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Capitolo 26

«Davvero uno spettacolo segno di te, Lorina. Penso che quel ragazzino si sia spaventato ben bene. Sei così dannatamente crudele!»

La bionda entrò nel camerino della famosa rossa, fissandola con gli occhi grigi, o meglio, guardando quella sua sagoma formosa. Non vedeva altro, se non delle figure grigie e sfocate, niente dettagli o altro. Solo delle sagome.
Lorina Charlotte si stava togliendo la giacca e la posò sullo schienale della sedia davanti alla toeletta bianca, piena zeppa di cosmetici e vari oggetti per la cura personale.

«Eri con quella ragazza, Delia?» chiese l'altra donna, sciogliendo la treccia e prendendo una spazzola d'argento per districare i noti.
Si sedette sulla sedia bianca in stile parigino, mente l'altra la guardava sorridendo innocentemente.
A volte Delia la inquietava non poco, con quei suoi occhi grigi fissi su di lei. Sapeva che era praticamente cieca e non lo stava facendo apposta, ma la cosa le faceva comunque venire i brividi.

«E con chi altri, se no?»

Lorina, che s'era voltata per guardarla, tornò a volgere gli occhi alla sua immagine riflessa sullo specchio, continuando a pettinarsi i capelli rossi.
Sbuffò sonoramente e guardò l'amica attraverso la superficie di vetro riflettente.
Sembrava particolarmente distratta, quella sera. C'era da dire che aveva fatto spettacoli migliori di quello, decisamente, ma le metteva un po' d'ansia da prestazione ciò che era stato scritto nella lettera, posata vicino a dov'era riposta la spazzola.

«Che palle! Sai, ho saputo che mio fratello è tornato. Non è che lo aspettassi con così tanta impazienza.» disse con tono indifferente, guardando i suoi grandi occhi azzurri.
Si stava preparando al peggio.

Lo spettacolo era finito da parecchi minuti e Vanitas era rimasto seduto, immobile sulle assi di legno che erano gli spalti del circo. Magdalena lo guardava stranita, non capiva cosa fosse preso al ragazzo, che aveva lo sguardo fisso sugli oggetti di scena, abbandonati come il cadavere sul palcoscenico.

Ancora non poteva credere che la sua (NM) era morta, vestita di stracci e lasciata lì in un macabro spettacolo. Voleva fosse felice, voleva dei figli da lei, voleva vivere assieme a lei, ma i suoi sogni erano morti nel momento che quella donna era arrivata sul palco con i suoi capelli rossi.

Una bestia, ecco cos'era.
Un essere umano non poteva essere realmente capace di fare una cosa del genere ad un suo simile, ammazzare senza pietà una ragazza innocente che non aveva fatto nulla di male nella sua breve vita se non accettare di sposarlo e forse era quello il suo peccato.

Perché lei aveva commesso un peccato.

Come ogni essere umano su questo mondo, pure lei era una peccatrice e una bugiarda. Ogni essere umano lo era, pronto ad estorcere e ricattare per il proprio tornaconto e lei non era da meno. Lei viveva nel buio, le tenebre la avvolgevano, non conosceva la gentilezza e portava il peso di un peccato più grande di lei.

L'oscurità che avvolge ogni cosa, il freddo della solitudine, la speranza che non fa altro che peggiorare la situazione, (NM) conosceva tutto ciò fin troppo bene e si sentiva, a volte, una bastarda perché odiava con tutta se stessa le uniche persone che l'avevano abbracciata quando nessuno le stava accanto.

«Era lei, vero?» chiese dolcemente la (CC), sedendosi nuovamente accanto al giovane.

Lui non si era mai fatto un'idea al riguardo, non aveva un'opinione in merito alla giovane e neanche riguardo a quand'era, o meglio, quando sarà adulta. Non sapeva bene come dire, né che tempo verbale usare.
Sembrava più giovane di lui nonostante avesse quasi vent'anni in più e ciò lo confondeva un poco.
Doveva dire che apprezzava molto il suo comportamento, era talmente dolce che temeva di star per innamorarsi di lei, ma in cuor suo sapeva che non poteva esserci nessun'altra.

«Non ti preoccupare, la cenere nera di Lorina Charlotte non le permette solo di svignarsela. Sono illusioni, qualsiasi spettacolo qui lo è. La tua fidanzata non è morta, molto probabilmente!» disse allegramente.

Il cuore del corvino accelerò sensibilmente al sentire quelle parole. La madre di suo figlio poteva essere viva, ma il problema era sapere dov'era finita la sua amata e chiese alla sua accompagnatrice dove la tenessero, ricevendo una fragorosa risata.
Vanitas non capì cosa le fosse preso, ma non poteva lamentarsi. La sua amata (NM) era da qualche parte in quel luogo dimenticato da Dio, da sola che con un figlio. Non poteva stare tranquillo.

«Parli come se fosse imprigionata a torturata da chissà chi! Il che in effetti è vero se ha incontrato Rhutfus, quell'uomo mi mette un po' d'ansia a dire il vero.» rise la ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca.
Un senso di fastidio pervase il nobile Vanitas al sentire il nome di Rhutfus, il suo sesto senso gli diceva che c'era qualcosa di sinistro, anche se era diffidente e poco incline a vedere qualunque essere umano di genere maschile vicino alla sua promessa sposa. Non che fosse strano, era sempre stato così.

«Ti posso aiutare a cercarla, anche se dubito che la riconoscerò, essendo di un'altra epoca. Sai, noi non li possiamo vedere. Intendo, li vediamo, ma sono delle sagome nere.»

Vanitas, non appena si rese conto di ciò che disse, le chiese come facesse a saperlo e lei gli rispose che si notava dai vestiti. C'erano persone da ogni epoca storica, perché gli Incubi erano nati con il mondo stesso.

"Dimmi, esiste qualcuno che non ha commesso un peccato? Sei così carino e innocente, tu sei la vera essenza del Male. Perché il Male è una creatura che pensa di fare del bene e tu, nella tua testa, non sei forse convinto di rendere migliore la sua vita?"

Florian si scostò violentemente appena una di quelle creature finì la frase. L'aveva sentita appoggiarsi al suo braccio coperto dalla manica bianca ed ebbe paura per un momento. Paura che lei potesse realmente non stare bene.

Diciamolo, non aveva nulla di cui preoccuparsi, dopotutto la sua amata (NM) aveva visto con i suoi occhi il mondo com'era realmente: buio, freddo, tetro.
Era ora di vederla, l'oscurità che avvolgeva il mondo.

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Yahoo~
Come vedete non sono morta, anche perché senza di me il libro non si scriveva lol A

Comunque, ditemi cosa ne pensate e commentate!

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