Capitolo 24. Sempre tuo
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutti i torti e le ragioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
***
«Jay, sono così felice di vederti!» gli faccio sapere, abbracciandolo ancora una volta ma staccandomi subito dopo, così da andare a mettere la cena in cucina.
«Hai fatto una festa per caso?» mi sento chiedere con un urlo. Raggiungo il mio migliore amico in sala, trovandolo mentre si guarda attorno, passando il dito sul tavolo in cristallo e sollevando sul polpastrello un po' di polverina bianca. Rido, scuotendo la testa. Nemmeno me ne sono reso conto che casa mia è un casino; è tutto in disordine, vestiti ovunque, confezioni del cibo d'asporto e bottiglie ormai vuote che non butto da settimane. Sul tavolino di fronte al divano c'è un posacenere pieno di mozziconi e un pacchetto di sigarette a metà.
«No, ma adesso che sei qui possiamo farla!» propongo, trovandola un'idea stupenda. Jamie ride, guardandomi. «Metti un po' di musica, io mi vado a cambiare e arrivo», gli dico, senza lasciargli il tempo per rispondere. Mi precipito in camera, spogliandomi e lasciando i vestiti a terra. Dall'armadio prendo le prime cose che mi capitano a tiro, tornando il prima possibile da Jamie.
«Ehi, perché non hai messo la musica?» mi lamento, mettendo il broncio.
«Chase», dice Jamie, avvicinandosi a me. Mi rimane di fronte e mi guarda dritto negli occhi. Il suo sguardo è davvero pesante e faccio per spostare la testa, ma me lo impedisce. Appoggia le mani contro il mio collo, sollevandole verso le guance e bloccandomi.
«Che ti sei calato?» mi chiede con un sussurro, facendomi correre lungo la schiena un brivido. Scuoto la testa, sorridendo e sussurrando un "Niente". Mi libero dalla sua presa, dandogli le spalle e andando a collegare il telefono alla cassa.
Le prime note di I Follow Rivers di Lykke Li riempiono il silenzio di casa mia. Mentre io comincio a muovermi a tempo, ondeggiando, Jamie rimane imbambolato, ad osservarmi. Mi faccio sempre più vicino a lui, prendendolo per i fianchi.
«Eddai Jay, balla con me!» lo prego e non so se siano le mie parole a convincerlo, però mi asseconda. Passa le braccia attorno al mio collo, infilando il ginocchio in mezzo alle mie gambe leggermente divaricate e strusciandosi addosso a me. Le mie mani risalgono timide lungo la sua schiena, così da tirarmelo più vicino.
«Chase», mi dice contro l'orecchio, facendomi mugolare. «Voglio la stessa cosa che hai preso anche tu. Perché so che hai preso qualcosa», bisbiglia. «Che cos'è?» vuole sapere.
«Io non- io...no», rispondo secco, staccandomi da lui e guardandolo contrariato. Jamie sbuffa, facendo qualche passo verso il tavolino davanti al divano. Sfila una sigaretta dal pacchetto e la accende, portandosela alle labbra.
«No, cosa?» chiede, facendo un tiro e buttando fuori il fumo.
«Io non voglio che tu prenda niente».
«Oh...non vuoi», sussurra. «Possiamo almeno aprire il vino?» mi chiede subito dopo, passandomi vicino. Fa un ultimo tiro e mi infila la sua sigaretta tra le dita, sorpassandomi. Giro la testa, guardandolo da sopra la spalla mentre se ne va in cucina.
«Jay...» provo a chiamarlo, ma mi ignora, tornando con la bottiglia stappata. Comincia a bere a collo, mentre un po' del liquido rossastro gli scivola sul mente, finendo col sporcargli la maglietta. «Jay!» provo ancora, alzando un po' la voce, per farmi sentire nonostante la musica a tutto volume. «Cosa stai facendo? Perché sei così strano all'improvviso?» chiedo.
«Cosa sto facendo? Esattamente quello che fai tu...cose senza senso!» mi risponde, diventando improvvisamente serio e alzando a sua volta la voce. «Perché non rispondi ai miei messaggi e alle mie chiamate?»
«Ma sei serio? Sei venuto fin qui perché non ti rispondo al telefono?» domando, ridendo nervosamente.
«No, sono venuto qui perché sono preoccupato per te!» mi fa sapere Jamie, appoggiando con un tonfo la bottiglia sul tavolo. Io sussulto, rendendomi conto improvvisamente che la musica è troppo alta e me la sento pulsare contro le tempie. Provo a scollegare il telefono, ma le mani mi tremano e comincio a vedere doppio. Dopo il terzo tentativo, infastidito, tiro il telefono verso di me, gettandolo poi a terra e guardandolo mentre si spacca lo schermo.
«Chase...»
«La musica era troppo alta», dico, prendendomi la testa tra le mani, mentre scivolo contro il muro, finché non mi siedo a terra. Un secondo dopo Jamie mi è vicino, mi passa un braccio attorno alla spalla, anche se io cerco di respingerlo, e mi tira a sé, dicendomi che andrà tutto bene ora che c'è lui.
«Ho rovinato tutto Jay», dico tra i singhiozzi, bagnandogli la maglietta con le lacrime. «E per cosa? Per due fottuti minuti di notorietà? Nessuno si ricorderà di me, o se succederà non sarà sicuramente per la mia musica. Finirò per fare altre cazzate e lo sai, preferiscono tutti ricordare le cose brutte che fai, piuttosto che quelle belle», farnetico, mentre il mio respiro si fa più pesante. Dio, sto per avere un attacco di panico.
«Chasey, adesso calmati», sussurra Jamie.
«Non respiro Jay», gli faccio sapere, con il fiato sempre più corto. «Io ho bisogno di- io, Jay...» Lui mi solleva il viso, prendendomelo tra le mani.
«Ascoltami Chase, segui la mia voce», mi dice. «Adesso respiriamo insieme. Socchiudi le labbra e inspira con la bocca, poi espira con il naso. Okay?» chiede, ed io mi limito ad annuire. «D'accordo, inspira...» sussurra e lo facciamo insieme. «Ed espira», aggiunge mentre buttiamo fuori l'aria. «Stai andando alla grande piccolo, adesso lo facciamo ancora».
«Okay», bisbiglio seguendolo e finendo per sincronizzare il respiro al suo. Non so esattamente quanto ci mettiamo, non so quanto rimaniamo seduti sul pavimento, ad ispirare con la bocca ed espirare con il naso. So solo che alla fine riesco a sconfiggere l'attacco di panico grazie a Jay.
«Non hai bisogno di quella roba. Ci sono io», mi dice, stringendomi in un abbraccio, che io ricambio. Appoggio la testa contro la sua spalla, spostandola leggermente, finché le mie labbra non si appoggiano contro la sua guancia. Gli lascio un bacio contro la mandibola, poi uno contro l'angolo della bocca, finendo per buttarmi sulle sue labbra. Passano alcuni secondi prima che mi renda conto di quello che sta succedendo. Mi tiro indietro velocemente, coprendomi le labbra con le mani e scuotendo la testa, mentre continuo a ripetere "Scusami, scusami, scusami".
Jamie, prendendomi assolutamente in contropiede, si avvicina nuovamente a me e questa volta è lui a baciare me; è un bacio a stampo, le nostre labbra si sfiorano appena. Rimaniamo a guardarci, le fronti appoggiate, le nostre mani intrecciate in una stretta salda.
«Sai, appena ti ho visto mi sono innamorato di te, Jamie», confesso. «Ti amavo e tu lo sapevi, ma sapevi che tra di noi non poteva esserci niente. Credevo che fosse colpa mia, che fossi troppo piccolo per te, che i miei casini ti spaventassero. Avrei davvero fatto qualsiasi cosa perché tu mi vedessi, anche solo per un secondo, come io vedevo te. Ti amavo, ma poi ho incontrato Lando e ho capito che l'amore è un'altra cosa. Ho capito che l'amore va oltre. Lando è riuscito ad andare oltre con me, a lui non è mai importato che fossi più piccolo o che fossi un cazzo di caso umano. Lui si è innamorato di me, nonostante i miei difetti. Credo Lando sia l'amore della mia vita, non amerò mai nessuno come amo lui...non voglio amare più nessuno, non avrebbe senso». Jamie abbozza un sorriso, sentendo le mie parole.
«Anche tu mi sei piaciuto fin da subito, non credere. Ma sì, lo sapevo che non poteva esserci niente tra di noi. E non perché tu fossi più piccolo o incasino, semplicemente perché quando ti guardavo sai cosa vedevo? Vedevo la persona con cui volevo, e voglio ancora, condividere ogni momento della mia vita, fino alla vecchiaia. Ho sempre visto in te la mia persona, la persona migliore di tutte. Il migliore ad ascoltare. Il migliore a consolare. Il migliore con cui scherzare, ma anche con cui piangere. Il mio migliore amico», mi fa sapere, mentre le lacrime mi rigano le guance.
«Ti prego, non mi lasciare anche tu», lo supplico, singhiozzando.
«Ma no, che dici! Pensavo di rimanere per un po' qui con te. Come ai vecchi tempi, quando te ne stavi nella cameretta a casa mia. Te lo ricordi?» chiede, asciugandomi le lacrime.
«E come farai con il lavoro?»
«Beh, ora che sono caporedattore posso curare la mia rubrica anche da qui. E voglio continuare a scrivere il mio libro. Sai, sono un po' bloccato, sono sicuro che cambiare aria mi farà bene».
«E Charles?» chiedo timidamente, imbarazzato a pronunciare il suo nome.
«Per lui è okay, non ti preoccupare», mi tranquillizza. «Che ne dici se adesso ceniamo? Mettiamo un po' in ordine la cucina, ci mettiamo a tavola e ceniamo. Poi da domani basta con il cibo d'asporto; vado a fare la spesa e cuciniamo qualcosa insieme. Magari una zuppa di legumi».
«Una zuppa?» chiedo, tirandomi un po' indietro e guardandolo con una smorfia.
«Sì, una zuppa», ripete. «I legumi sono fantastici, fidati di me, ne hai bisogno». Abbozzo un sorriso, annuendo. Jamie si alza da terra per primo, allungando il braccio e aiutandomi a fare la stessa cosa.
Mentre io mi siedo al tavolo, lui mette un po' in ordine e riscalda il cibo in microonde. Apparecchia per entrambi, mettendomi davanti un piatto, le posate e un bicchiere, che riempie con dell'acqua. Divide il cibo cinese che ho preso in due parti uguali, quindi si siede anche lui e cominciamo a mangiare. Stiamo in silenzio, riempiendolo con il rumore che fanno le posate contro i piatti.
«Oh sì, piccolo aggiornamento!» dice di punto in bianco Jamie, attirando la mia attenzione. «Valerie e Carlos si sono finalmente decisi e vanno a vivere insieme. Hanno preso una casetta davvero carina, adesso la stanno ristrutturando».
«Sembra grandioso», ammetto. «Val sta bene?»
«Le manchi, magari protesti chiamarla», mi suggerisce, facendomi sentire terribilmente in colpa, perché negli ultimi tempi l'ho sempre evitata, non rispondendole mai.
«Sì, la chiamo. Domani mattina».
«Bene», dice Jamie, contento. «Andiamo avanti. Allora, ehm...Ric vuole chiedere a Grace di sposarlo».
«Cosa? Davvero?!» chiedo sorpreso.
«Sì, le ha già preso l'anello, ma dice che non trova mai il momento giusto per farlo. Secondo me invece ha solo paura, il che...beh, è normale. Credo».
«Intanto lei dirà di sì», dico sicuro di me, alzando le spalle.
«Potresti chiamare anche lui. Magari se si sente dire da qualcun altro che andrà bene si decide e lo fa! Va con l'anello in tasca da un mesetto. Te lo giuro, è imbarazzante». Ridiamo entrambi, scambiandoci uno sguardo. «Oh sì, Ford è stato poco bene qualche settimana fa, ma niente di grave, gli era solo entrata una spina nella zampa. Comunque, che spavento!»
«Tra te e Charles va tutto bene, sì?»
«Sì, va...alla grande», mi dice ma la sua voce si inclina un po'.
«Jay?»
«Non l'ho detto a nessuno, forse perché volevo che fossi il primo a saperlo. Ne abbiamo parlato solo una volta, però ci penso spesso». Un po' preoccupato, allungo il braccio verso di lui, prendendogli la mano. «Charles vuole un figlio. Con me. Cioè, non proprio "con me", però...lui vuole diventare padre, vuole una famiglia insieme».
«E tu?»
«Chase, questa domanda mi sa di déjà-vu», mi fa notare, ridendo. Già, quasi tre anni fa, quando Charles gli ha detto di amarlo per la prima volta ed è venuto a raccontarmelo, io gli ho fatto questa domanda. Quante cose sono cambiate da allora...
«Io- io ho una cazzo di paura che non puoi nemmeno immaginare. Non so se sono pronto, ho solo ventisette anni! Se dico a Charles che sì, lo voglio un figlio, ma poi tipo...lo rompo?»
«I bambini non si rompono», lo rassicuro. «Jamie, tu sarei un padre fantastico! Assolutamente meraviglioso. E sai come faccio a saperlo? Perché hai fatto pure a me da padre e non immagini quanto vorrei assomigliare di più a te, che al mio vero padre. Ma sai come si dice...la mela non cade lontana dall'albero».
«Tutte stronzate», dice, scuotendo la testa.
«Jamie, sono un cazzo di tossico», ammetto ad alta voce, sentendomi subito dopo più leggero. «Lando l'aveva capito. Io non so cosa sai, non so cosa ti ha detto, però...ho veramente fatto schifo alle Maldive. Non ricordo niente, ma il modo in cui Lando mi ha guardato quella mattina mi ha fatto capire che ho toccato il fondo».
«Il fatto che tu lo stia ammetterlo è positivo», mi fa notare Jamie. «Ho così tanta paura di perderti che nemmeno immagini! Mi spaventano molto la vita che stai vivendo, le pastiglie che prendi, le persone che frequenti e i ritmi che hai. E se una volta prendessi una dose di troppo? Io...Chase, ti prego, devi smetterla. Devi farti aiutare». Lo sguardo preoccupato di Jamie, la sua voce che trema un po' e gli occhi lucidi mi fanno capire che mi sono sbagliato. Ho avuto dei momento negli ultimi mesi in cui ho pensato che a nessuno importasse di me. Mi sono detto che se fossi morto non sarei mancato a nessuno, perché sono sempre stato un peso.
Ma non per Jamie.
«Sì, hai ragione, devo farmi aiutare», sussurro. «Però adesso sono stanco e voglio dormire», gli faccio sapere, alzandomi dalla sedia.
«Certo Chase, vai a dormire, metto io a posto qui», dice, alzandosi a sua volta e cominciando a sparecchiare. «Se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, chiamami». Annuisco, dandogli le spalle e facendo alcuni passi verso la porta. Prima di andarmene però mi giro, guardandolo.
«Jay?» lo chiamo e lui alza la testa. «Come sta Lando?» chiedo.
«Uno schifo», mi fa sapere con una smorfia. «Ci siamo visti prima che partissi per venire da te. Mi ha detto di fare di tutto, qualsiasi cosa, per farti ragionare. Quel ragazzo ti ama da morire, Chase. Ma questo lo sai già...» Abbasso lo sguardo, cercando di nascondere un sorriso.
Ma continuo a sorridere finché non mi addormento, con un solo pensiero nella testa: Lando.
***
«Stai scherzando?» chiede Sarah, alzando un sopracciglio.
«Ti sembra che stia scherzando?» interviene Jamie, prima che io possa rispondere, lanciandole un'occhiataccia. Mi giro verso di lui, che è in piedi vicino alla finestra dello studio della mia agente, osservandolo mentre si avvicina. Appoggia le mani contro la scrivania, tenendo le braccia tese mentre si sporge leggermente in avanti. «Chase ha sviluppato una dipendenza da benzodiazepine, e sai chi cazzo gli ha dato il Lexotan, senza prescrizione medica? Tu!» le dice. «E mischia droghe e alcol, praticamente sempre. Quindi...» sibila, serrando la mascella. «Chase andrà a farsi disintossicarsi. A me non importa un cazzo dei suoi impegni, la sua salute viene prima. E poi, non vuoi che si sappia? Bene, inventati qualcosa! Anzi, no, sai cosa: sei licenziata».
«Cosa?» chiede lei, mettendosi a ridere.
«Jamie ha detto che sei licenziata», ripeto io, attirando così tutte le attenzioni su di me. Il mio migliore amico mi sorride, mentre quella che ormai è la mia ex agente si alza dalla sedia, sbattendo i pugni sulla scrivania.
«Guarda che mi devi tutto, non saresti niente senza di me», sputa in maniera velenosa Sarah.
«In realtà ti devo solo la liquidazione», la contraddico, alzandomi dalla sedia e fiancheggiando Jamie, che si ricompone, incrociando le braccia al petto.
«Chase, stai facendo un errore madornale!»
«Ne ho fatti tanti Sarah e voglio provare a rimediare, ma no, questo non è sicuramente un errore», dico, dando una pacca sulla spalla al mio migliore amico, per fargli capire che possiamo andare.
Mentre Sarah diventa tutta rossa in faccia e sta per avere un crisi di nervi, Jamie le sorride, salutandola con la mano.
Ciao Sarah!
***
Sotto un sole pallido, davanti ad un cancello in ferro battuto, sembra quasi che io e Jamie ci stiamo per dire addio per sempre. Dio, sa essere così melodrammatico certo volte!
«Hai preso tutto? Hai abbastanza cambi di vestiti? E il caricabatterie? Va beh, ma comunque io posso anche venire a portarti qualsiasi cosa ti serve e-».
«Jay, sei stato qui con me due settimane! Devi tornare a casa», dico. «E comunque sì, ho tutto!» lo rassicuro. Gli sorrido, mentre lui mi guarda preoccupato. Sporgendomi in avanti, gli butto le braccia al collo e lo abbraccio, sentendomi stringere forte. «Andrà tutto bene. Quando verrai a prendermi, tra un mese, sarò pulito, te lo prometto», sussurro, facendolo sospirare. «Sarai il migliore padre del mondo», dico di punto in bianco, sentendolo irrigidirsi. Allora mi stacco, prendendolo per le spalle e guardandolo. «Il migliore», ripeto. Jamie annuisce, sorridendomi. So che non ha fatto altro che pensarci e spero davvero che appena sarà a casa, ne parlerà con Charles.
«Posso chiederti un favore?» domando.
«Certo, dimmi», risponde lui. Frugo nella tasca interna della mia giacca di jeans, tirando fuori una busta con sopra il nome di Lando. La porgo al mio migliore amico, che la prende subito.
«Appena arrivi a Londra passa da un fioraio e...prendi delle peonie bianche», dico, facendolo ridere. «Fai recapitare i fiori a Lando, insieme a questa lettera».
«Lo sai che morirò dalla voglia di leggerla, vero?» chiede.
«Lo so, ma sei il mio Cupido e mi fido di te!» lo informo, dandogli un ultimo bacio sulla guancia prima di andarmene.
***
Ciao Lando,
mentre tu leggerai questa lettera io sarò in una clinica, a farmi disintossicare. Molto probabilmente non me la starò passando molto bene. Molto probabilmente mi mancheranno le pillole, l'Ecstasy, la cocaina. Ma non ha importanza. Tu mi mancherai più di qualsiasi altra cosa. Mi manchi da quando ci siamo lasciati in quella stanza d'albergo. Mi sei mancato ogni giorno, ogni attimo e non sai quanto mi odio.
Sai, stavo per venire a prendere l'aereo con te, per tornare a Londra insieme. All'ultimo ci ho ripensato, sono rimasto a guardare il tuo aereo decollare e ho capito di aver sbagliato ogni cosa. Ma era troppo tardi e allora ho continuato a fare scelte sbagliate. Mi sono detto che era meglio così, che uno come me non si meritava di avere accanto uno come te. Se ti ho lasciato andare è solo perché ti amo troppo. Che frase del cazzo, ma è la verità!
Ti amo Lando Norris, non smetterò mai di amarti, perché te lo giuro, ne sono certo, sei perfettamente sbagliato per me. "Perfettamente sbagliato". Queste parole mi sono frullate per la testa per giorni, le ho buttate su un foglio e ho scritto una canzone. L'ennesima che parla di te, non vedo l'ora di cantartela.
Sempre tuo,
Chase.
p.s. spero le peonie bianche non facciano la stessa fine di quelle di Jamie!
***
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