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single chapter

june plays sweet nothing
by Taylor Swift

- 🧡 -

È da un po' che non sorridevo come in questo momento.

Avevo preso la mia macchina fotografica e stavo immortalando il mio migliore amico che stava baciando quella che dovrebbe essere diventata la sua ragazza in un garage ormai vuoto dopo una stressante prima giornata di libere durata veramente tanto. Siamo arrivati qui stamattina presto e ora che è quasi mezzanotte nessuna delle squadre ha veramente lasciato il paddock completamente.

Andai verso la pit lane per fare delle ultime foto a meccanici e ingegneri che avrei editato e postato la mattina seguente. Sbadigliai mentre rimettevo la macchina fotografica dentro lo zaino.

«non dovresti andare a letto?» l'inglese in divisa arancione mi circondò le spalle con un braccio e io istintivamente appoggiai la testa alla sua spalla.

«è Russell che dovrebbe riportarmi in hotel in verità» mormorai mentre il ragazzo mi stringeva a sé. Ho già detto che è da un po' che non sorridevo così?

«anche a me, in verità» ridacchiò Lando. «facciamo prima ad andare a piedi, secondo me» continuò lui. Si vedeva che era veramente serio.

«prendi tu l'altro zaino» «si, lo faccio» ci guardammo per un paio di secondi, ma non riuscii a sostenerlo per più di quelli. Non sono mai riuscita a farlo.

Mi staccai da quell'abbraccio e poi entrai dentro il garage per prendere il mio Eastpak giallo pastello a cui aggiunsi la macchina fotografica che avevo messo nell'altro zaino al mio computer (principalmente).

Guardai per l'ultima volta George e Cécile, che sembravano non vedermi mentre erano immersi nell'oscurità del box delle frecce d'argento illuminato solo dalle tante luci presenti in pit lane.

Mi venne in mente un'idea mentre ero lì a osservarli. Presi fuori dal Kanken lilla (ma con le bretelle arcobaleno) la polaroid che mi regalò il nonno ormai dodici anni fa e, aiutandomi con la torcia del mio iPhone, feci loro una foto.

Poi scappai. Non volevo che George sapesse che avevo messo un'altra sua foto nell'album delle meraviglie. Nonno Frenkie disse «solo le cose importanti andranno inserite».

Russell è l'unico a sapere della sua esistenza. In verità credo che lui sia l'unico a sapere molte cose che mi riguardano.

«cos'hai in mano?» «una polaroid» Lando mi guardò male quando gli diedi quella risposta. Io ridacchiai. Non gli volevo mostrare il mio album. A lui non potevo proprio mostrarlo. Non in questo momento, almeno.

«posso vederla?» «certo» gliela passai e lui la osservò per un paio di secondi. Adesso mi starà per dire quanto ama le foto che faccio: è da quando ci siamo conosciuti che ogni volta che ne vede una lo deve dire. E sa bene quanto mi imbarazzi la cosa.

Al contrario di quello che pensassi, mi ridiede la foto, poi prese in spalle il mio Eastpak e mi guardò. Per non prendere fuori l'album, misi la polaroid in tasca.

«non dici nulla?» «vuoi che ti dica per la milionesima volta che amo tutte le foto che fai?» «no» «allora non dico nulla»

risi della cosa «è strano che tu non dica nulla, parli sempre» «lo prendo come un insulto»

- 🧡 -

Stavamo camminando per le strade di Las Vegas, tutte illuminate e vive, anche se ormai è quasi l'una di notte.

Non mi piace molto questo mood. Preferisco la perenne calma di Inverness, dove ho vissuto i primi otto anni della mia vita accompagnata dall'enorme famiglia scozzese di mamma. Preferisco di gran lunga anche Bogotà, dove passavo tutte le estati con Celeste, la mia abuela, nonché madre di mio padre.

Anche se il mio posto del cuore rimarrà sempre la mia Londra. Riesco sempre a trovare nuove ispirazioni ogni giorno, che sia per foto o disegni.

E se dovessi scegliere un posto tra tutti direi la piscina olimpica. L'anno che ho passato assieme alla squadra olimpica non lo dimenticherò mai (anche perché il COVID non lo potrò facilmente dimenticare). Poi ho fatto la scelta di abbandonare il nuoto e di dare tutta me stessa nella fotografia.

George ha fatto vedere le mie foto ai piani alti della Mercedes ed eccomi qui per il secondo anno consecutivo a fare foto a lui e Lewis.

«non ti vedo convinta di Las Vegas» «la pista fa schifo, l'atmosfera americana mi fa cagare e...» «ho capito, ho capito»

Stavamo passando di fianco a tutti i negozi di lusso prima di arrivare al nostro hotel. Mi fermai però alla vista di uno dei negozietti per noi comuni mortali, molto indie come piace a me.

Guardai un maglioncino tutto a righine colorate, con un taglio a cuore in mezzo. «con i jeans rosa che ho in valigia ci starebbe bene» ho sempre voluto dare un tocco di vita alla divisa bianca e nera della squadra.

«non possiamo rompere il vetro e prenderlo» «perspicace, Sherlock» poi sospirai. «domani vengo a prenderlo tra le prove libere e le qualifiche» mormorai prima di continuare a camminare. Vidi Lando fermarsi due secondi in più a guardare, ma non ci feci caso all'inizio.

«perché hai sempre dietro la polaroid?» la curiosità di quest'uomo finirà per distruggermi. «non so quando potrei aver bisogno di utilizzarla»

Lui alzò un sopracciglio, facendo una faccia confusa. Sembra un cucciolo di cane ogni volta che fa quella faccia e credo anche di avere una sua foto di quando la fa.

«nonno dice che devo utilizzarla solo per momenti importanti» «e Cécile e George che limonano lo era?»

Io annuii. «ho fatto una foto anche quando si è messo con Seychelles e con Carmen» «e quando si è lasciato?» «gli ho dato la possibilità di sfogarsi strappando le foto, anche se non penso lui abbia avuto il coraggio»

«hai anche delle foto con i tuoi ex?» «io le ho strappate quelle...» non finii quella frase, ripensando a una cosa.

«quella frase non è finita» presi fuori l'album dallo zaino e lo aprii facendo attenzione a non far vedere nessuna foto a Norris. Una foto l'avevo tenuta. La tirai fuori e la diedi al mio compagno.

«l'ho già vista lei» «Paige Lancaster, attualmente campionessa olimpica nella piattaforma 10 m...tuffi, ovviamente. La prima a battere la Cina in questa disciplina»

«ed è la tua ex?» «già, siamo state insieme da Giugno 2020 ad Agosto 2021» lui annuì: aveva cambiato espressione quando abbiamo cambiato argomento. Era comunque curioso, perché da me è strano sentire queste cose.

«perché vi siete lasciate?» sospirai. «perché dopo le olimpiadi di Tokyo ho lasciato lo sport» «a vent'anni?» «preferisco questo mondo a quello del nuoto...e poi, andare via da campionessa olimpica nei 100 m stile libero ha un certo fascino» «alla Nico Rosberg, insomma»

«e lei se l'è presa?» scossi la testa «solo che non ci saremmo viste spesso: lei in estate è in giro per le gare, in inverno ha la ISL, io tutto l'anno sono in fabbrica»

«quindi la ami ancora?» «per un po' ho continuato a farlo, ma sono sicura di non amare lei in questo momento» non potevo rispondere in maniera peggiore.

«quindi ami qualcuno?» arrossii. La mia fortuna è stata che eravamo ormai arrivati. Gli sfilai il mio zaino dalle spalle e corsi fino alle scale. «ti lascio con il beneficio del dubbio. Buonanotte»

Li sentii ridere. «Buonanotte»

- 🧡 -

«Lando?» chiesi a Oscar quando per la colazione c'era solo lui. Mi sedetti di fianco all'australiano, mentre sorseggiavo il cappuccino al caramello dello Starbucks che è accanto all'hotel. Facevo anche un bel po' di rumore, in verità.

«è andato in pista»

«con George?» «probabile, dato che ha lasciato le chiavi della macchina in camera»

«mh» ero pensierosa. «che c'è?» «facciamo sempre colazione insieme prima delle qualifiche» vidi Piastri che mi guardava ghignando.

«gelosa?» «no, perché se un'altra ragazza gli girasse intorno, lo saprei» gli unici due a cui avevo detto a caratteri cubitali che Lando mi piaceva (e assolutamente non poco) sono George e Oscar, che non a caso sono i miei due migliori amici.

Cécile ci ha messo meno di mezza giornata a capirlo da sola, ma d'altronde è una ragazza e viene dalla città dell'amore per eccellenza, quindi queste cose le capisce. Lewis mi perseguita, perché vuole una conferma che da me non avrà. Per ora almeno.

«e chi te lo direbbe?» «scegli: tu o George» Oscar rise. «va bene, mi arrendo. Hai ragione» «sono contenta di sentirlo»

Intanto la francese fece il suo ingresso trionfale in sala e si mise nell'ultima sedia libera. «il mio ragazzo?» «lui e Lando se ne sono andati in pista» Cécile roteò gli occhi.

«non hai voglia di guidare?» «esatto» «faccio io» intanto Oscar finiva la sua colazione ascoltandoci parlare.

«Piastri» «mh?» «se vengo a sapere che non mi hai detto tutto nei minimi dettagli, le prendi» «okay, capo»

Cécile e io ci alzammo e andammo verso la McLaren che ha in possesso (temporaneo) la mia amica.

Ho sempre sognato di guidare un auto di lusso, ma George e Lando me l'hanno completamente vietato, anche se ho passato l'esame di guida meglio di loro. Russell è stato bocciato al primo e io non sono mai stata bocciata a nulla.

Le strade di Las Vegas alle nove e mezza di sabato mattina sono il contrario di quelle di Londra: vuote.

«ti dispiace se passiamo da un negozio?» «non dico mai di no a dello shopping, appuntatelo» «ti chiamerò spesso» effettivamente è da un po' che non ho una amica con cui andare a fare shopping.

Parcheggiai davanti al negozio che avevo visto ieri sera. Notai subito che in vetrina non c'era il maglioncino che avevo visto ieri.

Comunque entrai. «mi scusi» disturbai la commessa, che si voltò verso di me, mostrando anche un po' di disgusto verso il mio accento. Ci ho messo poco a capire che nelle metropoli degli Stati Uniti non amano gli inglesi. Spesso e volentieri perché non ci capiscono.

«avevo visto un maglioncino in vetrina ieri...» «l'ho appena venduto» annuii e guardai subito Cécile che era anche interessata a degli abiti. Afferrò subito il concetto: "non comprare da sta qua, che mi ha rotto i coglioni". Mi fece strada fino alla macchina.

«ma non era "il cliente ha sempre ragione"?» «non per lei, lascerò delle recensioni negative» ridacchiai alla risposta della Noel, prima di rimettere in moto la macchina e dirigermi finalmente verso il paddock.

Lasciai Cécile andare dritta verso il nostro hospitality con il mio Eastpak, mentre io mi fermai prima entrando convinta dentro quello della scuderia di Woking.

Lando quando mi vide iniziò a ridacchiare. «Oscar dice che sei gelosa» roteai gli occhi. «è due anni che facciamo colazione insieme prima delle qualifiche» sono molto attaccata alle tradizioni.

«io colazione non l'ho fatta, se per quello» «io si, con Cécile e il tuo informatore» continuò a ridere.

«vuoi che pranziamo insieme?» «solo se vuoi farti perdonare» «si, mi farò perdonare» mi alzai. «un po' più convinto la prossima volta» Andai verso l'uscita per cominciare a fare il mio lavoro.

«è un sì o un no, quindi?»

- 🧡 -

Oggi a pranzo non c'è stata anima viva dentro all'hospitality. Io rimasi lì a editare vari video che dovrebbero uscire tra i vari social mentre mangiavo le robe che ho comprato dal McDonald's.

«adesso sei tu che non mi aspetti, però» io ridacchiai guardando Lando che entrava e si sedeva di fianco a me.

«ho preso un panino anche a te» lui mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia. Prima di chiudere di forza il mio computer e metterlo nello zaino.

Di solito quando uno fa' così mi arrabbio, ma non credo di poter avercela con lui in questi giorni.

Iniziammo a mangiare parlando del più e del meno. Nonostante siamo quasi sempre insieme troviamo sempre di cui parlare. Al contrario ci sono persone che non vedo mai e con cui puntualmente non riesco a fare conversazione.

«ora ti faccio un regalo» e mi tirò su una busta di carta rosa con un biglietto.

«non l'hai fatto tu» «il biglietto non era previsto, ma volevo farmi perdonare. E si, l'ha fatto Imogen»

Aprii prima il biglietto, vedendo tutti i piccoli disegnini che caratterizzano lo stile della mia amica.

"So che in questi giorni il tuo milky boy è un po' strano, ma so che anche tu non sei a postissimo ultimamente. Non che siamo stati mai tanto normali, in verità. Visto che tu sei aperta ieri con me, vorrei farlo anche io.

So che potresti ridermi in faccia dopo questa mia uscita perché «non è da Lando», ma sono sicuro che riuscirai a capire. Spero presto, ma non ho fretta.

Mi sono innamorato di una ragazza sempre con la testa tra le nuvole, che ogni giorni mi racconta un nuovo mondo. Mi sono innamorato anche di una ragazza che è sempre lì con una coccola e un video di gattini che tu tira su il morale. Infine mi sono innamorato di una ragazza che non ha paura di nulla (tranne che dell'altezza e scusa se ho interpellato una tua vecchia conoscenza, ma neanche George sapeva di cosa tu avessi paura e volevo assolutamente fare questa aggiunta).

il tuo milky boy di quartiere,
Lando"

Alzai lo sguardo dal foglietto, che avevo ormai appoggiato sul tavolo e iniziai a osservare il pilota, che aveva ormai gli occhi fissi sulle sue scarpe.

Mi alzai dalla sedia e gli iniziai ad accarezzare i capelli. Strano si, ma è spesso questo il modo che con lui è più efficace per avere attenzione.

Sorrisi e non so come ho fatto a rimanere lucida in quel momento.

Quando lui mi guardò non riuscii neanche per un secondo a dire al mio cervello di non farlo, ma ormai le mie labbra erano sulle sue e la mia mente in un'altra dimensione.

Mi tirò a sé e mi sedetti sulle sue ginocchia, senza staccarmi per un attimo. Non lo feci fino a quando ero decisamente a corto di fiato. Appoggiai la mia fronte sulla sua, respirando rumorosamente.

«posso non aggiungere nulla?» lui rise. «certo» gli diedi un bacio a stampo. Non c'era altro da capire. Era tutto chiaro sia per me che per lui.

«quello cos'è però?» «non hai detto che ti piaceva un maglioncino? Ho dovuto giocare la carta George William Russell per affrontare una commessa del cazzo»

- 🧡 -

«ora posso guardare l'album delle meraviglie?» «torniamo a Londra e davanti a un perfetto tè all'inglese, ti racconto tutto»

«perché?» «perché nonno Frenkie ha detto così. Così ho fatto con George, così ho fatto con "la mia vecchia conoscenza", così farò anche con te»

«dovevo chiedere a Paige anche di nonno Frenkie»

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