Capitolo 5
La sera di Natale arrivò presto.
Era il primo Natale che (NM) passava senza i genitori o la famiglia in generale. Ricordava che venivano gli zii e persino la nonna che portava sempre una squisita torta di mele.
"Non ci credo che sono passati solo quattro giorni... quell'uomo il tempo non riesce a farlo passare." pensò, rendendosi conto che sembravano essere passati degli anni. Neanche Lady Hester era così pesante da sopportare.
Il rapporto con Vanitas era diventato strano: la cercava in continuazione e il contatto fisico non mancava. Il bacio che le aveva dato non era stato l'unico, ma di sicuro era rimasto il più innocente, basti pensare al livido violaceo sul collo. E lei non poteva dire nulla, siccome gli bastava un cenno del capo per annullare tutto e mandare la famiglia di lei in bancarotta.
Lo aveva sempre saputo, sin da piccola il parroco della chiesa dove i genitori la portavano a messa le aveva parlato.
"Figlia mia, con i nobili non si può parlare. Sono persone corrotte dal denaro e da potere. Se mai qualcuno di loro decidesse di abbandonare Dio e ti ricatrasse, tu non cedere. Non devi avere paura della morte, ma solo di Dio."
Ma lei non credeva in dio, o meglio, non confidava nel paradiso e nella salvezza. Se non avesse fatto come voleva quell'uomo, sarebbe stata la sua famiglia a pagarne le conseguenze e non voleva vedere i genitori che l'avevano cresciuta e amata in strada, perché loro figlia era troppo testarda e stupida per ascoltare un uomo.
Se eri una donna inglese nel 1888, era già tanto se ti permettevano di decidere l'arredamento. Una donna non aveva potete, non poteva essere al pari di un uomo e, soprattutto, non poteva decidere di lavorare per guadagnare denaro. Gli unici lavori disponibili erano l'infermiera e la maestra.
Una volta sposati, non si sarebbe fatta più problemi. Avrebbe vissuto da Duchessa, il cui unico problema era avere dei figli maschi da dare al marito oppure aprire le gambe e lasciate che lui ci infilasse la testa.
Poteva solo sposare il Duca, abbassare il capo e ubbidire come un fedele cagnolino. Sarebbe stata tutta la vita a recitare la parte della moglie devota e sottomessa alle esigenze del marito.
Venne riportata alla realtà dal futuro sposo, che bussava insistentemente alla porta. «(NM)! (NM), apri la porta!» le urlava, siccome aveva provato ad aprire l'uscio e aveva notato che era chiuso a chiave.
La ragazza era seduta sul letto, intenta ad osservare l'esagerato vestito confezionato per lei appositamente per le serate importanti. Era bianco come il latte e decorato da schizzi e macchie colorate, con una gonna ampia, a tratti fatta di stoffa (CP).
La dama decise di ignorarlo, alzandosi e togliendosi da dosso l'asciugamano bianco che aveva avvolto attorno al suo corpo subito dopo il bagno caldo che si era fatta. Si avvicinò all'abito di sartoria, creato con dei materiali tra i più pregiati, probabilmente stoffa di origine cinese.
«Per favore, andate via!» urlò, stufa di sentire la sua voce, rimettendosi in fretta e furia l'asciugamano. «Non ho nulla indosso se non un pezzo di stoffa e sono in procinto di vestirmi. Gradirei che certe cose le vedesse solo una volta sposati, Duca.»
Fortunatamente aveva quella scusa e il Duca le credette, smettendo di insistere.
Odiava ammetterlo, ma aveva paura di quell'uomo. Paura dei suoi occhi e di ciò che poteva farle, che non erano belle cose. (NM) si passò la mano sul livido violaceo che le aveva fatto sì e no due giorni prima, cosa che non le piaceva affatto.
Si vergognava nonostante non fosse colpa sua, nonostante fosse lei la vittima di quella che era stata in tutto e per tutto un'aggressione.
Le faceva schifo come avrebbe dovuto dare dei figli a quell'uomo, a cosa le avesse fatto una volta che il "Sì" fosse stato detto e nella stanza con ci fossero altre persone.
Tremava al solo pensiero che per la legge inglese sarebbe stata un semplice oggetto su carta, al pari di una qualsiasi vacca. Legalmente, come prima era proprietà del padre, sarebbe stata proprietà del marito.
Avrebbe potuto umiliarla, disonorarla, sfigurarla e lo stato non avrebbe fatto nulla per punirlo.
E lo odiava per questo. La Regina, che era una donna, non stava facendo niente per aiutare le sue sorelle. Sotto il suo governo stavano vivendo un periodo di prosperità e sicurezza economica, certo, ma una donna come lei che probabilmente sarebbe stata trattata come una vacca da riproduzione non necessitava di aiuto come un qualsiasi cittadino maschio inglese?
In quel momento poteva solo pregare affinché Vanitas si rivelasse un uomo degno di tale nome, anche se dopo gli eventi precedentemente accaduti non sperava più di tanto nella sua clemenza, ammesso che ci fosse.
Tutto ciò che aveva visto era un'ossessione malsana per lei, che non aveva fatto nulla di speciale.
Con il cuore che le batteva forte dalla paura, finì di vestirsi e dovette ammetterlo che quell'uomo aveva degli ottimi gusti.
Mai nella sua vita aveva visto un abito tanto bello, tanto da surclassare Mrs. Mary e pensare che la moglie di Mr. James era la donna più elegante di tutta Whitechapel.
Era bellissima, semplicemente stupenda come le donne dell'alta società inglese. Erano perfette sotto ogni punto di vista, neanche un capello fuori posto o altro.
La ragazza uscì dalla stanza, incontrando il futuro marito che la stava aspettando con aria decisamente impaziente.
Aveva le braccia incrociate e batteva nervosamente il piede a terra.
«Era ora, (NM)!» disse lui, che non era una persona che amava aspettare e farsi aspettare. Puntuale come un orologio svizzero, un paragone azzeccato dato il suo futuro suocero.
«Perdonatemi, Duca. Ho perso la cognizione del tempo.» rispose, evitando lo sguardo del promesso e posando gli occhi sul pavimento marmoreo.
Lui sospirò e continuò a guardarla, dopotutto era meravigliosa e non credeva possibile che fosse la sua futura moglie e la madre dei figli che avrebbe avuto.
Decise di non fermarsi oltre e la prese sottobraccio, dirigendosi verso il salotto principale.
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Yahoo~
Ecco a voi il quinto capitolo che, a dirla tutta, mi sono divertita a scrivere. Forse lo troverete noioso, ma serve più che altro a dare un'idea della società perché, per chi non lo sapesse, essere donna nel 1800 inglese è come essere un siciliano a Milano oggi.
Puoi essere la persona più colta e intelligente del mondo ma "terrone sei e terrone rimani".
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