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17 (martedì)

Quanto tempo ci vuole solitamente perchè un essere umano riesca ad apprendere almeno i rudimenti di quelle che sono le norme e le regole fondamentali da dover seguire per poter vivere senza troppi problemi in società?
Sei? Sette anni? Forse a volte ne bastano addirittura quattro.

Ma ad ogni modo, che fossero anche due gli anni, ciò non cambiava il fatto che Kunio di tempo non avesse che una decina di ore al massimo.

- Da dove posso iniziare? -

Mormorò in tono sconfortato nel momento in cui, di ritorno dalla scuola, aprendo la porta della propria camera si vide venire incontro Yoichi, il quale da buon ex gatto qual era pensò bene di salutarlo strofinandosi contro il suo braccio.

- Beh, almeno non si è strusciato contro le gambe visto che per fortuna è capace di camminare in piedi... - Riflettè il ragazzo, nel disperato tentativo di pensare positivo. - Quindi con cosa dovrei iniziare? Con il comportamento a tavola? O forse dovrei insegnargli ad usare il bagno da solo? No, quelli sono solo problemi secondari. Vediamo... Qual è la prima cosa che si insegna ai bambini? -

- Kunio! -

Esclamò Yoichi rivolgendogli un ampio sorriso.

- Sì? -

Rispose il sedicenne di riflesso, per poi notare lo sguardo confuso del corvino e ricordare che il suo nome fosse l'unica parola che l'altro fosse in grado di dire o comprendere.

Fu così che Kunio trovò un punto da dove partire.
E mentre rifletteva su come insegnargli in quel poco tempo che aveva quante più nozioni di lingua giapponese possibile e realizzava di non averne la più pallida idea, si ritrovò a maledire forse per l'ottantesima volta Akinari e la propria incapacità di dirgli di no.

Certo, poteva anche tirare nuovamente fuori la scusa del laotiano cagionevole che non sapeva nè parlare nè capire una sola parola di giapponese, ma rimaneva il fatto che se non trovava un modo per comunicare con lui, non sarebbe riuscito a spiegargli nessun'altra di tutte le cose che andavano insegnate perché si comportasse nei limiti della decenza e non gli rendesse impossibile trascorrere senza preoccupazioni il pomeriggio seguente.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca per controllare l'orario: erano già le quattro e mezza.

Pensò che avrebbe potuto chiedere qualche consiglio ai suoi genitori, ma in quel momento erano ancora a lavoro e non sarebbero rientrati prima delle sei.
Inoltre sarebbe potuto sembrare loro strano sentirsi rivolgere una domanda del genere, considerando che erano convinti del fatto che Yoichi fosse laotiano e che di conseguenza per imparare il giapponese avrebbe potuto semplicemente cercare qualche corso online che lo spiegasse partendo dalla sua lingua.

Quindi pensò di chiedere aiuto al fidato google-sensei.
Peccato solo che tutti i siti, alla domanda "come imparare a parlare?", gli davano sempre la stessa risposta: l'abitudine.
Era possibile abituarsi a qualcosa di complicato come il linguaggio nel giro di qualche ora?
Molto probabilmente no.

Quindi cosa si fa quando un problema sembra irrisolvibile e non si ha il tempo di chiedere aiuto a qualcuno o di cercare una soluzione come si deve?
Facile, si cerca un modo per baipassarlo.

- Se domani mattina ti chiudessi in soggiorno con del cibo, riusciresti a rimanerci tutto il giorno senza fare confusione? -

Yoichi lo osservò perplesso all'udire quella domanda, quindi indietreggiò di un paio di passi, probabilmente con l'intento di raggiungere il materasso, peccato solo che nel farlo finì con l'urtare l'alta lampada da terra posta dietro alla tastiera del letto, la stessa che solo poche settimane prima, quando ancora era un gatto, aveva fatto sbilanciare facendole fracassare la finestra, e fu una fortuna che Kunio avesse i riflessi pronti, perchè altrimenti questa volta sarebbe andata a finire contro le ante di vetro dell'armadio.

- Probabilmente no... -

Sospirò allora il moro, dandosi da solo la risposta alla domanda che aveva appena posto all'altro, mentre lentamente abbassava la lampada fino a distenderla a terra orizzontalmente, così da evitare altri incidenti.

- Potrei sempre chiedere a qualcuno di occuparsi di te. - Propose allora, pensando che probabilmente quella fosse la soluzione più semplice. - Ma a chi potrei chiedere? -

Infatti ad esclusione chiaramente dei suoi genitori, tutti i suoi parenti vivevano fuori città e oltre a Saya e Akinari non aveva altri amici a cui poter chiedere un favore del genere.

Inoltre, se anche avesse trovato una persona disposta a prendersi cura di Yoichi per tutta la giornata seguente, questa avrebbe certamente preteso di sapere il perchè dello strano comportamento del ragazzo e a quel punto cos'avrebbe potuto rispondere Kunio?
Forse: "Che strane abitudini hanno a Laos, eh?"?
Meglio di no.

- Qualche suggerimento? -

Sospirò sollevando lo sguardo verso Yoichi.

L'ex gatto non aveva però neanche sentito la sua domanda, concentrato com'era nel cercare di acchiappare un povero moscerino.

- Probabilmente no... -

Dopo un'intera ora di riflessione, Kunio ancora non aveva ancora trovato una soluzione.
Erano le cinque e mezza in punto, il sole era ormai sul punto di tramontare e lui se ne stava seduto sul materasso del suo letto con lo sguardo sconsolato fisso nel vuoto e le mani immerse nella scompigliata chioma corvina della causa di tutte le sue preoccupazioni del momento, la quale ignara di essere tale se ne stava beatamente distesa sul letto con il capo posato sulle sue gambe.

- La nostra vicina di casa è un po' cieca e non ci sente bene, probabilmente se anche ti mandassi da lei per una settimana intera non si renderebbe conto di nulla... Però dubito che ti faresti lasciare da lei senza protestare. -

A quel punto Kunio chinò il capo verso l'altro, ma quello non ebbe nessuna reazione. Non riuscì a fare a meno di pensare che se fosse stato ancora un gatto in quel momento avrebbe sicuramente fatto le fusa. Al tempo stesso però pensò che fosse una fortuna che con la sua trasformazione quell'abitudine fosse scomparsa, almeno c'era un problema in meno di cui occuparsi.

- Se ti chiudo in bagno mi terrai il muso a vita, vero? -

A quel punto sorprendentemente Yoichi mugugnò qualcosa, quasi avesse davvero capito le sue parole e gli stesse dando una risposta affermativa.
Ben presto però Kunio dovette abbandonare questa speranza, rendendosi conto del fatto che si era trattato solo di uno sbadiglio.

- Vediamo... Che ne pensi del ragazzo che vive dall'altra parte della strada? È parecchio eccentrico e non parla molto, penso che potreste andare d'accordo, o forse... -

A quel punto però sentì la porta di casa aprirsi e il caratteristico rumore dei passi di sua madre.

Era arrivata la sua ultima speranza.

Picchiettò leggermente sulla spalla di Yoichi, il quale sorpreso sollevò il capo dalle sue gambe, dandogli così la possibilità di alzarsi dal letto, quindi senza aspettare ulteriormente corse verso l'ingresso.

- Mamma! -

Esclamò affacciandosi in soggiorno.

- Oh, ciao Kunio, stavo proprio per venire a cercarti. - Ribattè lei sollevando lo sguardo dalle due buste di carta che aveva davanti. - Come puoi vedere ho appena fatto la spesa, ma mi sono resa conto di essermi dimenticata la mascherina per tuo padre. Questo pomeriggio mi ha chiamata e mi ha detto di essersi un po' raffreddato. Puoi passare al konbini? Ah, poi visto che ci sei prendi anche un pacco di fazzoletti, mi sembra che li abbiamo quasi finiti. -

E nel dirlo consegnò al figlio una moneta da cinquecento yen, senza neanche dargli il tempo di ribattere.

- Volevi dirmi qualcosa per caso? -

Gli chiese allora nel notare che ancora non si muoveva.

- Ecco... Sì, in effetti sì. - Annuì Kunio infilando la moneta in tasca e incrociando le dita. - Domani Akinari vuole venire qui dopo la scuola, verrà anche Jun, un nostro... cioè, una compagna... Verrà anche Jun. Con il fatto che abbiamo un ospite in questo periodo ho provato a rifiutare, ma continuava a insistere. Se glielo dici tu magari rinuncer... -

- Oh, non ti preoccupare tesoro. - Lo interruppe però la donna sorridendo con fare rassicurante, mentre uno ad uno tirava fuori dalle buste tutti i suoi ultimi acquisti. - Akinari mi ha chiamata proprio poco fa e gli ho già detto che non c'è problema. Non penso che a Yoichi dispiaccia, no? Anche se non può comunicare per fare amicizia, sono certa che avere un po' di compagnia gli farà piacere. -

Kunio non ribattè in alcun modo a quell'incredibile quanto demoralizzante notizia.
In silenzio fece un respiro profondo, pensò ancora una volta a quanto in quel momento odiasse il suo migliore amico dal profondo del cuore, pensò a quanto sua madre, la quale solitamente non accettava ospiti in casa se non riceveva l'annuncio almeno una settimana prima, fosse stata una traditrice, si voltò per prendere per mano Yoichi, il quale in silenzio lo aveva seguito fino a lì, e trascinandoselo dietro uscì di casa.

- Questo sì che è un guaio... -

Borbottò tra sè e sè pochi minuti dopo, mentre delicatamente tirava via Yoichi dal ciglio della strada.

Il sole era quasi tramontato e i lampioni sparsi per strada si stavano rapidamente accendendo uno ad uno.
Non c'era nessuno in giro, ma per evitare incidenti Kunio aveva pensato di coprire le orecchie di Yoichi con il cappuccio della felpa che gli aveva messo quella mattina e di infilare la sua coda nei pantaloni, sperando che questa non si agitasse così tanto da uscire fuori.

- Siamo arrivati. -

Annunciò non appena scorse in lontananza l'insegna del Daily Yamazaki, un piccolo negozio fornito di una quantità incredibile di articoli diversi, situato dal lato opposto della strada rispetto a quello dove si trovava il torii che annunciava l'ingresso al tempio di Inari.

Passandoci davanti, il ragazzo non riuscì a fare a meno di soffermarsi per alcuni istanti con lo sguardo sulla piccola statua in pietra di una volpe, posta all'ingresso proprio di fianco al torii, raffigurante l'animale durante gli ultimi istanti di un suo balzo, mentre, con le zampe posteriori ancora per aria, tornava a toccare terra con quelle anteriori.

- Andiamo. -

Disse allora voltandosi alla sua sinistra, in direzione del negozio.

Fatti però un paio di passi fu inevitabile per lui rendersi conto di una cosa: Yoichi non lo stava seguendo.

Sorpreso si voltò alle sue spalle, chiedendosi che fine avesse fatto e soprattutto quando l'avesse perso di vista. Nel vedere la strada deserta si lasciò prendere dal panico e freneticamente iniziò a guardarsi intorno, sperando che non si fosse allontanato troppo.

Stava allora per mettersi a gridare il suo nome, sperando che fosse abbastanza vicino da sentirlo, quando infine lo vide.
Si trovava esattamente sotto il torii, ma prima non l'aveva notato perchè si era accucciato a terra.
Ciò che più lo sorprese però fu il rendersi conto che c'erano due persone insieme a lui, sedute a terra a gambe incrociate davanti al corvino.

Si trattava di due bambini, un maschio e una femmina di circa undici o dodici anni.

La bambina aveva un sorriso dolcissimo sulle labbra, lunghi capelli biondi raccolti in due morbide trecce e indossava un pesante cappotto rosa confetto.
A Kunio parve di averla già vista da qualche parte, ma a causa del buio non riuscì a ricordare dove.

Il bambino seduto al suo fianco invece era per lui un completo sconosciuto.
Vestito di nero da capo a piedi, il sedicenne si sorprese nel rendersi conto di non riuscire a scorgere il suo volto, che lo avesse coperto con un cappello o una maschera?
Ad ogni modo, qualche che fosse il motivo, ciò non cambia il fatto che nel vederlo il ragazzo ebbe una strana e inspiegabile sensazione.
Per quanto fosse assurdo, più lo osservava, o meglio, più cercava di osservarlo, più aveva come l'impressione che quel bambino fosse solo un ombra e nulla di più.
Un ombra che vagava priva di corpo.

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