1.1 Passato.
Era a cercare di schiarirsi le idee, fuori dal castello, nella penombra. Non aveva idea di che ore si fossero fatte. Quello che era appena successo era assurdo. Non era possibile che la McGranitt avesse preso in considerazione la sua richiesta, ed ora che lo aveva fatto, aveva ancora più paura. E se, alla fine, non fosse cambiato poi così tanto?
Proprio mentre cercava di dare una risposta a questa domanda, Draco vide una figura tagliare l'oscurità della notte, a metri da lui.
Avrebbe riconosciuto quei ricci ovunque: era la Granger. Senza nemmeno rendersi conto di cosa faceva, si ritrovò già a correre silenziosamente dietro alla strega, che era più veloce di quanto pensasse, ed andava a tutta burrobirra verso la Foresta Proibita.
Quando la ragazza si fermò, notò che riconosceva il luogo: lo stesso dove l'aveva vista la notte prima.
Era stato troppo preso a tenerle il passo per accorgersi del suo stato ma, ora che la grifondoro si accasciava a terra e tentava di respirare, vide le sue lacrime, il suo volto arrossato e la smorfia di dolore che indossava.
Senza che potesse fare nulla per fermarla, si ritrovò ad assistere alla medesima scena della notte prima. Si alzò, urlò, ma non riuscì a fermare le lacrime che, il ragazzo lo sapeva, la Granger odiava con tutta se stessa.
Ad un certo punto, la ragazza fece apparire un bicchiere che riempì d'acqua. Quando pronunciò l'incantesimo, Draco non poté sopportare come la sua voce suonasse spezzata. Cosa Merlino la rendeva così debole? Eppure lei era così forte... Passò ore o secondi a guardarla, poi si accorse che il suo respiro diveniva regolare e gli occhi si chiudevano, esausti. Non poteva credere che si fosse addormentata, eppure guardarla era così stranamente piacevole... Sembrava quasi che il mondo fosse in pace, quando lei dormiva, che tutto avesse un senso. Guardò le sue labbra socchiudersi, mentre cadeva tra le braccia di Morfeo.
Si sedette a terra, osservandola. Quando una delle sue mani toccò il suolo, si rese conto che si gelava. Guardò meglio, le guance della Mezzosangue erano notevolmente arrossate, le mani nella stessa condizione. Sarebbe congelata. Senza pensarci più di troppo, si tolse il mantello e fece qualche passo silenzioso verso di lei. Quando si fu avvicinato abbastanza, si sedette sui talloni e le appoggiò addosso l'indumento pesante. Le sue dita restarono forse qualche secondo di troppo sulle sue spalle, ma non gli interessava.
Le passò le nocche sulla guancia, in una carezza silenziosa, poi notò che era distesa sulla sua bacchetta. Titubante, la prese: sapeva che se si fosse svegliata lo avrebbe affatturato di sicuro.
Tornò nell'ombra, da cui poteva guardarla indisturbato, senza la paura che lo vedesse.
La guardò ancora e ancora, fino a che non la vide muoversi ed alzare la testa riccioluta. Sembrava spaesata, sicuramente a prima vista non aveva riconosciuto la Foresta.
Si portò una mano alla guancia arrossata, poi tra i capelli lunghi, cercando evidentemente di schiarirsi le idee. Ad un tratto, come resasi conto di qualcosa, cominciò a frugarsi in tasca, e Draco ringraziò il cielo di essere stato prudente.
Non si era nemmeno accorta di avere addosso un indumento non suo, nella foga della ricerca della bacchetta, ma la vide notarlo quando si portò una mano sulle spalle, a toccare il tessuto nero del mantello, immobilizzandosi subito.
Era consapevole di starla guardando come se fosse una mandragola da vivisezionare per Erbologia, ma in quel momento a Draco non importava. Anche se probabilmente, pensò, una mandragola sarebbe stata più innocua di quella Mezzosangue...
«Cerchi questa?» le disse freddo, dimenticandosi che la strega non poteva vedere la sua mano sollevata con due bacchette chiuse nel pugno.
«C-chi parla?» la vide sgranare gli occhi. «Vieni fuori!» tentò.
«Non credo tu voglia.» non seppe perché, ma provò un senso di amarezza a quelle parole, le proprie.
«Come fai a sapere ciò che voglio?» domandò la Mezzosangue.
Draco per poco non rise. Non la conosceva certo bene, ma sapeva per certo, da tutti quegli anni, che lui era l'ultima persona che lei avrebbe voluto vedere.
Decise di farglielo capire da sola.
«Ti conosco, Granger.» ghignò. La voce fredda; non Draco, Malfoy.
La vide aggrottare le sopracciglia nella sua direzione.
«Chi sei?» chiese.
«Ha importanza?» non sapeva se quella domanda la stava facendo a lei o a sé stesso.
«Ma certo che ce l'ha!» ecco il tono da sapientona che aveva sempre quando, in passato, la insultava. Sconcertato, superiore, chiaro come se stesse parlando con uno sciocco.
Non rispose, e il silenzio aleggiò tra loro come nebbia, fino a che le sue parole non lo ruppero.
«Questo mantello... É tuo?»
«Sì...» avrebbe dovuto dirglielo? Non lo sapeva, ma le rispose, quando glielo chiese, che semplicemente sarebbe congelata, senza del suo aiuto. Poi ancora le disse di avere la sua bacchetta.
«Ridammela.» quel suo tono saccente, l'atteggiamento fermo che pretendeva... Lo innervosì.
«Dici che dovrei? Mah, non so...» disse con voce tagliente che, nonostante le parole fossero ironiche, nascondeva intenzioni derisorie, come sempre.
«Certo che sì!» continuava a pretendere... Non con lui.
«Perché non ti fai vedere?» era esasperata ed offesa, come lui la voleva.
Ghignò, anche se lei non poteva vederlo pensò potesse avvertirlo dalle sue parole.
«Perché non saresti contenta di sapere chi sono...» sibilò «...Mezzosangue.»
La guardò spalancare gli occhi e irrigidirsi. Poi indietreggiare, ancora a terra. Infine, allungare la mano, cercando inconsciamente la bacchetta, solo per poi ricordarsi di essere senza.
«Tu...» sussurrò. Il suo tono carico di disprezzo.
«...io.» rispose divertito.
Senza rendersi conto di cosa stesse facendo finché non fu troppo tardi, vide la Granger afferrare un bastone e lanciarlo nella sua direzione, velocemente. Il problema era che non poteva vederlo.
Draco rise.
«Liscio... Bella mira.» e con un passo, uscì dall'oscurità che lo aveva celato fino ad allora dallo sguardo fiero della grifondoro.
-
Eccolo. Il volto che fino a poco prima era solo un ricordo, quello che avrebbe voluto e potuto non rivedere più.
Draco Malfoy.
Avrebbe dovuto saperlo sin dall'inizio, quando l'aveva schernita chiedendole cosa cercasse. Avrebbe dovuto capirlo dalla sua voce, da qualsiasi cosa... Ma non l'aveva fatto, ed ora si trovava ad indietreggiare, senza nemmeno la sua bacchetta, potendo fare affidamento solo sulla sua buona mira.
Prese una roccia bagnata dalla neve, e la scagliò con forza contro il giovane biondo davanti a lei.
«Protego!» urlò il serpeverde. Tra loro si estese un muro invisibile, opera dell'incantesimo che lei stessa conosceva così bene... Se ne infischiò, e lanciò un'ultimo pezzo di legno verso di lui, con vani risultati: l'oggetto si infranse contro la superficie trasparente, senza scalfire Draco.
«Merlino, Granger, ti vuoi calmare?» disse lui.
«Neanche per sogno! Ridammi la mia bacchetta, Malfoy!»
«Sì, certo, così mi puoi affatturare? Non sono un'idiota.» ribatté Draco.
Passò qualche secondo, poi Hermione chiese, con lo stesso tono bellicoso di prima:
«Cosa ci fai qui?» si era alzata, ed ora si guardavano alle due parti del muro invisibile eretto dall'incantesimo del giovane mago, a un metro e mezzo l'uno dall'altra, fissandosi in cagnesco. Non sembrava essere cambiato nulla da quando, al terzo anno, la grifondoro aveva scagliato un pugno al ragazzo, ma entrambi sapevano che non era affatto così, non erano più un bambino altezzoso ed una ragazza coraggiosa, a sfidarsi, bensì un giovane uomo ed una nuova donna, entrambi cresciuti.
Malfoy alzò gli occhi verso il cielo stellato, coperto dalle chiome degli alberi della Foresta Proibita.
«Sapete fare tutti la stessa domanda?» chiese retoricamente.
«Tu, piuttosto, cosa ci fai qui?» le rigirò la questione.
«Non sono affari tuoi.» rispose lei.
Il ragazzo prese un lungo respiro.
«Perché mi hai preso la bacchetta?»
«Perché ti conosco e ci tengo alla testa, per Salazar.» rispose, ovvio.
«Perché piangevi, Mezzosangue?»
«Non chiamarmi...» cominciò, poi si fermò. «Sai cosa? Fai come ti pare.»
«Rispondi.»
«Ti interessa?»
Draco fece spallucce.
«Sai com'é, un ragazzo non può farsi una passeggiata in una Foresta Proibita senza venir disturbato dai singhiozzi si una sudicia Mezzosangue... Sono curioso, tu non lo saresti?»
Hermione strinse la mascella.
«Non se si trattasse di te, Malfoy.»
«Giusto...»
La guardò negli occhi. Essi bruciavano fieri, di un marrone caldo, che sembrava consumarlo. Era uno sguardo che lo sfidava in continuazione, ed era l'esatto contrario del suo, chiaro e freddo.
Le iridi infuocate della grifondoro sembravano insistenti, intense e magnifiche.
Senza distogliere lo sguardo dal suo, disfece l'incantesimo di protezione, aspettandosi che la ragazza gli saltasse addosso o riprendesse a lanciargli oggetti alla rinfusa, ma lei rimase immobile.
Stava valutando cosa fare. Le formicolavano le dita della mano destra, ma la sua bacchetta le era stata privata. Poi, si ricordò di poter fare alcuni incantesimi senza di essa, ma nulla che potesse mettere a terra il ragazzo.
Era sicura di poter afferrare un'altra roccia e lanciargliela, era molto veloce, ma non si rese conto di una cosa.
Anche se ne avesse avuta la possibilità, non avrebbe potuto farlo: era inchiodata allo sguardo di Draco. Quegli occhi chiari sembravano magnetici.
Non seppe quanto restarono a fissarsi, ma il cuore di Hermione batteva, forte. E, quando parlò, lo fece in un sussurro.
«Credevo fossi scappato.»
«Era così.»
«Dove sono i tuoi genitori?»
«Lontani.»
«Co... Perché?»
«Per Salazar, Mezzosangue, cosa te ne importa?»
«Sai com'è, una ragazza non può farsi una passeggiata in una Foresta Proibita senza venir disturbata dalle cattive maniere di un arrogante Malferret, sono curiosa...» gli disse, inarcando un sopracciglio.
Draco ghignò.
«Sei così stupida da non poter usare parole tue?»
«Continua a crederci, Malfoy.»
Continuarono a guardarsi con aria di sfida per quelli che parvero anni, finché lui non le lanciò qualcosa, che lei prese al volo in un raro momento di agilità.
Tutti i suoi nervi si rilassarono notevolmente, seppur fosse impossibile sotto lo sguardo di Malfoy, quando le sue dita strinsero il familiare legno di vite della sua bacchetta. Ora era più sicura.
Con uno strano, incredibile sforzo spostò gli occhi da quelli del ragazzo alle proprie mani, dove era stretto il legno. Dire che era rimasta interdetta, sarebbe poco.
«Tu... Perché?» chiese, senza guardarlo ancora.
Draco non rispose e, quando la grifondoro alzò gli occhi per ringraziarlo e forse dirgli qualcos'altro, si ritrovò nuovamente sola, nella Foresta Proibita, il giovane uomo con cui parlava prima scomparso.
Si girò per cercarlo di nuovo, ma era l'unica ad essere ancora lì. Non scorse capelli biondi, pelle pallida o vestiti neri. Non vide occhi di ghiaccio né ghigni attorno a sé. Era sola, con la sola sgradevole sensazione al petto a farle compagnia nella notte fredda e silenziosa.
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