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7.1 Chiarire.

Andava meglio. L'incantesimo scaldante l'aveva invasa di un tepore piacevole, e sedersi accanto a Malfoy non era stato un problema.

«Davvero, Granger, perché sono qui?» insistette il biondo seduto alla sua destra.

Sapeva che stava cercando il suo sguardo. Poteva sentire i suoi occhi ghiacciati passare su tutto il suo corpo, lo avvertiva. Ma il fatto era che ora sapeva che le sue iridi non erano solo grigie o azzurre. Aveva visto tutte le loro sfumature, poteva dire di averle studiate nel dettaglio e aveva paura di guardarle di nuovo. Una cosa stupida, ma era vera. Non avrebbe dovuto volerlo guardare. Ma voleva. Era strano... Era come calamitata da quello sguardo, eppure non voleva cedere. Era come fumare sapendo che faceva male. Io non fumo, pensò.
Sbuffò, rendendosi conto di quanto fossero senza senso i suoi pensieri. L'aria fredda le pizzicava i polmoni quando respirava. Prese un bel respiro e si strinse meglio le ginocchia al petto, rifiutando il suo sguardo e spostando il proprio in un punto imprecisato davanti a sé.

«Volevo chiarire.» disse alla fine. Be', era più o meno la verità.

«Chiarire, cosa?»

Hermione fece spallucce. «Non lo so... Tutto.»

«Okay...» silenzio.

Lo spiò con la coda dell'occhio. La stava guardando con un'aria un po' perplessa un po' stupita. Sembrava che non credesse nemmeno lui di essere lì, sembrava che fosse confuso come si sentiva lei. Fece passare un po' di secondi, e il silenzio non era teso come altre volte. Solo sembrava che entrambi stessero aspettando qualcosa, o semplicemente non stessero aspettando proprio nulla.
E in quel momento, che osservava i suoi capelli chiari sotto la luce della luna, che vedeva il suo volto perdere, anche se di poco, la solita smorfia indifferente, si era davvero dimenticata perché fosse lì. Perché gli aveva chiesto di incontrarsi? Niente di tutto quello aveva senso, eppure lei si sentiva così a posto. Sentiva che avrebbe potuto passare le ore lì ferma, in silenzio, a guardarlo e a farsi guardare. Fu pensando a questo, che si spaventò per quanto prive di logica fossero le sensazioni che aveva, di quanto lo fossero i suoi pensieri. Era tutto così assurdamente fuori dalla normalità. Se solo pensava a Malfoy prima veniva invasa dai ricordi, invece ora non riusciva a collegare i neuroni. Non riusciva a dire loro che era Draco Malfoy quello davanti a lei... A dire loro che non era un giovane uomo qualunque come invece sembrava.
Inspirò a fondo, decidendo ancora una volta di ignorare i suoi pensieri, di solito funzionava. L'aria fredda le entrò prepotentemente nei polmoni, e chiuse gli occhi un secondo.

«Perché mi hai mentito?»

«Io non ti ho mentito.» disse lui, controllato. Hermione sbuffò.

«Oh, sì che l'hai fatto.»

«Oh, no che non l'ho fatto.» ribatté Draco. La ragazza si girò verso di lui e socchiuse gli occhi.

«Non mi hai detto che stavi per rientrare a scuola. Questo non ti sembra mentire?» il ricordo di quanto fosse rimasta sconvolta quella sera si insinuò nella sua mente, infiammandole l'orgoglio.

«Qui ti volevo, Mezzosangue, perché é proprio qui che ti sbagli. Io non ti ho mentito.» disse lui, tranquillo. Sembrava sapere benissimo cosa diceva, e questo fece infuriare Hermione di più. Non era vero, lui si era preso gioco di lei.

«L'omertà é una forma di menzogna! E tu hai omesso una grande cosa.» il suo tono di voce si era alzato.

«Oh, ma ti prego. Ti ho detto che avresti saputo perché sono tornato. É stato così.»

«Ma qual'é il tuo problema? Come fai a non capire che ciò che hai fatto é sbagliato?»

«Non lo é affatto!»

«Sì invece! Dopo tutte quelle notti, tutte quelle ore passate ad ascoltarti tu non mi hai detto proprio niente! Non mi sorprenderebbe se ti fossi inventato tutto, semplicemente per tenermi occupata mentre ti prendevi gioco di me.»

«No, Mezzosangue, questo non é vero. Non osare darmi del bugiardo.»

«Ho i miei buoni motivi per farlo, Malfoy. Avresti dovuto mantenere la promessa, avresti dovuto dirmi la verità sin dall'inizio!»

«Oh, vuoi dire come tu hai fatto con i tuoi amichetti?» disse Draco, una nuova sfumatura cattiva nel tono. Hermione non disse nulla, interdetta.
«Vuoi dire come tu hai fatto con Lenticchia e lo Sfregiato? Che brava grifondoro, mentire ai tuoi amici e al tuo ragazzo.» sputò, con una risatina sulla parola ragazzo. «Predichi tanto l'incorruttibilità dei vostri principi e poi ti comporti esattamente al contrario. Sei sicura che il Cappello Parlante non volesse assegnarti a Serpeverde?»

«Io mi sono fidata di te! Di quante persone potresti dire altrettanto?» disse, anche se quelle parole le avevano incrinato qualcosa dentro. Nominare i suoi amici era stato un colpo basso, degno di un Malfoy... E ovviamente colpiva un nervo scoperto, perché erano giorni che Hermione si tormentava su quell'argomento. Si sentiva un verme a mentire così ai suoi amici, e Draco lo sapeva. Lo vide contrarre la mascella.

«Oh, certo. Dovresti davvero ricevere un premio. La salvatrice del Mondo Magico concede il beneficio del dubbio ad un Malfoy. La vera domanda é: perché credi che dovrei esserti grato? Per aver tentato di ficcare il naso negli affari miei?»

«No, perché sono stata di parola. Ti ho detto che non ne avrei parlato con nessuno e così é stato. Tu non sei stato alle regole, Malfoy, io sì.»

«Come se fosse cambiato qualcosa se fossi andata a dirlo alla McGranitt. Lei già lo sapeva, da tempo. É stata lei che ho dovuto interpellare per prima, davvero non ci hai pensato? Che tu lo sapessi era irrilevante! Poi ti vanti tanto della tua intelligenza.»

Hermione fece per ribattere, poi si fermò con la bocca ancora aperta e privata bruscamente delle parole che ne dovevano uscire. Aveva preso aria, era pronta a dire qualcosa che sicuramente sarebbe stato un insulto e aveva un dito a mezz'aria, quando un pensiero si era intrufolato rapido come un fulmine nella sua mente.
Aggrottò le sopracciglia per l'improvviso dubbio.

«Quindi la McGranitt lo sapeva...» disse lentamente, senza guardarlo.

«Granger, é ovvio che lo sapeva.»

«Che io sapessi che eri tornato era irrilevante.»

«Esattamente. Credevi di essere tanto importante?!» disse seccato lui.

«E anche se l'avessi detto a qualcuno non ti avrebbe arrecato nessun danno.»

«Sì...» rispose Draco, un po' più titubante.

Hermione alzò gli occhi su di lui, incrociando quelle iridi dalle tante sfumature. Sentiva il proprio cervello lavorare e cercare di arrivare ad una risposta logica.

«E allora perché diamine mi hai tenuta una settimana a farmi aspettare che mi dessi delle risposte?!» sbottò ad un certo punto.

Draco sgranò gli occhi, forse sorpreso per il suo tono a metà brusco, a metà incredulo.
«Io...»
Aggrottò le sopracciglia e distolse lo sguardo, sicuramente cercando di trovare le parole che più la potessero ferire. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, poi riportò gli occhi nei suoi. Sembrava aver deciso cosa dire.

«Bella domanda.» disse semplicemente, in una risposta che lasciò Hermione esterrefatta.

«Che cosa?» chiese dopo qualche secondo, e la sua voce minacciava seriamente di essere stridula.

«Hai sentito, Granger.»

Hermione non disse nulla. Si limitò a guardarlo incredula mentre lui la osservava a sua volta. Sembrava aspettare una sua reazione, sembrava qualcuno consapevole di aver fatto un'errore madornale ma che tuttavia voleva andare fino in fondo.
Ciò che le aveva appena detto... Significava che lei aveva passato una settimana ad aspettare, ad agognare per delle risposte per nulla. Significava che aveva sopportato quel furetto e le sue frecciatine per una settimana, solo per poi sentirsi dire che non c'era un motivo a tutto quel processo. Tutti quei pensieri, il mentire ai suoi amici, il non dormire, la pazienza che non faceva parte del suo vocabolario... Per nulla.
Qualcosa di pericolosamente simile alla delusione minacciò di insediarsi nel suo stato d'animo, ma esso era già dominato da qualcos'altro. Poteva sentirlo sfrigolare e chiedere a gran voce vendetta... Il suo orgoglio in fiamme.

«CHE COSA?» alzò il tono di voce.

Malfoy non disse nulla.

«Tu... Hai... Aaah!» si portò le mani sul viso con un verso di frustrazione.
«Mi hai fatto mentire per tutto questo tempo senza una ragione?!»

«Quindi ammetti di aver mentito.» poteva immaginare il ghigno farsi spazio sul volto del ragazzo anche da dietro le mani. Liberò i suoi occhi, che subito si socchiusero e puntarono Malfoy. Sperava che la rabbia trasparisse dalla sua espressione. Aprì la bocca e prese fiato per ribattere.

«E comunque» la interruppe lui «é proprio per questo che l'ho fatto, ora che ci penso.»

«Non interrompermi quando parlo!» sbottò Hermione, stanca che il serpeverde continuasse a farlo in continuazione.
«Che intendi?»

«Io non ti ho interrotto, non stavi dicendo nulla.»

«Stavo per farlo.»

«E quindi le persone devono stare in religioso silenzio fino a che sua maestà regina dei grifondoro non é sicura di aver detto tutto?» chiese Malfoy esasperato «E come pensi che i comuni mortali dovrebbero capire le tue arroganti richieste? Non tutti sono legiliments.» la schernì.

«Rispondi alla domanda!» tuonò Hermione, senza tuttavia spaventare minimamente il serpeverde.

«Preferirei di no. Mi diverto a vederti dare in escandescenze, sembri una mandragola ora come ora.» disse Malfoy con una risatina.

«Malfoy

Hermione era più che alterata. Si sentiva come quando al primo anno il biondino davanti a lei la scherniva senza che lei riuscisse a fare nulla. Si costrinse a ricordare a sé stessa che lei non era più la ragazzina babbana e diversa che gli altri vedevano come debole e irritante. Lei era forte, e aveva tenuto testa a persone peggiori di Draco. Un'esempio era la zia... Ancora una volta si portò la mano alla cicatrice che la segnava. Il gesto non sfuggì al serpeverde, che però non disse nulla. Hermione prese un profondo respiro. L'incantesimo scaldante cominciava a svanire.

«Ti prego. É nell'interesse di entrambi. Prima mi rispondi prima te ne potrai andare, e sappiamo che tutt'e due vorremmo essere da un'altra parte in questo momento.» disse con calma. Non fece in tempo, però, a chiedersi se ciò che diceva fosse vero, che subito si sentì in colpa per il pensiero che l'aveva sfiorata. A lei non sarebbe mai piaciuta la compagnia di Malfoy.

«E dimmi, Granger, cosa mi impedisce di andarmene ora?»

Hermione scrollò le spalle.
«Assolutamente nulla, ma sei ancora qui. Nulla ti impedisce di andartene.» disse tranquillamente, anche se tranquilla non lo era affatto.
«Così come nulla lo impedisce a me, in effetti.» aggiunse sottovoce, senza quasi controllare le parole. Aggrottò la fronte, rendendosi conto della veridicità delle sue parole.

«Eppure sei ancora qui.» disse Draco. Sembrava quasi stupefatto.

Hermione non disse nulla, si limitò a guardarlo. Ed eccole di nuovo, le sfumature dei suoi occhi.
Maledizione, pensò, ma era tardi.
Vicino alla pupilla erano più azzurri, poi nell'iride cambiavano. Pagliuzze d'argento si mischiavano al celeste del ghiaccio, creando una bellezza quasi dolorosa a guardarsi... Si chiese come mai non avesse mai notato quei particolari, sempre troppo presa a pensare a quanto quegli occhi fossero usati come pugnali, che la ferivano da anni.
Lei aveva sempre pensato che le cose pericolose fossero le più belle, proprio in quanto tali.
Gli occhi di Ron non erano così. I suoi erano azzurri, completamente azzurri... Ma in effetti aveva mai guardato con tanta attenzione gli occhi del suo ragazzo?
Non si chiese perché proprio in quel momento le fosse venuto da pensare a Ronald. Non si chiese nulla, semplicemente restò ferma a guardarlo negli occhi, a guardare quella fiamma blu danzare nascosta... E, ancora una volta, le sembrò di immergere le mani nella neve. Talmente freddo da bruciare.
Era una specie di sfida, che si rinnovava in ogni istante. Era una gara a chi cedeva per primo, e lei sapeva di poterla vincere.

-

Fottuta Mezzosangue. Non di nuovo.
Draco si chiedeva davvero perché quegli occhi gli facessero quell'effetto. Insomma, aveva sempre pensato che ci fosse un solo tipo di marrone. Non si era mai soffermato su quanti tipi di sfumature avesse quel colore, anzi l'aveva sempre disprezzato. Cosa poteva esserci di bello in un colore come quello?
Eppure ora capiva. Gli occhi della Granger non erano marroni. Erano una moltitudine di colori, e ad un tratto quel marrone che aveva conosciuto per tutta la vita gli sembrò così insulso e privo di vita che si stupì di non aver mai notato la differenza.
Nelle iridi della Granger si mischiavano tante sfumature, più scure man mano che si arrivava all'esterno dell'iride. Era come guardare da una lente di ingrandimento... Il colore dei suoi occhi era caldo. Ricordava il cioccolato fuso, e proprio nel momento in cui chiunque avrebbe classificato i suoi occhi al tanto disprezzato marrone, ecco che venivano fuori. Delle pagliuzze dorate, quasi impercettibili se non guardate con attenzione. E Draco si rese conto che quelle che in un primo momento gli erano sembrate fiamme, in realtà erano il frutto dell'oro nei suoi occhi, che si muoveva sinuoso ricordando il fuoco che ardeva dentro la Granger.

Restò stupefatto e incantato. Aveva mai guardato qualcuno con tanta attenzione, aveva mai studiato gli occhi di qualsiasi persona? Conosceva la risposta, e non gli piaceva come Hermione stesse cambiando delle cose, anche insignificanti, del suo modo di pensare.
D'un tratto l'unica certezza che aveva era il colore e la vita negli occhi della Granger. Com'era possibile che qualcuno che odiava potesse avere quell'effetto sulla sua mente?
Si sforzò di mantenere un filo logico tra i suoi pensieri, ma proprio mentre credeva di averlo trovato, questo veniva perso e bruciato nell'oro degli occhi di lei, ogni volta... Ed era lo stesso destino che sentiva di avere lui. Doveva fare qualcosa, dire qualcosa... O sarebbe potuto restare così per sempre.

***

Spazio autrice:

Scusate, scusate, scusate!
Vedo molti di voi che mi scrivono (anche più di una volta) nei vecchi capitoli di aggiornare e giuro che ogni volta ci provo di più.
So che sono in ritardassimo, ma capirete che d'estate é molto più difficile essere costanti con gli aggiornamenti... Comunque scusate lo stesso. Non mi do un termine di scadenza perché molte volte per scrivere un capitolo ci metto molto, ed ognuno é diverso perché in certe occasioni li scrivo tutto in una volta ed in altre ci metto settimane... Non chiedetemi come fa la mia storia ad essere uniforme perché non lo so nemmeno io.
In più sapete che sfioro il limite del logorroico nelle descrizioni, e mi piace così quindi ci metto doppiamente molto.

Di nuovo grazie a chi legge i miei spazi autrice e la mia storia e sopporta i miei ritardi, spero non l'abbandonerete per il mio perfezionismo!

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