8.0 Complicato.
Le sue urla lo pugnalavano. Gli entravano in corpo attraverso le orecchie e gli rimbombavano nel cervello, lo facevano sentire come se fosse lui stesso a provare il suo dolore.
Le sue lacrime lo lasciavano sgomento, gli facevano bruciare le guance come se le stille salate scorressero sul suo, di volto.
Le sue suppliche gli penetravano nella memoria e restavano lì ad incolparlo di non aver fatto nulla, proprio come era stato.
Draco si trovava in piedi, in un angolo, accanto ai suoi genitori. L'aria era fredda e il parquet scricchiolava in alcuni punti, sotto il peso dei loro corpi. L'atmosfera era cupa come sempre lo era stata, in quella casa. Al centro dell'immensa stanza, proprio sotto il candelabro di cristallo, si trovavano due donne a terra. Una aveva i capelli neri e ricci, disordinati, i lineamenti duri e lo sguardo folle. L'altra non aveva sguardo.
Teneva gli occhi chiusi tentando di scacciare le lacrime che prepotenti le sfuggivano, davanti a tre paia d'occhi che insensibili la guardavano soffrire... Tra cui c'era lui.
«No! Lo giuro!» gridò ancora la ragazza, e udire la sua voce rotta fu uno strazio.
Una risata crudele lasciò la bocca di sua zia che, china su Hermione, si avvicinò al suo orecchio.
«Bugiarda.» sibilò, con una voce che avrebbe fatto paura a chiunque. La sua bacchetta si mosse di nuovo, ed Hermione urlò di dolore, poi Bellatrix si chinò sul suo braccio e continuò la scritta. Mud... Il coltello si conficcò nella carne della ragazza che si dimenava inutilmente, tracciando un pezzo della "d". Sanguemarcio.
Un brivido di orrore e disgusto lo attraversò, e i pensieri fecero a gara per confonderlo. Una nuova e del tutto sconosciuta ondata di qualcosa che non sapeva definire lo spezzò in due, eppure restava lì fermo e immobile senza fare nulla. Ancora gli bruciarono le gote come se vi scorresse lava, il bruciore si propagò verso il petto e la gola, dandogli il bisogno di un urlo disperato. Eppure lui restava ancora immobile.
Quando il coltello di sua zia squarciò nuovamente la pelle della Granger, un dolore acuto e intenso lo colpì all'avambraccio. Confuso da quella nuova e orribile sensazione, posò lo sguardo sull'origine del suo dolore. Quando vide dal suo polso sgorgare del sangue e impregnare la manica della sua giacca, gli cedettero le ginocchia, proprio mentre Hermione gridava ancora.
«No!»
Smettila! Gridò la sua mente alla ragazza. Le sue urla lo spezzavano e lo facevano sprofondare nel burrone da cui si era tenuto alla larga con tanta fatica.
Basta! Ti prego, smettila!
Ma nessun suono usciva dalla sua bocca. Il contatto col pavimento scuro lo squassò. Guardò i suoi genitori, ma non lo degnavano di nota, troppo concentrati davanti allo spettacolo che lui non riusciva a sopportare.
L'urlo che aveva in gola tentò di arrampicarsi fuori, gli graffiò la gola e lo lacerò. Il bruciore si era spostato all'altezza del cuore e lo stava stringendo come a volerlo strangolare.
Smettila! Voleva urlarlo, voleva uno sfogo.
Piano piano la sua trachea cominciò a chiudersi, facendolo soffocare. La risata di sua zia lo raggiunse mentre si portava una mano alla gola tentando di respirare. Guardò Hermione, che ora aveva gli occhi puntati nei suoi. La sentì, incredibilmente reale... Poi, lentamente, vide le sfumature dei suoi occhi diventare tutte uguali, le vide sparire e vide sparire la vita da lei. Nel momento in cui qualcosa sembrò spegnersi in lei, l'urlo nella sua gola si fece spazio fino ad uscire e distruggere tutto.
-
«No Ron, non va tutto bene.» finalmente, Hermione guardò il rosso negli occhi, sapendo che i suoi dovevano essere lucidi. Quella mattina, quando il suo ragazzo le aveva posto quella solita domanda, lei non ce l'aveva fatta più.
«Cosa é successo?»
La ragazza si guardò intorno, sicura che non sarebbe stata capace di dirglielo, non in Sala Grande, non mentre sentiva due occhi di ghiaccio che le trapassavano la nuca. Appoggiò un secondo il capo sulle mani giunte, sul tavolo... Poi si alzò di scatto e disse a Ron di venire con lui.
Anche Harry li seguì, avendo notato che qualcosa non andava, ancor più delle altre volte.
In una delle tante rientranze dei muri di Hogwarts, Hermione fece cenno ai suoi amici. Si stava torturando le mani... Poi non ce la fece più e cominciò a pizzicarsi furiosamente il labbro inferiore.
Si guardò di nuovo intorno, poi incrociò degli occhi verdi, pieni di preoccupazione. Prima che potesse fermarsi, si buttò tra le braccia dei suoi amici.
Harry le parlò tra i suoi capelli.
«Hermione... Cosa ti succede?» nella sua voce c'era una sfumatura che lei riconobbe sin troppo bene. Cosa ti succede, cosa ti é successo da sette mesi a questa parte?
Decise di far finta di non aver capito il significato intrinseco della sua domanda, e disse solo:
«Ho visto la McGranitt, ieri. C'è qualcosa che non sapete.»
-
«Dra ma che stai facendo?» Blaise, di fronte a lui, lo riscosse. Abbassò lo sguardo, e i rumori della Sala Grande tornarono a sfondargli le orecchie. Gli occhi blu dell'amico lo squadravano.
Vide con la coda dell'occhio una massa di riccioli bruni uscire dalla sua vista, e dovette reprimere l'impulso di voltare la testa per seguirla ancora con lo sguardo. Era dalla notte prima che sapeva esserci qualcosa di storto. La Granger sembrava molto scossa e, nonostante lei avesse continuato ad eludere le poche domande che si era permesso di porgerle, non era affatto convinto.
Aveva visto i suoi occhi scrutare i suoi amici, le spalle tese. Aveva visto le sue mani torturarsi tra loro, le stesse mani che la notte prima lei aveva allungato per prendere la sua sciarpa trasfigurata. Chiuse un attimo gli occhi e rivide il suo corpo tremare sempre di più, man mano che l'incantesimo scaldante svaniva, la rivide prendere il mantello in silenzio, senza dire una parola. Le sue mani affusolate che stringevano il tessuto, in un pugno...
Come se fosse stato uno schiantesimo, nella sua mente piombò il ricordo vivido e terrificante dell'incubo di quella notte, e fu come sentire le sue urla ancora una volta, chiare e nitide nelle orecchie.
Inspirò bruscamente ed aprì gli occhi, le sue tempie stavano martellando. Aveva passato tutta la sua colazione così, fermo immobile a guardarla mentre le immagini di una Granger disperata ed urlante si sovrapponevano alla realtà, ferendogli la mente come spilli da dieci centimetri.
Il ricordo di quel sogno non l'aveva lasciato un istante da quando si era svegliato. Era come se il suo subconscio volesse una spiegazione, ma allo stesso tempo volesse assicurarsi che lei stava bene. Un senso di incredibile pesantezza gli affibbiava il petto... Fottuta Mezzosangue. Era tutto complicato.
Perché Merlino doveva perforargli il cervello in quel modo? Si sentiva sotto effetto di un incantesimo, privo della facoltà di dare una direzione ai suoi pensieri. Che quella strega degna del suo nome l'avesse affatturato?
Era frustrante e insopportabile, gli veniva la voglia di schiantarla lì su due piedi... Ma la cosa peggiore era l'effetto che quei pensieri avevano su di lui. Quella mattina, quando si era svegliato, si era sentito spaventato come non lo era da molto tempo. Ci era voluta una buona mezz'ora per riuscire a scacciare i pensieri e a guardarsi davanti ai piedi senza che le immagini lo accecassero. Mezz'ora in cui aveva dovuto lottare contro il cuore che martellava e l'avvicinarsi di uno strapiombo che aveva imparato a fatica a controllare, col tempo.
Perché? Perché quell'incubo?
Non poteva mentire a sé stesso, sapeva che lo era. Un incubo in piena regola.
Tante volte nei suoi sogni si erano intrufolati volti di persone senza nome, morti che veleggiavano tra la sua coscienza e il mondo dell'irreale come fantasmi. Tante, troppe volte si era ritrovato a rivivere la paura di quel buio, ma mai aveva sognato la Granger, mai. Non si era mai soffermato troppo su ciò che era accaduto a quella ragazza a Malfoy Manor, quel giorno. Sentiva come se il concentrarsi su ciò che era successo fosse una mancanza di rispetto per i suoi genitori, per sé stesso e come era cresciuto. Non aveva mai analizzato come si fosse sentito mentre udiva le urla della Granger, non avrebbe dovuto importargli. Non importava.
Lei non era quella bambina che aveva visto diventare fanciulla e poi donna, mentre lui si trasformava in ragazzo e uomo... Era una Sanguemarcio. Non gli era dato porsi domande, e il suo guardarla per sette anni non era che un errore.
Cosa era cambiato? La disperazione che possedeva dietro quel pensiero lo spaventava. Aveva bisogno di capire ciò che accadeva nella sua mente.
Appoggiò la testa sulle mani giunte, sperando che il freddo dell'anello che portava all'anulare destro aiutasse il pulsare della sua testa... Ma non funzionò. Precedette l'amico, e parlò con la voce annoiata soffocata contro il tavolo.
«Sto bene, Blaise.» udì un lieve spostamento d'aria, ed ebbe la conferma che il suo amico aveva sbuffato.
«Tu, piuttosto... Che cosa ti succede?» aveva notato le occhiaie che il moro portava già da qualche giorno. Non c'era Mezzosangue so-tutto-io che l'avrebbe reso cieco a tal punto da non vedere che tra i suoi amici qualcosa non andava.
Sollevò lo sguardo e vide chiaramente quello di Blaise rabbuiarsi. Stava aprendo la bocca per parlare, gli occhi sempre bassi, quando Daphne si sedette al tavolo, distraendo entrambi.
«Buongiorno.» sussurrò, e i suoi occhi verdi fissavano Blaise, che però non ricambiò lo sguardo. Raramente Draco l'aveva vista così. A qualche metro, c'era Theo. Si sedette anche lui senza una parola, accanto a Daphne, e si scambiarono uno sguardo. Quel giorno era surreale. Prima sognava la Granger e non riusciva a non pensarci, poi questo. Quando, dopo lunghi minuti di silenzio, Daphne si alzò velocemente ed uscì dalla Sala Grande di corsa, Draco sbuffò.
«Ma che cazzo vi prende a tutti?» chiese più a sé stesso che a loro, per poi affrettarsi dietro ad un vortice di capelli biondi che aveva l'aria di voler scappare da qualcosa.
-
Nel momento in cui gli occhi pieni di preoccupazione di Harry e Ron si spalancarono contemporaneamente, Hermione vide la sagoma familiare di Malfoy varcare la porta della Sala Grande all'inseguimento di Daphne Greengrass. Li studiò, mentre si mettevano da una parte. Lui sembrava chiederle qualcosa, lei tenere lo sguardo basso. Ad un certo punto, Malfoy mise due dita sotto il mento di lei per farle alzare lo sguardo, e quando lei lo fece lui sembrò molto sorpreso nel vedere qualcosa sul volto della Greengrass.
Passarono pochi secondi, poi la ragazza si tuffò tra le braccia di lui, e restarono così, finché lei non distolse lo sguardo.
Era confusa. Nella sua testa vorticavano miriadi di pensieri, anche più di prima, adesso. Ignorava il tipo di rapporto tra la Greengrass e Malfoy, ma ora era estremamente curiosa... Ma non solo.
Si era sentita in un modo strano a guardarli abbracciati, e sperò di non doversene preoccupare.
«Hermione... Com'è possibile?» Harry sembrò leggerla nel pensiero, e invece si riferiva alla notizia che poco prima lei gli aveva sganciato come un macigno.
«É complicato, Harry. Ma io so cosa ho intenzione di fare.» disse risoluta, tentando di non guardare le due teste bionde che si allontanavano da loro. Malfoy non avrebbe invaso i suoi pensieri, come troppe volte era successo.
Basta, si disse.
***
Spazio autrice:
Salve!
Domanda veloce: vi piacerebbe se approfondissi altri personaggi come Harry, Ginny, Daphne, Blaise, Theo eccetera? Io sinceramente ho già tante idee, ma non vorrei tediarvi con qualcosa che non vi interessa. Riguardo Luna e Neville sto facendo una storia a sé, quindi non penso ne parlerei anche in Midnight. Per favore fatemi sapere tramite commento!
Grazie a chi legge la mia storia, e buon proseguimento.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro