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21 - Una donna bellissima


Evan Morgan Vento

-9 giorni al Middle Ground


Sbuca da una galleria correndo disperata, e non appena realizzo che si tratta di Selina, mi precipito su di lei alle spalle, e la catturo. La tengo stretta contro il mio petto, sollevata da terra, e lei si agita, scalcia, urla isterica: «Lasciatemi andare!».

«Smetti di agitarti, non voglio farti del male, Selina!» stringo la presa.

Ora si calma e il suo viso si volta di lato e, nel riconoscermi, allarga le sopracciglia in un'espressione stupita, quasi sollevata.

«Morgan» mormora nel fiato, «sei tu...».

«Ti metto giù se prometti di non scappare.»

All'improvviso mi supplica: «Dobbiamo muoverci, stanno arrivando, sono tanti e sono completamente pazzi» farnetica affannata.

Non mi sarei mai aspettato una resa così rapida e né la sua complicità. Devono averla proprio spaventata, quegli idioti.

La metto giù ma non mollo il suo polso. «I vadisiani, dici? Sono solo ragazzi invasati, non devi aver paura di loro...»

«Sono un esercito» m'interrompe fuori di sé, «Dobbiamo allontanarci da qui».

Non so cos'abbia visto là dentro e né cosa le abbiamo fatto credere, ma di sicuro portarla via di qui è quello che ho intenzione di fare, per cui fingo di crederle e insieme ci muoviamo in rapidità nella radura. Le passo lo stesso pezzo di stoffa scuro che indosso io: «Tieni, copri il volto, dobbiamo evitare che i robot attivino il rilevamento biometrico a distanza.»

Lei non se lo fa ripetere e mette il foulard sul viso.

«Ascoltami bene» le dico nella marcia sollecitata, «qui siamo troppo esposti, dobbiamo infilarci nei vicoli, tra le abitazioni, in questo distretto non ci sono controllori e nemmeno simulazioni, troveremo un...»

«Ci troveranno lo stesso, hanno persino i cannoni laser» dice nell'affanno.

Mi fa una tenerezza infinita, questa ragazza.

La mia mano lascia il suo polso per cingerle le spalle. «Stai tranquilla, streghetta, il cannone glielo faccio ingoiare, se provano di nuovo a puntarlo contro di me».

«Perché non li hai colpiti? Dico prima, quando ti hanno intercettato e stavano ingaggiando la tua rotta per abbatterti.»

Sorrido tra me. «Perché c'eri anche tu lì.»

Sospira. «Se non vuoi vedermi morire, perché mi riconsegni? Lo sai che mi destineranno...»

«Non ti viene in mente che l'unico modo per risparmiare a entrambi il Middle Ground sia quello di tornare indietro?»

«A entrambi? Tu sei un cacciatore e io la preda.»

«Ormai sono un disertore anch'io, ho abbattuto quattro droni di controllo e interrotto le comunicazioni col Consiglio. Oltre al fatto che a questo punto posso affermare di aver rubato una navicella e sequestrato il pilota. Ancora tramortito e legato in plancia.»

Si volta a osservarmi sgomenta. «Tu hai fatto cosa? Sei impazzito?»

«Questa zona è off limits, non avevo scelta, violare lo spazio aereo e disertare era l'unico modo per ritrovarti.»

«Non ti capisco, Morgan, lo hai fatto per catturarmi o per aiutarmi?»

«Di qua, presto» indico un agglomerato di edifici fatiscenti.

E non ti rispondo, ragazza, perché quello che direi sconvolgerebbe me per primo.

La verità è che sto cercando di capire come risolvere questa situazione. Sirio Uno avrà già scoperto che ho disattivato i contatti con la City e starà già impazzendo, e devo arrivare a una negoziazione prima che metta a ferro e fuoco questo posto per avere indietro la sua migliore biologa e il suo miglior cacciatore. Il suo è solo orgoglio ferito, non lo farà per salvarci. Se non riuscirò a convincerlo, ci destinerà entrambi e presenterà il nostro caso durante il Middle Ground per usarci come esempio davanti a ogni abitante di Pangea e scoraggiare future diserzioni. Se uno come me viene destinato, nessuno proverà a imitare l'impresa per molto tempo. In questo modo quel piccolo arrogantello gallonato potrebbe guadagnare una promozione e finalmente coronare il sogno di entrare a far parte del Consiglio Supremo. E a proposito di Consiglio Supremo...

«Ai piedi dell'arena romana ho incontrato un umanoide disattivato. Tu ne sai niente?» domando cauto, per non metterla sulla difensiva.

Il suo cuore accelera di colpo e la sua pelle trasuda nervosismo. Lei sa. Ma ora mentirà.

«No...» tentenna.

Appunto.

Non riesco a credere che sia stata lei. Non può aver agito da sola. E gli abitanti di Vadis potranno anche essere equipaggiati con cannoni laser che davvero non ho idea di come si siano procurati, ma una cosa è certa, non hanno le capacità per disattivare una IA di tipo 4, ergo: l'ha aiutata qualcun altro. E non so per quale assurda ragione, mi tornano di nuovo in mente le immagini apocalittiche che ho visto nella mente di Sirio Uno quando mi è entrato nella coscienza. Come se tutto questo avesse un legame o una connessione.

«Chi ti ha aiutato a disattivarlo?» vado diretto.

«Ho detto che non ne so niente!» replica piccata.

Ci infiliamo dentro a un vicolo e la spingo contro il muro. La imprigiono col mio corpo e sussurro calmo: «Come mai non sei sorpresa? Ti ho appena dato un'informazione al limite dell'assurdo, una cosa mai verificata prima d'ora, e tu non hai fatto domande e ti sei limitata a negare. Dimmi la verità, Selina, come hai fatto a bloccare uno sterminatore robotico impossibile da abbattere persino per uno come me?»

Sento il suo cuore accelerare e non la capisco, chi protegge?

Provo a tranquillizzarla: «Se me lo dici, potremmo usare la stessa tattica per disattivarli tutti e avremo campo libero».

«Campo libero per fare cosa? Io ho la missione di salvarmi, tu hai quella di condannarmi, mi pare.»

«Tu non hai capito niente di ciò che sto cercando di fare.»

Sento che le mie parole hanno generato in lei l'effetto contrario, si sta agitando ancora di più. Si porta le mani al viso e rivolge lo sguardo nel vuoto.

«Ma che ti prende?»

«Tu in me vedi solo una fuggitiva da riconsegnare. Ma non sai perché sono dovuta scappare, non sai che sono in viaggio per una valida ragione.»

Abbassa il pezzo di stoffa che ha sul viso e si avvicina a me.

«Devo arrivare a Ingranaggio, Morgan. Prima possibile.»

«Per fare?»

Ora corruga la fronte e parla seccata: «Neanche tu riesci a vederle?».

Mi acciglio. «Vedere cosa?»

Urla: «Le anomalie! Sono sulla mia faccia.»

Osservo ogni centimetro del suo viso, avvicino la mano e pianissimo sfioro con le dita la pelle liscia e perfetta, accarezzandola leggero.

La sua voce ora s'incrina e trema: «Non vedi niente?».

Ora capisco perché abbia deciso di scappare. La mia piccola ingenua. Se solo me ne avesse parlato la mattina che mi ha stordito col siero, se si fosse fidata di me invece di sfuggirmi, ora non saremmo a questo punto.

Bisbiglio: «Vedo una donna bellissima che non ha nessuna anomalia».

Sgrana gli occhi in un'espressione atterrita e sussurra: «Allora ha ragione Natan... è tutto nella mia testa... è tutto... un glitch».

Sbuffo un respiro nervoso e ringhio piano: «Qualunque cosa ti abbia detto quel Reminiscente, è di sicuro infondata, non puoi credere alle parole di un vadisiano.»

«Perché no? Lui parlava di un... un innesto...» inizia a toccarsi la testa, infila le unghie tra i capelli.

Le afferro i polsi e blocco questa sua pazzia.

«Stai ferma. Smettila. Adesso dobbiamo allontanarci.»

Quel maledetto Natan, non so cosa pensasse di ottenere violando il codice e rivelando questa informazione, devo scoprire come fa un vadisiano ad avere accesso a questo genere di dati secretati, e in ogni caso non capisco cosa pensi di ottenere divulgandoli, vuole provocare una guerra civile? Una cosa è certa, non gli permetterò di avvicinarsi ancora a lei. Alla mia piccola strega ammaliatrice. Vorrei spiegarle ogni cosa, ma non posso farlo. Non ora, non così. Adesso devo salvarla. E questa è l'unica cosa che conta.

«Vuoi andare a Ingranaggio, Selina?» In questo modo guadagnerò tempo e strada facendo scoprirò chi sta proteggendo e soprattutto... cosa va cercando a Ingranaggio.

Le sfioro il mento con due dita: «Allora, Selina, vuoi che ti ci porto? Lo sai che senza il mio aiuto non arriverai mai a Ingranaggio, tu non hai idea delle recinzioni e del numero di sentinelle che lo circondano, non sapresti come oltrepassarle e come...»

«Ho capito, ho capito, smetti di ricordarmi che sono sola e sciocca...»

Tira su col naso e annuisce col viso innocente di una bambina. L'istinto di abbracciarla e stringerla a me è devastante, ma resto fermo e dichiaro: «Va bene, piccola strega. Ti porto a Ingranaggio».

Con una voce piccola domanda: «Non è una trappola, vero? Se vengo con te, tu non mi riconsegni, mi porti davvero a Ingranaggio?»

Ora basta, io la bacio, la bacio e le faccio sentire quanto di me è ancora suo e quanto di lei mi ha stregato.

No. Non posso farlo. Non posso baciarla.

Ora mi calmo. Sono calmo.

Decido di distogliere lo sguardo e fisso la strada.

Sto per muovermi, quando la sua mano tira indietro il mio braccio e mi trattiene.

«Che c'è ancora?»

«Prima devo recuperare lo zaino» dice flebile col senso di colpa dipinto in faccia.

Stavolta sbuffo sonoro. «E non possiamo farne a meno?»

«No, mi serve... mi serve proprio.»

Le serve proprio. Alzo gli occhi al cielo. Poi ci ripenso e affilo lo sguardo: «Che c'è nello zaino, il siero multiorgasmico, streghetta? Se pensi che ti permetterò di usarlo ancora contro di me, sappi fin d'ora che ho preso le mie precauzioni» sfilo l'antidoto rosa dalla tasca interna e glielo sventolo davanti.

Selina spalanca gli occhi e tentenna: «No... ti chiedo scusa, per quello, io lo giuro... mi serve solo lo zaino, davvero...»

Sbuffo fuori il fiato: «E dov'è questo zaino?»

Abbassa il mento e strizza gli occhi: «A casa dei Reminiscenti».

«Cosa?»

Ma chi me lo ha fatto fare.

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