40 - Dirle addio
Evan Morgan Vento
- 5 giorni al Middle Ground
In un attimo, leggero come un anelito di vento arrivo alle spalle della cugina di Natan, Selina 11, e la mia mano le chiude la bocca, mentre l'altra la incatena contro il mio petto. Non sa chi l'abbia aggredita e strabuzza gli occhi nel terrore, mentre respira veloce nel mio palmo.
«Non urlare» sussurro, «o sarò costretto a farti del male. Hai capito? Annuisci se hai capito.»
Annuisce tre volte, ma il suo respiro non si ferma.
«Dove sono i miei amici? Bert 29 e Ares 115, in quale cella li avete rinchiusi?»
Ora scuote la testa mugugnando un no.
«Tolgo la mano, ma se urli, ti faccio male, ti avverto» sussurro. «E ora parla. Piano.»
Lei piagnucola. «Natan ti libera, e tu aggredisci la sua donna?»
«Se lo chiedo a te, è per aiutarlo, non per fargli un torto, Selina 11.»
«Cosa vuoi dire?»
«Prima rispondi alla mia domanda.»
Lei sospira e prova a voltarsi, ma glielo impedisco.
«Loro non sono nelle prigioni. Li abbiamo lasciati andare.»
«Nel bosco in fiamme?» ringhio.
«Le fiamme le abbiamo spente. Quello è il nostro bosco, non lo avremmo lasciato bruciare.»
«Dove sono i miei amici?» ripeto premendo la sua schiena contro di me con più forza.
«Stallo. Li abbiamo messi sulla via per Stallo.»
«Devo crederti?»
«Noi non uccidiamo gli innocenti.»
«Eppure, nel bosco stavate...»
«L'agguato nel bosco era un bluff. Se tu ti fossi arreso subito, nessuno si sarebbe fatto male.»
Una parte di me è sollevata di sapere che ora sono in salvo. Ce li avrei portati io stesso se questi vadisiani non mi avessero preceduto. E avverto sincerità nella sua paura.
«Terza cella a sinistra, secondo cunicolo. Il tuo ragazzo è imprigionato. Liberalo.» mollo la presa, e prima di andare, aggiungo «Ora siamo pari» e volo giù dalla finestra.
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Una folata di vento fa tremare i fogli impilati sul suo tavolo mentre in volata lancio davanti alla sua faccia un cacciavite, che si schianta producendo un pesante frastuono metallico. Era chino a lavorare su un meccanismo e la sua testa balza indietro di colpo. Si volta a guardarmi con occhi spalancati.
Finalmente lo vedo nel suo vero aspetto. Un comune uomo bianco e tarchiato e senza capelli. Ma il suo sguardo non ha nulla di comune, appare invece diabolico.
La voce di Giosuè, o dovrei dire Adamo 3, tuttavia, è calma. «Ora capisco cos'era l'interferenza che ho percepito. Stava arrivando il vento dietro di me» mi schernisce.
«Devi rimuoverlo» ordino senza sfumature.
Osserva il cacciavite che gli ho gettato davanti, e corruga la fronte in una smorfia spaesata.
Specifico: «Lo toglierai a lei per prima, e poi a me».
Alza un sopracciglio e abbozza un sorriso. «Con un cacciavite? Mi hai preso per un macellaio?»
«Quello serve per sgozzarti qui e ora se ti rifiuti di farlo. E non mi interessa con cosa lo farai, ma lo farai!» ringhio basso.
Torna a osservare il suo tavolo e prende il cacciavite girandoselo nella mano.
«Cosa c'è?» lo incalzo, «ci devi pensare? Non ti ricordi come si fa? Dato che sei il Creatore ad interim, mi pare ovvio concludere che sia stato tu a inoculare tutti i neonati della City, negli ultimi trent'anni. Me compreso.»
Sospira. «Vorresti perdere ogni privilegio e diventare un uomo qualunque?»
«Voglio liberare Selina dall'ordinamento e da te.»
Adesso ride guardandomi incredulo. «E, poi, cosa? Viaggerete verso la favola per vivere per sempre felici e umani?
«In quanto a me, mi basta smettere di sentire le emozioni della gente, voglio spegnere tutto...»
«È troppo tardi, cacciatore. Due anni fa hai avuto la tua occasione e l'hai sprecata.»
« ...perché ho dato la mia parola e la manterrò, e il futuro che mi aspetta preferisco viverlo senza emozioni, senza provare più nulla. Voglio spegnere tutto. E lei deve essere libera. Non ti permetterò di ucciderla.»
Il suo viso s'incupisce.
Si mette in piedi repentino e minaccia: «Come osi, Cacciatore di vite? Ti presenti nel mio laboratorio per darmi ordini e pensi che non basterà questa infrazione al codice per farti condannare al Middle Ground? Tu sai chi sono io!»
«Sei un vigliacco. Pur di scampare al Middle Ground faresti uccidere la tua stessa figlia.»
«È così che si è preso la tua promessa di schiavitù, quel ragazzino dorato? Facendoti credere che ho intenzione di uccidere Selina?»
Come fa a sapere quale futuro mi aspetta? Come sa del patto che ho dovuto stringere con Sirio Uno?
Sbotto: «Vuoi negarlo? Stai insinuando che Sirio Uno si sia inventato tutto?»
«Non tutto. Ammetto che non ho intenzione di morire, ma sul resto ti sbagli. Lei è la mia discendente e dovrà prendere il mio posto. È questo che voglio.»
Mi tornano in mente le immagini di repressione e fiamme che ho visto nella mente di Sirio Uno quando mi ha scandagliato i pensieri, mi torna in mente l'armata aizzata contro il popolo, e so che sta per succedere qualcosa di terribile, eppure non sento ostilità in lui, non so se riesca a manipolare i miei sensi a suo favore. Ma un ragionamento logico mi porta a dubitare di lui. E subito rimarco: «Non può prendere il tuo posto, se tu resti vivo!»
Ride in silenzio, come mi trovasse davvero esilarante.
Non riesco a controllare la rabbia. «Tu giochi con le persone! E sei capace di bloccare i miei poteri e manipolarmi come ti fa più comodo. Hai giocato con me anche quando hai blaterato della caverna di Platone per ingannare le mie percezioni...»
«Non è così» mi interrompe calmissimo. Ora il suo sguardo diventa nero e la sua voce un lungo suono oscuro. «Evan Morgan Vento, inizio col ricordarti che io le persone le creo, non le uccido. E concludo avvertendoti che togliere l'innesto non è possibile, la morte sarebbe inevitabile. Ma se anche volessi tentare, Selina non potrà mai essere liberata dal controllo elettromagnetico, perché lei è la futura Creatrice del regno di Pangea. E tu dovrai rassegnarti a una vita senza di lei, se le vuoi bene, perché Selina è la mia discendenza e per legge deve succedermi.»
«Una vita senza di lei? Mi pareva di aver capito che hai intenzione di uccidermi. E, a proposito, la risposta alla tua domanda è la seconda.»
Ora sghignazza incredulo. «Sei decisamente un uomo singolare, Cacciatore, te lo concedo. Ma non hai capito il gioco. Io volevo che tu prendessi coscienza di te e dell'inganno in cui abiti. Non ho mai avuto intenzione di ucciderti, tu mi servi. Il Middle Ground è alle porte e non c'è più tempo per i giochi di Sirio, siamo alla resa dei conti.»
«Perché continui a nominare Sirio?»
Ride di me. «Non ci arrivi? Sarà l'amore che ti annebbia l'acume?» Poi torna serio, e come un fulmine che mi centra in pieno stomaco, all'improvviso dichiara «La caverna di Platone non riguardava mia figlia, ma te. Sei tu che vivi di ombre proiettate e ti illudi che Sirio sia nel giusto e che manterrà le sue promesse, ma lui vuole solo possederti, e per farlo deve eliminare l'ostacolo. Mia figlia per lui rappresenta un duplice problema: da una parte gli impedisce di essere eletto Creatore al mio posto, e dall'altra governa il cuore dell'uomo che lui non avrà mai, il tuo. Ma se lei non esistesse, chissà... Adesso riesci a vedere il disegno?»
Sento la sua sincerità ma dubito persino delle mie stesse percezioni.
«Stai bleffando, sai che lui non può essere eletto, non ha discendenza di sangue con te...»
«È questo che ti ha fatto credere?» mi guarda a sopracciglia sollevate. «Si è dimenticato di raccontarti la seconda parte della verità» e cita a memoria, «Se alla morte del Creatore della rete neurale di Pangea, nessun discendente sarà in vita, il primo Gran Maestro del consiglio prenderà il posto del Creatore. Pagina cinquanta, libro sacro.» Poi sospira e mi sfida, «Come vedi, ha più di una valida ragione per eliminarla.»
«E se decidessi di credere alle tue parole, sentiamo, come pensi di evitarlo?»
«Il creatore svanirà nel nulla e tutti lo crederanno morto. E la figlia gli succederà. E ora capisci perché non potrei mai ucciderti, tu mi servi vivo. Quando sarai schiavo di Sirio, lo terrai d'occhio per evitare che avveleni Selina per prendere il suo posto, considerando che lei non ha eredi. Anche per questo sarà meglio che tu tenga l'innesto, potrai controllare i suoi umori in anticipo.»
«Hai deciso per la vita di tutti?»
«Il creatore prende decisioni sui sudditi» si avvicina a me e dice piano «ti concedo un giorno, dall'alba al tramonto, poi dovrai dirle addio.»
Un giorno, un solo giorno per amarla.
Una parte di me ha sempre saputo che sarebbe finita così.
Eppure non riesco a credergli. Qualcosa dentro di me ancora vacilla.
A un tratto la sua mano si posa sul mio braccio, e in segno di compassione lo sento dichiarare: «Sono stato io a proporti come compagno di Selina, oltre tre anni fa. Sapevo che la mia ora era vicina e dovevo agire in fretta. Così ho preteso che mia figlia si accoppiasse e generasse un erede; in quel periodo non si parlava d'altro che di questo ragazzo magnifico e possente che aveva grandi doti, era veloce come il vento e aveva davanti a sé un futuro radioso. Eri onesto e giovane, e concorrevi per la promozione, e dopo un anno il consiglio ha approvato la mia richiesta. Sirio si è mangiato le mani ma non ha potuto opporsi alla decisione unanime. La vostra progenie avrebbe dato seguito al regno, e con degli eredi sarebbe stato inutile qualunque complotto per eliminare mia figlia. Ma tu hai ribaltato ogni cosa rinunciando all'incarico di gran Maestro e rifiutando Selina. Non puoi biasimarmi se penso che tu sia uno sciocco e che, se ora lei è in pericolo, la colpa sia tua.»
All'improvviso sento la sua sincerità e il respiro si ferma in gola. La voglia di prendermi a pugni è violenta, e se non mi logorasse questo senso di colpa, mi getterei tra le fiamme per punire me stesso. Io che volevo lasciarla libera, l'ho condannata. Ha ragione, sono uno sciocco.
Giosuè continua a parlare serafico: «In questi mesi ho dovuto affrettare gli eventi, non c'è stato modo di trovarle un nuovo pretendente e farla partorire in così poco tempo, nessuno era alla sua altezza. Solo io potevo tenerla al sicuro da Sirio Uno fino al Middle Ground, e ho dovuto attirarla fino a me attraverso le interferenze cerebrali che ho causato al suo innesto. Ma per riuscirci sono stato costretto a sabotare i controllori robotici e a intaccare l'intera rete neurale, e molti altri giovani geni hanno subito le conseguenze dell'interferenza provocata ai loro innesti. Ma i Crescenti di Pangea City li ho innestati io, alla nascita, come mi ricordavi poco fa, e sono le mie creature, non potevo sacrificarli tutti, e ho mandato mio figlio Sasha 10 a salvarne quanti più ha potuto, prima che si autodenunciassero, e conducendoli qui, ho potuto ricalibrare le frequenze dei loro innes...»
«Chi è Sasha 10?» lo interrompo.
Mi guarda sorridendo.
Natan!
«In pratica è solo colpa del tuo insensato rifiuto di due anni fa, se questa corsa al massacro ha avuto inizio, cacciatore.»
Sto perdendo lucidità. Mi trema il cuore.
«Il tuo amore per lei, tuttavia» continua Giosuè, «mi suggerisce che le tue intenzioni non erano e non sono cattive. Ora hai un solo modo per rimediare ai tuoi sbagli, proteggila da Sirio Uno fino all'alba del Middle Ground, e poi lasciala andare.»
Sembra un regalo, ma al Middle Ground mancano solo quattro giorni, quindi è una condanna. Prima di congedarmi, e per un attimo, il mio sguardo si posa su quel cacciavite e so che ora non serve più.
Stringo un ennesimo patto con la mia colpa, e accompagnato solo dalla disperazione, con una rapida planata volo lontano, attraverso la notte.
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