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Capitolo 33

Vanitas si era stancato di camminare, soprattutto perché dopo vari minuti passati seguendo Aleksander non avevano ancora trovato una via d'uscita. Iniziò quindi a chiedersi se il moro non li stesse ingannando, perché un castello così grande dubitava che esistesse.
Il dubbio più grande fu, però, riguardante la sua promessa sposa. (NM) gli era appiccicata come una cozza, cosa che non gli dava assolutamente fastidio, ma si stava preoccupando. Era forse possibile che lei fosse lo Squartatore di Whitechapel?

Non voleva dubitare di lei, non era così che si iniziava un matrimonio felice. Se continuava in quel modo probabilmente sarebbero stati destinati ad affondare come il Titanic e lui non poteva assolutamente permetterlo. No, non lo voleva.
La guardò.
Si stava reggendo al suo braccio, il viso contorto in un'espressione timorosa. Aveva paura e subito il corvino si pentì di aver dubitato di lei anche solo per un momento. (NM) era malata, fragile, non poteva essere una tale bestia.
I pensieri del corvino vennero messi in secondo piano da una piccola fiammella blu che gli fluttuava davanti.

Era grande come una mano e bruciava, ma non emetteva calore, anzi, quando provò a toccarla sentì freddo. Era inconcepibile, non capiva come fosse possibile per il fuoco stare a mezz'aria, non estinguersi mai. Non era possibile, nei libri non c'era nulla del genere.

«Fuochi Fatui.» disse improvvisamente la loro guida, anche se così non si poteva definire. «Sono le anime dei morti che non trovano pace. Queste sono dalle tonalità dell'azzurro fino a quelle del viola, quindi non dovrebbero esserci problemi.» spiegò Aleksander, voltandosi verso i due. No, non amava tanto avere ospiti, ancor meno se erano come quelli che si era ritrovato: non sapevano niente, del loro mondo e sinceramente​ non fremeva dalla voglia di inserirli.

«Credevo che fossero una leggenda.» commentò Vanitas, tenendo una di quelle anime sul palmo della mano.

(NM) ridacchiò. Sembrava un bambino alla scoperta del mondo, cosa che si poteva tranquillamente dedurre dall'espressione curiosa. Doveva ammettere che era carino, quando non capiva nulla e si chiese se anche loro figlio avrebbe avuto quell'espressione appena sarebbe stato abbastanza grande da scoprire da solo ciò che lo circondava.

«Molte delle cose che credi sono stronzate, sai? Viviamo di supposizioni. Che i tuoi occhi siano blu è una supposizione. In realtà l'iride assorbe tutti i colori e rigetta il blu, per questo è di quella tinta.»

«Senti, è quasi mezz'ora che camminiamo. Si può sapere dove diavolo è l'uscita?» si intromise la borghese, mettendo le mani sui fianchi per sembrare più convincente.

Ora che se ne rendeva conto, sembrava in tutto e per tutto sua madre, cosa che non poteva di certo apprezzare. Non che non volesse bene alla madre, ma sin da piccola non la faceva respirare. Non poteva stare da sola, non poteva parlare in inglese con lei, era decisamente limitata.
Non voleva essere come lei, non voleva far passare al figlio un'infanzia che non poteva essere chiamata tale.

Aleksander si accigliò.
Non sopportava per niente quando le persone si impicciavano o quando non avevano fiducia il lui. Dopotutto quella era casa sua.
«Non fare domande, non lo sopporto.» la rimproverò, per poi continuare a camminare nel corridoio.

Lei distolse​ lo sguardo e ripresero a camminare, o meglio, i due ripresero a camminare, dato che (NM) rimase ferma sul posto, immobiliare come una statua greca.
Non si sentiva bene, per niente. La testa le girava e iniziava a vedere offuscato, nonché a barcollare.

Si fece forza, non poteva permettersi di cedere. Purtroppo per lei, si era sopravvalutata, infatti non ebbe il tempo di fare un passo che cadde a terra priva di sensi, ma non prima di sentire il promesso chiamare il suo nome.
Era preoccupato e non poco, dopotutto quella era la donna che amava e che avrebbe sposato, quella da cui avrebbe avuto un figlio.

(NM) vedeva solo buio. Neanche un misero raggio di luce in quella dimensione nera e tetra, quasi come se il sole fosse spento senza preavviso, facendo sprofondare tutto e tutti nell'oscurità più totale, quella che avvolgeva il Mondo.
La borghese non si allarmò, anzi, restò impassibile, credendo fosse un'altra illusione, uno stupido stratagemma di Scilla per farla perdere.
Non si era mai completamente fidata di lei, anzi, meno parlava e più stava meglio, ma doveva anche dire che era una donna dal grande intelletto. Sapeva come ingannarla, lo sapeva bene e questo lei lo odiava.

Dopotutto lo sapeva.
Era destinata a brancolare n buio, la nostra (NM), se lo meritava.

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Il capitolo è molto, molto corto, ma è l'anticipazione di un capitolo che verrà 15.000 parole come minimo.
Comunque, ditemi assolutamente cosa ne pensate che sono curiosa, tanto curiosa.🌚

Comunque, la mia mente malata stava pensando ad una cosa: avete un'applicazione stile WhatsApp chiamata Kakao Talk? Se è sì, ditemelo in privato e vi lascio l'ID, altrimenti scaricatelo così potremmo parlare senza che vi molli il mio numero di cellulare.
Ovviamente mi prendo la libertà di rifiutarmi di darvi il mio ID

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