19.0 Chiudi gli occhi.
Hermione aprì gli occhi di scatto. Sentì sotto le sue mani un materasso morbido, e lo riconobbe subito come estraneo. Era buio, c'era solo una luce che entrava dalla finestra... Aggrottò le sopracciglia: era l'alba a gettare una luce fredda e soffusa nella stanza. Si guardò intorno, la mente ancora intorpidita dal sonno.
I suoi occhi si posarono sulle coperte, e notare il verde e l'argento le fece perdere un battito. Oh, no...
Si girò verso la sua sinistra, e i suoi sospetti vennero confutati: accanto a lei, addormentato, ancora vestito con l'uniforme, c'era Malfoy.
«Oh mio...» Hermione si mise una mano sulla bocca, sconcertata. Cosa diamine ci faceva nel suo letto? Erano entrambi vestiti, perciò il peggio non era accaduto, ma non ricordava nulla di come fosse arrivata lì.
Infilò le dita tra i capelli e si mise a sedere, mentre un silenzio profondo la circondava. Guardò Malfoy.
Il suo volto era rilassato, e non aveva alcun ghigno crudele... Era bellissimo, si disse Hermione, e il solo pensarlo le fece male al cuore. Nonostante sapesse quanto fosse sbagliato, si prese un momento per guardarlo. Le sue labbra erano socchiuse, aveva un accenno di barba... Il suo respiro muoveva leggermente le ciocche di capelli fini che gli cadevano sul viso, il petto si alzava piano piano. Si ricordò di quando nei suoi capelli c'erano le proprie mani e sulle sue labbra quelle di lui, e scosse la testa. Cosa stava facendo?
Dentro di lei, in quel momento, combatteva.
Sentiva una sensazione di inquieta pace che non conosceva da tanto tempo, ma sapeva quanti guai quella pace le avrebbe portato. Si stese di nuovo, girandosi su un fianco verso di lui. Pensò di essere in un'altra vita, in un'altro mondo. In una dimensione in cui il passato non esisteva, in cui Draco Malfoy ed Hermione Granger fossero solo due nomi, tra i tanti. Sarebbe stato bello.
Respirò, e si rese conto che forse si stava arrendendo a Malfoy, ma in quel momento si sentiva così stanca, così vuota... Le sembrava senza senso tutto ciò che riteneva giusto.
Nessuno lo saprà mai, si disse. Sì, era così. Nessuno avrebbe saputo mai di quella notte, o di ciò che avrebbe fatto nei prossimi cinque secondi. Prese un respiro e, d'istinto, si avvicinò a Malfoy, si stese più accanto a lui. Non lo toccava, ma la vicinanza era abbastanza da poter sentire la sua energia e il suo respiro, che gli faceva alzare ed abbassare piano il petto. E a quel punto sentì il calore delle lenzuola e il suo profumo, e mentre dormiva non le sembrò più un mostro. Le sembrò un bel ragazzo come tanti, e che non la metteva affatto a disagio. E si addormentò con una facilità che non credeva più possibile.
...
Si svegliò di nuovo sentendo qualcosa sfiorarle la spalla e poi spostarle i capelli dal viso. Prima di aprire gli occhi si godette per un secondo la sensazione di non sapere dov'era, il sapore di un sonno senza sogni sulle palpebre.
Era la mano di Malfoy, che aveva le dita fredde e le solleticava la pelle... Lo guardò di nascosto, e lui la osservava a sua volta. Aspettò che dicesse qualcosa, ma non lo fece... Poi aspettò di avere parole da dire a sua volta, ma non vennero.
Restarono così a guardarsi negli occhi ancora per un po', probabilmente entrambi ancora troppo intontiti dal sonno per cominciare a pensare.
Quando le dita di Malfoy le arrivarono vicino la alla bocca, ad Hermione venne spontaneo socchiudere gli occhi ed inspirare. Sentì piano piano la sua mano che si apriva e fermava sul suo volto, poi che le accarezzava il collo e le spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non riusciva a pensare frasi di senso compiuto, esisteva solo la sensazione del contatto tra di loro che sembrava amplificata dal silenzio della mattina.
Riaprì gli occhi e vide che in quelli di lui c'era una sfumatura strana, li teneva semiaperti e la studiava quasi come se stesse fissando un'idea, non una persona. Il volto tuttavia era rilassato, e non c'erano parole nella sua espressione.
Si avvicinò di poco, senza sapere nemmeno perché. Malfoy fece altrettanto e si ritrovarono con le fronti premute l'una sull'altra.
Hermione sentì le proprie budella contorcersi in un nodo stretto, Malfoy era steso su un letto accanto a lei. Lei era nel letto di Malfoy, stesa accanto a Malfoy, con la fronte appoggiata a quella di Malfoy. Malfoy, per Morgana, e la cosa più allucinante era che non si sentiva per niente strana. Non riusciva a vedere in lui tutto ciò che ripeteva a sé stessa quando non ci si trovava vicino.
Mentre Hermione pensava ad un modo adeguato di rompere il silenzio, Malfoy sussurrò qualcosa sul suo volto.
«Non riesco a lasciarti andare, Granger.»
Lei si morse un labbro, mentre il suo cuore saltava un battito.
«Che cosa vuoi dire?» gli chiese, con lo stesso tono di voce.
Malfoy sospirò.
«Non lo so. Non capisco. Ci ho provato, davvero» rispose «Se mi hai fatto una fattura e questa è una specie di complicata vendetta, credo che sia giunto il momento dirmelo.»
Ad Hermione venne un mezzo colpo... Perché le stava dicendo questo?
Sorrise, quasi involontariamente; sembrava così serio.
«Io non ho fatto nulla.»
«Certo, come no.»
Ci fu un momento di silenzio. Hermione avrebbe voluto dire qualcosa, ma non lo fece.
«Come sono arrivata qui?»
«Hai praticamente tentato di fare irruzione» rispose Malfoy, lasciando Hermione di stucco.
«Io cosa?» esclamò, allontanandosi di poco. Malfoy si avvicinò.
«Non ricordi nulla?» le chiese, sussurrando di nuovo.
Hermione ci pensò. Scavò nella sua memoria, e davanti a sé vide solo immagini di lui, fuori dal Dormitorio Serpeverde e prima, nella sua testa. Poi una parola.
«Ossessione» mormorò, aggrottando le sopracciglia. Vide qualcosa balenare nei suoi occhi.
Malfoy le si avvicinò sempre di più. La baciò dolcemente, lentamente, ed Hermione sentì la morbidezza delle sue labbra come se fosse stata la prima volta. Non seppe frenarsi.
Rispose al bacio in modo sincero, inghiottendo come bile i sensi di colpa, facendosi avvolgere per un solo attimo dal velo di emozione che provava in quel momento.
La sua pelle era ipersensibile, avvertiva il calore del corpo di Malfoy e non riusciva ad evitare di volersi avvicinare ancora, e ancora, nonostante le leggi fisiche.
Le venne la pelle d'oca, poi sospirò, e infine portò un braccio sopra alla sua spalla, intersecando i loro corpi quel pochino in più che sembrava così necessario. Continuarono a baciarsi senza nessuna fretta, e alla grifondoro sembrava di star vivendo un'allucinazione. C'era qualcosa, dentro di lei, responsabile di qualsiasi movimento, pensiero o emozione, qualcosa che la muoveva come un fantoccio sconfitto, indipendente dal suo controllo. Eppure si sentiva viva.
Fu in quel momento, semplicemente e candidamente, che capì di aver superato una linea, un confine sottile e perlaceo. Non poteva più tornare indietro: c'era un pezzettino di quell'uomo misterioso che rifiutava di andarsene dalla sua memoria sensoriale, e lei si sentiva come persa in mezzo alle onde del mare.
-
Era così minuta. Forte e fragile allo stesso tempo. Non sapeva cosa stesse accadendo e cosa c'era di diverso, ma era sicuro che qualcosa ci fosse.
Non era mai stato così. Baciare la Granger era stato molte cose, ma mai intimo; mai semplice.
Si era semplicemente svegliato e l'aveva vista lì, priva di difetti, addormentata, silenziosa. Si era ricordato di quella notte di mesi prima nella Foresta Proibita, e aveva pensato a quanto tutto fosse diverso da allora eppure così simile, a quanto lui stesso fosse un altro. Era strano da analizzare, eppure Draco per la prima volta in vita sua non sentiva il bisogno spasmodico di farlo. Si sentiva trascinato dalla corrente che la Granger aveva portato nella sua vita.
Dove si trovava quella piccola babbana saccente con l'apparecchio che aveva conosciuto il primo anno ad Hogwarts? Dov'era la sua nemica, colei che aveva combattuto parti opposte nella guerra che aveva segnato la vita ad entrambi?
Non riusciva più a vederla. Era come se la Granger fosse totalmente diversa, come se fosse un'altra persona. Oppure, più probabilmente, lui non l'aveva mai conosciuta.
Era insopportabile.
Eppure le sue labbra erano morbide, le sue mani esili, la sua lingua delicata. Non riusciva a staccarsi. Come sarebbe finita? Cosa avrebbe detto lei, e soprattutto lui, Draco Malfoy, cosa avrebbe detto ad Hermione Granger dopo essersi separato dalle sue labbra?
Il momento temuto avvenne. La grifondoro si staccò lentamente e restò con gli occhi chiusi, serrati, con la fronte nuovamente appoggiata alla sua. Draco aveva ancora le labbra umide.
Restarono così qualche secondo, o forse qualche ora.
«Granger» la chiamò Draco, e lei mugugnò una risposta «Perché tieni gli occhi chiusi?» domandò lui. Lei respirò profondamente. Sembrava star decidendo se dirgli la verità o meno.
«Perché così non dovrò aprirli e pensare che tutto questo sia sbagliato» disse, alla fine, in un sussurro «Magari potrei svegliarmi e scoprire che é tutto solo un sogno.»
«Dovrei offendermi?» chiese Draco, divertito. Lei sembrava così piccola, una bambina che voleva nascondersi dal mondo. Non gli andava giù che lui facesse parte del mondo da cui lei si nascondeva.
La Granger sospirò e scosse leggermente la testa, dicendo di no.
«Non è forse questo il problema, Malfoy?»
«Immagino di sì.»
Silenzio. Era come se entrambi volessero dire qualcosa ma ascoltare allo stesso tempo. E la cosa peggiore, era che Draco capiva ciò che la Granger gli diceva: quante volte nella sua vita aveva voluto chiudere gli occhi e fingere che nulla esistesse più?
«Chiudi gli occhi» mormorò. La Granger lo guardò con aria interrogativa.
«Chiudi gli occhi: io farò finta di non essere me, tu farai finta di non essere te. Nulla sarà sbagliato se teniamo gli occhi chiusi.»
Lei sorrise e nel petto di Draco si mosse qualcosa.
«Non credo sia proprio così che funziona» disse, con una luce divertita nelle iridi. Proprio mentre lui la guardava, la luce si attenuò. L'espressione sul volto di lei diventò cupa, gli occhi leggermente lucidi.
«Non posso» sussurrò «Non posso permetterti questo.»
Draco si gelò per un secondo.
«Di cosa parli?»
«Questo.»
Draco si sedette sul letto.
«Io non so cosa pensi, Granger, ma posso assicurarti che io non ho nessun contorto piano. Vorrei che nulla fosse successo tanto quanto lo vuoi tu. Non addossarmi la colpa di tutto» il suo tono era tornato normale, distante. Perché detestava così tanto il suono della propria voce?
«Hai ragione» disse Hermione, sorprendendolo. Pensava avrebbe cominciato a discutere.
«Ma non era questo che intendevo.»
Si alzò anche lei, e guardò la porta.
«Come sono arrivata qui?» chiese, di nuovo. Draco tentennò: non sapeva se raccontarle la verità o meno, poi pensò che aveva il diritto di sapere... Almeno la maggior parte.
Risparmiò i dettagli, ma le disse quasi tutto. Che era uscito e l'aveva trovata fuori dal Dormitorio, che poi era svenuta e lui l'aveva portata dentro.
«C'era bisogno di mettermi sul letto?» domandò lei, ma Draco capì che avrebbe potuto risponderle qualsiasi cosa in quel momento: la mente della Granger stava galoppando, probabilmente persa in uno di quei suoi pensieri troppo complessi per essere intuiti, persino da lui.
«La prossima volta ti lascio lì, se preferisci.»
«Devo andare» disse la Granger, bruscamente. Draco si sorprese di sè stesso.
«Resta ancora qualche minuto» le chiese, sottovoce.
La Granger lo guardò. I suoi occhi erano lucidi, lo guardavano come se volessero disperatamente fargli capire qualcosa.
«Perché?» gli chiese.
«Te l'ho già detto...» rispose lui. Prese il suo volto tra le mani, la avvicinò al proprio. La baciò di nuovo, per un attimo.
«Non riesco a lasciarti andare.»
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