18.1 Cento punti.
Un urletto irritante si levò nell'aria.
«Lo sapevo!» gridò una voce acuta, conosciuta, ed Hermione percepì Malfoy voltarsi tentando di capire da dove provenisse.
«Ero sicura che le tue fossero pene d'amore!» gridò di nuovo la voce, quando anche Malfoy capì, alzando gli occhi al cielo.
«Certo, potevi trovartene una migliore, Dracuccio» disse Mirtilla Malcontenta, uscendo da un gabinetto in un turbinio semi-trasparente.
«Questa qui non mi è mai stata simpatica» aggiunse, parlando al biondo accanto a lei.
«Ciao, Mirtilla» disse Hermione, che non si era mossa, con ancora gli occhi chiusi. Era piena di fastidio, apparso in un solo istante quando quel fantasma aveva aperto bocca.
«Ciao... tu» disse Mirtilla, poi continuò «è una ragazza strana, te lo dico, sempre nel mio bagno a fare qualche maleficio» disse a Malfoy, annuendo con vigore.
«Ah sì?» disse lui sarcastico, girandosi verso di lei. Hermione rispose alla sua occhiata con un'alzata d'occhi.
«Tanto per cominciare» disse Hermione, alzandosi «questo non è il tuo bagno.»
Mirtilla si girò verso di lei, socchiudendo gli occhi. La sua voce si fece più acuta.
«Oh sì che lo è, almeno questo lo sanno tutti!» ribatté «Be', forse non tu... d'altronde i gridondoro hanno sempre avuto poco sale in zucca. Per questo ti dico che sei sprecato con lei» aggiunse con voce civettuola, rivolgendosi nuovamente a Malfoy.
Hermione sentì qualcosa di indistinto montarle dentro: il solo pensiero che Mirtilla Malcontenta le avesse dato della stupida bastò a infiammarla. Si accese di rabbia e vide sfuocato, mentre la testa le girava e un sapore amaro le si propagava in gola... afferrò un libro dalla propria borsa e si alzò, il volto accaldato e le dita formicolanti.
Lo sguardo di Malfoy andò subito a lei, mentre Mirtilla ci mise qualche secondo a girarsi... ma fu abbastanza per Hermione.
Un volume attraversò la testa del fantasma, ed un capogiro fece destabilizzare la grifondoro. Mirtilla Malcontenta cacciò un urlo che per poco non spaccò loro i timpani, e si girò con la bocca spalancata.
«T-tu, tu...» balbettò, nera di rabbia, mentre sembrava non trovare le parole per descrivere la sua indignazione.
«Cento punti» sibilò Hermione, con un tono cattivo che non le apparteneva... ma non aveva più controllo di sé. Era come se fosse uscita dal proprio corpo, come se si stesse guardando da fuori. Vedeva le cose al rallentatore: il proprio volto, i propri pugni... La faccia pietrificata di Mirtilla e quella confusa di Malfoy.
Il fantasma la guardò con una faccia che in altre circostanze l'avrebbe fatta ridere e poi, tutto d'un tratto, come una pentola a vapore che soffia, scoppiò in un pianto disperato. Urlò, questa volta più forte... E mentre un grido spaventosamente simile a quello di una mandragola attraversava le orecchie di Hermione, Mirtilla le attraversava il corpo... Il fantasma si buttò a capofitto verso il petto della ragazza, probabilmente nel tentativo di farle male... Una sensazione di gelo assoluto si appropriò delle membra di Hermione.
La testa le girò, la vista le si appannò del tutto... Tutto ciò che riusciva a sentire era freddo. Guardò Malfoy e aprì la bocca per dire qualcosa, ma la sensazione di essere morta la sopraffece. Vide tutto colorato, come se le pulsazioni del suo cuore stessero regolando la saturazione di ciò che la circondava, mentre gli arti le cedevano e le palpebre le facevano male. Cadde a terra, accanto a Malfoy, e l'ultima cosa che sentì fu la voce di lui dire il suo nome.
-
Daphne sbirciò dalla porta della Sala Grande il tavolo dei Serpeverde, cercando con lo sguardo qualcuno che potesse interporsi tra lei e Blaise, che se ne stava seduto accanto a Theo in silenzio. Non trovò nessuno, e nella sua mente passò il pensiero di dove si potesse trovare Draco. Un sospetto le assottigliò lo sguardo, che spostò verso il tavolo grifondoro in cerca di una smentita... Ma i suoi occhi non trovarono la Granger.
La sua mente cominciò ad andare veloce, tentando di spiegarsi il comportamento di Draco nell'ultimo periodo, ma non sapeva davvero cosa pensare.
Si incamminò verso il proprio tavolo, spostando la sua attenzione su un problema alla volta. Si sedette accanto a Theo e difronte a Blaise, e lui la guardò fisso tutto il tempo. Quando lei si sedette, però, riportò lo sguardo sul proprio piatto.
«Buongiorno, Depphy» sussurrò, talmente piano che Daphne credette di non averlo sentito, come se lo stesse dicendo a sé stesso.
«Buongiorno, ragazzi» disse lei, facendo un sorriso. Stettero in silenzio a mangiare per qualche minuto, poi Theodore parlò.
«Studiamo insieme, stasera?» le chiese, mettendo Daphne in difficoltà... Come avrebbe fatto a non dire a Theo della punizione che aveva con Blaise per tutta la notte?
«Oh, io... Non-non posso» disse, mordendosi il labbro inferiore. Sentiva lo sguardo di Blaise attaccato addosso.
«Daphne mi ha chiesto di aiutarla con Incantesimi» intervenne lui, con noncuranza. Daphne lo fulminò con lo sguardo: come se lei avesse avuto bisogno d'aiuto, in Incantesimi poi. Lui la guardava con un'intensità che non aveva mai visto in uno sguardo: si sentiva come se le stesse puntando contro una bacchetta, come se fosse spoglia e disarmata davanti a lui. Non le piaceva per niente, assolutamente per niente.
«Ah... Credevo fosse la tua materia preferita» osservò Theo «e che tu non fossi poi una cima» aggiunse, rivolto a Blaise.
«Già be'...» annaspò Daphne, capendo amareggiata di dover portare avanti il gioco di Blaise, non avendo scusa migliore «ci sono cose ultimamente che non ho ben capito» disse, in tono brusco, riportando lo sguardo sul moro davanti a lei, come se ci fossero stati solo loro «mentre Blaise sembra totalmente padrone di materie che io ignoro, a quanto pare» disse «Incantesimi mi confonde e fa arrabbiare, in questo periodo.»
«Mmh, okay... Sarà per la prossima volta, allora?» disse Theo, poco convinto.
«Sicuramente» rispose Daphne, girandosi verso di lui e facendogli un sorriso talmente luminoso che quasi nessuno si sarebbe potuto accorgere che era falso.
Theo rispose al suo sorriso, facendola sentire in colpa.
«A quale lezione devi andare, ora?» disse Blaise.
«Erbologia» rispose Daphne velocemente.
«In realtà lo stavo chiedendo a Theo» disse lui tranquillamente, senza doppi sensi o particolari intonazioni di voce... La fece sentire stranamente indispettita.
«Trasfigurazione» disse allora Theo, sorpreso. Il suo sguardo corse velocemente tra lei e il suo compagno, confuso e sospettoso.
«Bene, allora andiamo insieme» decretò l'altro con un'alzata di spalle, chiudendo così il discorso.
Daphne restò a guardarlo mentre con tutta tranquillità finiva il suo pranzo. Non sembrava teso o nervoso, non sembrava proprio che fosse diverso da qualsiasi altro giorno. Si sentì stupida, nel sentirsi in quel modo... Una punta di delusione e tristezza le colorò la mente, facendole capire ancora meno di ciò che stava succedendo. Non riusciva ad intercettare il suo sguardo, ma ne sentiva il bisogno. Voleva leggervi che non era del tutto pazza.
Chiuse gli occhi per un istante, ma fu abbastanza: nella sua testa riaffiorò lo scorcio delle iridi di Blaise... Spente, e vuote. Il suo sorriso cristallizzato sulle sue labbra, il corpo che lentamente cadeva a terra e si tingeva di un'aura verde come la morte. Strizzò le palpebre e tentò di nuovo di intercettare il suo sguardo, aveva bisogno di vederlo.
All'improvviso, lui alzò lo sguardo e lei lo guardò. Era lì, vero. Era lì e Daphne strizzò per un secondo gli occhi, facendo dei respiri profondi... Si alzò in silenzio e andò via, mentre sentiva gli occhi di Blaise seguirla. Era lì, ma non gli avrebbe chiesto aiuto.
-
Sentì un respiro affannoso caderle sul volto, ma lei si rannicchiò di più verso qualsiasi cosa fosse a tenerla. Sentiva un paio di braccia tenerla sospesa e un odore di muschio bianco e pulito. Mosse la mano, ed essa andò a sfiorare un maglione sottile sotto al quale avvertiva il petto di qualcuno. Tentò una prima volta di aprire gli occhi, ma un mal di testa atroce la colpì, mentre la sensazione di avere il capo più pesante del piombo le impediva di guardarsi intorno.
«Granger?» la voce di Malfoy penetrò nel buio pieno di luce in cui si trovava. Aveva un tono che non gli aveva mai sentito prima.
«Per Salazar, Granger, andiamo» disse ancora, mentre Hermione sentiva la sensazione di starsi muovendo cessare. Cominciò ad aprire lentamente gli occhi e, mentre la luce le faceva rimpicciolire le pupille, vide il volto di Malfoy osservarla nel minimo dettaglio, più vicino di quanto se lo sarebbe aspettato.
Si rese conto velocemente che la stava tenendo tra le braccia, sollevata da terra. Un velo di sudore gli imperlava la fronte e le tempie, e la ragazza ne dedusse che fosse impressionato o molto stanco. Un sospetto si introdusse tra i suoi pensieri, facendola allarmare.
«Dove sono?» la sua voce uscì debole, ma fu sicura che lui l'avesse sentita.
«Ti stavo portando in Infermeria...» disse il biondo, e fece per riprendere a camminare, quasi non si fosse accorto di averla addosso.
«No» mugugnò Hermione, tentando di scendere dalle braccia di Malfoy. Lui la lasciò sedere su una panchina, mettendosi in ginocchio davanti a lei e con le mani puntate ai lati delle sue gambe, sul bordo di pietra. Hermione non lo guardò negli occhi, restò in silenzio per qualche secondo socchiudendo le palpebre e dimenticandosi dei capelli che aveva sul volto.
Poi, lentamente, fece qualcosa che stupì anche sé stessa. Come se ne fosse stata calamitata in modo tutt'altro che celere, attraversò lo spazio che li separava e appoggiò delicatamente la fronte sulla spalla di Malfoy. Quel gesto era pregno di una semplicità che non le era mai appartenuta. Sentì il cuore di lui battere e il suo odore misto al calore corporeo, sentì le fibre del maglione solleticarle il volto e intravide lo stemma dei serpeverde solo qualche centimetro sotto il suo viso, esattamente sul petto del ragazzo. Visto così da vicino era solo un groviglio di fili bianchi, neri e verdi... Talmente piccoli da portarla a chiedersi perché mai si facesse tutta quella confusione per l'immagine della casata verde-argento.
«Gra-» Malfoy provò a chiamarla, irrigidendosi un attimo, ma lei lo interruppe.
«La mia borsa» sussurrò contro la sua maglia, come se non ci fosse stato alcuno motivo per muoversi da quella posizione. Ma dovette farlo nel momento in cui Malfoy si mosse. Mormorò un'accio, e la sua borsa arrivò spedita dritta tra le sue mani, da una porta lì accanto. Hermione si guardò intorno: erano più vicini al bagno di Mirtilla Malcontenta di quanto pensasse... Erano ancora al terzo piano.
«Grazie» disse, cominciando a frugare tra i libri e le pergamene, nei mille scomparti. Il freddo che toccò le sue dita le fu stranamente estraneo e familiare allo stesso tempo. Tirò fuori la boccetta di vetro come se fosse stata una vecchia amica, e ne bevve subito un paio di misurini.
«Che è successo?» chiese a Malfoy, mentre l'energia di cui era priva pian piano le tornava in corpo e la testa le si faceva leggera.
«Sei svenuta per un minuto. Non ho fatto in tempo a portarti da nessuna parte che ti sei svegliata» rispose lui «perché diamine le hai lanciato un libro?» chiese poi, alludendo esterrefatto all'avvenimento di poco prima... Ma la verità era che Hermione non sapeva bene perché l'aveva fatto.
«Non lo so.»
«E perché hai detto "cento punti"?»
Hermione ridacchiò.
«È una lunga storia» disse.
«Tu sei pazza, Granger» replicò Malfoy, alzandosi e tirandosi indietro i capelli.
«Harry avrebbe riso» sussurrò lei, da sola, quasi senza volerlo. Aveva sonno, ma stava così bene... La pozione stava facendo effetto e non voleva che smettesse: dopo quelle sensazioni spiacevoli di poco prima, era ciò che ci voleva. Con tutta quella spensieratezza, ora che ci pensava, neanche Malfoy sembrava infastidirla più.
«Be', allora corri a raccontarglielo» disse lui. Sbuffò e girò i tacchi, borbottando un "incredibile" tra i denti, ed Hermione rimase ferma, sola e interdetta, ad osservare le sue spalle sparire velocemente. Aggrottò le sopracciglia mentre un unico, insolito pensiero si faceva spazio tra la polvere che la pozione aveva gettato sulle sue preoccupazioni: quella volta, per la prima volta, non avrebbe voluto che Malfoy se ne andasse.
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