Saya le avrebbe spiegato di cosa stesse parlando senza neanche il bisogno che lei glielo chiedesse.

La ragazza però non aggiunse altro e in silenzio continuò a piegare la carta.

- Insomma, mi vuoi dire di cosa stai parlando? -

Sbuffò alla fine Gumo, scendendo di un altro mezzo metro.

- Di un desiderio. -

Fu la semplice risposta della ragazza. Come se quelle tre semplici parole potessero davvero chiarire la confusione dell'altra.

- Che desiderio? -

Insistette allora Gumo, leggermente irritata dal dover fare quelle continue domande, ritrovandosi senza che lei stessa sapesse come a rimpiangere la logorrea che quel giorno Saya pareva essersi dimenticata a casa.

- Non te lo dico. -

Dire che la Jorōgumo fosse rimasta spiazzata dal ricevere una risposta del genere sarebbe un eufemismo. Semplicemente non riuscì a credere alle sue stesse orecchie.
Che fine aveva fatto la sua parlantina inesauribile?
Ma soprattutto, che fine aveva fatto il suo potere su di lei, causato dall'ipnosi?

- Ma tu mi devi rispondere. -

Replicò allora, non tanto in tono perentorio, quanto perplesso. Quasi sorpresa di dover dare voce a una cosa così ovvia, da lei ritenuta a dir poco scontata.

- No che non devo se non voglio. -

Ribattè Saya mentre infilava nello zainetto l'ennesimo origami.
Parlando anche lei nello stesso tono di voce ovvio dell'altra.

- Ma cosa dici? - Mormorò Gumo osservandola con sguardo perso. - Tu devi farlo, non hai scelta. Allora ci riprovo. - E qui si schiarì la voce con un colpo di tosse, parlando poi nel tono deciso e imperioso di chi non ammette repliche. - Ti ordino di rispondermi. -

- No. -

Ribattè Saya con un'alzata di spalle, scoppiando poi a ridere immaginando la perplessità che in quel momento doveva essere dipinta sul viso dell'altra.

Quindi la ragazza finì la gru di carta che stava facendo in quel momento, la mise nello zaino insieme alle altre, richiuse la cerniera e poi si voltò, sollevando lo sguardo divertito verso quello sconcertato della Jorōgumo.

- Non sono mai stata ipnotizzata, Gumo. - Le disse sorridendo leggermente. - Pensavo l'avessi almeno intuito ormai, considerate tutte le volte in cui ti ho fatto innervosire non ascoltando i tuoi ordini di rimanere in silenzio. -

- Pensavo che l'effetto degli ordini si esaurisse dopo un certo tempo... - Ribattè la Jorōgumo in poco più di un sussurro, cercando ancora di realizzare quanto appena scoperto. - Non può essere, tu davvero... Ma... Perché? -

- Cosa? -

- Tu... Tu mi hai aiutato ad uccidere delle persone, Saya. -

- Ho solo impedito a quelle più resistenti di scappare prima che l'effetto dell'ipnosi avesse effetto. -

- E ti pare poco? -

A quel punto lo sguardo della corvina si oscurò leggermente, perdendo in un solo istante tutta la vitalità che Gumo vi aveva sempre visto dentro.

- E così alla fine anche tu sei come tutti gli altri, eh? -

Mormorò con un filo di voce.
Non tanto in tono deluso, irritato o accusatorio, ma solo... Apatico.

- Che vuoi dire? -

- Pensavo che tu fossi come me. - Continuò la corvina, distogliendo gli occhi scuri da quelli ambrati dell'altra, rivolgendoli verso un punto lontano e indefinito. - Io non lo capisco cosa pensano o provano gli altri. Non lo capisco quando devo darci un taglio o quando devo insistere. Non ho la più pallida idea di cosa significhino le parole "giusto" e "sbagliato" e per tutta la vita, almeno fin da quando ne ho memoria, tutti quelli che mi stanno intorno non hanno mai fatto altro che ricordarmelo. Ricordarmi quanto sia insensibile, incapace di provare empatia, negata con le relazioni umane.
Lo so che ciò che ho fatto può rientrare senza problemi nella categoria delle cose "sbagliate", ma se qualcuno mi chiedesse di giustificare questa mia deduzione, ti assicuro che non avrei la più pallida idea di cosa dire.
Prima mi hai chiesto perchè io l'abbia fatto, no?
Ecco, l'ho fatto perchè tu me l'hai chiesto, perchè se non l'avessi fatto tu avresti capito che non ero ipnotizzata e mi avresti uccisa. - E qui fece una pausa, per poi voltarsi verso Gumo, rivolgendole un sorriso mesto. - ...È questo ciò dovrei rispondere, giusto?
Ma no, la verità è che non è per questo.
L'ho fatto sì perchè sei stata tu a chiedermelo, ma non perché avevo paura di venire scoperta e mangiata.
L'ho fatto perchè stare con te mi diverte, perché pensavo che fossimo sulla stessa barca, che tu saresti stata l'unica che mi avrebbe potuta giudicare giusto per quanto sono logorroica, ma mai per quanto sono insensibile.
Ma mi sbagliavo, vero?
Perchè tu lo fai per sopravvivere, io perchè è l'unico modo al quale sono riuscita a pensare per avvicinarmi a te. -

E poi finalmente tacque.
Le gote leggermente arrossate, la gola secca, gli occhi scuri rivolti verso l'alto, fissi in quelli della Jorōgumo.

Era bastata una frase, una domanda che sarebbe stato meglio non porre, per farla scoppiare.
Gumo si chiese da quanto tempo quelle parole stessero premendo per uscire fuori, quindi semplicemente scrollò le spalle, alzò lo sguardo al cielo e scoppiò in una fragorosa risata.

- Hai ragione. - Disse mentre si asciugava con l'indice l'occhio destro, che aveva addirittura iniziato a lacrimare per quanto aveva riso. - ...Posso criticarti solo per la tua logorrea. -

Sulle labbra della corvina comparve un sorriso incerto all'udire quelle parole, ancora indecisa su come reagire.

- Considerando che sono stata io a darti tutti gli ordini, sarebbe da veri ipocriti accusarti per ciò che hai fatto. - Le disse mentre scendeva dell'ultimo mezzo metro, finendo così con i piedi per terra. - Se devo essere onesta non so come dovrei reagire, dopotutto di fatto non è cambiato nulla, so che se ti chiedessi di fare qualcosa, tu lo faresti come sempre e poi ormai mi sono abituata alla tua parlantina, quindi arrivate a questo punto che senso avrebbe fare le moraliste o renderti una mia preda? -

Quindi le porse una mano per aiutarla ad alzarsi in piedi e, di fronte al suo sguardo confuso, fece un cenno con il capo in direzione della ragnatela.

Cinque minuti dopo le due stavano sdraiate sulla sommità di quell'intrico di fili bianchi e appiccicosi, distese l'una di fianco all'altra con il volto rivolto verso il cielo.

- Lo sai che la tua presenza qui non cambierebbe nulla in caso arrivasse di nuovo qualcuno intenzionato a rubare il mio frammento, vero? -

- Lo so. -

Rispose Saya in un mormorio.

- Non mi lascerai stare per le prossime ventidue ore, vero? -

- Vero. -

Per i dieci minuti seguenti le due rimasero in silenzio e ormai Gumo si era convinta che quella volta Saya avesse davvero preso sonno, quando nuovamente la ragazza la contraddì riprendendo a parlare.

Sorprendendola questa volta con una domanda ancora più strana di quelle che le erano state rivolte durante l'ultima ora.

- Ti piace essere ciò che sei? -

- Che intendi dire? -

- Se avessi la possibilità di essere una persona "normale" invece di una Jorōgumo, cosa faresti? -

- Perché queste domande? -

- Cosa faresti? -

- ...Rimarrei così come sono. -

- Hai esitato. -

Ribattè Saya sorridendo leggermente, per poi sbadigliare e voltarsi dal lato opposto.

- Beh, non che faccia molta differenza. Dopotutto come ti ho già detto poco fa, dei desideri altrui non mi importa nulla, mi basta realizzare il mio... -

All'udire queste parole Gumo aggrottò la fronte perplessa.

- Ehi, che intendi? Saya? Rispondimi, Sa... No, non mi dire che... Non ci posso credere... -

Saya si era addormentata.

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